6 
 
alcuni casi addirittura esiziali, sulle relazioni dell’impresa con i differenti 
mercati e i diversi stakeholder»1. 
In altre parole, quello che si chiede alle aziende è di continuare a 
generare profitto, poiché senza di esso non avrebbero motivo di esistere, 
ma con l’obiettivo ultimo di creare valore. Per far ciò esse devono 
mettere in atto processi produttivi sostenibili, nel rispetto dell’ambiente e 
delle istanze degli stakeholder di riferimento. 
La Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), traduzione italiana 
dell’inglese Corporate Social Responsibility (CSR), non ha trovato ad 
oggi una definizione chiara, esaustiva e riconosciuta da tutti, essendo 
essa un concetto astratto piuttosto difficile da definire e frutto di 
esperienze maturate nel tempo da imprese operanti in diversi settori e in 
diverse aree geografiche, poi ricondotte ad alcuni modelli di riferimento 
e sintetizzate attraverso standard appositamente creati. 
In questa sede cercheremo di delineare nella maniera più chiara possibile 
l’ambito della RSI cercando di spiegare cosa si intende per 
Responsabilità Sociale d’Impresa e cosa si aspettano da essa le imprese 
che vi si orientano.  
L’obiettivo del nostro lavoro è capire ed illustrare le motivazioni, le 
strategie e gli strumenti che le imprese interessate alla responsabilità 
sociale, mettono in atto e del modo in cui esse comunicano le loro 
iniziative e gli interventi in ambiti che esulano da quello prettamente 
economico, per fare in modo che l’impegno assunto sia percepibile 
all’esterno e permetta loro di creare, o migliorare, la propria immagine e 
credibilità agli occhi dei portatori di interessi e più in generale ancora 
della società intera. In particolare il caso di studio verte su ENEL S.p.a. 
                                                          
1
 Cnfr. F. Perrini, A. Tencati, Corporate Social Responsibility, Un nuovo approccio strategico alla 
gestione d’impresa, Egea, Milano, 2008, p. 4. 
7 
 
Nel primo capitolo affrontiamo il tema della Responsabilità Sociale delle 
Imprese ripercorrendone le tappe evolutive, dalla sua origine ai nostri 
giorni, e le valenze che nel tempo essa ha acquisito a seconda degli 
ambiti in cui è stata approcciata ed implementata. 
Descriviamo il rapporto tra etica e impresa e le nuove esigenze 
manifestate dalle imprese che hanno iniziato un cammino verso la RSI e 
che per questo motivo devono affrontare problemi di carattere 
economico, ambientale, sociale, culturale, ecc. 
Dalle esperienze maturate finora emerge che la responsabilità sociale 
d’impresa, unitamente ai processi di stakeholder management, sono 
compatibili con un’efficace strategia aziendale al punto da diventare 
elementi essenziali per il buon governo d’impresa. 
Questa nuova esigenza di coniugare la dimensione economica a quella 
sociale pone le imprese di fronte alla necessità di trovare un metodo per 
rendere visibile il nuovo orientamento etico. Esse hanno bisogno di 
rendicontare la loro responsabilità sociale alla collettività in cui sono 
inserite e agli stakeholder principali e a tal fine utilizzano nuovi criteri di 
valutazione che vanno ad aggiungersi agli indicatori economici e 
finanziari già esistenti.  
Lo strumento più idoneo a dare visibilità all’impresa e rispondere alla 
necessità di informazione e trasparenza dei propri pubblici di riferimento 
è il bilancio sociale, cioè un modello di rendicontazione sulla qualità e 
quantità di relazioni tra l’impresa e i gruppi di riferimento 
rappresentativi della collettività. 
Nel secondo capitolo trattiamo il tema della rendicontazione sociale delle 
imprese e vediamo quali sono gli strumenti più utilizzati e più diffusi in 
quest’ambito a livello nazionale e internazionale. 
Delineiamo le tappe principali del processo che ha portato le imprese a 
produrre nuovi documenti di rendicontazione e implementare gli 
8 
 
strumenti di comunicazione e di gestione amministrativa e contabile, per 
rispondere alla crescente richiesta di informazioni sui criteri gestionali 
adottati, sulle scelte effettuate, sulle risorse impiegate, sugli effetti 
sociali generati, sull’impatto ambientale prodotto, e molte altre attività 
aziendali.  
Descriviamo i principali strumenti di rendicontazione sociale, con 
particolare attenzione alle caratteristiche del Bilancio sociale, i suoi 
obiettivi e i suoi principi di redazione. 
Dal momento che questi nuovi strumenti di rendicontazione derivano 
dalle esperienze di singole aziende (profit, non profit o enti pubblici), è 
stato necessario cercare di includere e sintetizzare i risultati da esse 
prodotti, creando dei modelli di riferimento riconosciuti validi, per le 
imprese che per la prima volta si accingono ad intraprendere questo 
percorso. 
Illustriamo pertanto i principali modelli di rendicontazione sociale 
nazionali e internazionali, gli standard e le linee guida più rappresentativi 
e più utilizzati a livello internazionale e nazionale, soffermandoci in 
particolare su alcuni di essi. 
Specifichiamo che la nostra scelta di soffermarci, tra tutti gli strumenti di 
rendicontazione esistenti, sulla descrizione del Bilancio Sociale e del 
Bilancio Ambientale, dipende da due motivazioni principali. Riteniamo 
infatti che essi siano interessanti per la loro storia ed evoluzione, oltre 
che per la loro crescente diffusione ed utilizzo. Inoltre, ci interessa 
conoscerli approfonditamente allo scopo di comprendere e analizzare 
con discernimento il caso aziendale esposto nel terzo capitolo, nel quale 
ci occupiamo di descrivere ed analizzare l’approccio di una grande 
azienda italiana, Enel SpA, alla Responsabilità Sociale d’Impresa. 
Il motivo per cui si è scelto di fare di Enel l’oggetto della nostra analisi 
risiede nel fatto che innanzitutto si tratta di un’azienda operante in uno 
9 
 
dei settori che, secondo le casistiche a livello mondiale, vede il maggior 
numero di imprese interessarsi alla RSI per il tipo di attività condotta, 
ovvero il settore della produzione dell’energia. 
In secondo luogo si ritiene che Enel SpA sia una delle aziende italiane 
che hanno mostrato più interesse e anche una certa continuità nella 
realizzazione di pratiche socialmente responsabili intervenendo 
attivamente sia nell’ambito sociale, sia nel migliorare le proprie 
performance e ridurre l’impatto delle proprie attività sull’ambiente. 
All’interno del capitolo  procediamo col descrivere inizialmente Enel 
presentando sia la sua storia che il suo assetto societario e la sua struttura 
a livello organizzativo; seguitiamo poi col verificare come essa mette in 
atto il proprio impegno nella CSR attraverso l’analisi di documenti 
predisposti dalla stessa azienda come: il Piano di sostenibilità, il Codice 
etico, il Modello di gestione e organizzazione, la Pianificazione e il 
Controllo della CSR, ecc. 
Ci soffermiamo sulla comunicazione della responsabilità sociale da essa 
realizzata proprio per valutare se l’azienda fornisce o meno un’adeguata 
comunicazione/informazione di quelle che sono le sue attività e il suo 
impegno in ambito sociale, e come essa comunichi i risultati raggiunti in 
base agli impegni presi ai propri stakeholder di riferimento. 
Infine riserviamo un paragrafo ai nostri commenti sui punti di debolezza 
della rendicontazione sociale e in particolare della comunicazione della 
RSI di Enel, per sottolineare che nonostante un approccio in linea di 
massima corretto e sufficientemente al passo con l’evoluzione socio-
culturale in atto e con le attese degli stakeholder interessati alla sua 
performance, persistono delle criticità che potrebbero compromettere 
l’immagine dell’azienda e la credibilità del suo impegno in materia di 
CSR. 
10 
 
CAP. 1  LA RESPONSABILITÁ SOCIALE 
D’IMPRESA 
 
 
 
 
1.  Definire la Responsabilità Sociale d’Impresa 
Per Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), in inglese Corporate Social 
Responsibility (CSR), si intende «un nuovo approccio strategico alla 
gestione d’impresa, basato su una visione relazionale della stessa»2. 
Il primo contributo alla definizione della Responsabilità Sociale 
d’Impresa risale a Bowen il quale definiva la responsabilità sociale 
dell’impresa come «il dovere di perseguire quelle politiche, di prendere 
quelle decisioni, di seguire quelle linee d’azione che sono desiderabili in 
funzione degli obiettivi e dei valori riconosciuti dalla società»3. 
Col passare del tempo la definizione della RSI è stata più volte 
modificata e tuttora è oggetto di dibattito tra gli studiosi del settore, la 
definizione che, tra quelle proposte finora, appare più chiara è quella 
data dalla Commissione della Comunità Europea nel Libro Verde che la 
descrive come «l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed 
ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro 
rapporti con le parti interessate»4. 
                                                          
2
 Cfr. F. Perrini, A. Tencati, Corporate Social Responsibility, Un nuovo approccio strategico alla 
gestione d’impresa, Egea, Milano, 2008, p. 3.  
3
 Si veda: H. Bowen, Social Responsibility of the businessman, Harper & Row, New York, 1953. La 
citazione è tratta  da F. Perrini, A. Tencati, Corporate Social Responsibility, op.cit. 
4
 Cfr. Commissione delle Comunità Europee, Libro Verde, Promuovere un quadro europeo per la 
responsabilità sociale delle imprese, Bruxelles, 18 luglio 2001, p.7. 
11 
 
Nel Libro Verde vengono chiariti i fattori che contribuiscono a 
determinare un orientamento gestionale delle imprese che si fondi sul 
concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa: innanzitutto viene 
sottolineata la volontarietà della RSI, viene posta maggiore attenzione 
alle relazioni con gli stakeholder e vengono sottolineati i vantaggi che le 
imprese possono trarre a livello di prestazioni, e quindi di profitto, nel 
momento in cui riescono ad ottenere buoni risultati nel sociale o nel 
settore della tutela dell’ambiente5. 
Ciò che emerge dalle definizioni date è che la RSI è strettamente 
correlata con la sostenibilità in quanto le imprese devono tenere conto 
dell’effetto che le loro attività hanno a livello economico, sociale e 
ambientale e con la volontarietà che attiene alla scelta della singola 
impresa di svolgere le proprie attività in modo responsabile nei confronti 
della società.  
Il termine responsabilità, in italiano, indica la «congruenza con un 
impegno assunto o con un comportamento, in quanto importa e 
sottintende l’accettazione di ogni conseguenza»6, questo riferimento 
all’ambito giuridico non si sposa, a nostro parere, col significato del 
corrispondente termine anglosassone, per cui ci associamo al pensiero di 
Hinna secondo cui parlando di RSI «sarebbe forse più opportuno 
interpretarla come “sensibilità” o “consapevolezza” sociale dell’impresa, 
in quanto la parola responsabilità assume in italiano immediatamente una 
valenza negativa, con accezione giuridica – essere responsabile di 
qualche cosa – mentre il termine consapevolezza offre più l’idea di 
un’opzione etica e di una presa di coscienza»7. 
                                                          
5
 Si rimanda al paragrafo successivo per un approfondimento sull’argomento. 
6
 Definizione tratta da: G. Devoto, G.C. Oli, Il Dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze, 
1990, p. 1582. 
7
 Cfr. Hinna, Come gestire la RSI, Manuale pratico-operativo, processi, strumenti e modelli, la 
redazione del bilancio sociale, Il sole 24 ore, 2005, p.11. 
12 
 
Infine non si deve dimenticare di considerare anche il fatto che la 
percezione di cosa sia la Responsabilità Sociale d’Impresa varia a 
seconda della prospettiva da cui la si osserva: dal punto di vista esterno 
all’impresa la RSI può essere ricondotta alla dimensione economica, 
giuridica, sociologica, culturale e istituzionale; dal punto di vista interno 
all’azienda le ottiche per leggere la RSI possono essere di natura 
finanziaria ed economica, organizzativa, manageriale, di marketing, di 
comunicazione, di rendicontazione, di gestione delle risorse umane. 
La conoscenza di tutti i sistemi sociali con cui interagire, sia interni che 
esterni, ha generato nell’impresa il bisogno di adattarsi repentinamente 
alle molteplici istanze dei diversi interlocutori sociali. Le imprese che 
operano in questo contesto pertanto hanno dovuto cambiare le loro 
strategie e cercare di adattarle alle richieste dei vari stakeholder 
specialmente per evitare ripercussioni sulle loro possibilità di crescita e 
sulla reputazione. 
A seconda del punto di vista adottato, la Responsabilità Sociale 
d’Impresa acquisisce valenze diverse e in particolare essa può, a seconda 
del caso, essere considerata: 
 ξ driver di pattern sostenibili di sviluppo a livello locale e globale. 
Si affermano modelli di sviluppo che mettono in evidenza la 
capacità delle imprese di collaborare con gli attori pubblici e le 
comunità per coniugare il benessere economico, la coesione 
sociale e l’attenzione alla tutela delle risorse naturali; 
 ξ fattore differenziale per modelli competitivi superiori. In questo 
caso la RSI è intesa come un nuovo approccio strategico che porta 
le imprese a valorizzare maggiormente le relazioni con gli 
stakeholder e realizzare processi di sviluppo sostenibili per la 
società e per l’ambiente generando così mercati con maggiori 
prospettive di crescita. «È la frontiera della responsible 
13 
 
competitiveness, dei values-driven business, in cui la 
responsabilità e la sostenibilità ridefiniscono i mercati, i processi 
di creazione di valore, lo stesso concetto di successo 
imprenditoriale e, dunque, i meccanismi di gestione delle 
performance e di accountability»8; 
 ξ elemento alla base di rinnovate relazioni tra soggetti pubblici, 
imprese e società civile. Secondo questa accezione la RSI viene 
vista come opportunità di collaborazione tra soggetti pubblici e 
privati. Nel contesto odierno di globalizzazione si innescano 
meccanismi di corresponsabilità e sussidiarietà tali per cui le 
imprese assumono un ruolo più centrale e importante rispetto al 
passato. Si possono venire a creare diverse tipologie di 
partnership multi-stakeholder, ovvero tra enti pubblici, imprese e 
organizzazioni della società civile. Seguendo la classificazione 
che di queste viene data da Nelson9, possiamo individuare le c.d. 
agenda setting coalitions utilizzate per richiedere politiche 
pubbliche più avanzate; le accountability coalitions volte al 
rafforzamento della trasparenza, della rendicontazione e della 
divulgazione; le re source mobilization coalitions dirette 
all’attivazione di risorse utili ad affrontare sfide che richiedono 
interventi di ampia portata. 
In base a quanto finora detto si è delineata la Responsabilità Sociale 
d’Impresa come fattore di cambiamento che riguarda in primo luogo le 
imprese, ma anche i soggetti pubblici e il Terzo settore in quanto 
risponde alle nuove esigenze di partecipazione, cambiamento, 
accountability, in tutti i processi decisionali e operativi. Ciò che però 
bisogna considerare è che la responsabilità sociale non può essere 
                                                          
8
 Cfr. F. Perrini, A. Tencati, Corporate Social Responsibility, op. cit. p. 11. 
9
 Riportata da Perrini e Tencati in Corporate Social Responsibility, op. cit. p. 12. 
14 
 
utilizzata come strumento per ottenere il consenso dei clienti, essa infatti 
non solo è un mezzo a disposizione dell’impresa per raggiungere una 
migliore posizione competitiva; allo stesso modo non può essere 
ricondotta unicamente all’ambito della filantropia, essa infatti non si 
applica solo alle imprese che operano nell’ambito sociale e non viene 
definita solo in base alle finalità che persegue l’impresa ma soprattutto al 
modo in cui essa raggiunge i suoi obiettivi. 
 
 
2.  Nascita ed evoluzione del concetto di RSI 
Le prime riflessioni sull’impatto che le attività industriali possono 
produrre sull’ambiente e sulla società in cui l’impresa opera risalgono 
all’Ottocento, momento in cui iniziano a sorgere iniziative di carattere 
filantropico a favore della collettività che vive nelle zone circostanti al 
luogo in cui l’impresa ha sede. Si tratta quindi di un primo tentativo 
finalizzato ad ottenere consenso riguardo alle proprie iniziative 
economiche cercando nel contempo di riparare le esternalità10 negative 
generate. Quando un’impresa opera in modo socialmente responsabile 
tiene conto di tali effetti per cui cerca di aumentare le esternalità positive 
e di ridurre quelle negative. 
Questo concetto ha continuato ad evolversi nel ventesimo secolo, 
specialmente a seguito dell’andamento incerto dell’economia intorno 
agli anni cinquanta, momento in cui comincia ad emergere la 
consapevolezza che le imprese, specialmente se sono di grandi 
dimensioni, possono influenzare la società con le loro strategie e azioni. 
Come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, un primo contributo 
                                                          
10
 Le esternalità possono essere positive o negative, in sintesi diciamo che esse sono le conseguenze 
causate dall’azione di un soggetto che generano effetti nella sfera di altri soggetti e che non sono 
calcolabili in quanto derivano da un’azione non intenzionale.  
15 
 
alla definizione della Corporate Social Responsibility viene fatto risalire 
a Bowen che nel 1953 sottolinea come, al fine di operare correttamente 
le scelte aziendali, sia necessario considerare oltre ai risultati economici 
anche le conseguenze di natura sociale.  
A seguire, nel corso degli anni, sono aumentati i contributi teorici in 
materia, fino agli anni settanta quando è stato maggiormente 
«approfondito il “comportamento” dell’impresa socialmente 
responsabile, affiancando alla responsabilità economica, le responsabilità 
giuridiche, etiche e discrezionali. Le prime tre riguardano la “correttezza 
degli affari”, mentre alla quarta e ultima forma di responsabilità 
discrezionali corrisponde la nozione di CSR, cioè quelle che non 
rientrano né nella legge né fra le richieste fondamentali, e che l’impresa 
si assume di sua volontà (per esempio, investimenti facoltativi a favore 
della comunità o filantropici)»11. 
Quindi alle imprese viene assegnato un preciso ruolo sociale e 
l’attenzione che queste manifestano nei suoi confronti le legittima agli 
occhi della società permettendo loro di prevedere e rispondere 
adeguatamente alle istanze dell’ambiente esterno. Ecco che si fanno 
strada le teorie sugli stakeholder e sulla corporate social responsibility, 
nonché la definizione del concetto di sostenibilità come obiettivo ampio 
e di lungo periodo a cui deve tendere l’attività d’impresa. 
Ci troviamo di fronte ad un approccio totalmente opposto a quello 
proposto da Friedman (1970) in base al quale l’unica responsabilità 
sociale dell’impresa è quella di massimizzare il profitto nel rispetto delle 
norme e dei regolamenti. Il presupposto alla base della teoria di 
Friedman infatti è che mentre gli azionisti ricevono una giusta 
remunerazione solo se l’impresa crea ricchezza, gli altri stakeholder 
sono tutelati dal fatto che l’impresa rispetti le norme giuridiche e dal 
                                                          
11
 Cfr. F. Perrini, A. Tencati, Corporate Social Responsibility, op. cit. p. 64. 
16 
 
fatto che il mercato è caratterizzato dalla correttezza dei rapporti 
economici. Con la nuova visione invece la stretta relazione tra etica e 
impresa attrae gli investitori proprio perché cooperazione, sviluppo 
sostenibile e trasparenza garantiscono all’impresa consenso e 
legittimazione, il che equivale a creare valore per l’azienda e a generare 
un successo che duri nel tempo.  
Come abbiamo detto l’impresa non è interessata esclusivamente al 
soddisfacimento degli interessi degli shareholder ma cerca di 
interpretare correttamente e soddisfare gli interessi di tutti i soggetti 
coinvolti: non è un caso se negli ultimi anni sotto la pressione di forze 
politiche e sociali la CSR ha subito un ulteriore spinta evolutiva. Oggi il 
valore della CSR è costituire un punto di riferimento per le imprese che, 
pur utilizzando approcci diversi, vogliono impegnarsi a comportarsi 
correttamente andando oltre agli obblighi previsti per legge o alle norme 
etiche.  
Quando si parla di sviluppo sostenibile non si fa riferimento 
esclusivamente alla tutela dell’ambiente, ma anche allo sviluppo 
economico e sociale che implica il passaggio dalla misurazione dei 
risultati a livello economico (one bottom line) alla misurazione dei 
risultati raggiunti a livello economico, sociale e ambientale (triple 
bottom line). Come vedremo nel secondo capitolo questo richiede che il 
tradizionale bilancio economico venga affiancato e arricchito da un 
bilancio sociale e da un rapporto ambientale.