ai problemi che ciclicamente si ripresentano. Lo Stato può essere visto come l'armatura che
racchiude e protegge il sistema economico, deputato alla sua difesa, a fargli da schermo, a
frapporsi nello scontro tra le parti sociali, a mediare: com'è avvenuto in Italia nel caso della
concertazione.
Anzi progressivamente il ruolo dello Stato in questo senso acquista un peso sempre
maggiore e la gestione stessa dello Stato sempre più ad essere valutata con criteri
economici.
I termini della questione non possono essere ribaltati. Pietra angolare di ogni ragionamento in
questa ottica diviene l'economia e il sistema di produzione. E' da qui che bisogna partire per
capire il ruolo delle varie sovrastrutture, che possono esser viste come strumenti deputati al
raggiungimento dei fini della struttura economica. E' da qui che bisogna partire per capire il
ruolo che le masse svolgono all'interno del sistema sociale e i condizionamenti che
subiscono che, a livello individuale, sarebbero sempre funzionali a interessi economici come
buona parte dei comportamenti che l'ordinamento giuridico permette o reprime.
E' bene, quindi, citare Marx riguardo a questi rapporti:
Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti
determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di
produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle
forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione
costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla
quale si eleva una struttura giuridica e politica e alla quale corrispondono
forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita
materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale
della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere,
ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.
Per Marx, quindi, bisogna partire dalla vita materiale, e cioè dai rapporti di produzione, per
capire lo sviluppo dei riflessi e degli echi ideologici.
Il capitalismo, perciò, creerebbe un mondo a sua immagine e somiglianza, ogni parte
dell'esistenza sarebbe direttamente funzionale al suo modo di produzione. La morale, la
religione, il diritto, lo Stato sarebbero tutti accomunati dal medesimo destino di essere
servitori dell'obiettivo capitalistico.
Marx si basa sul lavoro di analisi delle caratteristiche del modo di produzione borghese per
inserire sue considerazioni valutative su come questo modo di produzione potesse evolversi.
Queste previsioni sono tra le parti più criticate del suo lavoro. La pretesa di trovare delle leggi
di sviluppo della società immutabili, ai giorni nostri, si è rivelata fallace e si accompagna ad
una generale disillusione che colpisce le scienze sociali.
Del resto, anche Marx, in certi punti, affermava il carattere fluido della realtà:
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La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di
produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali.
L'ininterrotto scuotimento di tutte le situazioni sociali, l'incertezza e il movimento eterni
contraddistinguono l'epoca dei borghesi. Si dissolvono rapporti, idee e concetti, ogni cosa
sacra è profanata e gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la
propria posizione e i propri reciproci rapporti.
Per Marx il mondo sensibile che circonda l'uomo non è una cosa data immediatamente
dall'eternità sempre uguale a se stesso.
Del resto, Marx non poteva conoscere gli sviluppi che il sistema capitalistico avrebbe avuto
da lì a centocinquant'anni, le nuove invenzioni e le nuove forme che l'organizzazione sociale
ha assunto. Marx pensava, infatti, che la borghesia durante il suo dominio avesse creato
delle forze produttive in misura molto maggiore di tutte le altre generazioni del passato
messe assieme. Però, scriveva anche:
Da questo momento le armi che sono servite alla borghesia per atterrare il feudalesimo, si
risolvono contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che
le porteranno la morte; ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli
operai moderni, i proletari.
Dopo che lo le stesse dinamiche del capitalismo favoriscono la nascita di una nuova classe
sociale la stessa borghesia, sempre in lotta con l'aristocrazia, con parti della borghesia, con
altre borghesie nazionali, favorisce il processo evolutivo del proletariato in quanto è costretta
a valersi del suo aiuto e con ciò gli fornisce gli elementi della sua educazione, cioè armi
contro se stessa.
Sarebbe stata la borghesia stessa, insomma, a produrre "i suoi seppellitori. Il suo tramonto e
la vittoria del proletariato sono del pari inevitabili".
Ma, come ho detto prima, Marx non poteva prevedere tutto e sopratutto quale tipo di
strumenti di educazione e di controllo sarebbero stati creati al fine di mantenere la struttura
del sistema capitalistico che, nonostante le previsioni di Marx e un secolo e mezzo di storia
e di evoluzione sociale, rimane per molti aspetti inalterata.
Tra questi un ruolo fondamentale e da decenni crescente viene svolto dai media.
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PARTE PRIMA:
Uno studio sul rapporto tra media, controllo sociale e
devianza.
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1. Presentazione del lavoro
Questo scritto vuole indagare il rapporto tra i mezzi di comunicazione di massa e il controllo
sociale, il ruolo che i mass media hanno nella società moderna e la loro influenza sulle
dinamiche del controllo sociale e della devianza.
Lo studio nasce da un esigenza di comprensione, che riguarda in prima persona l'autore e
che appare molto diffuso a livello sociale, di un fenomeno relativamente nuovo, per
l'esperienza europea, soprattutto nei suoi aspetti politici: l'utilizzo dei media per scopi di
ingegneria sociale, per la creazione di una moderna democrazia di massa.
Il presente lavoro nasce anche dalla personale convinzione che come per tutte le innovazioni
tecnologiche, e maggiormente quelle che riguardano la comunicazione, sia necessario non
solo analizzare i vantaggi, ma anche i possibili problemi che si possono creare.
Il discorso che affronterò qui porrà, quindi, al centro i mass media allo scopo di comprendere
quale sia il modo di operare e la struttura del controllo sociale in una moderna democrazia di
massa e le possibili influenze nella contestuale riproduzione della devianza, considerata
come prodotto culturale e sociale.
Verrà, innanzitutto, svolta un analisi di alcune teorie della comunicazione di massa, in
particolare di quelle che riescano a dar conto del ruolo e delle influenze dei media nella
società cercando di ravvisare le implicazioni riguardo al controllo sociale e alla devianza, per
poi affrontare in maniera particolareggiata il modo in cui la stampa tratta la narrazione del G8
di Genova nei mesi precedenti al suo svolgimento.
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2. I media: teorie degli effetti e teorie degli effetti cumulativi.
Una ricerca del genere si trova ad affrontare argomenti complessi come sono quelli
riguardanti i mezzi di comunicazione di massa, il loro ruolo all'interno della società e la loro
influenza sui singoli individui e sulla società nel suo complesso. Le difficoltà cominciano
considerando il problema della definizione dell'oggetto di studio, i mezzi di comunicazione di
massa, e di cosa includere in questa definizione.
Ai fini di questa tesi prenderemo a prestito la definizione che il sociologo Manuel Castells dà
di "media elettronici", la quale include tutti i mezzi di comunicazione, (come tv, radio, giornali
e Internet) tenendo conto però del diverso peso e importanza che questi hanno a seconda
del loro potere di influenza e della loro diffusione.
Non si può prescindere neppure da un'analisi delle teorie della comunicazione che
riguardano i media e, tra i disparati approcci, da una scelta di quelli che contengano una
visione che può essere più utile ad un lavoro di questo tipo. Infatti, dalla concezione che si
sceglierà di seguire dipenderà anche l'analisi del ruolo dei mass media nell'ottica del controllo
sociale.
Gli studiosi di sociologia della comunicazione non sembrano avere dubbi sul fatto che i
messaggi diffusi dai mezzi di comunicazione (principalmente dalla televisione) abbiano degli
effetti sui riceventi, effetti che spesso vanno oltre il semplice passaggio di informazioni. La
stessa pubblicità può essere un esempio: il messaggio pubblicitario, soprattutto quello
televisivo, viene recepito dai telespettatori, a seconda anche del loro livello culturale e della
loro influenzabilità, che ricevono uno stimolo e agiscono di conseguenza. Lo stimolo può
essere vario: l'invito all'acquisto di un prodotto o a votare un determinato partito politico.
In questo campo gli studi e i testi di sociologici e teorici della comunicazione sono moltissimi.
Quando il ragionamento si sposta dagli effetti sul singolo a quelli sociali numerosissimi sono
gli autori che affermano ci sia una forte influenza da parte dei media sulla società attuale.
Anzi, per alcuni versi, queste teorie partono dal più o meno velato presupposto che questa
influenza sia decisiva. Tanto che non ci si trova ad affrontare il problema di dover dimostrare
il nesso tra società e media, ma, al contrario, bisogna cercare di confutare il loro presunto
effetto deterministico. Gli esempi che si possono fare sono diversi, presenti nell'esperienza
americana già da molto tempo, e hanno generato infinite teorie sulla comunicazione e anche
qualche opportuna preoccupazione, sopratutto riguardo al rapporto tra violenza televisiva e
criminalità.
Nel 1972 negli Stati Uniti fu istituita una commissione per lo studio degli effetti dei media (il
che dimostra come in quegli anni già ci fosse la consapevolezza della possibilità di un nuovo
problema), il Surgeon General's Scientific Advisory. Le risultanze di questa Commissione
riferite al Senato fecero affermare a Jesse Steinfeld, direttore generale della sanità
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