ragione ho iniziato ad indagare sul fenomeno juarense, analizzando la realtà
descritta dai testi di riferimento e cercando di mettere in luce tutti i diversi aspetti
del femminicidio. Fine ultimo, dimostrare come lo stato messicano, con il suo
immobilismo, si sia reso complice degli omicidi.
Per comprendere a fondo il fenomeno criminale in atto a Ciudad Juàrez, ho ritenuto
necessario innanzitutto inquadrare la particolare e difficile situazione che la città
attraversa, analizzando i vari aspetti che la caratterizzano. Il primo capitolo è
dunque dedicato all’analisi storica, politica e soprattutto economica del Messico in
generale e di Juàrez in particolare, al fine di contestualizzare tanto i recenti sviluppi
del paese quanto le sue profonde contraddizioni. L’attenzione si è concentrata
principalmente su quelli che ho definito i “grandi nodi del Messico”. Mi riferisco al
NAFTA, l’accordo nordamericano di libero scambio che ha avuto non poche
ripercussioni sullo sviluppo economico del paese; alla situazione lungo la frontera
norte, una delle zone più controllate e militarizzate del mondo, attraversata dal noto
“muro messicano”, l’imponente barriera voluta dal governo statunitense per
arginare l’enorme flusso di immigrati che tenta di attraversare il confine; alle
maquiladoras, le fabbriche di assemblaggio americane istallate sul territorio a
partire dagli anni Sessanta, una realtà che ha inciso notevolmente sull’economia e
sulla società messicane, modificando la fisionomia della zona norte e delle
bordertown ivi stanziate. Tutti questi elementi hanno contribuito a generare un
contesto di instabilità e malessere sociale, di invivibilità delle città di frontiera e di
aumento della criminalità. Altro fattore vincolante della realtà messicana è
costituito dal narcotraffico in quanto, con oltre tremila chilometri di frontiera in
comune con gli USA e con un mercato che conta decine di milioni di potenziali
consumatori, il Messico è diventato una piazza imprescindibile per il traffico e il
consumo della droga, nonché sede di uno dei cartelli più potenti al mondo: il
cartello di Juàrez.
Alla contestualizzazione del fenomeno juarense segue un’analisi particolareggiata
dello stesso, attraverso una rassegna dei casi più emblematici del femminicidio,
delle ipotesi formulate in merito e degli esiti delle prime indagini. Il quadro che ne è
emerge ha tinte oscure, che disegnano una impressionante rete di collusione e
connivenza tra lo Stato e la criminalità organizzata, di corruzione e di reiterata
copertura dei crimini.
Il terzo capitolo è dedicato alla teoria della Dottoressa Rita Laura Segato, grazie alla
quale è stato possibile analizzare il femminicidio sulla base di acute osservazioni di
carattere antropologico e psicologico che gettano nuova luce sui casi delle “morte di
Juàrez” e che costituiscono il più credibile fondamento interpretativo dei misteriosi
5
delitti. La Segato prende le distanze da un’interpretazione degli omicidi che tenga
conto esclusivamente del fattore misogino e della cultura patriarcale e machista
poiché essi concorrono, insieme ad altri elementi, alla formazione del quadro
generale di violenza, discriminazione e impunità che caratterizza Juàrez. La violenza
di Juàrez viene paragonata dalla Segato ai codici delle fratellanze, delle società
segrete e criminali, dei clan mafiosi, in cui il sangue, la violenza sessuale, i segni
lasciati sui corpi delle vittime funzionano come un sistema di comunicazione. I
crimini delle donne di Ciudad Juàrez sembrerebbero proprio la manifestazione di
un dominio di tipo territoriale. Infatti, è proprio nella capacità di sequestrare,
torturare e uccidere in modo reiterato e impunito che l’autore di questi delitti
ostenta la coesione e la vitalità del suo gruppo nonché la rete di alleanze e il regime
di connivenza che gli permettono di esercitare il controllo sul territorio. Per questo
motivo il femminicidio juarense dovrebbe essere inteso come un crimine corporativo
o più specificamente, secondo la definizione della stessa Segato, il crimine del
“secondo Stato”, di uno “Stato parallelo”.
Da questa affascinante e suggestiva interpretazione, l’attenzione si è in seguito
spostata sulle azioni intraprese dal governo messicano per contrastare il fenomeno
omicida. Nonostante siano state adottate alcune importanti misure di carattere
legislativo, l’interesse federale si è manifestato troppo tardi e in modo troppo
blando, per questo motivo tali iniziative, dettagliatamente descritte, si sono infine
rivelate insufficienti e spesso contraddittorie, contribuendo ad avvallare l’accusa
che viene mossa dalle famiglie delle vittime, dalle Ong, dalle associazioni locali
femministe e dalle organizzazioni internazionali che nel corso degli anni sono
intervenute sul caso: lo stato messicano è complice del femminicidio.
Al contrario, un intervento incisivo è stato quello dei movimenti femminili
latinoamericani, oggetto del quinto capitolo. È risultato interessante analizzare
l’operato di denuncia e di protesta delle donne proprio inserendolo all’interno di un
contesto fortemente ostile al riconoscimento della legittimità delle loro pretese di
verità e giustizia, sia per la forte cultura machista e per l’assoluta predominanza di
un sistema valoriale patriarcale, profondamente radicato e praticato, sia per la
conseguente presenza di leggi e prassi discriminatorie nei confronti delle donne.
È proprio grazie alla lotta dei movimenti femministi che è stato possibile conoscere
il femminicidio nelle sue reali dimensioni. Contrariamente a quanto dichiarato in
tutti i discorsi ufficiali, le associazioni locali hanno sempre sostenuto come la
situazione juarense non fosse frutto della violenza domestica o di delitti passionali,
denunciando a gran voce l’evidente legame tra gli omicidi: le vittime provenivano da
contesti disagiati, la maggior parte erano operaie dell’industria maquiladora e tutte
6
venivano sottoposte alla stessa, brutale violenza. L’azione di denuncia da parte dei
movimenti delle “donne per le donne” è stata decisiva anche grazie all’intervento dei
media, determinante nel dare visibilità e risonanza a livello internazionale agli
omicidi. Il ruolo centrale che il sistema di informazione locale ha svolto si può
presentare sotto un duplice aspetto. Innanzitutto, le istanze del movimento di lotta
del femminicidio, sempre osteggiate e screditate in patria, hanno acquisito
legittimità proprio grazie alla visibilità internazionale prodotta dai media, che hanno
catalizzato l’attenzione di un audience internazionale sulle battaglie delle
associazioni locali. Ciò ha permesso di conferire una sempre maggiore credibilità a
favore dei movimenti contro il femminicidio, consentendo agli stessi di poter
presentare, e in alcuni casi vedere realizzate, con maggiore facilità le loro istanze di
verità e giustizia per le vittime. In secondo luogo, è opportuno evidenziare come i
media abbiano prodotto una sorta di effetto inverso in quanto, conferendo
legittimità alla lotta contro il femminicidio, hanno generato un processo di
criminalizzazione delle istituzioni governative messicane, dichiarate responsabili
della prosecuzione dei crimini e chiamate a risponderne.
Nel sesto capitolo ho ritenuto necessario giustificare la scelta del termine
femminicidio, illustrandone l’origine, il significato e il dibattito sorto in merito al suo
utilizzo. Un contributo indispensabile in tal senso è stato fornito da Diana Russell,
sociologa e criminologa femminista statunitense, la prima studiosa che ha
teorizzato il femicide e lo ha connotato politicamente, attribuendogli un significato
che trascende il senso letterale di femmicidio, inteso genericamente come omicidio
di donna (espressione che include indistintamente tutte le uccisioni di donne, per
qualsiasi causa). A Diana Russell va dunque riconosciuto il merito di avere
individuato la natura politica e genericamente connotata delle uccisioni delle
“donne perché donne” da parte degli uomini ed è stato proprio grazie a lei, e
all’introduzione del femmicidio nelle ricerche criminologiche, che si sono poste le
basi per le indagini sul fenomeno in tutto il Centro America.
Il riconoscimento del femminicidio come fenomeno reale non può prescindere dal
contributo di Marcela Lagarde, studiosa femminista centroamericana nonché
deputata e presidente della Commisione Speciale sui Femminicidi presso la Camera
Nazionale dei Deputati del Messico, la quale ha compreso immediatamente la
portata rivoluzionaria insita nell’utilizzo del concetto di femicide proposto dalla
Russell. Merito indiscusso della Lagarde è stato quello di sviluppare il concetto di
femicide/femmicidio fino ad elaborarne uno nuovo e più ampio, quello di
femminicidio, che meglio si adatta a spiegare lo stato di violenza patriarcale,
impunità e machismo diffuso che caratterizza il Messico.
7
Un elemento forte del concetto di femminicidio è quello della continuità. Marcela
Lagarde mostra, infatti, come la violenza contro le donne di Juàrez sia strutturale,
faccia parte di un sistema: lungi dall’essere atti occasionali, staccati tra loro,
ognuno motivato da ragioni o circostanze diverse, gli atti violenti rappresentano
invece strumenti di oppressione e controllo di una società patriarcale, in cui lo
Stato è complice, attivamente o passivamente, per negligenza o indifferenza, della
violenza maschile. Per questo ho voluto ripercorrere la strada delle femministe
centroamericane che, da una fase embrionale di discovery del problema
dell’uccisione delle “donne in quanto donne”, arrivano a rivendicare la rilevanza
penale del femminicidio, come crimine individuale ma anche come crimine di Stato.
Nel caso messicano, infatti, la violenza ha assunto dimensioni tali da rendere
evidente come il governo non sia riuscito a garantire alle proprie cittadine l’integrità
psicofisica, il diritto a vivere sicure e con dignità nella comunità, nelle strade, in
casa, a lavoro. Risulta dunque macroscopica l’inefficienza delle istituzioni nel
prevenire, perseguire e punire i crimini contro le donne.
La mia analisi, infine, oltre ad essere riferita nello specifico al Centroamerica ed alle
problematiche connesse alla tipizzazione del femminicidio come reato nei codici
penali nazionali, propone anche gli esiti più recenti del dibattito che vorrebbe il
riconoscimento a livello mondiale del femminicidio come crimine contro l’umanità.
Infine, il lavoro si conclude con le parole di Marisela Ortiz, fondatrice
dell’associazione messicana Nuestras Higas de Regreso a casa, che ho avuto la
fortuna e l’onore di conoscere e intervistare. È proprio attraverso le sue parole che
prende forma la lotta contro il femminicio, una lotta che unisce la tenace denuncia
del femminicidio alla ferma convinzione che solo un intervento collettivo possa
mettere fine alla trage di Juàrez.
8
CAPITOLO I
MESSICO: CONTESTUALIZZAZIONE STORICA
POLITICA ED ECONOMICA
1.1 IL PERCORSO DEL MESSICO DA PAESE IN VIA DI SVILUPPO A NEWLY
INDUSTRIALIZED COUNTRY
Il Messico - Estados Unidos Mexicanos - è uno stato dell’America settentrionale,
confinante a nord con gli Stati Uniti (3,141 km di territorio confinante), a sud con il
Belize e il Guatemala. È il paese più popoloso dell’America Latina, con oltre 108
milioni di abitanti
1
, e Città del Messico - la capitale - è tra le metropoli più popolose
al mondo (al secondo posto dopo Tokyo), con oltre 23 milioni di abitanti
2
.
Il Messico è indipendente dal 1821. Il Presidente della Repubblica, che è anche
Capo del Governo ed è eletto a suffragio universale per un periodo di sei anni,
esercita il potere esecutivo, coadiuvato dai ministri da lui nominati. Il potere
legislativo viene esercitato dal Congresso, formato dal Senato e dalla Camera dei
Deputati. L’attuale presidente della Repubblica è Felipe de Jesus Calderòn
Hinojosa, eletto nel 2006 ed in carica sino al 2012. Per quanto riguarda l’assetto
istituzionale, si tratta di una repubblica federale di tipo presidenziale, costituita
dall’unione di 31 Stati e di un distretto federale dove si trova la capitale, Città del
Messico.
Nel corso degli ultimi anni il paese ha modificato il proprio sistema economico e
politico. L’economia si è mostrata stabile ed in crescita (grazie ad una riconosciuta
stabilità macroeconomica, alla solidità del sistema finanziario e alla capacità di
controllare l’inflazione), sono stati stipulati accordi commerciali con le principali
economie mondiali e persiste un clima favorevole agli investimenti esteri. Fin dal
1982, infatti, il Governo Federale ha intrapreso un processo di privatizzazione delle
imprese statali, come parte integrante di una politica volta a liberalizzare
l’economia, contribuendo al decollo economico del paese. Si è trattato di un
1
Istituto Nacional de Estadìstica y Geografìa, Poblacion: volumen, estructura, crecimiento,
distribuciòn, tasa 2005-2010;
www.inegi.gob.mex/est/contenidos/espanol/rutinas/ept.asp?t=mpob86&s=est&c=5728
2
Istituto Nacional de Estadìstica y Geografìa, Chihuahua: sociodemografìa y género, tasa
2005-2010; www.inegi.gob.mx/inegi/default.aspx?s=est&c=124
9
processo di decentralizzazione che ha visto coinvolti numerosi settori d’attività, tra i
quali i trasporti, le telecomunicazioni e il turismo. Le recenti amministrazioni hanno
cercato di espandere la competizione nella costruzione di porti, autostrade,
aeroporti, nelle telecomunicazioni e nella produzione di energia e distribuzione di
gas naturale.
La crescita e la modernizzazione dell’economia sono state rese possibili anche da
una politica di inserimento nell’economia mondiale e di liberalizzazione degli
scambi. Il Messico infatti, oltre ad essere il principale attore commerciale
dell’America Latina, può vantare una fitta rete di accordi di libero scambio con le
principali economie mondiali: il NAFTA (North Atlantic Free Trade Agreement), che
coinvolge Messico, Usa e Canada; l’ Accordo di libero scambio con l’UE, secondo
partner commerciale del Messico, in vigore dal 2001; l’Accordo di libero scambio
con i paesi EFTA, creato sulla base del precedente; l’Accordo di Libero scambio con
il Giappone, in vigore dal luglio 2005, che prevede la liberalizzazione di beni e
servizi, l’aumento delle opportunità di investimenti, cooperazione in materia di
concorrenza ed in campo ambientale.
Un’altra voce fondamentale da analizzare per comprendere lo sviluppo economico
messicano è costituita dal settore degli investimenti. Il Messico si colloca al nono
posto mondiale e al primo in America Latina per quanto riguarda l’attrazione di
investimenti esteri (IED: Investimenti Esteri Diretti)
3
. Una consistente parte di essi,
concentrati principalmente nel settore manifatturiero ed in quello dei servizi, è
collegata a processi di privatizzazione di attività che un tempo erano di competenza
statale ed hanno avuto un andamento favorevole grazie alla negoziazione degli
accordi di libero scambio e ad alcuni programmi settoriali. Il più importante tra i
programmi settoriali, nonché quello che ha avuto maggiori ripercussioni sulla
struttura socioeconomica del Messico, è il Programma per l’Esportazione delle
Maquiladoras, che permette l’importazione temporanea di beni primari impiegati
nella trasformazione, produzione o riparazione di prodotti di esportazione grazie
all’esenzione totale dalle principali tasse di importazione sui prodotti destinati ai
mercati di un membro del NAFTA
4
.
Tutti questi elementi hanno garantito un progressivo e notevole sviluppo economico
che ha permesso al Messico di entrare a far parte dei cosiddetti NIC (Newly
Industrialized Country) ovvero dei nuovi paesi industrializzati che sono passati da
un’economia basata sulla specializzazione delle materie prime (tipica dei paesi in via
3
Istituto Nazionale per il Commercio Estero, Ministero degli Affari Esteri, Scheda Messico
(Aggiornamento al I semestre 2008); www.esteri.it/rapporti/pdf/messico.pdf
4
CNIME - Consejo Nacional de la Industria Maquiladora de Exportaciòn; www.cnime.org.mx
10
di sviluppo) ad una produzione industriale diversificata, specialmente in quei settori
produttivi che richiedono manodopera abbondate, non specializzata e a basso costo.
Il processo di industrializzazione ha avuto inizio circa cento anni addietro,
proseguendo senza sosta fino agli anni Settanta. Proprio in questi anni - periodo in
cui il Messico ha potuto godere dei benefici della crescita del prezzo del petrolio di
cui è esportatore – il paese iniziò ad avvertire le conseguenze dei sacrifici fatti per
sostenere il processo di modernizzazione. Iniziò, quindi, una fase di recessione,
determinata anche dall’aumento del debito pubblico, da un’impennata dei livelli di
disoccupazione e dall’aggravarsi degli squilibri della bilancia commerciale. Gli anni
Ottanta sono stati particolarmente negativi per il Messico, soprattutto a causa di
una sempre minore produttività causata dalla diminuzione del prezzo del petrolio.
Solo negli anni Novanta si avrà un’apparente ripresa dell’economia, grazie alle
politiche di privatizzazione e liberalizzazione adottate dal presidente Carlos Salinas
de Gortari e culminate con il NAFTA.
Negli ultimi anni la situazione è notevolmente migliorata, tuttavia persistono
profondi contrasti che bloccano una vera modernizzazione del paese: il dualismo
economico caratterizzato da grosse e produttive imprese a capitale straniero da un
lato e piccole-medie imprese locali dotate di scarsa tecnologia e incapaci di
concorrere con i costi e la qualità delle prime; la presenza di forti divari interni; un
forte squilibrio nella localizzazione delle risorse; un imbarazzante livello di
corruzione. Un segnale positivo è proveniente, invece, dal commercio estero, settore
che si è espanso grazie ai flussi di investimenti esteri soprattutto nei comparti
automobilistico, petrolchimico, chimico-farmaceutico, delle telecomunicazioni, dei
servizi e del turismo.
Nonostante gli indubbi successi ottenuti nel consolidamento della propria
economia, il paese negli ultimi anni ha sperimentato una perdita di competitività.
Attualmente occupa la 52ª posizione a livello mondiale nel Global Competitivness
Index del Foro Economico Mondiale
5
, conseguenza di una crescita moderata
rispetto agli anni precedenti e che rende il paese più vulnerabile alla concorrenza
asiatica, in particolare quella cinese.
1.2 I NODI DEL MESSICO
L’economa e la politica messicane sono state contraddistinte da percorsi e scelte
che ne hanno irrimediabilmente determinato l’andamento. Primo fattore da
5
Global Competitiveness Report 2006-2007, World Economic Forum;
www.weforum.org/en/initiatives/gcp/Global%20Competitiveness%20Report/Index.htm
11
considerare è quello geografico. Il Messico, infatti, confina a nord con gli Stati Uniti
d’America e ciò gli ha permesso di entrare a far parte del grande mercato
nordamericano disegnato dal Nafta. L’accordo commerciale ha avuto non poche
ripercussioni sullo sviluppo economico del paese, effetti che verranno
dettagliatamente esposti nei successivi paragrafi.
La posizione geografica ha anche determinato i movimenti migratori ovvero quel
flusso enorme e continuo di messicani e latinoamericani che da decenni si dirige
lungo il confine con l’intento di attraversarlo per trovare fortuna in territorio
americano.
Ultima, non per importanza, l’industria maquiladora, realtà che ha inciso
notevolmente sull’economia e sulla società messicane, modificando la fisionomia
della zona norte e delle bordertown ivi stanziate.
1.2.1 IL NAFTA
Il Messico, come precedentemente indicato, fa parte del North American Free Trade
Agreement (Accordo nordamericano per il libero scambio), più conosciuto con
l’acronimo NAFTA - nei paesi di lingua spagnola come TLCAN (Tractado de Libre
Comercio de América del Norte) - un trattato di libero scambio commerciale stipulato
tra Stati Uniti, Canada e Messico il 17 dicembre 1992 ed entrato in vigore il primo
gennaio 1994.
L’obiettivo che maggiormente caratterizza il NAFTA è la progressiva eliminazione di
tutte le barriere tariffarie fra i paesi che vi aderiscono: con la sua entrata in vigore,
l’Accordo ha dato vita ad un mercato unico nordamericano di 360 milioni di
consumatori con un PIL totale di oltre 8500 miliardi di dollari
6
.
In sintesi, gli scopi principali dell’Accordo sono:
eliminare le barriere alle importazioni e facilitare il movimento intra-area di beni
e servizi tra i territori delle parti;
incrementare le opportunità di investimento e promuovere le condizioni di leale
concorrenza;
creare un mercato espanso e sicuro per beni e servizi;
ridurre le distorsioni del commercio;
stabilire regole chiare e reciprocamente vantaggiose per governare i flussi
commerciali;
favorire la competitività delle aziende nel mercato globale;
6
Cruz L., Rafael A. (2005), Tratado de Libre Comercio de America del Norte, La experiencia de
Mexico, en Consejo comercial de Mexico en Guatemala, Mexico
12
creare nuovi posti di lavoro, migliorare le condizioni sul lavoro e innalzare gli
standard di vita;
intraprendere ciascuno dei suddetti processi nel rispetto e nell’ottica di
conservazione dell’ambiente, promuovendo uno sviluppo sostenibile.
L’Accordo ha previsto la rimozione delle restrizioni fino ad allora vigenti su molte
categorie di prodotti, inclusi il settore automobilistico e il comparto meccanico, il
settore tessile e dell’abbigliamento, la componentistica elettronica, l’agricoltura, il
materiale edile. Inoltre, il NAFTA è stato integrato dal North American Agreement for
Environmental Cooperation (NAAEC, Accordo Nordamericano per la Cooperazione
Ambientale)
7
- una risposta alle preoccupazioni degli ambientalisti, i quali temevano
che le società americane avrebbero delocalizzato i loro impianti in Messico o che gli
USA avrebbero abbassato il livello dei loro standard se i tre paesi non avessero
raggiunto una regolamentazione unanime sull’ambiente - e il North American
Agreement on Labor Cooperation (NAALC, Accordo Nordamericano sulla
Cooperazione nel Lavoro)
8
, finalizzato alla risoluzione dei problemi sul lavoro e alla
promozione di una maggiore cooperazione tra i sindacati e le organizzazioni sociali.
Nel settore degli investimenti è stata quasi raggiunta la completa e libera
circolazione dei flussi di capitale. Agli investimenti deve essere riconosciuto il
“principio del trattamento nazionale”: per avere accesso all'area NAFTA il bene deve
essere prodotto in uno dei tre paesi membri per una percentuale che varia in base
al settore.
Dopo la firma del NAFTA, il commercio tra le nazioni è aumentato in modo
esponenziale, in particolare il commercio tra gli USA e il Messico è raddoppiato
9
,
ciononostante risulta difficoltoso analizzare i suoi effetti macroeconomici a causa
dell’ampio numero di fattori che incidono sull’economia dei tre paesi.
Sicuramente, il NAFTA è stato controverso sin da quando venne proposto. Società
transnazionali lo sostennero nella convinzione che dazi doganali inferiori avrebbero
aumentato i loro profitti. I sindacati in Canada e negli Stati Uniti erano contrari al
NAFTA a causa del timore che i posti di lavoro venissero trasferiti in Messico per il
minore costo del lavoro. Gli agricoltori messicani si oppongono tuttora al NAFTA
perché i pesanti sussidi all’agricoltura a favore dei coltivatori statunitensi hanno
causato una pressione verso il basso dei prezzi agricoli messicani, obbligando molti
agricoltori ad abbandonare la loro attività. Non a caso il giorno stesso della firma
del Trattato, nella regione messicana del Chiapas ebbe inizio la rivolta zapatista,
7
SEMARNAT - Secretarìa de Medio Ambiente, Recursos Naturales y Pesca;
www.semarnat.gob.mx
8
STPS - Secretarìa del Trabajo y Previsiòn Social; www.stps.gob.mx
9
Alianza Social Continental, Lesson from NAFTA: the high cost of the ''free'' trade, June 2003;
www.asc-hsa.org
13