quello commerciale e di marketing, al profilo finanziario ed infine a quello produttivo vero
e proprio. Si parte, infatti, dal presupposto che l’instabilità della crisi aziendale sia originata
da un non equilibrato mix di elementi umani e non, con diversi ruoli e responsabilità
all’interno dell’azienda.
L’individuazione dei punti di forza e di debolezza e delle cause che hanno generato lo
stato di crisi deve passare attraverso l’analisi della situazione patrimoniale, economica e
finanziaria dell’azienda. A tal proposito lo strumento di analisi cui fare ricorso è la
cosiddetta analisi di bilancio per indici, la quale richiede la riclassificazione dello stato
patrimoniale secondo il criterio finanziario e del conto economico nella configurazione “a
costo e valore della produzione” che classifica i componenti di reddito per natura e
permette di evidenziare i risultati economici intermedi di fondamentale rilievo informativo
come il valore aggiunto, il MOL, il reddito operativo.
La riclassificazione del bilancio, secondo le forme e le strutture più rispondenti allo
scopo, permette di costruire rapporti o indici, i quali evidenziano il grado di solidità
patrimoniale e finanziaria dell’azienda e il rischio di insolvenza della stessa
La crescente diffusione di crisi che coinvolgono le imprese di media e medio grande
dimensione ha stimolato la ricerca di soluzioni in grado di fronteggiare con maggiore
efficienza e efficacia, rispetto al ricorso alle consuete procedure concorsuali, le
problematiche delle imprese che versano in situazioni di patologico svolgimento della
gestione. A tal proposito lo strumento cui fare ricorso è il piano di risanamento, in altri
termini un processo di programmazione attraverso il quale si possano stabilire le azioni da
intraprendere e le risorse addizionali necessarie e il cui obiettivo è quello di ricreare, in
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modo durevole, gli equilibri di gestione operativa, di solidità patrimoniale e di efficienza
del management, che caratterizzano l’operatività di aziende sane.
Il suddetto piano si può considerare razionale se è ispirato da dei principi fondati e
condivisibili, se ha una propria coerenza complessiva (relazioni definite da obiettivi
chiaramente evidenziati, interventi proposti e loro costi, risultati attesi), se è conveniente,
nel senso che è in grado di dimostrare l’utilità degli interventi proposti, cioè che essi
produrranno risultati attualizzati, tenuto conto del tempo necessario e dei rischi connessi,
se, infine, ha una sufficiente capacità di convinzione, che deriva dalla ragionevolezza degli
obiettivi e dalla chiarezza delle premesse, dei provvedimenti proposti, dal collegamento tra
tali provvedimenti e le conseguenze che ne vengono tratte in termini di miglioramenti dei
flussi attesi.
Il piano di risanamento necessita di un percorso articolato in alcune fasi
fondamentali, all’interno del quale gli obiettivi sono rappresentati dalla volontà di
procedere al fronteggiamento della crisi, il riequilibrio aziendale e l’avvio di un processo di
sviluppo e di espansione dell’impresa.
Il risanamento si configura, quindi, come un processo complesso che comporta un
netto cambiamento rispetto al passato e le varie fasi del suo svolgimento costituiscono
rilevanti elementi di discontinuità: non si procede nel processo in modo graduale, ma per
salti, a volte anche traumatici, quali tagli occupazionali, scorpori e cessioni, rallentamento
dell’attività, liquidazione degli elementi del patrimonio.
La complessità e la rilevanza del processo di risanamento necessitano di un adeguato
sistema di controllo, il quale richiede un’attenta considerazione dei fattori di specificità per
un efficace impiego degli strumenti tecnico-contabili e dei meccanismi organizzativi.
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Oggetto del controllo sono l’aspetto economico, patrimoniale, finanziario del piano e i
tempi e le premesse in base alle quali sono stati definiti gli obiettivi e le modalità operative
del processo di ristrutturazione.
L’ipotesi del risanamento non è una via obbligata, in quanto costituisce una scelta tra
più alternative tra cui la cessione dell’intera azienda, di un pacchetto azionario o di un ramo
aziendale e la liquidazione dell’azienda o di una parte delle sue attività.
Chi ha la responsabilità massima di governo dell’impresa ha il compito di elaborare
una valutazione economica comparata tra il risanamento e le ipotesi alternative di cessione
e di liquidazione, allo scopo di effettuare una scelta consapevole e giustificabile basata
sull’analisi del valore economico del capitale.
Quando si verificano improvvisi mutamenti che rischiano di sfociare in una vera e
propria crisi, occorre non solo affrontare e gestire la situazione di difficoltà, ma anche
prepararsi a far fronte a quelle crisi che possono con maggiore probabilità e frequenza
colpire l’impresa.
La prevenzione dell’insorgere dei fattori di crisi deve costituire un impegno costante
da parte di chi detiene la leadership aziendale, non solo perché evita i danni che ne
conseguono, ma anche perché tutela le possibilità di esistenza e di sviluppo futuro
dell’azienda, i quali costituiscono i suoi fini ultimi al di là della sorte dei singoli soggetti
che ne fanno parte.
Alla luce di quanto esposto, è possibile affermare che la crisi aziendale rappresenta
un fenomeno di vasta portata nel corso di questi ultimi anni: essa può avere delle
conseguenze drastiche per l’azienda e, se non viene affrontata tempestivamente e con gli
opportuni mezzi, può portare la stessa al fallimento.
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Ci sono, tuttavia, delle situazioni in cui può essere utile provocare una crisi: le crisi,
infatti, possono costituire delle opportunità per promuovere dei cambiamenti strutturali,
strategie innovative e nuovi stili di leadership che altrimenti troverebbero l’opposizione da
parte dell’organizzazione corrente; le crisi, dunque, possono avere un effetto depurativo
dell’impresa, in quanto per risollevarsi da uno stato di difficoltà, è necessaria la tempestiva
emersione delle strutture e delle persone più valide, siano esse interne ed esterne all’azienda
e la contemporanea diffusione degli organismi meno efficienti.
Queste brevi considerazioni circa i benefici della crisi non mettono, tuttavia, in
discussione la portata del fenomeno, la sua dispendiosità in termini di perdite di valore e le
misure correttive da adottare e l’inevitabile rischio che ne scaturisce.
L’idea di scrivere questo lavoro nasce dalla volontà di approfondire lo studio delle
crisi aziendali e dei processi di risanamento proposti dalla letteratura in merito e di
analizzare la vicenda di Airvallée, compagnia aerea nata nel 1987 e che oggi si trova ad
affrontare un periodo di difficoltà.
La nostra trattazione si articola in quattro capitoli.
Nel primo introduciamo l’argomento delle crisi aziendali, offrendo una definizione
del concetto di crisi che si serve soprattutto dei notevoli contributi offerti dalla letteratura
italiana e internazionale in merito; tentiamo di sottolineare l’importanza della
quantificazione della cause oggettive e soggettive delle crisi aziendali, distinguendo tra crisi
a matrice esterna e crisi a matrice interna. Concludiamo, infine, l’argomento provando a
considerare le crisi come un’opportunità per lo sviluppo delle imprese e non soltanto come
un pericolo per la loro sopravvivenza.
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Il secondo capitolo si apre con l’analisi di quello che statisticamente viene
identificato il percorso possibile delle situazioni patologiche coinvolgenti il sistema
impresa e dei suoi sintomi; segue l’analisi di bilancio per indici, attraverso la
riclassificazione dello stato patrimoniale e del conto economico, secondo le strutture e le
forme più rispondenti allo scopo, al fine di accertare l’esistenza di squilibri patrimoniali,
finanziari e reddituali. In questo capitolo offriamo, inoltre, una panoramica dei principali
modelli quantitativi per la previsione del rischio di insolvenza come il modello “Z-score” di
Altman, quello di Alberici e il modello di Fisher. Alla fine della trattazione introduciamo la
teoria del turnaround, come soluzione alla crisi d’impresa, proponendone il concetto, il suo
percorso, gli aspetti strategici, economici e organizzativi e le differenze rispetto al processo
di ristrutturazione.
Nel terzo capitolo analizziamo il processo di risanamento vero e proprio: le fasi del
suo svolgimento, i suoi fattori di successo e d’insuccesso, i destinatari dell’intero processo
e il controllo dell’aspetto economico, patrimoniale, finanziario dello stesso; segue poi il
confronto tra il risanamento e le ipotesi alternative di cessione e di liquidazione
dell’azienda basato sull’analisi del valore economico del capitale. Il capitolo si conclude
considerando l’importanza degli strumenti di prevenzione delle crisi, i quali non solo
permettono di evidenziare i danni che dalle stesse conseguono, ma anche tutelano le
possibilità di esistenza e di sviluppo futuro dell’azienda.
L’ultimo capitolo, infine, tratta la crisi del settore aereo ed affronta, in particolare, il
caso della compagnia aerea Airvallée, nata nel 1987 e che oggi si trova ad affrontare un
periodo di difficoltà. La prima parte del capitolo tratta la storia della compagnia, le sue aree
di business più significative e l’analisi dei suoi punti di forza e di debolezza; nella seconda
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parte, invece, offriamo una versione della sua situazione economica, patrimoniale e
finanziaria emergente dai bilanci ufficiali alla fine del 2002 e del 2003, proponendo
un’analisi finanziaria della compagnia aerea attraverso delle riclassificazioni contabili, utili
per trarre importanti conclusioni circa lo stato di salute della compagnia e il rischio di
insolvenza della stessa. L’argomento si conclude con l’analisi del piano e degli interventi
messi in atto da Airvallée per uscire dalla situazione di patologia e degli obiettivi che la
stessa si propone di conseguire nel medio e nel lungo termine.
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CAPITOLO I: IL CONCETTO DI CRISI
1.1. La vita e la storia dell’uomo sono una successione di crisi
La storia dell’uomo può essere descritta come un susseguirsi d’eventi, per lo più
calamitosi, che provocano crisi le quali costituiscono un fattore costante della storia
dell’umanità. Gli eventi che causano le crisi sono obiettivamente dannosi e in ogni modo
indesiderabili, sono della più diversa natura, anche se sono spesso prevedibili e prevenibili,
e sono quasi tutti gestibili e attenuabili nei loro effetti. In molti casi l’attività dell’uomo
consente di eliminare o attenuare gli elementi d’incertezza e imprevedibilità del futuro, e
una serie d’attività di previsione e prevenzione, e opportuni interventi possono rendere
l’evoluzione delle situazioni patologiche meno dolorosa nelle sue conseguenze.
Nessuno ha la capacità di sottrarsi al verificarsi delle crisi, siano esse attese o
inaspettate, in qualsiasi momento e in qualsiasi contesto e possono colpire chiunque poiché
nessuno n’è immune. Le crisi caratterizzano la vita di ciascun individuo e quella delle
organizzazioni di cui essi fanno parte, dalla famiglia alla cerchia delle amicizie e parentele,
agli enti e alle imprese, alle chiese e alle istituzioni, alle varie comunità locali, alle regioni e
alle patrie, alla comunità mondiale, e all’umanità nel suo complesso.
Bertold Brecht affermava che nella vita gli uomini fanno le proprie esperienze in
maniera catastrofica.
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La vita, infatti, è in definitiva una successione o meglio un
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V. Analogo concetto espresso dal Peck: “Since life poses and endless series of problems, life is always
difficult and it is full of pain as well as joy”, Peck, cit. p. 16.
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sovrapporsi di crisi che possono essere grandi o minori, protratte o fuggevoli, penetranti o
superficiali, ripetitive o eccezionali, intense o diluite, della più diversa natura, ma sempre
crisi, in altre parole discontinuità che costringono gli individui o le comunità che ne sono
colpite a riesaminare se stessi, a prendere coscienza di nuove e diverse situazioni e ad
affrontarle, cercando di ricavare da loro, nel migliore dei casi, utili esperienze e stimoli al
miglioramento continuo.
Prevedere eventi disastrosi, cercare di prevenirli e attenuarne le conseguenze,
analizzarli dopo che si sono verificati per ricavarne norme di comportamento per il futuro e
prendere gli opportuni provvedimenti, è un’attività che, oltre ad essere faticosa, impone
delle scelte che spesso sono costose e dolorose o comunque impegnative ed anche
integrate.
La tendenza della maggior parte degli uomini contempla i disastri e si prepara per ciò
che potrebbe avvenire ma non è certo che avvenga. Non ci si può, pertanto, stupire dunque
del fatto che non si sia finora sviluppata una scienza delle crisi che possa formare gli
uomini preparati a gestirle da un punto di vista professionale.
Le crisi rappresentano il passaggio (in genere subitaneo nel manifestarsi e rapido
nell’evolversi, a volte invece articolato in lunghi periodi) da uno stato d’equilibrio ad un
altro stato d’equilibrio, anche se talvolta si tratta di un ritorno al precedente equilibrio,
attraverso una fase dirompente e caotica.
Le crisi seguono nell’incombere, nello svolgimento e nella fase finale regolarità
comuni, e i principi che devono guidare l’azione umana che deve evitarle o gestirle sono
uniformi.
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Quello che conta per fronteggiarle efficacemente non è l’analisi isolata, la reazione
caso per caso, ma la comprensione degli elementi comuni che le caratterizzano tutte, e la
predisposizione negli uomini che le devono gestire ad una cooperazione capillare con tutti
coloro che possono contribuire alla loro gestione nel senso più ampio.
Quanto più complessa è la crisi, tanto maggiore deve essere l’impegno dedicato di un
gran numero di persone, che uniscono le loro capacità mentali e le loro forze per
combatterla. Affinché questa “unità” possa svolgere il suo compito al massimo
dell’efficienza è necessario che l’ambiente in cui la crisi potrà scatenarsi sia preparato, e gli
uomini e le comunità che potranno essere coinvolti abbiano assimilato alcuni principi
fondamentali, quali la disponibilità d’ogni membro dell’organizzazione, e in particolare
dell’unità di crisi ad essere flessibile e disponibile a vedere le situazioni nella loro
interezza, e la capacità e attitudine di prefigurarsi gli svolgimenti possibili degli eventi e i
risultati probabili delle azioni umane, la capacità, ma soprattutto la disponibilità all’efficace
interazione con gli altri, la convinzione di poter dare fiducia agli altri e di riceverla da
questi ultimi, lo sforzo continuo d’approfondimento delle possibili situazioni di pericolo
prima ancora che si profilino le loro avvisaglie, il coraggio di effettuare interventi correttivi
anche se costosi e apparentemente non indispensabili, la competenza per valutare la crisi in
arrivo ed il pronto intervento, l’onestà e la veridicità nelle comunicazioni al pubblico, la
comprensione per le persone colpite, la dedizione nell’alleviare la sofferenza e il disagio, la
disponibilità al pronto risarcimento dei danni senza seguire criteri d’eccessivo rigore
contabile, la capacità di non chiudere mai gli occhi di fronte alla realtà ed infine l’imporsi
un costante, realistico esame di coscienza, la capacità di riconoscere gli errori e di
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correggerli senza indugio, il saper pensare sempre, prevedere, immaginare e mettere in atto,
con costanza le misure che “spengono le micce”.
Per essere un leader efficiente, come sostiene la Parker Follet, occorre saper
apprezzare con convinzione il contributo degli altri, saper stimolare i collaboratori, essere
disposti ad avere un atteggiamento critico riguardo ai propri punti di vista o a rivederli
anche radicalmente in base al fatto, spesso trascurato, che ogni membro del team ha una
propria competenza e capacità, che è inutile che il capo gerarchico cerchi di sostituirsi agli
esperti solo perché svolge la funzione di capo, e che nel reciproco dare e avere, nel
reciproco contribuire e subordinarsi sta l’apporto ampiamente incrementale della
collaborazione dei singoli individui.
Il gestore deve facilitare la spontanea e naturale costituzione di un gruppo di persone
efficienti anche se alla fine è pur sempre lui il responsabile del risultato finale.
2
Sono queste in definitiva le virtù che permettono, a tutti i livelli e in tutte le
circostanze di prevedere e prevenire, ma anche di risolvere le crisi, le regole che
permettono di ristabilire l’ordine dopo una situazione di caos, la cornice comune di un
mondo complesso nel quale, attraverso il costante adattamento e l’evoluzione, le crisi
finiscono per consentire ogni volta il raggiungimento di uno stato di equilibrio.
2
V. John Henry Clippinger III. “Order from the Bottom Up. Complex Adaptive Systems and their
Management”, in Iohn Henry Clippinger III, ed. The Biology of Diversity. Decoding the Natural Lows of
Enterprise. San Francisco: Jossey-Bass, 1999, p.23.
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