2
statistici, interpretati e commentati. Dopo aver messo in evidenza il quadro di
riferimento teorico sono stati delineati obiettivi, soggetti coinvolti, metodologia
e analisi dei dati con il pacchetto statistico Spss.
La collaborazione e la cooperazione in gruppo sono elementi importanti per
una comunità scolastica che mira a raggiungere obiettivi riguardanti il
cambiamento vissuto dal punto di vista autonomo?
Per rilevare punti di vista, opinioni, modi di essere e di vivere dell’insegnante
all’interno della realtà scolastica, può risultare utile promuovere processi
collaborativi nella scuola?
Pur tenendo conto che ci possono essere dei limiti al loro riguardo, cercherò
di dare risposta a queste domande.
3
Parte Prima
Storia, concetti, protagonisti nella scuola
4
5
CAPITOLO 1
Essere educatore
L’insegnamento è un evento che trova spazio nella relazione interpersonale
vissuta in modo autentico, in cui l’educatore attraverso parole e linguaggio
corporeo, trasmette ciò che sa e ciò che egli è, in particolare creando le
condizioni che promuovono lo sviluppo e la salute fisica e mentale dei
soggetti che vivono ed interagiscono all’interno del contesto scolastico.
Rogers
1
, nell’Approccio Centrato sulla Persona, mette in evidenza che gli
individui, sono attivi, creativi e dinamici e rispondono in modo intenzionale
alle sfide poste dall’ambiente, ai condizionamenti genetici, biologici,
psicologici e sociologici. Di fatto, quando si crea un clima di autentica fiducia
e libertà, la persona, sceglie strade per essa positive e costruttive, ciò è
possibile quando si stimola l’individuo a svilupparsi per realizzare il proprio
potenziale. L’educazione per Rogers è quindi autogestita, dove l’alunno si
apre all’interazione con gli insegnanti e i compagni, tanto più quanto sente
garantita e rispettata la sua personale modalità di crescita e
autorealizzazione. Rispetto, empatia, congruenza, sono elementi importanti
per favorire lo sviluppo dell’ autoconsapevolezza, per poi tendere in modo
efficace verso l’autorealizzazione. L’educatore, mediante una comprensione
empatica entra nel mondo percettivo dell’altro, incrementando il suo senso di
appartenenza e di apertura al sociale, sviluppando una particolare forma di
connessione interpersonale. L’insegnante discute con ogni alunno il
programma e definisce il contratto di lavoro, fornisce il materiale e le
informazioni di cui dispone, resta a disposizione per ogni richiesta di
supporto e collaborazione, infine verifica e valuta con gli alunni l’esito dei vari
contratti e ripropone nuovi cicli di apprendimento. Lo studente accetta il
1
(Pervin & John, 1997 pp. 171‐199)
6
metodo di lavoro dell’insegnante perché percepisce questo come non
minaccioso e coercitivo. Studenti ed insegnanti si impegnano nel reciproco
rispetto dei loro bisogni e delle modalità concordate per soddisfarli. Per
Gordon invece, ogni individuo trova, attraverso un itinerario personale, il
modo per lui migliore di funzionare: l’educazione e lo sviluppo, sono
esperienze personali e proseguono in modo diverso da persona a persona.
Spetta all’insegnante riuscire a cogliere tali esigenze nei propri studenti
rispettandole mediante empatia (ascolto attivo, accettazione, intesa come
rispetto dei valori e delle libertà delle persone)
2
.
1.1 L’insegnante e il suo ruolo all’interno della scuola
La figura dell’insegnante come formatore, gestisce le relazioni all’interno di
un ambiente inteso come sistema. Il suo ruolo non prevede solamente una
trasmissione di nozioni e tecniche del sapere ma comunica ciò che con il
termine si intende: “saper essere”, orientando le giovani generazioni alla
risoluzione dei problemi, e all’acquisizione di risultati interessanti. Dovrebbe
pertanto essere in grado di adeguarsi ai cambiamenti e alle innovazioni
richieste dal mercato del lavoro per preparare a questo futuro, non sempre
roseo, i propri studenti. Il formatore-docente è quindi una figura centrale e
determinante dell’azione formativa in quanto è responsabile sia
dell’insegnamento che del processo di apprendimento degli studenti
3
. È
l’allievo che impone all’insegnante di aggiornarsi, di essere dentro il tempo
che passa, che lo stimola a non chiudersi dietro ad una comunicazione
fredda, ricca solo di nozioni e di dati. Il docente, quindi, insegna all’allievo a
vivere dentro la storia e dentro la cultura della propria città, della propria
nazione, e del mondo intero. Stimola cioè, a vivere il sapere e la conoscenza
2
(Gordon, 1991 p.15)
3
(Cobalti, 1976)
7
come un arricchimento e un investimento futuri. Ecco perché il compito
dell’insegnante è anche quello di stimolare la riflessione, il confronto delle
idee e la creatività degli studenti. Ciò è possibile stimolandoli alla
competizione sana, senza operare una selezione che escluda i peggiori e
confermi invece i più bravi. Pensare alla classe come unità e sistema è la
condizione migliore per realizzare ogni aspetto della dinamica scolastica e
quindi anche dell’acquisizione di un sapere. Imparare a stare insieme e
imparare in gruppo assegnano al contesto classe un grande significato
4
. La
vera educazione, aiuta gli studenti ad associare le loro idee alle attività
interessanti che vengono trattate in classe.
Sono quindi gli educatori che inviando feedback, li stimolano a manifestare
intuizioni ed aspettative. In questo modo, gli studenti, imparano a “fare da
soli” mediante il supporto dell’adulto. Comunicazione, collaborazione e
contatto reciproco favoriscono lo sviluppo della conoscenza e la generazione
di nuove idee
5
. Vygotskij afferma che interagendo e cooperando con persone
dello stesso ambiente, lo studente può imparare a riflettere e ad autoregolare
il proprio comportamento, favorendo la messa in atto di un processo di
interiorizzazione delle regole. Quindi la scuola non può limitarsi al “fare” ma
deve anche aiutare i ragazzi a riflettere su quanto stanno facendo. Ecco
perché l’insegnante, agendo sulla Zona di Sviluppo Prossimale, induce lo
studente, mediante feedback a sviluppare consapevolezza ed abilità
metacognitive concrete, per rendere possibile l’uso di un pensiero critico ed
astratto.
Secondo la definizione di Vygotskij, la Zona di Sviluppo Prossimale, è: “…La
distanza tra il livello effettivo di sviluppo così come è determinato da
problem-solving autonomo e il livello di sviluppo potenziale così come è
determinato attraverso il problem-solving sotto la guida di un adulto o in
4
(Andreoli, 2006)
5
(Wills, 2007)
8
collaborazione con i propri pari più capaci…”
6
Secondo Bruner, questa teoria
sembra essere viziata da una contraddizione riassumibile nel fatto che un
adulto competente possa “prestare” consapevolezza a uno “studente” che
non ce l’ha.
“…la trasmissione delle abilità mentali nel corso della storia, avviene in virtù
dell’intensificarsi della comunicazione: è grazie al costituirsi di un comune
patrimonio che le idee passano dalle persone più abili ed evolute alle altre. Il
veicolo della trasmissione è rappresentato dal linguaggio e dai suoi prodotti:
istruzione, scienza, tecnologia, letteratura.”
7
Un atteggiamento democratico,
sincero, da leader positivo inteso come punto di riferimento, guida,
disponibile all’ascolto e all’aiuto, è pertanto determinante nella formazione di
un clima positivo nella classe. In tale prospettiva, il tempo dovrebbe essere
dedicato per il 50% ad attività cooperative, il 30% ad attività individuali, il
20% ad attività competitive. Anche un linguaggio corporeo non
contraddittorio del docente e adeguato alla specifica situazione
dell’insegnamento, è determinante nel favorire l’attenzione e l’apprendimento
degli studenti, in particolare: movimenti, postura, mimica, contatto visivo,
tono della voce e modo di parlare. I messaggi più significativi sono: un
contatto oculare rivolto all’intera classe ed incoraggiante per motivare gli
allievi; non scrivere alla lavagna in modo frettoloso, ma con calma;
pronunciare frasi brevi e il più possibile complete, usando esempi chiari,
paragoni, formule pregnanti che facilitino la memorizzazione; dedicare
attenzione, sguardi, sorrisi, anche agli allievi più silenziosi. Lodare gli allievi
attraverso espressioni come “Ok”, “Va bene”, “Sì”, purché non siano
espresse in modo meccanico; gesticolare in modo da accompagnare il
discorso alle illustrazioni verbali trasmesse
8
. L’ascolto attivo comporta l’uso
di un linguaggio dell’accettazione che comunica approvazione e implica
6
(Vygotskij, 1987 p.127)
7
(Bruner, 2005 pp.92‐92)
8
(Smolka, 2009)
9
l’accettare l’altro così com’è. Anche l’ascolto passivo (silenzio), comunica
accettazione o tolleranza, così pure i cenni di attenzione come l’annuire, il
chinarsi in avanti verso l’altra persona, sorridere, l’aggrottare le ciglia,
comunicano allo studente che l’insegnante lo sta realmente ascoltando. E
cenni come “Oh!”, “capisco” comunicano che l’insegnante è attento. Gli
incoraggiamenti, detti anche espressioni facilitanti sono invece costituiti da
domande ed affermazioni e non contengono valutazioni su ciò che viene
detto. Questo (l’ascolto attivo), potrebbe essere uno strumento molto utile per
favorire l’apprendimento, per chiarire, incentivare la ricerca, per creare un
clima in cui gli studenti si sentano liberi di pensare, per discutere, per porre
questioni e per esplorare
9
.
1.2 La teoria dei sistemi
Comprende un settore della scienza e della filosofia contemporanee che,
soprattutto in seguito agli sviluppi della biologia e della cibernetica, ha
proposto un modello di spiegazione dei fenomeni umani, sociali e tecnologici
sottolineandone le complesse e vastissime influenze reciproche, rispetto allo
schema classico che individua rapporti semplici di causa ed effetto, per
esempio: “il fenomeno A causa il fenomeno B”; “ il fenomeno A e il fenomeno
B sono reciprocamente, causa di qualche effetto”. Ludwig von Bertalanffy
(1950)
10
, fondatore di tale approccio, sostiene che i fenomeni non sono entità
astratte ed isolate ma presentano solitamente una certa organizzazione,
controllo e struttura. In quest’ottica, la Teoria dei Sistemi si pone in una
prospettiva interdisciplinare, ossia si serve del contributo di diverse discipline
(fisica, sociologia, biologia ecc.) per evitare classificazioni rigide, come
propone oggi il modello medico. La concezione sistemica parte dalla tesi che
9
(Gordon, 1991 pp.71‐72‐73)
10
(Bertalanffy, 1983)
10
tutto è comunicazione, nella quale si possono individuare: fattori attinenti al
contenuto, ed alla relazione. Questo fa della comunicazione un sistema di
scambio a doppio gioco; dove ogni messaggio contiene sia informazioni
semplici, che indizi sulle intenzioni, consapevoli o meno, dell’emittente del
messaggio. Quanto descritto sopra può essere spiegato meglio attraverso un
esempio: l’idea di Vygotskij sulla Zona di Sviluppo Prossimale incorpora
principi sistemici. Questa si riferisce alla differenza tra i livelli di competenza
che un bambino mostra quando esegue un compito da solo o quando si trova
in un contesto interattivo con un esperto. I bambini di solito mostrano livelli di
competenza notevolmente più alti e più sofisticati quando interagiscono con
l’esperto. Così, la competenza di un bambino o il suo rendimento non sono di
per sé caratteristiche del bambino, ma sono attributi dinamici del sistema
(bambino-contesto). Perché emergano prestazioni di qualità è necessario
quindi che le relazioni tra lo studente, il contesto e l’insegnante si sviluppino
in termini di qualità. I sistemi, pertanto, sono unità composte da diverse parti
interconnesse che agiscono in modo organizzato e interdipendente per
promuovere l’adattamento o la sopravvivenza dell’unità intera. Le classi, le
scuole, i gruppi di lettura, le pratiche disciplinari, le relazioni tra studente e
insegnante, il saper leggere e scrivere e le famiglie sono, o possono essere,
in vari modi, dei sistemi. Il comportamento dell’individuo, viene pertanto
compreso considerandolo in relazione al tutto, tenendo cioè conto delle sue
relazioni con il contesto. I sistemi (o contesti), regolano lo sviluppo dello
studente e ne influenzano le scelte o il comportamento, mediante codici che
prescrivono azioni di regolazione, facendo in modo che il soggetto si adatti
all’ambiente in cui si trova
11
. La teoria sistemica appena descritta, assume un
significato più ampio se messa in relazione con gli assunti teorici di
Bronfenbrenner e Bateson. Secondo Bronfenbrenner, lo sviluppo umano ha
luogo tramite un processo di interazione reciproca, via via più complessa, tra
11
(Pianta, Liverta Sempio, & Marchetti, 2001 p.32)
11
un organismo umano attivo, in sviluppo e le persone, gli oggetti, i simboli che
si trovano nel suo ambiente immediato. Tale interazione sarà efficace se
verrà estesa per periodi prolungati di tempo. Ciò dipende da: caratteristiche
della persona e dall’ambiente. Secondo Bateson invece, ogni organismo
biologico, ha la capacità di conoscere, pensare e decidere. Tutto ciò è
epistemologia e tutto è processo di conoscenza. L’uomo è parte del tutto, è
interconnesso in modo interdipendente al contesto e alle relazioni che egli
mette in atto con individui simili a lui. L’individuo, viene pertanto inteso come
un sistema aperto che interagisce con l‘ambiente ed interscambia con esso
informazioni diverse
12
. Queste tre teorie (Vygotskij, Bronfenbrenner,
Bateson) sono accomunate dal principio dell’interdipendenza. Ogni
fenomeno, può essere condizionato e venire condizionato a sua volta da altri
fenomeni. Con l’assunzione del paradigma ecologico si tenta di sostituire la
teoria del deficit con quella della differenziazione
13
. Quando si parla di
differenze individuali, non ci si riferisce solamente a studenti disabili o
particolarmente problematici, ma alla popolazione di tutti gli studenti. Sono:
cultura, società, apprendimento, religione, classe sociale, che modificano il
comportamento degli individui rendendoli diversi. Tenendo in considerazione
l’esistenza di tali influenze, è possibile dare spazio ad un’ottica basata
sull’integrazione dello studente nella scuola intesa come ambito sociale
basato sulla comunicazione la collaborazione e la cooperazione. A questo
proposito, il ruolo dell’insegnante nella classe, è quello di capire le
conversazioni che stanno avvenendo entro e fra tutti i sistemi e di
riconoscere quali sono appropriate per l’attività della classe. L’insegnante
cioè agisce da guida e mediante la conversazione, aiuta gli studenti a
collegare i concetti del passato con quelli del presente, favorendo così un
processo di acculturazione e di apprendimento
14
.
12
(Bateson, 1989)
13
(Semeraro, 2009a p.19)
14
(Cherubini, Yinger, Hendricks‐Lee, & etc, 1999 p.81)