6
ANNA POLITKOVSKAJA
GIORNALISTA E MEDIATRICE
INTRODUZIONE
Con l‟omicidio di Anna Politkovskaja, si è tornato
nuovamente a parlare dei Paesi del blocco dell‟ex Unione
Sovietica, non più per analizzarne l‟ escalation nel mondo del
mercato globale, ma per riprendere un problema di sovietica
memoria: il diritto alla vita. Nonostante i progressi, la
democrazia sembra ancora un miraggio e nessuno ha intenzione
di osservare le conseguenze fino a quando, all‟ormai quotidiano
genocidio, si aggiunge l‟omicidio di un personaggio conosciuto
oltre le frontiere russe.
Un‟indagine del Committee to Protect Journalist (CPJ)
1
sul
numero di giornalisti uccisi dal 1992 al 2008 vede la
Federazione Russa al terzo posto dopo l‟ Iraq e l‟ Algeria. Un
dato reso ancor più sconcertante dal fatto che l‟ 88.5 percento
degli omicidi rimane impunito.
Anna Politkovskaja è stata la 211ª giornalista uccisa dal
crollo dell‟Unione Sovietica ma, nonostante lo sgomento
provocato dalla sua morte, l‟eccidio giornalistico non si è
fermato e dopo di lei hanno perso la vita ben 15 persone tra
reporter, redattori, freelance e cameraman. Un lento massacro
1
www.cpj.org.
7
che ricorda i passati metodi del regime e che stenta a
consolidare il binomio Russia – democrazia. Anna
Politkovskaja, nonostante fosse a conoscenza dei rischi che può
comportare il non aderire all‟ideologia di Stato, non era
disposta ad autocensurarsi per compiacere il Cremlino, né
tantomeno a farsi censurare. La redazione di “Novaja Gazeta”
era una delle poche rimaste indipendenti, grazie a finanziamenti
privati, e Anna Politkovskaja è stata colei che più ha osato
mettere a nudo le vergogne della Russia. Nei suoi articoli non
ha risparmiato nessuno: dalle alte alle basse cariche della
politica, dell‟esercito, del sistema giudiziario e socio-sanitario.
Ha fatto conoscere al mondo l‟esistenza di una guerra intestina
alla Federazione Russa e ne ha mostrato la violenza
smascherando gli orrori dell‟esercito e di tutte le forze di
sicurezza impegnate nel conflitto caucasico. Ha visto lei stessa
cosa accade in quelle realtà tanto lontane da Mosca e ne ha dato
la sua testimonianza raccontandone i drammi. Aveva sostenuto
le madri dei soldati che chiedevano spiegazioni sulla morte dei
loro figli e aveva sostenuto le campagne di protesta degli
invalidi di guerra dimenticati dallo Stato. Aveva cercato di
capire le ragioni dei terroristi ceceni barricati ad assediare
ospedali, teatri o scuole e paradossalmente era stata l‟unica ad
aiutare le vittime di quegli stessi attentati. Aveva accusato Putin
di essere se non l‟artefice, almeno il garante di questa realtà e
per questo lei lo odiava.
Non tutti hanno però compreso davvero il valore di Anna
Politkovskaja, la sua levatura morale e l'importanza delle sue
azioni in vita. Determinata a non cedere mai al compromesso e
continuare a smascherare gli orrori della Russia odierna tramite
i suoi scritti, non ha criticato e disprezzato solo Putin per il
mondo da lui creato: Anna Politkovskaja è stata un critica
8
feroce di quell'opposizione incapace di cambiare veramente le
cose per paura, per incompetenza o perché vittima degli stessi
meccanismi sporchi che ormai girano attorno alla vita politica
russa. Ha duramente criticato Bush, fedele compagno nella lotta
al terrorismo internazionale così come Silvio Berlusconi, per i
suoi cori di osanna verso Putin accompagnati dai complimenti
per aver ottenuto il 71 percento di consensi alle elezioni
presidenziali del 2004. Ma ha anche tacciato di vigliaccheria
un‟opposizione immobile, le organizzazioni internazionali
assenti e tutti quei falsi perbenisti che dicono di lottare per un
mondo più giusto ed elogiano i martiri delle guerre ideologiche
ma stanno ben attenti dal farvene parte, non ultimi tra questi i
suoi stessi colleghi. Anna Politkovskaja apparteneva a quella
classe intellettuale che, nel mondo del giornalismo, è ormai rara
da trovare perché, citando George Orwell, esercitava il suo
diritto alla libertà di stampa dicendo alla gente ciò che non
voleva sentirsi dire. Costringeva i suoi lettori a guardare la
realtà, ad allontanarsi degli stereotipi, a comprendere le ragioni
degli altri e a pensare autonomamente.
Un‟ampia cultura, l‟innato senso della giustizia e le grandi
abilità multilinguistiche le hanno permesso, nel corso della sua
vita, di oscillare fra due e più mondi, creando dei ponti
linguistici e culturali. Attraverso questi ponti ha catturato delle
verità e le ha rese accessibili alle masse, conquistandosi
appieno il ruolo di mediatore linguistico- culturale. Un ruolo da
cui non si è mai tirata indietro e che l‟ha vista traghettare non
solo tra due codici linguistici diversi, quali possono esserlo la
lingua russa e quella inglese, ma anche tra due codici culturali
diversi eppure conviventi all‟interno dello stesso idioma, come
la cultura cecena e quella russa. Il bilinguismo e la coscienza
metaculturale, sono state due grandi qualità che hanno
9
permesso alla sua penna di creare una vera e propria traduzione
sociale.
Il lavoro qui esposto vuole analizzare la figura di Anna
Politkovskaja, partendo dalla sua biografia e passando per le
sue denunce e le possibili cause legate al suo assassinio, per
arrivare a evidenziare il fattore principale legato tanto alla sua
vita quanto alla sua morte: la visione multiculturale e
metalinguistica della società per creare ponti trasparenti tra
culture in conflitto.
10
I. ANNA POLITKOVSKAJA
I.1 Biografia
Il 30 agosto 1958 nacque a New York Anna Stepanovna
Mazepa. I genitori, diplomatici di nazionalità ucraina,
lavoravano alla rappresentanza sovietica presso l‟ONU. Il
padre, Stepan Mazepa, era tra i più importanti diplomatici
ucraini della delegazione sovietica alle Nazioni Unite.
Dopo un‟infanzia economicamente e culturalmente
privilegiata trascorsa negli Stati Uniti, nel 1970
2
Anna Mazepa
rientrò in patria per studiare e si iscrisse alla facoltà di
Giornalismo dell' Università Statale di Mosca (MGU) “M.V.
Lomonosov”, una delle più prestigiose dell‟ex URSS. La
posizione dei genitori le diede la possibilità di studiare autori
allora messi al bando dal regime sovietico.
Nel 1976 conobbe Aleksandr Politkovskij, anche lui
studente alla stessa facoltà. Con lui condivise da subito una
grande passione per la letteratura, soprattutto per i libri
censurati dal regime sovietico, che il padre di Anna procurava
loro di nascosto, con non pochi rischi per la sua carriera
2
Cf. S. ŠELOCHONOV, Biography for Anna Politkovskaya, www.imdb.com. Si
specifica che i siti internet riportati nelle note bibliografiche e nella
sitografia sono stati consultati dal mese di ottobre 2006 al mese di
ottobre 2008.
11
diplomatica.
3
Dopo la nascita nel ‟77 del primo figlio, Il‟ja,
Anna e Aleksandr decisero di sposarsi, nel 1978. Nonostante le
difficoltà derivanti dalla nascita di un figlio, la passione innata
per lo studio non si arrestò. Nel 1980 diede alla luce la
secondogenita Vera e riuscì, persino, a laurearsi, con una tesi
sulla poetessa Marina Cvetaeva,
4
le cui opere, ancora, non
circolavano, con molta facilità.
Nel 1982, Anna Politkovskaja, iniziò a lavorare per
“Izvestija”, famoso quotidiano russo dell‟epoca. Nel frattempo,
si impegnava come corrispondente per il giornale della linea
aerea Aeroflot, “Vozdušnyj transport”, che le permise di
viaggiare gratis per tutto il paese. Collaborò anche con il
giornale “Megalopolis Ekspress”, e con l‟associazione artistica
Eskart presso la casa editrice “Paritet”.
5
A metà degli anni Ottanta, con l‟avvento della glasnost’
6
,
lasciò il giornale dell‟Aeroflot per passare alla stampa
3
Cf. F. SCAGLIONE, Vita e morte della numero 211, la pista italiana e i
servizi segreti, “ Famiglia cristiana”, sommario n.48, 26 novembre
2006.
4
Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31
agosto 1941). Principale esponente del movimento simbolista locale;
alcune sue opere degli anni Venti, glorificavano la lotta anticomunista
dell'"armata bianca", in cui il marito, Sergej Jakovlevič Efron, militava
come ufficiale. Poco accettata, dunque, dal regime staliniano, fu
censurata fino agli anni Sessanta.
5
Cf. Anna Stepanovna Politkovskaja, http://politkovskaya.novayagazeta.ru.
6
Letteralmente significa “pubblicità”, ma ha assunto la connotazione di
“trasparenza” con cui si fa riferimento alle direttive di orientamento
politico adottate, a partire dal 1986, da Michail Gorbačëv, per rendere
più chiara l‟informazione sui processi decisionali all‟interno dello Stato
e sugli avvenimenti politici, al fine di combattere la corruzione e i
privilegi dell'apparato politico.
12
indipendente che, con l‟ascesa di Gorbačёv,
7
cominciava ad
emergere e ad affermarsi. Nel 1993 lasciò anche “Izvestija”.
Nel dicembre del 1994, nel tentativo di impedire la
secessione cecena, il primo presidente della neonata
Federazione Russa, Boris Nikolaevič El‟cin, intraprese la
“Prima Guerra Cecena”. Il nuovo governo, nonostante i metodi
autoritari e violenti, permise alla stampa di mantenere i diritti
oramai acquisiti, per dare al paese un‟immagine di democrazia.
La pressione dei mezzi di informazione assunse, così, un ruolo
essenziale per la mobilitazione dell‟opinione pubblica, tanto da
portare il governo, nel 1996, a un accordo di pace e al ritiro
delle truppe di Mosca
8
.
Proprio in quegli anni, tra il 1994 e il
1999, Anna Politkovskaja lavorava alla “Obščaja Gazeta” come
cronista e responsabile della sezione Eventi Eccezionali, nonché
come assistente del direttore Egor Jakovlev. Nello stesso
periodo iniziò a collaborare anche con altre radio e TV libere.
Nel 1998, per la prima volta, si recò in Cecenia come inviata
della “Obščaja Gazeta” per intervistare l‟allora neo-eletto
Presidente Aslan Maschadov
9
.
Nel giugno del 1999, Anna Politkovskaja, passò a lavorare
per il bisettimanale “Novaja Gazeta”, una delle poche voci
7
Michail Sergeevič Gorbačёv, ultimo Segretario Generale del PCUS,
massima carica dell‟ Unione Sovietica. Si distinse per il tentativo di
“democratizzazione” del Paese e di rinnovamento economico attraverso
tre principali politiche: perestrojka (ricostruzione), glasnost’
(pubblicità) e uskorenie (accelerazione). Nel 1990 ricevette il premio
Nobel per la pace.
8
Cf. J. MEEK, Dispatches from a savage war. Poison and death threats
won't stop Anna Politkovskaya from reporting the truth about
Chechnya, “The Guardian”, 15 ottobre 2004.
9
Cf. Anna Politkovskaya, Intrepid investigative reporter who documented
the horrors and privations of the Chechen wars. “The Times”, 9 ottobre
2006.
13
sfuggite al controllo mediatico del Cremlino, finanziata da
azionisti quali George Soros
10
, Aleksandr Lebedev
11
e Michail
Gorbačёv. Qui Anna lavorerà instancabilmente fino alla morte
come inviata speciale in Cecenia, dove si recherà oltre quaranta
volte per condurre le sue inchieste. I suoi articoli, fortemente
critici nei confronti del Cremlino e del suo modus operandi
nella guerra in Cecenia, destarono una vasta eco in Occidente
ma anche fra gli stessi ceceni, i quali, in più occasioni, le
renderanno la gratitudine offrendole protezione.
Il suo intervento umanitario a favore di popolazioni colpite
dalla guerra, infatti, andò oltre l‟attività prettamente
giornalistica; ne diede prova nel dicembre dello stesso 1999,
quando organizzò l'evacuazione dell‟ospizio di Grozny durante
una pioggia di bombe, mettendo in salvo ottantanove anziani
12
e occupandosi poi della loro sistemazione in Russia.
13
Ma i
continui viaggi nelle zone di guerra, sempre più rischiosi,
incrinarono i rapporti col marito Aleksandr Politkovskij,
portando il matrimonio alla fine.
14
10
Imprenditore, politico e filosofo ungherese, ha dimostrato il suo impegno
sociale finanziando organizzazioni in difesa dei diritti civili nei paesi
dell‟ Est, nonché movimenti rivoluzionari in Ucraina Bielorussia e
Georgia
11
Aleksandr Evgen‟evič Lebedev, deputato alla Duma, è uno degli uomini
più ricchi del mondo, famoso anche per il suo impegno economico in
sostegno di associazioni culturali e di beneficenza.
12
Cf. G. VISETTI, Giornalista assassinata a Mosca: denunciò l'orrore
della guerra cecena, “La Repubblica”, 7 ottobre 2006.
13
Cf. introduzione di M. Cocchini in A. POLITKOVSKAJA, Proibito
parlare, Mondadori, Milano 2007, cit. p. XXIV.
14
Nell‟intervista di Fulvio Scaglione ad Aleksandr Politkovskij,
nell‟articolo Vita e morte della numero 211, la pista italiana e i servizi
segreti, “Famiglia cristiana”, 26 novembre 2006, sommario n.48, l‟ex