economiche, le caratteristiche comportamentali degli individui rispetto ai propri bisogni.
Si definisce il quadro normativo circa le tematiche delle pari opportunità, dei servizi resi
ai cittadini, attuando un confronto con realtà evolute come la Svezia e gli Stati Uniti. Si
evidenziano le caratteristiche psicologiche dell’individuo rispetto alla diversità. Per
l’essere umano non è facile accettare ciò che è diverso, affinchè l’accettazione sia
possibile è opportuno inserire strumenti di controllo, di guida che favoriscano
l’integrazione del diverso definendo le basi per la costruzione di un sistema di risorse
umane, che con proprietà olistica permetta di creare un valore economico maggiore al
valore che le singole componenti sarebbero state in grado di creare.
Nel secondo capitolo è trattato in modo specifico ed approfondito il tema del Diversity
Management comprendendo cause ed origini della diversità in azienda, definendo i
confini di applicazione dello strumento e le attività capaci di incidere su variabili
aziendali, come cultura, sistemi di gestione del personale, valutando i vantaggi e gli
svantaggi che tale politica comporta. Sono stati ricercati casi italiani in cui la gestione
delle diversità è una realtà.
Nel terzo capitolo si elencano ed analizzano in modo critico i numerosi modelli di
gestione della diversità presenti in letteratura, tra cui quelli italiano proposto dalla
Bocconi SDA.
Il lavoro termina con una indagine sul campo finalizzata alla comprensione della
cultura organizzativa presente e il grado di apertura al diversity. Il percorso d’indagine
seguito ricalca a grandi linee il modello di M.C. Bombelli presentato nel libro “Il
soffitto di vetro”. Il questionario è costituito da 4 sezioni suddivise in aree tematiche:
dati demografici, fattori individuali, analisi sull’organizzazione aziendale rispetto al
tema e commenti personali che facciano capire fino a che punto la cultura aziendale
abbia penetrato l’organizzazione in tutti i suoi livelli.
Le interviste e la somministrazione del questionario hanno consentito di raccogliere dati
relativi a tre diverse aree di indagine, nello specifico:
• informazioni quantitative per operare un confronto con i dati disponibili a livello
nazionale sul ruolo e la posizione lavorativa che la donna assume solitamente
nel mercato del lavoro
• l’analisi dei sistemi di gestione delle risorse umane adottati in azienda circa il
tema del W&L Balance,
• l’analisi della cultura organizzativa.
Gli esiti delle indagini svolte sulle quattro aziende sono analizzati con senso critico per
evidenziare aspetti comuni tra le realtà sotto esame e per trarre considerazioni di
carattere generale.
CAPITOLO I
Human Resource Management
1.1 Analisi del contesto
Lo scenario competitivo negli ultimi dieci anni è stato oggetto di profondi cambiamenti
nelle modalità di organizzazione e funzionamento delle aziende: aumenti di
competitività, corsa all’innovazione tecnologica, processi di fusione ed integrazione,
progressivo abbattimento dei confini geografici e di settore, diversificazione dei bisogni
dei clienti. Nei mutati confini organizzativi nasce l’outsourcing, l’esternalizzazione, il
lavoro a distanza, per i cambiamenti relativi la struttura aziendale nasce la lean
organization. Ulteriori cambiamenti si sono avuti nel modo di lavorare: si è passati da
un’ottica labur intensive a knowledge intensive, la conoscenza è divenuta la risorsa
chiave, il fattore critico di successo per il funzionamento aziendale
1
.
Tutti questi cambiamenti presentano in comune l’attenzione alla risorsa umana, il
valore dell’individuo capace con il proprio capitale umano di creare il vantaggio
competitivo per il successo dell’azienda. Imperativo per l’azienda, al fine di avere
successo, è sviluppare le necessarie risorse, competenze, conoscenze da investire nella
propria attività. L’orientamento al valore tende sempre di più a trasformarsi da scelta a
vincolo.
Lo scenario si presenta dunque con modifiche che incidono sia su aspetti strutturali che
sistemico-relazionali dell’organizzazione impresa per il perseguimento del fine sopra
indicato. Si ricercano opportunità ottimali sia interne che esterne, per acquisire risorse
da investire in attività reali il cui rendimento, in considerazione del rischio sopportato
sia in grado di accrescere la ricchezza investita. Il valore è misurato dall’insieme dei
rendimenti che un uso del capitale può creare.
Posto che il valore d’impresa è caratterizzato da tre dimensioni:
• economica
• competitiva
1
Sull’argomento vedasi: Ferraris,Sistemi di management e logiche di funzionamento, 2007 ,Giappichelli,
Torino. cap.3
2
• sociale
Il lavoro si focalizza sulla dimensione competitiva. L’azienda mira a mantenere e
consolidare il successo competitivo con la creazione di vantaggi duraturi a mezzo di
valide scelte strategiche. Importanti risultano dunque essere le decisioni che riguardano
il personale, la gestione della risorsa umana composta da persone con caratteristiche
fisiche, biologiche, culturali diverse che se ben gestite sono capaci di generare skills
specifiche atte a mantenere e consolidare il posizionamento di vantaggio nel mercato
2
.
1.2 Analisi della relazione tra strategia d’impresa e risorse umane
Il concetto di strategia viene elaborato per la prima volta agli inizi degli anni ’sessanta.
Fino a quel momento gli studi di management si erano concentrati solo sulle singole
funzioni aziendali, quali la finanza, la produzione, il marketing, le risorse umane. Con i
primi contributi in tema di strategia si sostiene la necessità di pensare all’impresa in
modo globale e unitario, individuando nella strategia d’impresa l’elemento in grado da
un lato di unificare le politiche delle singole aree funzionali e dall’altro, di collegare le
competenze distintive dell’impresa con le caratteristiche del suo contesto ambientale.
La strategia di impresa può essere descritta come il modello di ricerca del successo
imprenditoriale che l’impresa di fatto ha adottato o intende adottare. Partendo da certe
assunzioni, implicite o esplicite, circa la situazione ambientale ed il suo evolversi, la
strategia definisce i rapporti fra ambiente ed impresa
3
.
La strategia è vista come il modello di successo che l’impresa decide di seguire in cui si
definiscono le modalità con cui l’organizzazione si relaziona con l’ambiente. L’efficacia
di un strategia si misura come la capacità di creare alternative che generano valore
attraverso la combinazione di elementi di varietà e variabilità che consentono di
dominare e sfruttare piuttosto che subire la complessità ambientale.
Le scelte strategiche possono essere collocate a diversi livelli:
- livello aziendale
- livello di ASA
- livello funzionale
2
Sull’argomento vedasi: Le decisioni di investimento nell’ottica del rischio rendimento pag 247.
3
Cpr : Ferraris Franceschi R.: Pianificazione e controllo. Sistemi di management e logiche di
funzionamento. Giappichelli editore, Torino,2007.
3
La strategia a livello aziendale comprende tra le altre cose le decisioni circa la
definizione della struttura organizzativa di base e dei sistemi di programmazione,
pianificazione, controllo e gestione del personale. L’importanza di tali decisioni
strategiche è ad oggi un’acclarata e condivisa da molti studiosi di economia per cui le
dinamiche aziendali non sono solo specchio degli strumenti economico - finanziari a
disposizione dell’azienda ma dipendono anche da variabili e prospettive che colgono
anche il patrimonio cognitivo dell’organizzazione, la capacità di apprendimento a loro
volta collegati alle caratteristiche comportamentali. Le persone presenti in azienda
presentano caratteristiche diverse in funzione di variabili quali il genere, l’età, la cultura
di provenienza, status sociale di appartenenza. La conoscenza di tali variabili è
necessaria per poter definire delle valide politiche di gestione del personale e di
gestione della diversità. L’analisi comportamentale riferito alle diversità sopra
menzionate verranno ben chiarite nei prossimi paragrafi. Vale la considerazione per cui
conoscendo meglio l’uomo nelle sue dinamiche comportamentali è possibile
comprendere in modo più penetrante come esso possa essere collocato all’interno della
combinazione produttiva.
Il crescente interesse per la risorsa umana richiede all’impresa di dotarsi di una funzione
di gestione del personale capace di selezionare, formare, inserire ed integrare,
controllare, motivare e premiare la risorsa scelta. Capace di ridurre in turn-over,
l’assenteismo, di generare un clima positivo, di permettere alla risorsa umana la piena
soddisfazione che non sia solo economica. Riuscire in ciò significherebbe avere una
risorsa felice che darebbe all’ azienda il suo massimo contributo, una risorsa integrata
che si allineerebbe completamente ai valori aziendali e per essi ogni giorno lavorerebbe.
Si creerebbe così un contesto ideale per la creazione di know-how, competenza
specifica, distintiva, per la creazione di valore.
Le risorse sopra menzionate, in quanto fattori difficilmente trasferibili dal contesto in
cui si sono formate, rappresentano i fattori critico di successo necessari all’azienda per
costruire un vantaggio competitivo solido.
1.2.1 La valenza strategica della funzione gestione risorsa umana
Da quanto detto sino a questo momento appare chiara la valenza strategica della risorsa
umana. Conseguire un vantaggio competitivo a mezzo di risorse umane implica
l’utilizzo di una direzione del personale che operi in una prospettiva strategica.
4
In letteratura si è discusso circa la capacità delle politiche del personale di costituire
esse stesse le fonti del vantaggio competitivo. L’obiezione nasce dal fatto che le
politiche sono caratterizzate da ambiguità causale e path dependency. Inoltre a creare il
vantaggio competitivo è l’integrazione ed interazione delle politiche con la struttura
impresa e l’infrastruttura manageriale, con le loro esigenze e priorità. Sono tali relazioni
che generano le differenze e il vantaggio. Attraverso le politiche del personale vengono
costruiti elementi importanti del vantaggio competitivo.
La funzione del personale che meglio riesce a cogliere le caratteristiche aziendali, la
complessità e varietà del personale, non limitandosi solo ad un amministrazione formale
del personale ma preoccupandosi di studiarne la composizione, le reali necessità le
differenze è la configurazioni della funzione del tipo “ direzione e sviluppo della
risorsa umana”. In tale configurazione si assiste ad una segmentazione del personale
molto sviluppata ed ad un vero marketing interno.
Se ai fini dello sviluppo di politiche di Diversity Management il fattore culture
organization assume il ruolo chiave per il successo allora è proprio la figura del
professionista della direzione del personale che si preoccupa di inculcare, consolidare la
cultura aziendale a tutti i livelli e se necessario di gestirne il cambiamento. Secondo il
modello di Ulrich all’interno della direzione del personale si sviluppano diverse figure
che possiedono un diverso grado di orientamento strategico ed operativo (Figura 1:
Modello di Ulrich).
Figura 1: Modello di Ulrich
5
Nel I quadrante si ha il Business Partner che si preoccupa di aumentare la capacità
dell’organizzazione di implementare la strategia d’impresa.
Nel II quadrante l’Agente di Cambiamento che svolge un ruolo di implementazione e
mantenimento della cultura aziendale. Esso si preoccupa di sviluppare i necessari
cambiamenti culturali che sviluppino all’interno dell’impresa una maggiore efficacia ed
efficienza agli obiettivi strategici a monte. Tale figura si preoccupa di identificare ed
inquadrare i problemi, creare relazioni fiduciarie e realizzare i piani di azione.
Nel III quadrante abbiamo il Gestore che rappresenta il ruolo più tradizionale che
seppur spesso sottovalutato è un ruolo che fornisce contributi importanti alla creazione
di valore. Si preoccupa di definire i processi e la gestione di selezione del personale, di
valutazione e di remunerazione.
Nel IV quadrante abbiamo l’Employee Champion che si preoccupa di sviluppare il
commitment del personale. Necessita che il professionista delle risorse umane si
impegni personalmente nel rapporto con i lavoratori e stimoli i managers a fare
altrettanto ( tali professionisti devono preoccuparsi a mezzo attività di dialogo,
interviste, ricerche di trovare le giuste soluzioni ai problemi e disagi evidenziati. Ne
sono un esempio politiche di work & Life balance). La cultura, il commitment, la
remunerazione del personale , tutte le attività sopra menzionate risultano essere
necessarie per poter implementare un’attività di Diversity Management in azienda.
La risorsa umana intesa quale merce di scambio nel mercato del lavoro presenta delle
caratteristiche tali da renderlo un prodotto speciale. Lo stesso mercato del lavoro risulta
essere un mercato particolare che sfugge sotto diversi punti di vista alle tradizionali
regole del mercato comune.
Le cause sono diverse:
- oggetto di scambio sono le persone e non una merce anonima che non parla e
non pensa;
- si esegue, nel prendere una qualsiasi decisione, un’attenta valutazione di aspetti
sociali, politici, culturali, del contesto geografico di riferimento;
- esistenza di un’asimmetria informativa tra la domanda e l’offerta di lavoro;
- salario come variabile rigida;
- si rafforza il concetto di equità.
L’uomo è una essere vivente con dei bisogni che vanno rispettati e soddisfatti, tali
bisogni sono espressi da diversi studiosi, ne citiamo due molto importanti quali Maslow
6
con la lettura statica dei bisogni umani e McClelland che ne sviluppa una lettura
dinamica. Tali contributi saranno brevemente presentati nei paragrafi a seguire.
1.2.2 La catena del valore delle risorse umane
La catena del valore delle risorse umane è un o strumento che ci permettere di
conoscere il personale aziendale in tutte le sue facce e forme.
Figura 2: Catena del valore
Essa si compone di quattro anelli ed ognuno ci evidenzia caratteristiche peculiari delle
risorse umane su cui poter intervenire. Ogni elemento è gestito dai professionisti della
direzione del personale e in ogni anello della catena è individuabile uno spazio in cui
inserire efficaci politiche di Diversity Management capaci di perseguire le strategie
aziendali e gli obiettivi strategici.
Il primo anello è rappresentato dalle persone. Le persone che si differenziano l’uno con
l’altro da caratteristiche fisiche, psicologiche e sociali che ne definiscono il
comportamento lavorativo e dunque il valore che potenzialmente sono in grado di
produrre, tale valore è funzione del coinvolgimento del’individuo nella sua interezza. La
stessa competenza, definita da Baytzis come caratteristica intrinseca di un individuo
capace di generare una prestazione più o meno efficace, si manifesta attraverso la
motivazione individuale, i tratti psico-sociologici, l’idea di se, le conoscenze, le skills.
Divengono importanti gli strumenti cui si dispone per sviluppare il sistema
motivazionale e delle competenze. Alcune aziende ad esempio scelgono di privilegiare
7
le carriere interne per autoalimentare lo sviluppo delle risorse umane, si utilizzano
politiche di selezione e reclutamento orientate all’acquisizione di risorse fortemente
affini ai valori e alla cultura aziendale. Una forte identificazione con l’impresa implica
un più forte commitment, un maggiore potenziale di creazione di valore. Purtroppo si
evidenzia in tema di gestione del personale, una tendenza dei modelli ad
istituzionalizzarsi, si utilizzano in azienda strumenti che riducono le innovazioni in tema
di sviluppo del commitment del personale, di coinvolgimento, di motivazione. Diviene
chiara l’esigenza di apportare modifiche affinchè gli strumenti di gestione del personale
si adattino all’organizzazione e al contesto che cambia e non accada che
l’organizzazione si adatti ai modelli. Ci dovremmo spingere ad una sorta di marketing
del personale one to one con cui sviluppare delle politiche di gestione del personale in
grado di bilanciare le esigenze aziendali con quelle personali. Il problema è
maggiormente presente in Italia e nei paesi dell’Europa rispetto paesi che hanno già
vissuto i cambiamenti e che si trovano molto più avanti di noi sia in letteratura che
nell’utilizzo in azienda di modelli innovativi da cui noi possiamo prendere spunto. La
primaria causa di tali ritardi è la presenza di una cultura radicata, chiusa, non incline al
cambiamento e soprattutto alla diversità.
Altro anello della catena del valore sono le relazioni aziendali. Si cerca di innescare con
il personale forti relazioni attraverso il contratto psicologico. Le relazioni che l’impresa
instaura con le persone possono essere caratterizzate da due dimensioni quali il rispetto
e il coinvolgimento. Si avrà:
- azienda opportunistica che nasce in piccole aziende, con un orientamento
opportunistico, che non cura nè la correttezza nè la sostanza della relazione;
Figura 3: Relazioni impresa‐persona