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La foto della copertina, ricavata dal giornale diocesano “La vita del popolo” del 4
marzo 2001, esprime a pieno l’entità del fenomeno che aveva preso di mira il piccolo
paesino di Altivole, nel quale io abito tuttora e convivo con loro dall’età di 14 anni.
L’articolo analizzava le problematiche della migrazione cinese che il paese stava
affrontando e ha scatenato le pubblicazioni di altri articoli di giornali locali ma anche
nazionali, tra cui uno scritto proprio dallo scrittore – giornalista - autore del libro La
Casta, Gian Antonio Stella. Grazie a loro ho potuto ricostruire l’interesse mediatico sul
(vero o presunto) fenomeno Chinatown della Marca trevigiana: Altivole.
Ho richiesto alle varie anagrafi, dei comuni elencati in precedenza, i dati inerenti
alla presenza di cittadini cinesi, controllandoli e incrociandoli anche con quelli reperibili
nel sito di www.demoistat.it (dal 2003 al 2007). Il mio lavoro mirava a ricostruire non
solo il profilo demografico della migrazione cinese sul territorio indagato, ma anche le
attività imprenditoriali e quella dei lavoratori dipendenti. Per questo motivo mi sono
rivolta anche alla locale Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato di
Treviso, e a Info Camere, per sapere quante persone nate in Cina erano riuscite ad
aprire una piccola ditta. A Veneto Lavoro invece ho avuto i dati inerenti agli avviamenti
al lavoro riferiti al 2007. Grazie alla gentile collaborazione di questi enti sono riuscita a
fare un’analisi quantitativa del fenomeno, sia a livello regionale per poi localizzarlo a
livello provinciale.
Per indagare a fondo sull’argomento, ho preferito intervistare dei testimoni
privilegiati all’interno del paese di Altivole, in torno al quale si era concentrata
l’attenzione dei media. Questi testimoni sono esponenti di spicco della politica locale
oltre dal professionista che lavora per ditte cinesi anche grazie a delle collaboratrici
cinesi. Un ruolo importantissimo per la mia tesi è stato quello di don Francesco Pavin
che ha permesso la ricostruzione, nel dettaglio, della storia migratoria all’interno del
territorio d’indagine.
Da parte opposta, cioè i cinesi, la ricerca è stata un po’ difficoltosa. Infatti per
avvicinarmi a loro ho dovuto in prima battuta farmi accettare tramite l’intermediazione
del professionista sopra menzionato, e cercare di guadagnarmi la loro fiducia e di non
screditare quella di colui che ha permesso questo contatto. Dopo aver ottenuto la loro
fiducia, le cose si sono rivelate un po’ più semplici: bastava che nominassi il nome di un
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precedente intervistato cinese, per poter riceve una risposta affermativa di
collaborazione.
La tesi è strutturata in quattro parti. Nel primo capito ho analizzato la situazione
del fenomeno della presenza cinese sul territorio di indagine grazie ai dati delle anagrafi
e di ISTAT. Ho analizzato l’andamento demografico, migratorio e, dove è stato
possibile, la locazione nel territorio. Ho pure ricostruito una breve storia delle
migrazioni di questo popolo.
Nel secondo capitolo ho preso in esame il caso del comune di Altivole
dell’esplosione della presenza dei cittadini dagli occhi a mandorla. Per l’elaborazione di
questo capitolo e in particolare per la ricostruzione delle tappe del processo migratorio,
è stato fondamentale la testimonianza di don Francesco Pavin, il quale era stato
incaricato dal Vescovo di Treviso. Ho analizzato anche la stampa quotidiana per
analizzare come viene spiegato il fenomeno a livello nazionale e a livello locale. Poi ho
proseguito con la visione politica e sulle varie problematiche che questi cittadini possono
aver o hanno creato nelle percezioni di politici e amministratori pubblici locali.
Nel capitolo terzo ho analizzato i dati della Camera di Commercio e di Info
Camere. Ho voluto rilevare la presenza di imprese cinesi presenti, con una breve
panoramica a livello nazionale. Mi sono concentrata sul territorio Veneto, grazie ai dati
di Info Camere, cercando e analizzando in quali settori i cinesi si sono inseriti e la loro
locazione. La sistemazione delle aziende per settore economico è stata possibile grazie
all’ausilio dei codici Ateco 2002. Poi ho analizzato la situazione a livello della Provincia
di Treviso. Qui ho dovuto analizzare i dati con la nuova codificazione attività Ateco
2007, entrato in vigore il 1 gennaio 2009. Tramite questa classificazione ho localizzato
le attività all’interno del territorio provinciale e dei comuni con maggiore incidenza di
ditte cinesi. Successivamente mi sono occupata dei lavoratori dipendenti, sempre di
nazionalità cinese. Qui ho preso in considerazione i dati di Veneto Lavoro 2007. Ho
fatto un confronto tra gli avviati e gli avviamenti. Qui ho fatto un’analisi considerando il
datore di lavoro, gli orari svolti, i contratti applicati, la distinzione per classe d’età e per
genere. In fine ho localizzato i lavoratori dipendenti all’interno della Regione Veneto.
Nel quarto capitolo ho lasciato parlare i cinesi: cioè, mediante le interviste e quei
pochi questionari che ho ricavato, ho analizzato la situazione lavorativa dei lavoratori
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dipendenti. Sempre in questo capitolo ho analizzato l’imprenditoria cinese, grazie alle
interviste a due proprietari di bar ed ad uno di laboratorio di confezioni.
Il lavoro di indagine è stato condotto rispettando le norme in materia di privacy.
Questo ha garantito una maggiore disponibilità alle interviste da parte dei cittadini
cinesi, colpiti sempre dalle male lingue e dai pregiudizi da parte dei cittadini italiani.
Ringrazio innanzi tutto il professore V. Zanin per avermi suggerito l’idea di questa tesi e
per il materiale messomi a disposizione. Ringrazio anche i lavoratori delle anagrafi, Marta,
Osvaldo e Milena (con i quali sono riuscita ad avere un rapporto di fiducia e di collaborazione),
dei rispettivi comuni di Montebelluna, Castelfranco Veneto ed Altivole, per avermi permesso di
ricevere i dati. Un ringraziamento poi alla signora Irene della CCIAA di Treviso, la quale mi ha
fornito l’elenco delle imprese cinesi e tutto il supporto per richiederlo. Inoltre ringrazio i
rappresentanti politici di Altivole, la bibliotecaria Mary e il professionista. Ai due esponenti del
mondo cattolico per aver permesso la ricostruzione cronologia e per il supporto.
Per ultimi, ma non per dimenticanza, ringrazio i miei nuovi amici cinesi, con i quali ho
imparato molte cose inerenti ai loro usi e costumi. Ho imparato a guardare il mondo da un altro
punto di vista, quello di gente che ci assomiglia, amante del quieto vivere e rispettosa degli uni
verso gli altri a non aver paura dello straniero: tutto dipende dalle occasioni che la vita ti mette
davanti e cercare sempre di sfruttarle al meglio.
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PRIMO CAPITOLO
Un territorio “Cinesizzato”.
Caratteristiche e dati sulla migrazione cinese.
1.1 Premessa
Il Veneto risulta essere la seconda regione italiana per presenza di cittadini
stranieri, secondo le stime della Caritas, fin dal 31 dicembre 2006. Nella Marca
trevigiana si riscontra una significante presenza di cittadini stranieri, pari al 96.114 del
2008 su base dati comunali della provincia
1
. La loro incidenza è del 10,9% sul totale dei
residenti. La mia decisione di focalizzare l’attenzione su una piccola parte della
provincia di Treviso, comprendente i comuni di Altivole, Asolo, Castelfranco Veneto e
Montebelluna, è dovuta al fatto che tale territorio è caratterizzato da un’importante
presenza di cittadini cinesi. Essi sono arrivati, nel territorio trevigiano, già da 10 anni.
1
Secondo il rapporto di Anolf CISL, Caritas di Treviso e Vittorio Venero e Servire, cooperativa sociale
10
Solo in un paese della Marca Trevigiana, già a partire dai primi anni novanta
2
, si inizia
a riscontrare la loro presenza. Questo piccolo paese si chiama: Altivole.
Inizierò questo capitolo descrivendo, in maniera generale, l’economia cinese per
poi parlare delle migrazioni degli stessi avvenute all’inizio degli anni Trenta a Milano,
per arrivare infine a concentrarmi sul territorio oggetto di studio. In un secondo
momento analizzo i dati ufficiali dell’ISTAT, a partire dal 2003 fino al 2007. Passerò in
rassegna i dati generali del 2008, avuti dai comuni interessati, e presenterò una breve
panoramica sul 2009, per il periodo luglio – settembre. A seguire, voglio approfondire
nello specifico la situazione che caratterizza, i singoli comuni, fin dove mi è concesso dai
dati in mio possesso.
Per quanto riguarda la tecnica utilizzata, per la ricerca dei dati, sono ricorsa alla
ricerca di essi in Internet, nel sito di demo Istat, e alla richiesta diretta agli sportelli
anagrafe comunali. La cosa più impegnativa è stata la richiesta diretta ai comuni e
l’attesa, a volte di mesi, per avere una risposta. Ora inizierò ad analizzare il fenomeno
della migrazione cinese nel territorio della Marca Trevigiana. Prima faccio una
panoramica generale attinente alla provincia, per poi addentrarmi nei singoli comuni
coinvolti.
1.2 Da quale parte della Cina, o parte del Mondo, arrivano?
1.2.1 Vedere all’interno della Muraglia cinese. Alcune nozioni generali.
I cinesi che arrivano in Italia appartengono, per la maggior parte, all’etnia han
(che costituisce il 93% della popolazione cinese), salvo qualche altra sporadica presenza
di altre etnie. Questa gente è immigrata, nel nostro paese, per svariati motivi, come forti
2
Secondo la testimonianza di Don Francesco Pavin, già a partite dal 1997, sul territorio di Altivole vi erano 37 presenze
di immigrati cinesi, a Castelfranco Veneto 21, a Montebelluna 29, mentre nessuna presenza veniva riscontrata per il
territorio di Asolo. In tutta la diocesi di Treviso venivano calcolati 291 presenze. Dati Diocesi di Treviso, Distribuzione
dei cittadini cinesi, legalmente riconosciuti per comuni, maggio 1997.
11
squilibri interregionali, cioè alcune regioni sono più sviluppate di altre (soprattutto lungo
la costa o zone meridionali), povertà e disoccupazione di massa.
Il territorio cinese è suddiviso in 21 province, grosso modo l’equivalente delle
nostre regioni, oltre a 5 grandi Regioni ed a 3 Municipalità (Beijing – Pechino,
Shanghai e Tianjing). In tutto, la geografia della Cina è rappresentata da 29 regioni,
anche se il termine viene usato in modo improprio, come viene specificato sopra. C’è
una differenza da far subito notare: le Regioni autonome e i distretti autonomi, che sono
le suddivisioni delle province, sono le zone amministrative in cui la maggioranza della
popolazione locale appartiene a minoranze etniche
3
. Le principali città che dipendono
dal Governo centrale sono: la capitale Beijing, il principale porto e anima industriale di
Shanghai e quello di Tianjin.
Per quanto riguarda l’economia, dobbiamo ricordare che dal 1993, il governo
cinese ha adottato la formula di un’economia socialista di mercato. Questa formula
comprende la divisione delle imprese: statali, che operano sotto il controllo governativo;
collettive, operanti mediante il controllo di organi amministrativi locali; ed imprese
individuali. Il 60% della popolazione attiva è impiegata nell’agricoltura, che rappresenta
uno dei settori più importanti dell’economia, con la formazione del 20% del prodotto
interno lordo, è uno dei maggiori produttori agricoli mondiali, con il 10% della
superficie coltivata. Le principali coltivazioni sono: cereali, cotone, canna da zucchero e
il tè. il settore industriale (PIL 50%) è in pieno sviluppo ed ammodernamento. L’88%
della produzione industriale è rappresentata dall’industria manifatturiera. I principali
comparti produttivi sono: macchinari e trasporti (26%), tessile abbigliamento uno dei
pilastri della struttura industriale cinese (14%), e alimentari per il 12%. Nel comparto
tessile – abbigliamento, la Cina si caratterizzata per essere diventato il fornitore
mondiale, grazie alla sua crescita regolare registrata negli ultimi anni. Per via della
riforma, attuata dal Governo, l’industria è attualmente impegnata in una
ristrutturazione del sistema di distribuzione e del controllo dei prezzi, per ridurne le
estreme fluttuazioni. 10 mila sono le società straniere presenti sul territorio cinese, con
un valore di produzione pari a circa 20 milioni di dollari, nonostante il trattamento
meno favorevole per gli investimenti stranieri nel settore tessile, rispetto agli investimenti
3
Colombo M., Marcetti C., Solimano N., Wenzhou – Firenze. Identità, imprese e modalità di insediamento dei cinesi in
Toscana, Firenze, Angelo Pontecorboli Editore, 1995. pag 11
12
nei settori tecnologici o informatici. La progressiva liberalizzazione dell’economia ed il
sostanziale afflusso di capitali stranieri hanno determinato fino ad oggi profonde
trasformazioni in tutti i settori industriali.
Nel 1979, con l’adozione della politica della porta aperta che causa la
progressiva integrazione con le economie del resto del mondo, in particolare quelle
occidentali, il commercio estero viene a costituire uno dei fattori determinanti per
l’espansione dell’economia della Cina. Nel 2001 il commercio estero della Cina ha
raggiunto la soglia dei 500 miliardi di dollari Usa, con l’aumento progressivo del 7,5%.
Le esportazioni sono cresciute del 6,98% per l’ammontare pari a 266,16 miliardi di
dollari. Per le importazioni vi è stata una crescita dell’8,2% pari a 243,61 miliardi di
dollari. Il surplus commerciale ha registrato un valore pari a 22,45 miliardi di dollari,
contenuto rispetto al 2000 (24,1 miliardi di dollari). La Cina è uno dei principali
esportatori mondiali e l’UE è il suo terzo maggiore partner commerciale. Al primo posto
troviamo il Giappone, seguito da Taiwan, Stati Uniti, Germania e Francia. I prodotti
maggiormente importati sono apparecchi elettronici di precisione, prodotti chimici e
fibre sintetiche, macchine ed apparecchi meccanici, metalli e prodotti di metallo.
1.2.2 Fuori dalla Muraglia. I cinesi sul territorio nazionale, quando sono arrivati e
la loro evoluzione.
La presenza cinese, in Italia, data già agli anni Venti, dopo che le prime
migrazioni cinesi avevano toccato altri paesi europei. Il movimento migratorio, che ha
interessato il nostro paese, appartiene ad una re - migrazione, ovvero a una migrazione
che si è originata a partire da nuclei di cinesi che erano già emigrati dalla Cina e si
erano insediati appunto in altri paesi europei; soprattutto dalla Francia. Il fenomeno era
del tutto marginale e, fino agli anni successivi della Seconda Guerra Mondiale, la
presenza dei cittadini cinesi era rimasta circoscritta nel nord Italia. Come rilevato da
Alessandra Minnella
4
, nella sua tesi di laurea, tramite ricerche sul campo, effettuate
durante i primi arrivi, si riscontra che i cittadini cinesi arrivarono qui dalla Francia.
4
A. Minnella, L’immigrazione cinese nella provincia di Vicenza, Tesi di laurea, Università di Venezia, Facoltà di Lingue e
letterature straniere, a.a. 1999 – 2000.
13
Scelsero di insediarsi prima a Milano e poi a Torino, solo in un secondo momento si
spostarono verso le zone di Bologna, Firenze raggiungendo, dopo il conflitto, Roma.
I primi insediamenti lavorativi furono nella zona di Milano come venditori
ambulanti di cravatte, successivamente alcuni laboratori italiani iniziarono ad offrire
posti di lavoro a queste persone. Dopo alcuni anni si riscontra l’apertura delle prime
imprese artigianali nello stesso settore. In prevalenza erano gente giovane ed
esclusivamente uomini e questa caratteristica rimane costante durante il periodo fra le
due guerre.
Il secondo flusso di immigrazione si ha durante gli anni cinquanta ed è dovuto alla
stabilizzazione dei cinesi già presenti. Questo flusso è composto dai parenti degli stessi
emigranti. I primi laboratori gestiti da cinesi iniziano ad affermarsi e a produrre a prezzi
concorrenziali, grazie anche agli arrivi dei parenti. I settori principalmente impiegati
sono i laboratori di pelletteria, poi a causa della saturazione del mercato si verifica un
certo spostamento delle attività verso la ristorazione, creando una forte espansione di
quest’’ultimo settore. Negli anni settanta e ottanta, grazie alla politica di apertura del
governo cinese e un relativo allentamento del suo controllo sulla mobilità interna e
internazionale, si riscontra un terzo flusso migratorio più consistente. I nuovi arrivati
provenivano sia dalla madrepatria cinese, che da altri paesi come Francia e Olanda.
Questa maggiore presenza, nella metà degli anni ottanta, ha comportato l’avvio di altri
settori produttivi. Nella città di Torino, troviamo i primi laboratori tessili nel 1983 gestiti
da cinesi, anche come conseguenza, dell’attività precedentemente svolta in Francia. È
tuttavia nelle vicinanze di Firenze che si ha la nascita più consistente di laboratori di
confezioni e di pelletteria. Anche qui, le ondate migratorie sono state influenzate dal
forte richiamo di parenti che si erano già stabiliti sul territorio precedentemente. Il
fenomeno richiamò molta gente e all’inizio degli anni novanta ha interessato anche il
comune di Prato. Questo provocò una forte trasformazione rapida di questa zona in una
delle più densamente abitate dai cinesi in Italia.
Nonostante la storia di questa popolazione in Italia sia già molto lunga, si può
aggiungere che la stessa è andata crescendo a un ritmo estremamente elevato negli anni
Novanta del XX secolo. Secondo i dati forniti dall’ISTAT si riscontra che in un breve
arco di tempo, dal 2000 al 2003, i cittadini cinesi con regolare permesso di soggiorno,
14
sono passati dal sesto al quarto posto tra le principali nazionalità di stranieri nel nostro
paese.
1.2.3 L’esplosione del fenomeno in Veneto
Le migrazioni dei cittadini cinesi hanno fatto registrare un esodo di lavoratori
appena regolarizzati dal Sud al Nord dell’Italia. Questa ondata ha colpito fortemente il
Nordest, e così anche il Veneto, per l’elevata possibilità occupazionali e le elevate
retribuzioni rispetto al Sud. Secondo i dati dell’Inps una retribuzione annua per un
lavoratore straniero non comunitario ammontava di circa 9.700 euro nel solo 2002.
Come ho ricordato, il Veneto è la seconda regione per presenza di stranieri
regolari. Questo secondo posto la qualifica come polo di attrazione per le migrazioni
internazionali. Il loro andamento si è aumentato rapidamente, perché in un breve lasso
di tempo (2002 – 2005) il loro numero è più che raddoppiato, tenendo conto degli
iscritti alle anagrafi comunali e non dei soggiornanti. Si può notare che la presenza di
questi cittadini porta la regione Veneto al terzo posto, dopo Lombardia e Toscana e
subito prima dell’Emilia – Romagna.
Se dalla regione Veneto, nel suo complesso, passiamo ai dati riguardano la
provincia di Treviso, essa rappresenta la quinta provincia italiana per numerosità di
cittadini stranieri residenti 2,7%, dopo Milano, Roma, Brescia e Torino. Nella tabella
1, riproduco i dati Istat dal 2003 al 2006, relativi ai cinesi, divisi per provincia.