3
Il sesto capitolo illustra il passaggio dal romanzo al film
attraverso le modifiche che Kubrick ha apportato al testo di Burgess e
mediante un confronto tra i punti di vista di entrambi.
Nell‟appendice, infine, è stato inserito un articolo (e la sua
traduzione), apparso sulla rivista Rolling Stone l‟8 giugno del 1972, in
cui Burgess spiega le principali caratteristiche del suo romanzo e le
intenzioni che lo spinsero a scrivere una simile storia, e un glossario
ridotto a pochi ma significativi esempi di termini cosiddetti Nadsat.
4
Breve introduzione sull’autore
ANTHONY BURGESS
John Anthony Burgess Wilson, nato a Manchester nel 1917,
studiò Letteratura Inglese all‟Università della sua città natale presso la
quale si laureò nel 1940. Nello stesso anno entrò a far parte del British
Army Education Corps ricoprendo il ruolo di direttore musicale di un
reparto speciale il cui compito era quello di intrattenere le truppe
stanziate in Europa durante la Seconda guerra mondiale.
Il 1942 è l‟anno in cui Burgess sposò Llewela Isherwood Jones.
Seguì un breve periodo nel quale insegnò alla Birmingham University,
fino a quando accedette al Colonial Service e si trasferì in Malesia e
Borneo dove visse ed insegnò per diversi anni.
Nel 1959 gli venne diagnosticato un cancro al cervello e secondo
i medici quello sarebbe stato il suo ultimo anno di vita. Fu allora che
decise di dedicarsi completamente all‟attività di scrittore1 per fare in
modo che la sua futura vedova potesse campare con i proventi
derivanti dai diritti d‟autore. Fortunatamente la valutazione della
malattia risultò errata e in pochissimo tempo Burgess scrisse una
copiosa quantità di romanzi, di cui una quindicina circa soltanto negli
anni Sessanta. Fino a quel punto della sua vita aveva scritto tre
romanzi: Time for a Tiger (1956), The Enemy in the Blanket (1958),
Beds in the East (1959), inizialmente pubblicati singolarmente ed in
seguito raccolti e dati alle stampe sotto il titolo di A Malayan Trilogy
1
Fino al 1959 l‟interesse primario di Burgess fu la musica: scrisse diverse partiture tra le quali due
godettero di un certo successo, la Third Symphony e Blooms of Dublin, rielaborazione musicale
dell‟Ulisse di Joyce.
5
in Gran Bretagna nel 1964 e The Long Day Wanes negli Stati Uniti nel
1965.
Nel 1968 morì Llewela Isherwood Jones e in quello stesso anno
Burgess sposò una donna italiana molto più giovane di lui, Liliana
Macellari, con la quale visse per molto tempo in Italia e in Svizzera.
Nel suo ultimo lavoro, A Dead Man In Deptford, Burgess dipinge
un‟immagine dell‟Inghilterra elisabettiana basandosi sulla vita di uno
dei suoi maggiori esponenti, Christopher Marlowe, e venne pubblicato
pochi mesi prima della sua morte, che avvenne nel novembre del
1993.
Risulta difficile inserire Burgess in una cornice di tipo politico,
letterario o religioso a causa di due fattori: una vita fatta di continui
spostamenti e una vastissima produzione che comprende saggi critici,
componimenti musicali, diversi articoli oltre ad una certa mole di
romanzi. Negli anni Sessanta ebbero inizio le sue trasferte, i suoi
trasferimenti, che lo portarono a vivere in Italia, a Malta, in Germania
ed in Svizzera. Questi viaggi lo convinsero che l‟incontro (ma anche
lo scontro) di diverse culture rappresentava l‟unico elemento ancora in
grado di produrre un contrasto positivo e immaginativo capace a sua
volta di originare una forza costruttiva, e che il forte controllo che nel
dopoguerra gli Stati Uniti esercitavano sull‟Inghilterra, da un punto di
vista economico e di conseguenza anche politico, comprometteva
l‟identità culturale dell‟Europa e della sua terra inglese. Burgess
temeva che l‟Inghilterra fosse morta spiritualmente, che non esistesse
in essa l‟effettivo conflitto che egli andava cercando. La sua ricerca si
indirizzava quindi verso qualcosa di primordiale, di esotico e
immorale che non riusciva a trovare in patria a causa del livellamento
culturale che questa soffriva. Non è un caso quindi se G. Aggeler, in
6
un‟opera2 su Anthony Burgess, abbia intitolato un capitolo “In Quest
Of A Darker Culture”.3
Se, come detto precedentemente, gli anni Sessanta
rappresentarono il periodo di maggior produzione letteraria, in realtà
la carriera di scrittore Burgess l‟aveva intrapresa un decennio prima,
negli anni Cinquanta, durante i quali il panorama letterario inglese era
dominato dalla generazione dei cosiddetti Angry Young Men,4 tra cui
spiccavano John Osborne e Kingsley Amis, i quali presentavano un
modello di eroe nuovo, che dal basso della sua condizione economica
aspirava, a volte con successo, ad una posizione sociale più alta.
Burgess, a differenza dei suoi contemporanei, manifesta nelle sue
opere una rabbia più intensa e persistente che neanche la conquista di
una condizione migliore riuscirà a placare. A ciò bisogna aggiungere
una forte componente pessimistica che sarà una caratteristica costante
della sua opera.
Lettore infaticabile fin dai tempi dello Xaverian College di
Manchester, Burgess si avvicinò già molto giovane ai classici latini e
greci. Ma negli stessi anni e ancora all‟interno del college cattolico
ebbe modo di leggere le opere dello scrittore che probabilmente
rappresentò successivamente il suo modello principale, cioè James
Joyce.5 Burgess rimase affascinato dal modo completamente
innovativo con cui questi utilizzava il linguaggio, come se fosse
2
G. Aggeler, The Artist As Novelist, University Of Alabama Press, 1979, p. 30.
3
“Alla ricerca di una cultura più segreta”.
4
Questi formavano un gruppo abbastanza eterogeneo di scrittori per la maggior parte provenienti
dai ceti medio-bassi e con orientamenti politici differenti. Si pensa che l‟espressione “giovani
arrabbiati” derivi dall‟autobiografia di Leslie Paul intitolata Angry Young Men pubblicata nel
1951.
5
Scrittore e poeta irlandese, la cui produzione è stata di fondamentale importanza per lo sviluppo
della corrente modernista (Dublino, 1882 – Zurigo, 1941).
7
musica fatta di espressioni linguistiche. Di certo la passione che
Burgess nutriva per la musica gli permise di afferrare con più facilità
rispetto ad altri il particolare uso musicale che Joyce, musicista anche
lui, faceva del linguaggio. Da Joyce mutuò l‟uso di vocaboli stranieri
e di altri ancora totalmente inventati, obsoleti o incerti. Serva da
esempio chiarificatore la frase “Yarbles! Bolshy great yarblockos to
thee and thine. I‟ll meet you with chain or nozh or britva anytime”.6
Se, in maniera molto superficiale, è possibile affermare che tecnica e
forma burgessiane sono da inserire nel filone modernista, dal punto di
vista dell‟intreccio i suoi romanzi sono da ricondurre alla tradizione
inglese dell‟Ottocento, in cui la conoscenza psicologica dei
personaggi non raggiunge la profondità di Joyce o di Virginia Woolf.7
Burgess riconosce ed ammette la difficoltà, se non l‟incapacità,
di produrre componenti nuove e vive, al pari dei suoi contemporanei,
un complicato rapporto con la tradizione. A proposito di Joyce scrisse:
«[…] he drained all the possibilities of formal ingenuity».8
Burgess lesse con grande piacere anche Shakespeare, provando
ancora una volta una forte suggestione per il particolare uso che il
drammaturgo faceva del linguaggio. Giocando anch‟egli con le parole,
o più precisamente con i nomi, immaginava che il cognome del padre
“Wilson” derivasse dal genitivo sassone “Will‟s son”.9
L‟espediente di utilizzare nuovamente il passato e le sue forme
indica che gli anni Sessanta inaugurarono una fase in cui gli stati di
6
Per un approfondimento del linguaggio usato in A Clockwork Orange si rimanda al capitolo ad
esso dedicato.
7
Scrittrice britannica, fu una figura di rilievo nell‟ambiente letterario londinese nel periodo tra le
due guerre e membro del Bloomsbury Group (Londra, 1882 – Rodmel, 1941).
8
A. Burgess, You’ve Had Your Time, Grove Weindenfield, London, 1990, p. 98 («prosciugò tutte
le possibilità della normale abilità inventiva»).
9
S. Coale, Anthony Burgess, Frederick Ungar, New York, 1981, p. 161.
8
ansia e disagio stavano lentamente portando alla crisi dell‟Impero
Britannico e di tutte le sue verità. Allo scrittore non rimaneva che
rifugiarsi all‟interno del testo, trasformandosi però in narratore
petulante10 e il romanzo si incamminava sempre più verso l‟autoironia
e andava diventando autoreferenziale. Tutte queste caratteristiche,
quali il sarcasmo, l‟ossessione della forma e della struttura,
l‟importanza data al narratore, la posizione dell‟intellettuale, la
rilettura del passato, l‟incontro tra i generi, la modesta profondità
dell‟inchiesta psicologica dei personaggi, costituiscono tracce di una
tendenza post-modernista11 del nostro autore, piuttosto che
un‟appartenenza al Modernismo.12
10
È il caso di Alex, protagonista di A Clockwork Orange, a cui è affidata la narrazione.
11
Nata come reazione alle teorizzazioni del Modernismo, la corrente post-moderna in realtà ne
amplia e potenzia lo stile rendendosi allo stesso tempo cosciente e ironica.
12
Movimento letterario che rivoluzionò l‟arte. Contemporaneo delle principali avanguardie dei
primi anni del ‟900, fu caratterizzato da nuovi interessi quali il mito, l‟antropologia, la religione e
da nuove tecniche narrative e poetiche come il flashback, il flash-forward, l‟intreccio non lineare,
un ampio uso di simboli, l‟opera concepita come creazione autosufficiente.
9
Capitolo primo
RAPIDA PANORAMICA SU A CLOCKWORK ORANGE
Sinossi del romanzo
La prima delle tre parti di cui si compone il romanzo è dedicata
alle imprese del protagonista Alex e della sua banda di teppisti:
l‟aggressione ad un insegnante, la rapina in un negozio, il pestaggio di
un barbone ubriaco, la rissa con la banda rivale di Billyboy, il furto di
un‟automobile con la quale travolgono passanti ed automobilisti.
Indossano delle maschere per non farsi riconoscere e penetrano nella
casa dello scrittore F. Alexander, lo picchiano a sangue, gli strappano
il manoscritto che stava scrivendo (un romanzo intitolato A Clockwork
Orange) e violentano sua moglie davanti ai suoi occhi.
Successivamente tornano a farsi una bevuta di latte-più al Korova
Milkbar. Il giorno successivo Alex non va a scuola, ma si reca in un
negozio di dischi dove seduce due bambine di nove anni
convincendole ad andare a casa sua. Qui, ispirato dalla Nona Sinfonia
di Beethoven, le violenta brutalmente. Quando Georgie e Dim
mettono in discussione la sua supremazia Alex risponde bastonando
Georgie e ferendo Dim a una mano. La questione sembra chiusa. La
gang decide di andare a rapinare una villetta dove vive una signora
con tanti gatti. Alex, durante una colluttazione con la proprietaria, la
colpisce con una statuetta di Beethoven uccidendola. Il protagonista
viene colpito a sua volta da Dim con una bottiglia di latte e
abbandonato. Arrestato dalla polizia subisce un violento pestaggio
dagli agenti all‟interno della centrale.
10
Nella seconda parte Alex viene condannato a quattordici anni di
carcere e viene identificato con un numero (6655321). Diventa il
protetto del cappellano, ma soltanto perché si appassiona alla lettura
delle Sacre Scritture in quanto gli episodi più violenti eccitano la sua
immaginazione. Si macchierà di un altro delitto, un omosessuale la cui
presenza lo disgusta. Paradossalmente questo episodio dà ad Alex
l‟occasione di ottenere la libertà: durante una visita del Ministro degli
Interni Alex gli contesta sfacciatamente un‟affermazione che proprio
per questo lo sceglie come cavia per un esperimento di riabilitazione
chimica chiamato “cura Ludovico”. Questa terapia si basa su tecniche
di condizionamento pavloviane che gli negheranno per sempre la
libertà di una scelta consapevole. Prima di restituirgli la libertà i
medici lo costringono a dimostrare alla stampa di essere guarito
umiliandosi davanti ad un attore che lo insulta e lo maltratta e
regredendo ad una sorta di amore platonico nei confronti di un‟attrice
seminuda che lo provoca.
Nella terza parte Alex viene aggredito da una delle sue vittime e
salvato da due poliziotti che con grande sorpresa sono l‟ex compagno
Dim e il vecchio rivale Billyboy. Questi lo bastonano a sangue e lo
lasciano in campagna nei pressi della casa dello scrittore F. Alexander,
il quale si prende cura di Alex e insieme ai suoi amici lo usa per
contrastare il potere politico, rivelando la crudeltà della “cura
Ludovico” di cui il governo si vantava. Il romanziere farà in modo che
Alex tenti il suicidio buttandosi da una finestra. Si ritrova in ospedale,
tutto a pezzi, ma libero dagli effetti della “terapia Ludovico” e
circondato da tante persone, tra cui il Ministro degli Interni, che
esprimono il desiderio di essere suoi amici. L‟ultimo capitolo segna la
maturazione di Alex il quale sente il desiderio di crearsi una famiglia.
11
What’s it going to be then, eh?13
Con questa domanda inizia la narrazione da parte del protagonista del
romanzo, Alex, leader di una banda di teppisti dediti al gioco della
violenza. Arancia Meccanica è la storia di Alex, eroe o antieroe
veramente malvagio, ad un livello forse impensabile, criminale per
natura il quale sembra essere incline al piacere della violenza in
maniera innocente e la cui malvagità è frutto di un suo progetto
personale che affronta con lucida freddezza.
C. Dix14 ci suggerisce che alla base degli sviluppi della vicenda
del protagonista è possibile intravedere una società che sta cambiando,
in quanto la seconda metà del XX secolo, in cui Burgess scrive,
rappresenta un periodo di profonde trasformazioni. Il mito
hollywoodiano del ribelle (si pensi a personaggi emblematici
dell‟epoca, come James Dean e Marlon Brando) approda adesso in
Europa e nel nostro caso Alex e la sua gang sono la trasposizione
inglese di questo mito. Ma a differenza dei giovani statunitensi, i quali
credevano ancora nel mito del sogno americano e si opponevano al
conformismo manifestando un‟energia affatto sovversiva, la società
inglese appare sprovvista di qualsiasi sogno di grandezza o riscatto, e
in ciò probabilmente bisogna vedere un riflesso della struttura politica
dell‟Inghilterra di quegli anni guidata dai conservatori e caratterizzata
da inerzia e stagnazione. Dalla stessa Inghilterra sono nate tuttavia
generazioni di giovani violenti come testimoniano i cruenti scontri tra
Mods e Rockers, tra Teddyboys e Skinheads degli anni ‟50 e ‟60, vere
e proprie cricche di adolescenti che, come Alex e la sua gang, si
identificavano in un modo di vestire, in uno slang e in un particolare
13
A Clockwork Orange, Heineman, London, 1962, p. 1 («Allora che si fa, eh?»).
14
Cfr. C. Dix, Anthony Burgess, Longman, Harlow, 1971, p. 21.