ii
sperimentarsi in chiave diversa per staccarsi dalla protezione familiare
e fuggire verso l’indipendenza.
Le statistiche mostrano che proprio in adolescenza avvengono
in percentuale più incidenti in confronto alle altre età. Tali incidenti
sono da mettersi in relazione sia ai grandi rischi quali la
tossicodipendenza, l’AIDS, sia in relazione ad una serie di
comportamenti esperiti dai giovani e che possono minacciare la salute
fisica e l’identità sociale, quali gli incidenti stradali, le fughe, la
devianza.
Il comportamento rischioso è per definizione un comportamento
in cui il pericolo è insieme un dato oggettivo, ma, dipende anche
fortemente dalle scelte soggettive. Vi sono comportamenti rischiosi
che vengono esperiti con il fine di perseguire un risultato, e
comportamenti che vengono attuati col fine di mostrare coraggio, di
sentirsi forti e invincibili.
Spesso però si assiste a giovani che oltrepassano il limite della
trasgressività tipica di questa fase, correndo dei rischi inutili, si
osservano giovani in costante ricerca del pericolo, attraverso l’uso
della violenza e con comportamenti spesso anticonformistici al limite
dell’illegalità, ne sono esempio i comportamenti bellici allo stadio, le
imprese delle bande delinquenziali, le sfide stradali. L’azione
rischiosa, viene sentita come qualcosa di vitale, qualcosa che permette
di riscattare una nuova immagine di sé, diversa dal bambino che si
conosceva prima (Giori, 1998).
Le strutture educative sociali e istituzionali che potrebbero far
fronte al sostegno dei giovani in questo periodo di sviluppo, sono
spesso assenti o insufficienti. Spetta al giovane orientarsi da solo e
iii
tracciare il suo cammino nei meandri e nella confusione del mondo
moderno, sfidando se stesso nella ricerca di senso, attraverso prove
che gli consentono di sperimentare i suoi stessi limiti.
Attraverso il contributo di ricerca qui presentato, si indaga
l’esistenza di fattori personali, contestuali e familiari che,
costituendosi come indicatori di rischio, potrebbero incidere o meno
nel passaggio da un comportamento tipicamente adolescenziale
trasgressivo, a delle vere e proprie condotte delinquenziali.
Specificatamente si osservano quattro casi singoli e attraverso l’uso di
strumenti psicodiagnostici si indaga la presenza o assenza di tali
indicatori nello sviluppo di un comportamento deviante.
In particolare il Capitolo I descrive il periodo di sviluppo
adolescenziale e la percezione che gli adolescenti hanno del rischio.
Il Capitolo II specifica le premesse teoriche presenti in
letteratura sul concetto di devianza, soprattutto quella giovanile, e sui
possibili indicatori di rischio della delinquenza giovanile.
Il Capitolo III descrive l’ipotesi di ricerca.
Il Capitolo IV specifica gli strumenti di rilevazione utilizzati ai
fini dell’ipotesi di ricerca.
Il Capitolo V descrive il metodo di ricerca utilizzato, ed il
campione specifico.
Il Capitolo VI analizza i risultati emersi singolarmente, ed in
relazione agli strumenti utilizzati, e successivamente attua un
confronto complessivo tra gli esiti dei casi esaminati.
1
CAPITOLO I
1.1 Trattazione generale sull’Adolescenza
L’adolescenza, periodo di passaggio dall’infanzia all’età adulta,
si presenta come un periodo dello sviluppo caratterizzato da numerosi
mutamenti, fisici e soprattutto psicologici. Nello specifico, da un
punto di vista psicologico si distinguono: l’aumento pulsionale, il
lavoro di lutto dell’infanzia, le modificazioni difensive, le varie
ricerche identificatorie, le nuove forme di adesione al gruppo dei pari,
sono caratteristiche specifiche dell’adolescenza. Inoltre, è preminente
la trasformazione del corpo, che acquisisce le caratteristiche
dell’adulto, la maturazione delle gonadi, così che il corpo-bambino si
trasforma in corpo-adulto con la capacità di attività sessuali e
procreative, insieme tali caratteristiche definiscono tale periodo
adolescenziale.
Gli psicoanalisti, e in primis Freud, ritengono che durante
l’adolescenza, la funzione principale consiste nell’organizzazione
sessuale matura e definitiva; il processo evolutivo adolescenziale è
caratterizzato dall’importanza e dall’investimento del e sul proprio
corpo. Il modo di vestirsi, di tagliarsi i capelli, di truccarsi, possono
2
essere manifestazione delle mode del momento, ma anche
l’espressione dell’identità sessuale.
Allo stesso modo, si pone all’adolescente il tema della
trasformazione della mente, attraverso la ridefinizione del Sé, e
dell’immagine che ha di se stesso. L’adolescente deve confrontarsi
con la propria autonoma progettualità, non solo psicologica, ma anche
sociale, lavorativa e professionale; si trova, inoltre, a ripensare se
stesso al’interno della vita familiare, si sente proiettato verso l’esterno,
aldilà del suo vivere familiare.
Il disagio emerso, consiste nel doversi confrontare con dei
conflitti che coesistono sistematicamente, l’appartenenza familiare,
con i suoi codici definiti ed il voler fare parte contemporaneamente al
gruppo dei pari, dove si realizza una vita di relazione, di rapporti, di
esperienze e di emozioni che strutturano un’identità collettiva, dove
l’importante è appartenere, condividere, “esserci” (Colecchia, 1995).
Le manifestazioni brusche, mutevoli e spesso estreme che gli
adolescenti esperiscono nel loro comportamento, portano a definire
tale periodo, come un tempo di crisi.
All’interno della fase adolescenziale distinguiamo diverse
tappe:
¾ La pre-adolescenza, caratterizzata dalle trasformazioni corporee
e caratterizzate dall’aumento della forza pulsionale;
¾ La prima adolescenza, che per il ragazzo o la ragazza si
caratterizza per la ricerca dell’amico/a che condivida con il
soggetto, le difficoltà, gli entusiasmi le pene e i sacrifici;
3
¾ L’adolescenza propriamente detta, che è l’epoca del “primo
amore” e di ricerca e sperimentazione della propria sessualità;
¾ La post-adolescenza, è una fase di consolidamento e delle
funzioni e degli interessi dell’Io, di stabilizzazione del carattere
e della struttura di personalità (Bracconier, 1990).
L’incertezza, il disorientamento, il disagio connessi ai vari
cambiamenti, propri, di tale periodo di sviluppo si risolvono
progressivamente a mano a mano che l’adolescente percorre il suo
periodo di sviluppo fino all’età adulta.
All’adolescente è, inoltre, richiesto di superare compiti
specifici di sviluppo, che se portati a termine in modo costruttivo e
positivo, conducono ad una condizione di benessere, aumento
dell’autostima, sviluppo armonioso con il contesto ed infine pongono
delle basi per il superamento delle fasi di sviluppo successive. Nello
specifico, i compiti di sviluppo riferiti all’età adolescenziale
riguardano la sfera personale, la sfera socio-istituzionale, dove si
richiede di fare scelte come la scuola da frequentare, il lavoro, lo
sport, di affrontare il tema accettazione del sé e del raggiungimento
dell’autonomia.
Il fascino del rischio, la trasgressione, frutto della messa in
discussione che l’adolescente esperisce in questa precisa fase di
sviluppo, assumono una rilevanza centrale; gli adolescenti possono
attuare dei comportamenti problematici o a rischio quali il fumo di
tabacco, l’uso di spinelli o di altre droghe, l’abuso di alcol, la guida
pericolosa, i comportamenti antisociali, l’attività sessuale precoce e
non protetta, l’alimentazione disturbata, appropriazione e
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danneggiamento di oggetti, atti vandalici, sono tutti esempi di
comportamenti che possono mettere a repentaglio il benessere
psicologico e sociale dell’adolescenti (Bonino,2005).
1
Le trasgressioni adolescenziali sono frutto di diversi fattori,
che variano soggettivamente a seconda dei comportamenti esaminati e
dei vari significati attribuiti nelle diverse culture, inoltre, diventa
rilevante la risposta degli adulti a tali comportamenti, che può
facilitare o impedire il passaggio da atteggiamenti e comportamenti
trasgressivi poco rilevanti a veri e propri atti delinquenziali.
1.1.1 Gli adolescenti e la percezione del rischio
I comportamenti a rischio esperiti tipicamente in questa fase
adolescenziale, rappresentano delle modalità dotate di senso,
presentano quindi uno scopo ed una funzione; agli occhi
dell’adolescente essi rappresentano una risposta ai diversi problemi e
compiti di sviluppo, spesso non chiari, che nascono dall’interazione
1
S.Bonino, Il fascino del rischio negli adolescenti. Giunti,Firenze,2005.
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con il mondo sociale, o con il mondo degli adulti per affermare la
propria identità, per essere rispettati e considerati da questi ultimi. Le
funzioni dei comportamenti a rischio in adolescenza, riguardano due
grandi aree strettamente connesse: lo sviluppo autonomo dell’identità
adulta e la partecipazione sociale dall’altro.
Il raggiungimento di queste funzioni può essere attuato sia con
comportamenti più evoluti e competenti, quali elaborare esprimere e
sostenere un’opinione personale, sia, con comportamenti a rischio
quali il fumo di sigarette o di marijuana; la scelta di una modalità
piuttosto che un’altra è in relazione sia con le caratteristiche
dell’individuo che con le opportunità offerte dal contesto sociale.
Uno dei fattori che influenza la percezione del rischio negli
adolescenti è che in generale essi ritengono di essere immuni dal
subire le conseguenze da fonti di rischio. Questo fattore è anche
definito ottimismo ingiustificato . La tendenza è quella di pensare di
essere invulnerabili e di supporre che solo gli altri siano esposti alle
conseguenze indesiderate dell’esperienza negativa. Il timore che
sussiste è che l’adolescente possa sottostimare la vulnerabilità
personale, riducendo le possibili precauzioni da attuare per proteggere
la propria salute (Weinstein,1988).
L’invulnerabilità percepita dagli adolescenti, è stata anche
definita da Elkind, fiaba personale (Elkind, 1967).
La costruzione della fiaba personale in adolescenza deriva sia
dal sentimento di invulnerabilità, sia dall’egocentrismo, definito come
la tendenza a proporre se stesso al centro di ogni evento, inoltre, è un
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sentimento che fa sentire gli adolescenti come unici, al centro
dell’attenzione, immortali e onnipotenti. Questi sentimenti
contribuiscono alla realizzazione di un’immagine mentale alquanto
fiabesca.
La maggior parte degli adolescenti afferma che correre i rischi
sia accettabile. Quando avvengono delle tragedie agli altri essi
razionalizzano per rafforzare le convinzioni che una cosa simile non
capiterà mai a loro. Il processo di razionalizzazione degli eventi
consiste nell’attribuire una spiegazione logica a ciò che accade .
Ad esempio chi supera un rischio attribuisce ciò alla bravura
personale, al coraggio e all’abilità. Se il rischio ha come risultato una
delusione o finisce in tragedia, il fatto verrà spesso ascritto dal
protagonista alla sfortuna o a fattori esterni, mentre altri ricondurranno
tali incidenti e fallimenti a incompetenze, scarsa capacità di giudizio e
ad altri difetti personali.
Altri fattori rilevanti riguardano gli elementi motivazionali, le
convinzioni e i comportamenti che ricevono l’approvazione di altre
persone, si ritengono determinanti nell’influire sulla percezione del
rischio. In questa teoria si sostiene che gli adolescenti sviluppino
condotte pericolose e rischiose con maggior frequenza rispetto a
soggetti appartenenti ad altre fasce di età proprio al fine di dimostrare
che sono adulti.
Anche il gruppo dei pari riveste un ruolo predominante
nell’assunzione dei rischi. I soggetti coinvolti in situazioni di rischio
sono rinforzati nel loro comportamento da quello analogo di amici. La
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tendenza ad uniformarsi al gruppo, quindi a subirne l’influenza, è stata
ampiamente spiegata nell’ambito della psicologia sociale. Il
conformismo è un fenomeno riscontrato in vari esperimenti
pionieristici condotti dai maggiori esponenti della psicologia sociale
(Lewin e co., 1948).
I gruppi spontanei di adolescenti sviluppano delle regole e se
si vuole essere accettati dal gruppo si devono rispettare le norme e
sottoporsi a determinati comportamenti. Possedere un motorino e
riuscire ad andarci con una ruota può essere agito al fine di
comportarsi in sintonia con le norme del gruppo. La funzione che sta a
tale agire è l’essere accettati, riconosciuti importanti e l’essere
ammirati, sia dai pari, sia dagli adulti.
Anche la ricerca di sensazioni forti influenza la percezione del
rischio definito come la continua ricerca di novità e stimolazioni
sensoriali intense (Zuckerman, Eysenck,1978).
Inoltre, la curiosità, tipica negli adolescenti, è chiamata in
causa come fattore che influenza la propensione verso il rischio. La
curiosità può essere accentuata da fattori sociali e culturali tra cui, la
pressione dei pari e la grande risonanza data dai mass media a
problematiche, come ad esempio, quelle relative alla droga
(Plant,1996).