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La centralità del ruolo svolto dalle risorse immateriali nel nuovo contesto di
business evidenzia la criticità di alcuni aspetti quali l’inadeguatezza dei
tradizionali strumenti economici finanziari nella misurazione/rappresentazione
delle risorse immateriali e l’ascesa di nuove tipologie di strumenti che verranno
considerati nel presente lavoro
1
. Cosa accadrebbe per esempio ad un’azienda
informatica se diversi tra i più competenti ed esperti programmatori a livello
internazionale lasciassero l’azienda improvvisamente e nello stesso momento?
Dal punto di vista del bilancio tradizionale ci sarebbe una diminuzione dei costi
del personale con una conseguente crescita del profitto a fine esercizio; nella
realtà invece inciderebbe negativamente sul valore di mercato dell’azienda a
seguito di una perdita di capitale intellettuale. Nella new economy è pertanto
urgente concepire nuovi metodi e strumenti di accounting che contemplino non
solo gli aspetti economici e finanziari ma anche quelli legati al patrimonio
intellettuale di un’azienda.
Dopo aver analizzato con maggior attenzione le motivazioni che hanno spinto le
imprese a concentrarsi su questa nuova categoria di risorse, e determinato cosa
sono realmente le risorse intangibili, fornendo una definizione appropriata delle
stesse e individuando la struttura del capitale intellettuale (Capitolo 1); si cercherà
di affrontare i problemi legati a questo cambiamento: dal problema contabile
relativo alla rilevazione del Capitale Intangibile o più precisamente di quello
Intellettuale nel bilancio d’esercizio delle imprese (Capitolo 2), a quello della
valutazione e misurazione dello stesso; con riguardo a quest’ultima tematica si
individueranno metodi di misurazione alternativi utilizzati per la determinazione
della performance aziendale, che permettono di tenere in giusta considerazione
questa nuova dimensione di analisi (Capitolo 3). Infine, si tratterà la rilevanza del
Bilancio dell'intangibile come strumento di monitoraggio dei fattori che generano
1
Il bilancio d’esercizio è nato con la finalità di contenere tutte le principali informazioni
riguardanti un’impresa. In una realtà economica costruita essenzialmente intorno a transazioni
commerciali tra aziende e tra aziende e mercato, questo sistema ha svolto la sua funzione in
maniera egregia in quanto, misurando e riportando in bilancio gli effetti di tali transazioni, si
poteva ottenere un quadro sufficientemente completo ed esauriente del valore di un’impresa. Ma
oggi, nell’era della conoscenza, è eccessivamente riduttivo ricondurre il business a semplici
transazioni commerciali. Molte più variabili incidono sul valore di un’azienda ed è necessario
prestare la dovuta attenzione.
CRAVERA A., MAGLIONE M. RUGGERI R., La valutazione del capitale intellettuale. Creare valore
attraverso la misurazione e la gestione degli asset intangibili, Il Sole 24 ore, 2001, pag. 9.
4
valore per l'azienda nonché l'importanza di un ampio coinvolgimento del
management nella sua redazione.
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6
Capitolo 1
La rilevanza degli intangibles
1.1 La crescente importanza degli intangibles in una
prospettiva storica
Le locuzioni new economy, knowledge economy
2
sono ormai divenute parte
del linguaggio corrente e mirano a connotare un insieme di fenomeni che è venuto
sempre più a caratterizzare i sistemi economici nell’ultimo quindicennio.
Si assiste oggi infatti ad una sempre più marcata dematerializzazione non solo dei
prodotti e servizi offerti dalle aziende ma anche, più in generale, dei processi di
creazione del valore di tali prodotti e servizi, che vengono sempre più a dipendere
da risorse immateriali. Gli intangibili sono divenuti gli elementi su cui si basa la
competitività a lungo termine delle aziende, ovvero la capacità di combinare
risorse interne ed esterne per sfruttare al meglio, e per periodi temporali
prolungati, le opportunità strategiche e commerciali. In questo modo il vantaggio
competitivo basato storicamente su fattori materiali, passa ad essere definito
anche sulla base della valutazione ed identificazione dei beni immateriali (marchi
e brevetti, innovazione, soddisfazione del cliente, risorse umane, etc…).
Le risorse intangibili, naturalmente, esistevano negli anni Settanta e molto
prima, risalendo agli albori della civilizzazione. Ogni volta che si mettevano in
pratica delle idee nelle abitazioni, nei campi e nell’artigianato si creavano delle
risorse intangibili. Invenzioni rivoluzionarie come l’elettricità, il motore a
scoppio, il telefono i prodotti farmaceutici hanno creato ondate di risorse
intangibili per cui queste non sono sicuramente delle risorse inedite
3
.
2
Economia basata sul know-how. Il termine si riferisce all’utilizzo della conoscenza al fine di
produrre benefici economici (termine utilizzato per far riferimento a settori altamente tecnologici,
quali quello farmaceutico, medico, del computer, dei software, delle telecomunicazioni e dei
servizi virtuali). Sul tema: AA.VV., “Knowledge management – Le nuove figure e i modelli
aziendali per gestire la conoscenza”, in Amministrazione e finanza, n.2, 2000.
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LEV B., Intangibles, Etas, 2003, pag. 10.
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Che una collettività gestisca la conoscenza che possiede orientandola verso un
fine è qualcosa di assolutamente naturale e che probabilmente è praticato
inconsapevolmente dalle origini della società. Ad un certo punto però questa
attività è diventata consapevole: è emerso nell’uso il termine knowledge
management e si è aperta la discussione volta a definire questa nuova disciplina
che studia come impiegare nei modi più efficienti la conoscenza a disposizione di
un’organizzazione al fine di generarne il maggior valore possibile. Il knowledge
management nasce come conseguenza delle caratteristiche che ha assunto
l’economia negli anni, soprattutto, Novanta quando si è capito che la produzione
da sola non avrebbe più rappresentato il fattore critico di successo: è l’avvento
dell’economia immateriale. A differenza del sistema di capitalismo industriale, in
cui i processi di business dipendevano prevalentemente da risorse fisiche
(immobili, impianti e macchinari) e finanziarie, la produzione di beni e servizi
dipende sempre più da risorse intangibili come la qualità delle relazione con gli
stakeholders, il capitale umano e i processi organizzativi aziendali.
Il capitalismo dell’Ottocento pre-fordista fu, infatti, un periodo, caratterizzato
dall’adozione di una tecnologia molto semplice, in cui i metodi di produzione
erano ancora fondati su processi di trasformazione fisica delle materie prime in
prodotti finiti, ove beni materiali (risorse, impianti ed energia) davano origine ad
altri beni materiali (prodotti finiti) ed in cui quest’ultimi fungevano
da“contenitore” dell’utilità in essa trasferita dalla manifattura e con essi trasferita
attraverso gli scambi di mercato. È con il successivo avvento delle tecniche di
produzione di Ford e di Taylor
4
nei primi anni del Novecento, basate
rispettivamente sulla scomposizione del prodotto in componenti standard ed
intercambiabili e sulla parcellizzazione del lavoro in fasi elementari, che
diminuisce progressivamente il contenuto di materialità del processo produttivo
che, per essere governato, richiede un flusso crescente di informazioni. L’impresa
intraprende il cammino verso la sua trasformazione in un sistema complesso, in
cui il patrimonio conoscitivo si trasferisce dai beni strumentali all’organizzazione.
Prende avvio il distacco irreversibile tra la produzione del valore e la mera fisicità
dei beni. Il valore economico e la produttività vengono a dipendere in modo
4
RULLANI E., “Economia delle risorse immateriali”, in Sinergie n. 29, 1992.
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determinante dall’organizzazione sistemica della produzione e delle relazioni
sociali, ossia da un modo di apprendere e dividere il lavoro che oltrepassa le
capacità dei beni fisici di “contenere” le informazioni e di trasferirle. Con i primi
anni Settanta l’aggravarsi delle problematiche ambientali, le crisi e i rivolgimenti
geo-sociali, il rapido crollo di equilibri e di interi sistemi politici, l’ampliamento e
la contestuale globalizzazione dei mercati, l’interdipendenza delle economie, il
ruolo dell’informazione, l’eccesso strutturale di capacità produttiva, il repentino
cambiamento nelle attese dei consumatori e le discontinuità tecnologiche, in altri
termini l’intensificazione della crescita del livello di complessità (intesa come
varietà-variabilità dei prodotti, dei processi e delle relazioni), consolidano la
tendenza alla smaterializzazione dei processi di creazione del valore. Si creano,
dunque, le condizioni per il passaggio da un’economia fondata su valori di
scambio – ove i beni sono standardizzati e sono prodotti mediante combinazioni
produttive standardizzate – ad un’economia in cui predominano i valori d’uso –
ove si tende a soddisfare bisogni specifici attraverso la creazione di beni altamente
differenziati e frutto di combinazioni produttive specifiche. Inizia così un
processo di terziarizzazione dell’economia e delle imprese che porta ad un
rilevante sviluppo dei settori dei servizi e delle componenti immateriali in cui i
caratteri salienti sono rappresentati dal peso crescente dell’informazione e della
capacità tecnologica di produrla, elaborarla e distribuirla e dall’importanza
progressiva e strategica della comunicazione in quanto attività determinante per il
successo e l’affermazione di tutti gli agenti economici e sociali.
I principali driver di tale cambiamento sono, quindi, da ricondursi a due
forze dominanti: i radicali cambiamenti strutturali delle imprese e le profonde
innovazioni informatiche e tecnologiche. La prima può essere spiegata in
particolare da due eventi che hanno sottoposto le aziende ad una maggiore
concorrenza, ossia la globalizzazione
5
del commercio (si pensi alla scomparsa
5
Standardizzazione di tutti i mercati mondiali rispetto ad un modello unico dominante, in cui è
possibile la libera circolazione di capitali finanziari, commerciali e produttivi. In questo caso il
termine denota la forte integrazione nel commercio mondiale e la crescente interdipendenza dei
Paesi gli uni dagli altri. La globalizzazione non ha però fatto diminuire le differenze tra le varie
parti del mondo ma ha accentuato la funzione di predominio di un modello standard, quello
capitalistico occidentale: con la stessa parola si intende anche l’affermazione delle multinazionali
nello scenario dell’ economia mondiale.
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delle barriere doganali), e la deregulation
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in settori economici chiave quali le
telecomunicazioni, l’elettricità, i trasporti.
Un secondo driver del cambiamento è di tipo tecnologico, il cui ultimo esempio è
internet, che ha portato le aziende a competere su scala mondiale.
La combinazione di innovazione tecnologica e aumento di concorrenza ha portato
le imprese a ristrutturarsi dalle fondamenta, ha prodotto cambiamenti strutturali e
strategici che si esprimono in processi di de-verticalizzazione (outsourcing delle
attività che non conferiscono vantaggi competitivi) e in una maggiore enfasi
sull’uso intensivo di ICT e sull’innovazione, che diventa una tra le fonti più
importanti di vantaggio competitivo. Questi due fondamentali cambiamenti nella
struttura e nella strategia delle imprese hanno innescato l’ascesa dei beni
intangibili.
1.2 Studio del Brooking Institute/Baruch Lev analysis
Le componenti immateriali o, secondo altri sinonimi, i beni intangibili, gli
invisibile assets, il capitale intellettuale, hanno dunque - a pieno diritto -
conquistato un ruolo di primo piano tra le risorse aziendali ove con tale termine
non si fa più riferimento solo alle persone, ai beni e ai capitali, ma anche alle
informazioni di cui l’impresa dispone per il raggiungimento dei propri obiettivi a
breve e a lungo termine, alla fiducia dei consumatori, all’immagine aziendale, al
brand, alla capacità del management. Ciò è tanto più evidente, quanto più si
guarda alle valorizzazioni espresse dalle contrattazioni dei titoli azionari nei
mercati finanziari in cui le imprese sono valutate tre, quattro, dieci volte più del
valore contabile del loro patrimonio, dando origine ad una differenza definita “il
differenziale fantasma”
7
.
6
“Deregolamentazione” ovvero quel processo di liberalizzazione che permette la riduzione di
norme legislative e regolamenti che appesantiscono i procedimenti ed i rapporti tra i cittadini e la
P.A. e le imprese. Nel linguaggio corrente significa minori interventi da parte dello Stato nel
regolamentare l’attività economica, riducendo molti vincoli ed agevolando gli operatori
economici.
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GUATRI L., BINI M., “Brand sfruttati male”, in Milano Finanza, 26.04.2003.