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di lavoro. Elemento comune a queste operazioni, che possono essere di svariato
tipo, è l’estrema variabilità dell’ambiente di lavoro (torbidità dell’acqua,
direzione ed intensità delle correnti, geometria degli oggetti da manipolare).
Il solo sviluppo delle geometrie e delle configurazioni dei manipolatori non è
sufficiente a garantire il successo dei sistemi teleguidati che richiedono infatti
appropriati sistemi di controllo in grado di garantire la realizzazione delle
funzioni con la debita precisione. Ed è proprio nel campo dei controlli a distanza
che, negli ultimi anni, si sono avuti i maggiori sviluppi dovuti in larga misura
all’introduzione di sistemi di ripresa stereoscopica ed agli ambienti realizzati in
realtà virtuale, sistemi che permettono all’operatore di avere un’immediata
sensazione delle manovre che sta compiendo [FRL95].
Un impulso notevole nello sviluppo di queste tecniche è stato dato proprio
dall’industria off-shore dedita all’esplorazione ed allo sfruttamento delle riserve di
idrocarburi che giacciono sotto il fondale marino. I motivi che hanno spinto a
questo sviluppo sono essenzialmente quattro:
• l’elevato costo dell’intervento umano (ove sia comunque possibile); già nel
1986 una squadra di 8 persone operanti a turno 24 ore su 24 costava tra le
100 e le 150 MLit al giorno senza considerare la nave di appoggio [Bri86];
• l’elevato rischio umano legato anche alla sola immersione, senza
considerare quelli derivanti dall’operazione da compiere;
• la scarsa affidabilità delle operazioni effettuate manualmente; l’ambiente
sostanzialmente ostile risulta infatti particolarmente incisivo sulla qualità
finale del risultato;
• la mancanza di alternative per attività che si svolgono a profondità
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superiori a 300 m.
1.1.2. Tipiche applicazioni dei sistemi ROV-manipolatore
L’utilizzo di manipolatori teleoperati, generalmente installati a bordo di veicoli
subacquei a loro volta teleguidati e con funzioni di autonomia operativa, ha
trovato quindi un notevole numero di applicazioni che vanno dall’assistenza
durante le fasi di costruzione ed installazione di opere marittime alla pulizia ed
ispezione visiva delle strutture di sostegno, dalla posa di cavi sottomarini al
recupero di attrezzature.
Vediamo ora quali sono le tipiche procedure che possono essere effettuate
tramite un sistema ROV-manipolatore (ROV = Remotely Operated Veichle)
teleguidato da un sistema di controllo posto in superficie (indifferentemente sulla
piattaforma o su una nave appoggio).
• Operazioni di ispezione ed osservazione
- Riprese fotografiche e televisive con apparecchiature montate sul
manipolatore e quindi capaci di arrivare in antri angusti
- Raccolta di campioni
- Pulizia e controllo non distruttivo su strutture; in particolare molto
significativa è la molatura delle saldature che uniscono le aste delle
travature che reggono le piattaforme. Questa operazione viene
effettuata per mezzo di un getto di acqua ad elevata pressione (700-
1000 bar) o per l’azione abrasiva di spazzole rotanti. Il controllo non
distruttivo per la rilevazione delle cricche può essere effettuato con
sistemi sia magnetici sia ad ultrasuoni
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- Operazioni di misura di varie grandezze (potenziale catodico,
propagazione delle cricche...)
• Operazioni di attuazione
- Apertura e chiusura di valvole ad esempio sulle croci di produzione
(Xmas-tree) effettuate mediante l’azionamento di leve o volantini
- Innesco di cariche esplosive
- Sbloccaggio di attuatori mediante rimozione di apposite spine di
bloccaggio
• Operazioni di connessione/assemblaggio
- Collegamento di linee elettriche o idrauliche tramite l’unione di
appositi connettori
- Aggancio di cavi di sollevamento
• Lavorazioni meccaniche
- Molatura di cricche strutturali
- Saldatura
- Taglio mediante cesoie, seghe circolari o filo diamantato
1.1.3. Problemi legati all’ambiente di lavoro
Una differenza fondamentale caratterizza i manipolatori subacquei per acque
profonde rispetto a molti di quelli che operano in superficie o entro 300 metri di
profondità: in caso di insuccesso o malfunzionamento non è infatti possibile
intervenire direttamente. Da questo punto di vista i problemi sono associabili a
quelli incontrati nella manipolazione di elementi di combustibile nucleare con la
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difficoltà ulteriore della estrema variabilità ed imprevedibilità delle condizioni di
lavoro.
La condizione ottimale è quella, del tutto inverosimile, che si ha quando il
sistema può funzionare a memoria ovvero quando le caratteristiche geometriche
dello spazio di lavoro sono note a priori e le operazioni possono essere effettuate
sulla base dei dati già immagazzinati.
In passato lo sviluppo in questo campo è stato ostacolato dalla difficoltà di avere
attuatori, sensori e meccanismi ad elevato grado di affidabilità, fatto che ha
costretto i progettisti a realizzare robot poco complessi e quindi scarsi da un
punto di vista delle operazioni realizzabili.
Un ulteriore elemento di disturbo per la manipolazione in ambiente sottomarino
è rappresentato proprio dall’acqua che, anche se in quiete, esercita sollecitazioni
idrodinamiche sugli oggetti in moto (e quindi sui manipolatori) che hanno
intensità proporzionale all’accelerazione ed al quadrato della velocità e quindi
tutt’altro che trascurabili. Questo fenomeno, sommato ai carichi che onde e
correnti esercitano sulla struttura, rendono più importanti le non linearità del
sistema e più gravosi i compiti del controllo.
Sulla progettazione di questi manipolatori interviene anche l’aggressività
dell’ambiente in cui operano; esso infatti limita le possibilità di scelta dei
materiali per le strutture, del tipo di sensori, dei componenti di attuazione.
In generale la natura dei lavori che devono essere effettuati sul fondale marino è
tutt’altro che ripetitiva. Questo ha reso sinora necessaria la presenza dell’uomo,
come parte integrante del sistema di controllo, in grado di assumere decisioni e
guidare l’esecuzione del compito in base ai dati rilevati dai sensori, per una
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chiusura intelligente ed adattativa degli anelli di retroazione [PeH97].
Per l’operatore sorgono però notevoli problemi durante la fase di guida del
robot: esso, infatti, si muove in un ambiente completamente diverso, sia come
scala sia come caratteristiche, da quello dove si trova l’operatore che quindi non
riesce ad avere quella percezione che è necessaria per effettuare operazioni
complesse con sufficiente precisione. Sono allo studio ed esistono alcune
applicazioni di sistemi robotici sensorizzati in posizione e forza che riescono a
riflettere queste variabili sul master in modo da rendere l’operatore partecipe
non solo degli errori di posizione ma anche degli sforzi che si manifestano
durante le operazioni [CDL95].
Ultimamente i progressi che ci sono stati nel campo della simulazione in realtà
virtuale [TrC93] hanno fornito un notevole contributo allo sviluppo di nuovi
sistemi di controllo che sempre più fanno sentire l’uomo immerso nell’ambiente
di lavoro del robot con immaginabili incrementi delle prestazioni.
1.2. Scenario di riferimento
La presente tesi si pone come obiettivo la progettazione di un robot manipolatore
teleoperato dedicato alla sostituzione di elettrovalvole operanti in ambiente
subacqueo [Mai97].
Tali valvole, progettate dalla società francese ECA, sono chiamate TOV (Tele
Operated Valves) e fanno parte di un moderno ed innovativo sistema di controllo
e gestione delle pipeline dedite alla distribuzione di petrolio e gas naturali estratti
dal sottosuolo marino. Per una descrizione delle caratteristiche delle valvole, si
rimanda al paragrafo 1.2.3.
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Scopo del sistema basato sulle TOV è quello di controllare le valvole che
equipaggiano i Xmas-tree (crocevia di controllo dei flussi nei condotti di
distribuzione degli idrocarburi estratti dal fondo marino) da un centro di
controllo remoto separando, di fatto, le funzioni di acquisizione da quelle di
elaborazione.
Fig. 1.1 - Xmas-tree
Il sistema TOV include generalmente una camera di controllo posta sulla
piattaforma, un pannello contenente le valvole applicato al Xmas-tree ed una serie
di cavi che uniscono le due unità: questi hanno lo scopo di fornire energia
elettrica alla stazione posta in profondità, di trasferire alla piattaforma le
informazioni acquisite dai sensori e viceversa di inviare al TOV i comandi
provenienti dalla superficie.
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E’ intuitivo osservare che i principali vincoli progettuali, in termini di affidabilità
e sicurezza, sono stati attribuiti alla parte sommersa del sistema; proprio la
affidabilità e la sicurezza sono stati infatti i criteri che gli sviluppatori del
progetto TOV hanno tenuto in maggiore considerazione nella progettazione e
nella costruzione dei componenti di questo sistema.
Dopo la prima fase di ideazione e prototipazione, che ha permesso di valutare
favorevolmente le caratteristiche del nuovo sistema dal punto di vista
affidabilistico e funzionale, si è iniziato a pensare alle necessarie modifiche che
avrebbero permesso la definitiva commercializzazione delle TOV.
Fra i vari problemi emersi quello che maggiormente ha ritardato l’ingresso sul
mercato del prodotto in questione è stata la difficoltà di
installazione/sostituzione delle valvole poste sui Xmas-tree più profondi.
Essendo le valvole ideate per operare a profondità fino a 2000 metri si è reso
necessario sviluppare un robot dedicato alle operazioni di manutenzione che
escludesse l’intervento dell’uomo ritenuto troppo oneroso dal punto di vista
economico e comunque pericoloso.
La soluzione scelta dai tecnici dell’ECA è stata quella di dotare un ROV
(Remotely Operated Veichle) di un terminale appositamente attrezzato
movimentato da un braccio, il tutto teleoperato dalla superficie.
E’ importante a questo punto sottolineare che per specifica scelta commerciale la
società ECA non ha voluto legarsi ad un particolare costruttore di ROV ed ha
quindi proposto di studiare un’interfaccia robot-veicolo adatta a diversi tipi di
veicoli ovvero i più diffusi fra quelli attualmente in dotazione ai possibili
acquirenti del sistema TOV.
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1.2.1. Descrizione dei sistemi di valvole attualmente esistenti
Prima di descrivere in modo più approfondito il sistema TOV facciamo una
rapida panoramica sui sistemi di controllo più usati in campo sottomarino:
• Sist. idraulico diretto: ogni valvola viene controllata attraverso un condotto
idraulico dalla centralina di produzione posta sulla piattaforma. Si tratta di
un sistema molto lento, può infatti impiegare anche alcuni minuti per
chiudere una valvola, e con notevoli limitazioni di profondità massima
raggiungibile.
• Sist. idraulico pilotato: è stato sviluppato partendo dal sistema diretto con
l’intento di ridurne i tempi di risposta; a questo scopo un condotto viene
posto in pressione permanentemente ed il controllo della valvola viene
affidato ad una valvola di comando posta nell’unità sommersa (POD);
ognuna delle due valvole viene controllata attraverso un condotto azionato
dalla superficie. Questo sistema riduce effettivamente i tempi di risposta
ma non diminuisce la lunghezza dei condotti.
• Sist. idraulico sequenziale: utilizza una sola linea di alimentazione e le
valvole idrauliche poste nel POD vengono azionate in funzione della
pressione nella linea.
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Fig. 1.2 - POD di controllo
• Sist. elettroidraulico: è un sistema analogo al precedente ad eccezione del
tipo di valvole che sono attuate elettricamente. Il cordone ombelicale (così
viene definito il fascio di cavi e condotti che unisce la piattaforma con
l’unità sottomarina) è quindi formato da un solo condotto idraulico e da
una coppia di cavi elettrici per ogni valvola e per ogni sensore. In questa
configurazione il sistema è in grado di trasmettere informazioni alla
superficie.
• Sist. elettroidraulico multiplex: è a tutt’oggi il più diffuso. Grazie ad un
sistema elettronico multiplex permette un completo scambio di
informazioni, sia per il controllo sia per l’acquisizione dati, fra la superficie
e l’unità sottomarina tramite due sole coppie di cavi elettrici. Il cordone
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risulta quindi composto dalle due coppie di cavi e da un condotto
idraulico; nei sistemi più avanzati potenza e segnale vengono sottoposti al
multiplexer e possono quindi essere trasmessi attraverso una sola coppia di
conduttori. Il nucleo di questo sistema è costituito dal POD che contiene i
sottosistemi idraulici ed elettrici; data la sua importanza il POD viene
installato su apposite guide che ne permettono un semplice recupero per
effettuare in superficie le operazioni di manutenzione necessarie.
Con l’aumentare della complessità delle reti, le soluzioni sopra descritte
iniziarono presto a cadere in difetto sia da un punto di vista economico (elevati
costi di gestione, elevato costo dei componenti, etc...) sia da un punto di vista
sistemistico, essendo la difficoltà di installazione proporzionale al numero di
valvole che ogni stazione sottomarina deve contenere.
1.2.2. Il sistema TOV
E’ un sistema di controllo innovativo basato sulle valvole TOV e si pone come
valida alternativa agli esistenti moduli elettroidraulici multiplexer essendo meno
costoso, più affidabile e più adatto ad un uso ad elevate profondità.
La caratteristica innovativa di questo tipo di sistema di controllo consta nel fatto
che il cordone ombelicale viene considerato come il supporto di una rete
elettroidraulica che unisce le valvole da controllare, ognuna delle quali
equipaggiata da un modulo TOV come rappresentato nello schema di figura 1.3.
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Fig. 1.3 - Schema di collegamento delle TOV a cascata
Lo schema evidenzia come le funzioni di controllo, che in una soluzione del tipo
POD sono centralizzate in un unico volume, in questo caso sono distribuite sul
Xmas-tree consentendo ad ogni modulo di controllare una sola valvola in modo
autonomo.
La svariata gamma di soluzioni operative realizzate nel campo della
distribuzione sottomarina degli idrocarburi giustifica quindi il progetto di un
sistema flessibile di controllo che permette di mantenere comunque un solo
cordone ombelicale fra superficie e fondo qualunque sia il numero di Xmas-tree e
di valvole da controllare.
In particolar modo il sistema TOV sviluppato dalla ECA permette di controllare
fino a 8 stazioni ognuna delle quali può gestire fino a 16 pozzi, ognuno dei quali
può avere fino a 32 valvole; schematicamente questa configurazione limite è stata
rappresentata nella figura 1.4.
Per semplificare l’interfaccia con il Xmas-tree e per massimizzare il numero di
connessioni possibili le TOV sono organizzate su un pannello che viene fissato
alla struttura del Xmas-tree. La distribuzione dell’energia elettrica ed idraulica dal
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cordone ombelicale alle TOV (la rete) avviene all’interno del pannello ed è
realizzata in modo da permettere la connessione/sconnessione delle TOV senza
comprometterne il funzionamento. I collegamenti fra il pannello e le valvole ed i
sensori sottomarini sono fissi e vengono fatti in superficie direttamente dal
costruttore del Xmas-tree. Operando in questo modo si ottiene l’azzeramento
delle operazioni di connessione di cavi da effettuare sott’acqua aumentando
notevolmente l’affidabilità del sistema.
Fig. 1.4 - Configurazione del sistema di controllo TOV
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1.2.3. Descrizione del modulo TOV
Entriamo ora nel dettaglio del modulo TOV descrivendone le funzioni principali.
La figura 1.5 rappresenta un disegno d’assieme di un modulo mentre in figura
1.6 sono riportate due fotografie della TOV.
Fig. 1.5 - Disegni di progetto delle TOV
Le funzioni che deve realizzare ogni TOV sono le seguenti:
• controllare una valvola idraulica;
• acquisire informazioni da due sensori esterni, un sensore di pressione
interno ed eventualmente due interruttori di posizione che individuano la
posizione della valvola;
• gestire l’interfaccia con la rete;
• eseguire funzioni di sicurezza integrate e l’autodiagnosi delle prestazioni.