5
Nel secondo capitolo viene presentata la ricerca, condotta su un corpus di
400 sms, costituito da 7384 occorrenze riconducibili a 1.530 lemmi. Dopo una
rapida presentazione del gruppo di autori − venti maschi e venti femmine
divisi in quattro fasce d’età (adolescenti, giovani, adulti e anziani), quasi tutti
residenti a Lecce o nella provincia −, sono descritti i criteri di analisi dei
messaggini e gli strumenti per l’archiviazione e il trattamento elettronico dei
dati. La peculiarità di questi testi, ricchi di abbreviazioni e di deviazioni dalla
‘norma’, non ha consentito l’utilizzazione di un software specifico per la
redazione della concordanza: si è perciò deciso di procedere manualmente
alla lemmatizzazione e alla categorizzazione immettendo i dati in un database
appositamente costruito.
I risultati della ricerca sono presentati nel terzo capitolo. L’analisi
linguistica evidenzia che gli sms sembrano seguire ‘regole’ peculiari, con
numerose deviazioni dall’italiano standard, norme non scritte ma condivise dal
popolo dal pollice veloce. L’esigenza di brevità, dovuta al numero ridotto di
caratteri a disposizione, induce ad un ampio uso di abbreviazioni: accanto a
forme quasi codificate, si rileva la tendenza costante all’omissione delle
vocali. La rapidità della digitazione determina una strutturazione in itinere e
non revisionata, con numerose discordanze di genere e numero, omissioni e
usi impropri di accenti, fenomeni di ipo e ipersegmentazione. Molti sono i
tratti tipici del parlato, come l’uso e l’abuso del “che” polivalente, la
sovraestensione dell’indicativo sul congiuntivo, il frequente ricorso a fatismi.
Non mancano forestierismi, soprattutto anglicismi, e espressioni dialettali. I
vari disfemismi e le espressioni scatologiche rilevate sembrano un indice dello
stretto rapporto confidenziale esistente tra emittente e destinatario.
Analizzando le parole contenuto più frequenti all’interno del corpus di
sms presi in esame, si propone un confronto con il corpus del Lessico di
frequenza dell’italiano parlato per notare eventuali analogie e differenze in
merito alle voci lessicali maggiormente utilizzate.
6
Sulla base delle liste ricavate è stato infine compilato un piccolo
glossario contenente i lemmi peculiari della lingua degli sms, ovvero le grafie
abbreviate e i termini che possono essere considerati delle neoconiazioni.
Si riportano in appendice
1. il corpus analizzato, trascritto fedelmente;
2. il lessico di frequenza, cioè la lista dei lemmi in ordine alfabetico con le
forme di ciascun lemma e le rispettive frequenze;
3. la lista dei lemmi in ordine di rango, cioè per frequenza decrescente;
4. la lista dei lemmi raggruppati per categoria grammaticale.
1. La telefonia: da Meucci al cellulare
8
1.1. La telefonia
1.1.1. I precursori: Meucci e Bell
I telefoni cellulari sono oggi dei concentrati di tecnologia capaci di
condensare in pochi centimetri cubi, e in sempre meno grammi, molteplici
utilità che vanno sempre più al di là dell’iniziale semplice funzione di invio e
ricezione di chiamate telefoniche vocali. Tuttavia un mezzo di comunicazione
così ‘giovane’, nato da poco più di un trentennio, affonda le proprie radici
tecnologiche in un passato meno recente: il 28 dicembre 1871 il fiorentino
Antonio Meucci
1
, sbarcato in America in cerca di fortuna, presentò al Patent
Office statunitense il caveat (preliminare di una domanda di brevetto) numero
3335 dal titolo “Sound Telegraph”, dando di fatto il via a una nuova era nel
mondo della comunicazione a distanza.
La paternità di quest’invenzione così ‘rivoluzionaria’ è stata per anni al
centro di un’accesa polemica intellettuale tra i sostenitori del genio italiano e
coloro che invece rivendicavano il riconoscimento di Alexander Graham Bell
2
,
fondatore dell’omonima compagnia telefonica, quale ‘padre’ del telefono. Per
oltre un secolo, ad eccezione che in Italia, il fisico americano di origine
scozzese è stato ingiustamente considerato l'inventore del telefono.
Grazie al preciso e tenace lavoro di ricerca realizzato dal Centro di
Ricerca per le Telecomunicazioni e le Tecnologie dell'Informazione di Torino
questa radicata certezza internazionale è stata messa in discussione. L’equipe
di studiosi italiani, capitanata dall’ingegnere Basilio Catania che a Meucci ha
1
Antonio Santi Giuseppe Meucci (Firenze, 1808 – 1889).
2
Alexander Graham Bell (Edimburgo, Scozia, 1847 – Baddeck, Canada, 1922).
9
anche dedicato un libro
3
, ha basato la propria richiesta di revisione storica
sulla raccolta di alcuni documenti inediti che hanno fatto chiarezza su
numerosi aspetti cronologicamente confusi relativi alla consegna del brevetto
del telefono.
È stato dimostrato innanzitutto che l’inventore toscano nel 1843 aveva
realizzato, prima ancora della partenza da emigrante verso l’Avana, un
modello di telefono acustico ancora oggi esistente presso il Teatro della
Pergola di Firenze. Inoltre lo studio degli atti ha consentito di dimostrare che
Meucci, già fisicamente provato dalla malattia e alle prese con difficoltà
economiche, aveva dovuto presentare nel 1871 un brevetto provvisorio della
sua invenzione non potendosi permettere la cifra necessaria per un brevetto
definitivo (200 dollari). Questa formula consentiva un iniziale risparmio ma
necessitava comunque di un rinnovo annuale al costo di 10 dollari, pertanto
Meucci si prodigò nel tentativo purtroppo vano di reperire dei finanziatori sia
in loco che in Italia. Nel 1873 il brevetto provvisorio, non rinnovato per
mancanza di fondi, perse validità e appena tre anni dopo Graham Bell avanzò
con successo la propria richiesta di brevetto.
Un primo processo intentato direttamente da Meucci nei confronti di
Bell, accusato di aver ottenuto con frode le informazioni relative alla
tecnologia di base del telefono, si concluse con la vittoria del fisico scozzese e
con il riconoscimento di due progetti distinti: il telefono meccanico di Meucci
e quello elettrico, ben più importante, di Bell.
Solo recentemente, l'11 giugno 2002, il Congresso degli Stati Uniti con la
risoluzione 269 ha riconosciuto che se Meucci avesse avuto i soldi per
continuare a pagare il rinnovo del caveat del 1871, Alexander Graham Bell
non avrebbe potuto acquistarne il brevetto e che pertanto l’operato
dell’inventore italiano doveva essere riconosciuto in quanto indispensabile per
3
Catania 1994.
10
ogni successivo sviluppo tecnologico realizzato da altre persone. Questo atto
ufficiale di revisione storico-tecnologica riconosce definitivamente allo
scienziato italiano Antonio Meucci, la scoperta del ‘telegrafo parlante’,
l'invenzione del ‘teletrofono’ e il merito di aver contribuito in modo
determinante allo sviluppo delle comunicazioni fra gli uomini.
1.1.2. La telefonia “semi-mobile” e “auto-mobile”
Numerose sono state, in un secolo di tempo, le tappe intermedie che
hanno segnato l’evoluzione tecnologica del telefono consentendo lo sviluppo
di apparecchi sempre più all’avanguardia. Alcuni di questi passaggi meritano
più di altri di essere brevemente ricordati in quanto ‘rivoluzionari’: pare ad
esempio che la cornetta sia l’evoluzione di una casuale intuizione di una
sconosciuta centralinista svedese che, per avere una mano libera con la quale
operare, legò trasmettitore e ricevitore ad un’unica barretta di legno da
utilizzare come impugnatura fondamentale. E così pure il recente passaggio
dall’ormai quasi dimenticato selezionatore di numero a disco alla tastiera
digitale.
Un’altra importante tappa intermedia lungo il percorso che ha portato alla
nascita dei telefoni cellulari è rappresentata dai cercapersone e dai telefoni
cordless: i cercapersone soddisfano per la prima volta la necessità di costante
reperibilità a distanza, attraverso un dispositivo in grado di emettere un
segnale acustico e dotato di un display sul quale visualizzare il numero di
telefono del mittente. Il limite di questo dispositivo a radiofrequenza entrato in
funzione nel 1955 è quello di consentire una comunicazione a senso unico,
non permettendo al destinatario di contattare direttamente il numero telefonico
desiderato. I cordless, apparecchi telefonici senza fili per uso domestico,
hanno invece rappresentato il primo prototipo di telefono-cornetta senza base
11
al seguito; il funzionamento di questi telefoni portatili è però subordinato alla
presenza di una centralina-base, collegata alla rete elettrica e a quella
telefonica, con la quale ‘dialogare’ per mezzo di onde radio. Il cordless ha
pertanto un raggio d’azione circoscritto, solitamente entro poche decine di
metri, e necessita di costanti ricariche elettriche della batteria che ne limitano
l’autonomia.
Il vero precursore dell’attuale telefono cellulare è senza dubbio il
telefono mobile per auto: già nel 1921 le volanti della polizia di Detroit erano
dotate di un telefono mobile per le comunicazioni di servizio, ma la diffusione
di questa nuova tecnologia venne a lungo frenata dagli onerosi costi di
installazione su misura e da un rendimento non sempre ottimale. Ricevitore,
trasmettitore e ‘cervello’ del telefono occupavano inoltre l’intero bagagliaio
rendendolo inutilizzabile, mentre disco selettore e cornetta venivano sistemati
all’interno dell’abitacolo; l’alimentazione era fornita dalla batteria
dell’autovettura e il consumo era piuttosto elevato. Gli apparecchi
comunicavano tra di loro e con la centrale grazie ad un’unica potente antenna,
situata alla sommità di un grattacielo, che trasmetteva il proprio segnale sino a
cento chilometri di distanza. Venticinque anni dopo, nel 1946, la compagnia
telefonica AT&T avviò un servizio commerciale pubblico di telefoni per
automobile e molto più tardi, nel 1973, la tecnologia radiomobile venne
introdotta con scarso successo anche in Italia grazie ad un progetto della
Società Italiana per l’Esercizio Telefonico (S.I.P).
1.1.3. La telefonia mobile
La telefonia mobile nacque nel 1947 per scopi prevalentemente militari.
La prima telefonata privata effettuata da cellulare risale al 1973: a realizzarla
fu Martin Cooper, allora quarantenne dirigente della Motorola, che sperimentò
12
un prototipo di sistema cellulare chiamando la sede di un rivale (AT&T) da
una strada di Manhattan. I primi telefonini, i Dyna-Tac Motorola, erano
apparecchi pesanti più di un chilo che venivano trasportati all’interno di
apposite valigette e consentivano un’autonomia di batteria inferiore ad un’ora;
messi in commercio dieci anni più tardi, nel 1983, questi cellulari preistorici
non ebbero un grande impatto sul mercato della telefonia soprattutto a causa
dei costi elevati (3.500 dollari). Nessuno, probabilmente, all’epoca poteva
minimamente immaginare il successo che quel mezzo di comunicazione
avrebbe avuto nel volgere di appena un trentennio.
Non a caso, ancora quindici anni fa, il cellulare “sembrava un gadget di
alto costo e scarsa utilità, un tipico bene di consumo vistoso per le élites”
4
.
L’accelerata evoluzione del fenomeno della telefonia mobile è avvenuta a
partire dalla metà degli anni Novanta con l’avvento del sistema GSM (Global
System for Mobile Communications)
5
e, nel nostro Paese, con la progressiva
liberalizzazione del mercato.
È ancora la statunitense Motorola a segnare idealmente nel 1996 il
passaggio del cellulare da semplice apparecchio di servizio ad accessorio di
stile con l’introduzione dello Star Tac, un modello di telefonino a conchiglia
ispirato ai comunicatori utilizzati dai protagonisti della saga televisiva “Star
Trek”.
Oggi si può tranquillamente affermare che il telefono mobile è divenuto
un mezzo di comunicazione di massa, uno status symbol appendice
indispensabile di ogni teen-ager, un oggetto-soggetto che “fa parte della nostra
vita al punto che siamo arrivati a considerarlo una protesi naturale inglobata
nel nostro corpo”. Descrivere oggi il telefono mobile significa “raccontare noi
stessi, cyborg del Duemila
6
”.
4
Colombo 2001: 9.
5
L’acronimo GSM deriva dal nome del gruppo francese che ha iniziato lo sviluppo del servizio, la
Groupe Spécial Mobile (in http://it.wikipedia.org).
6
Colombo 2001: 9.
13
Sempre più leggero e miniaturizzato, lontano anni luce dalle preistoriche
cabine telefoniche portatili di circa sedici chili da installare in automobile,
questo “oggetto vagabondo”
7
porta con sé la nostra dimensione relazionale. Al
suo interno ci sono “infinite tracce del nostro modo di vivere, della nostra
storia e delle nostre attitudini […] i segni del nostro pensiero”
8
.
Il cellulare ha introdotto anche un nuovo modo di condividere lo spazio
da parte dei due interlocutori nell’ambito della relazione telefonica: nel caso
della telefonia fissa lo spazio di conversazione è paragonabile ad una sorta di
“bolla che esce dalla cornetta dei due attori della telefonata e li avvolge,
progressivamente, fino a costruire una sorta di mondo parallelo, di cui sono gli
unici abitanti, naturalmente passeggeri […] e dove valgono tutte le regole del
faccia a faccia”
9
. Il cellulare, invece, cambia radicalmente la scena: la bolla
esiste già e l’altro vi è già dentro, a disposizione. In un’ottica sociologica, il
telefonino appare uno strumento comunicativo perfettamente in linea con due
elementi caratterizzanti della società post-industriale: da un lato è un oggetto
dinamico, un “telefono a spasso che, permettendo di comunicare anche in
movimento, consente di abbattere il legame con quella stanzialità che il
telefono classico presupponeva”
10
e dall’altro, essendo quasi sempre
personale, è un simbolo inequivocabile del processo di individualizzazione
sociale.
È inevitabile sostenere che il successo sociale di questo medium sia
dovuto in larga parte alle sue funzioni supplementari, tra le quali spicca il
servizio di SMS (Short Message Service) ovvero la possibilità di inviare e
ricevere brevi messaggi alfanumerici da un telefono cellulare ad un altro
attraverso un elementare software di editing.
7
Colombo 2001: 11.
8
Colombo 2001: 27.
9
Colombo 2001: 30.
10
Fortunati 1995: 125.