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Inoltre, la città di Chiari cerca di formare dei cittadini consapevoli del patrimonio artistico, storico e
culturale di cui la città dispone, e lo fa tramite iniziative culturali e artistiche proposte al’interno
delle sedi principali che hanno caratterizzato le sue origini e la sua esistenza.
La mia tesi ha come obiettivo l’analisi dell’organizzazione e della gestione degli eventi proposti e
realizzati dall’ Amministrazione comunale nell’anno 2008, la loro descrizione e l’analisi sul piano
del marketing di alcuni di essi, per capire quali operazioni sono state attuate dall’Amministrazione
comunale al fine di il Comune di Chiari in una posizione strategica all’interno del mercato
provinciale, regionale e nazionale attraverso le iniziative culturali, quindi il posizionamento
culturale di Chiari nel contesto territoriale.
Inoltre, il mio lavoro si prefigge l’ulteriore obiettivo di diffondere la conoscenza e la ricchezza
artistica e culturale di questa piccola Città padana, aperta anche all’importante contributo dei
cittadini, che sempre più frequentemente si innalzano a promotori, contribuenti e gestori delle
iniziative, consapevoli dell’importanza della cultura nella formazione di persone istruite e
intelligenti, che sappiano guardare con consapevolezza il meraviglioso che le circonda.
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1. Chiari
1.1 Cenni Storici
“Terra popolata et principal del Bresciano, lontana dalla città XV miglia in iano verso Urago,
circondata da muraglie, per la quale passa la Vedra seriola, che viene dal fiume Oglio, con castello
serrato di mure con una torre, et quattro fianchi con fossa attorno piena d'acqua, dove sono pesci di
molte sorte buioni, Chiari confina con Castrezago, Cocalio, Cologne, Pontolio.... Ha cinque porte
con ponti levadori, che si serrano la sera et aprono la mattina da dui Guardiani a ciò deputati con
salario de £. 50 all'anno per uno, et ogni giovedì se li fa mercato con traffico di sede.... “
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Così Giovanni da Lezze nel 1610 inizia la sua descrizione di Chiari nel suo Catastico.
Situata a 25 km da Brescia, diversamente dall'opinione diffusa prima del 2007, Chiari non può
vantare un'origine romana: infatti, fino al VII secolo almeno, il territorio rurale della Pianura
Padana era caratterizzato da un insediamento sparso. Così confermano i ritrovamenti archeologici
eseguiti nel corso del 2007 a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Lombardia nel
centro antico della città, tra Piazza Zanardelli e Piazza delle Erbe, nell’ambito del progetto varato
dall’Amministrazione Comunale per la riqualificazione delle due piazze.
Circa l'origine del nome, numerose sono le ipotesi avanzate, tutte molto affascinanti e talvolta
suggestive: è il caso, ad esempio, della derivazione di Chiari dal latino Clarus, riferito ad un
probabile senatore romano (Clarius?), alla chiarezza delle acque, alla colorazione chiara della
corteccia dei pioppi della pianura…
Maggior credibilità gode l'ipotesi che il nome Chiari (in dialetto Ciàre), derivi dal celtico jar, con
riferimento a un luogo recintato, un pubblico ritrovo, una fermata obbligatoria.
Chiari può essere sorta attorno al IX secolo come una piccola fortificazione con scopo di difesa dei
territori bresciani dominati dai Longobardi sulla sponda del fiume Oglio.
Il castrum come villaggio fortificato già esisteva prima dell’anno Mille per l’esigenza diffusa di una
struttura difensiva per la popolazione residente dalle scorribande tra Bergamaschi e Cremonesi, e il
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Dino Adolfo Frigoli, “Clararum Civitas, Ricognizione fotografica tra presente e passato, tra vecchio e nuovo, tra
antico e moderno” , stampato in proprio - 1996
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termine “in castro Clare” compare per la prima volta in un documento del 1125-1130. L’iscrizione
risulta confermata nella Bolla Pontificia “Aequitatis et justitiae” del Papa Eugenio III risalente al 9
settembre 1148.
Nel 1237 Chiari è assediata dalle truppe di Federico II, dopodichè, nel 1259 cade sotto il dominio
del crudele Ezzelino da Romano, famigerato tiranno, protagonista per altro della prima nuova
tragedia europea in periodo umanistico, l'”Ezzelinide” di Albertino Mussato.
Nel 1272, i Guelfi riducono il paese ad un ammasso di macerie; risorge ad opera dei Ghibellini cui
rimane a lungo politicamente legata. Nella seconda metà del XIV secolo Chiari entra nella sfera
d'influenza dei Visconti. La prima svolta importante avviene nel 1422, quando Filippo Maria
Visconti concede a Chiari importanti privilegi amministrativi ed una sostanziale autonomia politica.
Nel 1429, occupata dalle truppe della Serenissima dopo un pesante bombardamento, Chiari viene
donata in feudo a Francesco Bussone, conte di Carmagnola, condottiero al servizio della Repubblica
di Venezia. Sempre a partire dal 1429, Chiari risulta dotata di Statuti Autonomi e di una divisione
politico-amministrativa in Quadre.
Da quel momento Chiari vive un periodo travagliato ed il suo territorio diviene teatro di aspre
contese tra i Visconti di Milano, i Francesi di Luigi XII e Jacques Chabannes signore di Lapalisse e,
infine, i capitani di ventura al soldo della Serenissima. Nel 1512 subisce un nuovo attacco: si tratta
in particolare del saccheggio degli Svizzeri di Lautrecht, i temibili Lanzichenecchi.
Fin dal XIV secolo la gente di Chiari si impegna in opere importanti che determineranno la qualità e
lo spessore della sua vita civile e religiosa.
L'economia clarense, da sempre imperniata sull'attività agricola, viene profondamente segnata, sulla
fine del Seicento, dall'arrivo a Chiari di alcune famiglie di tessitori lecchesi e bergamaschi. Alla
primitiva economia agricola, potenziata nel corso del Medioevo con l'irrigazione artificiale dei
campi, ottenuta attraverso numerosi lavori di canalizzazione delle acque del fiume Oglio, si
aggiunge infatti la crescente attività commerciale, favorita da un grande mercato settimanale del
giovedì, collocato nelle vie del centro.
L'arrivo dei tessitori, con la conseguente apertura di industrie delle filande e il commercio della
seta, permette alla cittadina di raggiungere il più alto grado di prosperità.
Da questo momento, all'antico mercato se ne aggiungono altri due, del martedì e del sabato.
Il 1° settembre 1701 Chiari è teatro di un'aspra battaglia con oltre 2500 morti determinante nella
guerra di successione al Regno di Spagna. Nel 1713 si apre a Chiari l'Ospedale Mellini e nel 1762,
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con i suoi tredici filatoi di seta, la cittadina diventa uno dei più importanti poli dell'industria serica
bresciana. Il Settecento clarense è vivace anche culturalmente, ravvivato dalla presenza di parroci
lungimiranti e generosi quali Pietro Faglia che ridà vita e importanza alla scuola pubblica ed il
Prevosto Stefano Antonio Morcelli (1737-1821) gesuita ed intellettuale di primo piano nell'Italia del
tempo. Il Morcelli, Prevosto di Chiari dal 1791 al 1821, è autore di numerose ed importanti opere
negli ambienti della religiosità, della carità, della cultura e dell'arte: dalla Biblioteca Morcelliana
agli Orfanotrofi femminile e maschile, dall'attivazione di nuove compagnie religiose
all'abbellimento di numerosi luoghi di culto.
Nel 1836 parte della Rocca Malatestiana viene trasformata in teatro e cinque anni dopo
l'amministrazione di Ferdinando I riconosce il locale ginnasio, mentre nel 1854 l'avvocato Pietro
Repossi dota la scuola di disegno per giovani operai, da lui fondata quattro anni prima, di una
pinacoteca, che raccoglie numerose opere di valore.
Il 5 ottobre 1862 Vittorio Emanuele II restituisce a Chiari il titolo di città.
Sulla fine dell'Ottocento, mentre si inasprisce lo scontro sociale e si moltiplicano le lotte operaie e
contadine, i cattolici clarensi si rendono protagonisti di importanti opere di solidarietà sociale: dalla
società operaia all'opera delle cucine economiche, dalle leghe di difesa degli interessi operai alle
cooperative di produzione e consumo. La "Clarensità", che spesso nel corso dei secoli ha portato a
clamorosi gesti di rottura con i ceti dominanti, si fa sentire anche sotto la dittatura fascista fino alla
formazione di numerose ed eroiche unità partigiane.
Chiari non si può definire “città d'arte” a pieno titolo, ma le testimonianze del genio e
dell'elevazione spirituale ed estetica si conservano, compenetrate con la storia del popolo clarense,
con i suoi momenti sereni e tragici, di sofferenza e benessere.
Tra le più importanti testimonianze della cultura e della storia clarense, sono da ricordare per
esempio la Biblioteca Morcelli e la Pinacoteca Repossi, testimonianze ottocentesche della ricca
tradizione culturale clarense: oltre 40.000 volumi, tra cui preziosi incunaboli, cinquecentine e
pergamene; quasi 150 dipinti, con tele di Giuseppe Tortelli, Giuseppe Teosa e Attilio Andreoli; 63
sculture, con opere di Giacinto Faustini, Gaetano Monti e Antonio Ricci; oltre 1400 incisioni e
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stampe, tra cui spiccano autori come Pollaiolo, Mantegna, Rubens, Rembrandt, Tiepolo e il
Canaletto.
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Stemma della città di Chiari
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Dino Adolfo Frigoli, “Clararum Civitas, Ricognizione fotografica tra presente e passato, tra vecchio e nuovo, tra
antico e moderno” , stampato in proprio - 1996
G. Vavassori, “Appunti sul volto storico di Chiari” Grafo Edizioni – Brescia 1992
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Chiari – Centro storico
Chiari – Torre Civica
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Chiari - Periferia
1.2 Cenni storici - Le Quadre
L’origine della storia delle Quadre è fortemente legata alla vita politica e religiosa della Chiari
rinascimentale.
Nel 1550 i Rettori di Brescia approvarono l’elezione di quindici rappresentanti per il Comune,
elezione che si svolse nell’Arengo, allora composto da tutti i capi famiglia che, uniti, formavano i
quattro corpi chiamati Villatico, Zeveto, Cortezzano e Marengo.
Non si può comunque far risalire la nascita delle quadre a quell’evento in particolare.
Più probabilmente la cultura e la mentalità della Quadra nacque a partire dal fatto che, dopo
quell’elezione, tutti i possidenti clarensi iniziarono a conferire i propri beni ad uno dei quattro corpi
a seconda dell’ubicazione del domicilio dei proprietari.
Se nel periodo in cui il Governo Veneto dominava sul territorio lombardo – metà del Cinquecento -
“quadra” indicava un paese indipendente da un centro, a Chiari la situazione era peculiare e
differente.
I quattro corpi, infatti, indipendenti l’uno dall’altro e con una propria amministrazione, presero a
prestito “ il nome dell’intiero ad ogni sua parte”.
I quattro corpi presero dunque a chiamarsi Quadre.
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Gli scopi delle quattro Quadre erano gli stessi, ossia garantire la celebrazione della Santa Messa,
soprattutto nelle zone rurali; amministrare il pagamento delle imposte e ripartire le entrate residue
per teste e bocche.
Senza esclusione, tutte le Quadre si impegnarono a costruire delle proprie chiese nel relativo
territorio di competenza, lasciate in custodia a un romito, a cui veniva assegnata un piccola casa e
un orto, con poche lire come salariato.
Le Quadre contitnuarono la loro tipologia di amministrazione anche in seguito alla promulgazione
di alcune leggi da parte della Serenissima.
Il tramonto delle Quadre come società private avvenne intorno alla metà del Settecento, quando i
continui litigi e dissapori all’interno delle stesse portarono alla decisione di ripartire fra i membri
appartenenti tutti i beni della Quadra.
L’ultima a completare questo iter di divisione fu la Quadra di Cortezzano nel 1890. Solo un regio
decreto del 20 marzo 1865 riconosce le Quadre come "associazioni di natura privata", indipendenti
dal Comune. Ormai le Quadre non esistono piu'.
Le Quadre come oggi le conosciamo mantengono solo i colori di quelle antiche: azzurro per
Cortezzano, verde per Marengo, giallo per Zeveto e rosso per Villatico.
Inoltre, ogni Quadra è tutt’oggi legata ai propri edifici di culto, riconosciuti tramite la memoria dei
documenti d'archivio.
Ma dal 1979 le Quadre si rendono protagoniste di un evento contemporaneo che perdura nel
presente: il Palio delle Quadre di Chiari che nel 2008 ha raggiunto la sua 30° edizione.
La manifestazione del “Palio delle Quadre” si svolge durante la prima o la seconda settimana del
mese di settembre di ogni anno, dal 1979 appunto ad oggi.
Durante la settimana si assiste alla rinascita della vita ricreativa, relazionale e aggregativa dei
cittadini clarensi e non solo.
Non solo, perché le numerose attrattive sportive ed eno-gastronomiche, le mostre e le iniziative
artistiche e culturali ogni anno richiamano assidui visitatori a Chiari per le vie del centro storico e
nei quattro punti-base delle Quadre di Cortezzano, Marengo, Villatico e Zeveto.
Il clima di festa e di allegria prosegue fino al Sabato, giorno di chiusura della manifestazione, in cui
una tipica e rituale sfilata storica in costume, sempre basata su temi diversi riconducibili al folcklore
bresciano, precede la gara podistica a staffetta per le vie del centro.
Il premio per la Quadra vincitrice è appunto il Palio, il drappo dipinto da un artista clarense con il
colore della Quadra.
Le Quadre rappresentano oggi per i cittadini clarensi un’occasione per stare insieme, per
relazionarsi, per ritrovarsi e, perché no, per rincontrarsi.