sensibile alla fertilità biologica del suolo che rappresenta uno dei cardini
dell'agroecologia.
In conclusione si trattava di integrare i risultati ottenuti al fine di impostare
modi, tempi e disponibilità di finanziamenti per la realizzabilità del progetto.
Data la complessità della strutturazione logica di questa tesi, si è ritenuto
opportuno non confinare la descrizione di "materiali e metodi" in un solo capitolo,
ma svilupparla durante la trattazione di ogni singolo argomento. In tal modo la tesi
risulta più organica nella sua fase riduttiva e maggiormente comprensibile,
nell'ottica del trasferimento dei risultati ai fruitori del progetto.
I. Descrizione dell'area in esame
2
1. Inquadramento del territorio
1.1 Il Parco naturale del Serio
I Parchi fluviali lombardi tracciano una trama verticale all'interno di una
struttura territoriale storicamente organizzata su linee orizzontali (Est-Ovest)
(figura I.1). L'intento è quello di costituire lungo i principali corsi d'acqua dei
corridoi ecologici continui, secondo i concetti della landscape ecology. Si inserisce
in questo contesto il Parco naturale del Serio istituito dalla Legge regionale n. 70
del 1 giugno 1985. Si tratta di un Parco Regionale gestito da un Ente Parco con
sede a Romano di Lombardia (BG), che rappresenta un Consorzio che è composto
da ventisei Comuni e dalle Provincie di Bergamo e Cremona. Ha una superficie di
7477,5 ettari e si sviluppa lungo la direttrice Nord-Sud a partire da una quota di 250
m s.l.m. fino alla quota di 48 m s.l.m. Storicamente nasce dalla proposta della
Commissione provinciale bergamasca di tutelare il tratto fluviale compreso tra
Seriate e Mozzanica e da quella della Commisione cremonese di espandere il Parco
dell'Adda dalla foce del Serio fino a Crema. Questo dato è interessante perché l'area
in esame si inserisce proprio nel tratto fluviale "escluso" compreso tra Mozzanica e
Crema. Tuttavia la recente apertura di una sede dell'Ente Parco presso Crema
testimonia l'interesse istituzionale verso il tratto in questione e soprattutto verso la
tutela dell'unica riserva naturale presente nel Parco.
Il territorio vincolato a Parco è distribuito su superfici quasi equivalenti
all'interno della provincia di Bergamo (3679,5 ha) e della provincia di Cremona
(3799 ha); è costituito principalmente da aree a connotazione agricola che il Parco
mira a valorizzare conservando gli elementi paesistici preesistenti (siepi, filari,
I. Descrizione dell'area in esame
3
boschi, rogge). Lungo l'asta del Serio sono presenti numerose cave; in particolare
nei pressi
I. Descrizione dell'area in esame
5
della riserva naturale si trova una cava sottofalda che raggiunge una profondità
di scavo di circa 15 m, acquistata dal Parco ai fini di un recupero naturalistico.
1.2 Il fiume Serio
Il Serio è un affluente di sinistra del fiume Adda, scende dalle Prealpi Orobiche
e percorre circa 120 Km superando un dislivello di 1850 m circa. Un bacino
imbrifero di circa 1200 Km
2
con una portata media di 21 m
3
/s che ha raggiunto
però nei periodi di piena valori molto più elevati (la portata giornaliera massima nel
1965 a ponte Cene fu di 323 m
3
/s, nel settembre del 1979 al ponte di Crema
vennero misurate portate al colmo di piena che sfioravano i 500 m
3
/s). Un terzo del
suo tragitto appartiene all'area montana ed i restanti due terzi (da Seriate a
Montodine) corrispondono al percorso planiziale con pendenze tra il 4 ‰ ed il 2,5
‰. Quest'ultimo tratto dell'asta fluviale è vincolato a Parco e verrà descritto dal
punto di vista idrografico e morfologico.
E' possibile individuare cinque orizzonti distinti durante il tragitto del fiume
lungo il Parco:
1. Orizzonte del conoide del Serio (Seriate-Calcinate). A causa dell'elevata
velocità della corrente e della capacità erosiva, il Serio presenta un solco
fluviale assai dilatato (6-7 m) e scarsamente infossato entro il piano
generale terrazzato. La granulometria è eterometrica e vi è la presenza di
cave inerti soprafalda.
2. Orizzonte della pianura asciutta (Calcinate-Morengo). L'andamento del
fiume è a rami anastomizzati che definiscono e isolano innumerevoli
banchi di alluvioni grossolane. La permeabilità che contraddistingue queste
ghiaie provoca un'infiltrazione, talora totale, delle acque superficiali nel
I. Descrizione dell'area in esame
6
sottosuolo, cosicchè per vari chilometri il fiume scompare inabissandosi,
per scorrere sottoterre [Ferrari 1989].
3. Orizzonte della pianura di transizione (Morengo-Mozzanica). L'andamento
del fiume diventa gradatamente meandriforme (nonostante l'evidente
processo di canalizzazione e rettificazione del fiume) la granulometria è più
fine; è la zona del riaffioramento a giorno della falda freatica, di cui il
fiume rappresenta la maggior fonte di alimentazione e ricarica. Si tratta del
caratteristico fenomeno delle risorgive e dei fontanili, la cui fascia inferiore
per la verità arriva a Ricengo, nei pressi della riserva naturale.
4. Orizzonte della pianura irrigua con alveo aperto (Mozzanica-Crema) E'
l'orizzonte in cui è compresa l'area in esame, come vedremo; l'andamento
del fiume è meandriforme, debolmente incassato, caratterizzato da
paleolanche, lanche attive e zone umide. I terrazzi fluviali sono poco
evidenti o assenti. L'apporto di limo sabbioso è scarso, i campi coltivati
sono a ridosso del fiume e sono fortemente parcellizzati.
5. Orizzonte della pianura irrigua con alveo incassato (Crema- Boccaserio). Il
fiume inizia a scorrere in un solco piuttosto stretto e inciso fino a 12-14 m
entro il livello della pianura. I tipi litologici vedono la predominanza dei
depositi sabbiosi o sabbioso-limosi.
I. Descrizione dell'area in esame
8
1.3 La Riserva naturale "Palata Menasciutto"
E' stata istituita il 26 febbraio 1985 e affidata in gestione al Consorzio del
Parco sin dalla sua nascita come sancisce l'articolo 7 della stessa legge di istituzione
del Parco. Si tratta di una riserva naturale parziale biologica ai sensi dell'art.37 della
L.R. 30 novembre 1983. La denominazione deriva dal termine "Palata", che sta ad
indicare alcuni caratteristici salti d'acqua artificiali, e dal nome della roggia
Menasciutto derivata in quel punto dal fiume e a scopi irrigui.
La Riserva ha una dimensione di 11ha al momento della redazione di questa
tesi (figura I.2), sebbene il Consorzio gestore abbia proposto un suo ampliamento a
58 ha all'interno del Piano Territoriale di Coordinamento del Parco. E' posta a 84 m
s.l.m. e si estende a cavallo del fiume Serio sul territorio dei comuni di Pianengo
(sponda destra) e Ricengo (sponda sinistra). Si tratta di un ambiente ripariale chiuso
tra due rami fluviali morti ed intersecato dal fiume vero e proprio. Sono presenti dei
saliceti a Salix alba come testimonia il rilievo fitosociologico realizzato per la
provincia di Cremona [Ferrari 1995] e riportato nella tabella I.1. Dalle specie
rilevate nell'associazione si deduce la forte esondabilità dell'area in esame
testimoniata dalla presenza di piante igrofile, tuttavia il suolo risulta difficilmente
saturabile a causa di un substrato radicale molto permeabile. Sono presenti anche
delle specie nitrofile indicatrici di un elevato tenore di azoto nel suolo trasportato
probabilmente dai sedimenti del fiume o dalla pressione antropica degli
agroecosistemi circostanti. E' interessante notare come dei 18 rilevamenti effettuati
nel lavoro citato, che volevano essere rappresentativi della vegetazione nella
provincia di Cremona, questo risulta avere il maggior numero di specie rilevate.
I. Descrizione dell'area in esame
9
Rilievo fitosociologico di saliceto
nella Riserva Naturale Palata Menasciutto
(84 m s.l.m.)
24/06/1992
Superficie rilevata (m
2
) 100 n° specie rilevate 23
Strato A
Copertura (%) 80
Altezza media (m) 18
Diametro medio tronchi (m) 0,48
Salix alba L. 5.5
Sicyos angulatus L. 1.2
Strato B
Copertura (%) 10
Altezza media (m) 4
Cornus sanguinea L. 1.2
Sambucus nigra L. 2.1
Viburnum opulus L. 1.1
Salix alba L. 1.1
Humulus lupulus L. 1.2
Sicyos angulatus L. 1.2
Strato C
Copertura (%) 20
Altezza media (m) 1,5
Sambucus nigra L. 2.1
Viburnum opulus 1.1
Solanum dulcamara L. +.2
Humulus lupulus L. 1.2
Sicyos angulatus L. 2.2
Bryonia dioica Jacq. +
Solidago gigantea Aiton 2.3
Helianthus rigidus Desf. 1.3
Strato D
Copertura (%) 90
Altezza media (m) 0,8
Urtica dioica L. 2.3
Galium aparine L. +.2
Humulus lupulus L. 1.2
Solidago gigantea Aiton 2.3
Thiphoides arudinacea (L.) Moench +.2
Parietaria officinalis L. 1.2
Eupatorium cannabinum L. +
Cucubalus baccifer L. +
Galeopsis tetrahit L. +
Symphytum officinale L. +
Lythrum salicaria L. +
Rubus caesius L. 2.3
Agrostis stolonifera L. +
Lysimachia nummularia L. +
Sicyos angulatus L. 1.2
Polygonum hydropiper L. 1.2
Erigeron annuus (L.) Pers. +
Tab. I..1 [Ferrari 1995]
Come indicato da Pignatti [1976] le due
cifre poste immediatamente di seguito alla
specie rilevata indicano l'abbondanza come
percentuale rispetto al grado di ricoprimento
totale ed il grado di associabilità degli
individui secondo le scale riportate a fianco.
Copertura Associabilità
5= 80-100 % 5= alta:estese colonie o popolamenti puri
4= 60-80 % 4= colonie tappezzanti la superficie oltre
3= 40-60 % il 50%
2= 20-40 % 3= piccole colonie formanti chiazze
1= 1-20 % 2= cespi o piccoli gruppi
+= tascurabile 1= isolati
I. Descrizione dell'area in esame
10
Oltre all'associazione a saliceto descritta sono rilevabili canneti a Phragmites
australis, tifeti a Thypha latifolia e cariceti dove non mancano esemplari di Alisma
plantago-aquatica (mestolaccia), Juncus effusus (giunco), Iris pseudacorus (iris
giallo) e Sparganium erectum. Lungo il fiume sono da ricordare alcuni esemplari di
Salix eleagnos ( salice eleagno)e Alnus incana (ontano bianco), piante
caratteristiche di ambienti collinari o montani e sono giunte in pianura tramite la
corrente fluviale. Al di fuori dei confini della riserva, nelle siepi arboree ed
arbustive e nei pioppeti inselvatichiti sono state rinvenute anche alcune specie
ritenute piuttosto rare in queste zone quali Lonicera xylosteum (madreselva pelosa),
Genista tinctoria (ginestrella) ed Orchis militaris (orchidea militare) [Ferrari 1989].
In definitiva si nota come l'ambiente descritto non presenti specie particolarmente
rare né tantomeno endemiche; ciò è dovuto oltre alla forte pressione antropica
anche alle frequenti inondazioni che non permettono di raggiungere lo stadio
climax che dovrebbe essere l'associazione a querco-carpineto (Quercus robur e
Carpinus betulus). Nonostante questi limiti, la Palata Menasciutto si configura
come uno dei pochi boschi planiziali residuali della pianura Padana e per questo
motivo è tutelato.
Un giudizio analogo può esser formulato a proposito della fauna del Parco. Per
quanto riguarda le specie di ittiofauna riconosciuta, si rimanda alla tabella II.3. Si
ritiene tuttavia inutile qui ricordare tutte le specie presenti nella Riserva,
rimandando a testi specifici reperibili in bibliografia, si vuole qui ricordare la
presenza di alcune specie indicatrici di un buon livello ambientale: appartenenti alla
classe degli Anfibi Tritus cristatus carnifex (tritone crestano) caratteristico nei corsi
d'acqua minori, Rana latastei (rana rossa di Lataste), ed Hyla arborea (raganella);
tra i Rettili Anguis fragilis (orbettino) e Coronella austriaca (coronella o colubro
liscio); l'ornitofauna è equilibrata, interessanti le presenze di Phylloscopus collybita
e P.sibilatrix (liù piccolo e liù verde), nonché la segnalazione di un nido di Remiz
pendolinus (pendolino); tra gli appartenenti all'ordine dei Roditori si ricorda
I. Descrizione dell'area in esame
11
Moscardinus avellanarius (moscardino); infine è interessante rilevare la presenza di
tutti e quattro i principali rappresentanti della famiglia dei Mustelidi in questi
ambienti: Mustela nivalis (donnola), Mustela putorius (puzzola) Martes foina
(faina) e Meles meles (tasso).
Ciò che qui interessa sottolineare è che l'ecosistema della riserva è in discreto
stato di salute, le specie presenti sono quelle comuni in un ecosistema fluviale di
pianura con un basso livello di degrado; tuttavia il problema è che tali condizioni
sono ormai talmente rare nella pianura Padana, che necessitano di una salvaguardia
istituzionale ed occorre difenderne i confini dalle pressioni di un'agricoltura ad
elevato impatto ambientale. E' in questo contesto che si inserisce il progetto di
costituire una zona di rispetto lungo i confini della riserva naturale.
1.4 Descrizione meteoclimatica
Da un punto di vista fitoclimatico la pianura padana viene fatta rientrare nel
piano basale e più precisamente nell'orizzonte submontano o delle latifoglie eliofile,
al quale si correla solitamente il climax della foresta caducifolia submontana,
formato dalle associazioni che conducono ai querceti.[Ferrari 1995] Nell'area in
esame questo tipo di associazione non è rilevabile a causa della forte pressione
antropica e dell'esondabilità dei territori all'interno della riserva Naturale che come
descritto nel paragrafo I.1.3 permettono la formazione di saliceti naturali o pioppeti
coltivati.
La costruzione del diagramma ombrotermico relativo alla stazione di Crema
sulla base dei dati rilevati nel periodo 1961-90 (grafico I.1) evidenzia come il
regime pluviometrico dell'area in esame sia di tipo equinoziale con una componente
continentale. La curva termica sempre positiva inserisce la zona nella regione
Mesaxerica del clima temperato, in particolare nella sottoregione ipomesaxerica, in
cui la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è compresa tra 0° e 10° C
I. Descrizione dell'area in esame
12
(2,4). Tuttavia poiché la media delle temperature minime è inferiore allo 0 avremo
delle gelate sicure. L'analisi comparata delle due curve evidenzia come non vi siano
periodi di siccità (clima axerico), anche grazie alla superficialità della falda freatica
che compensa eventuali deficienze idriche estive.
Tali deficienze idriche, di enorme importanza in campo agricolo come
sottolineato nel capitolo III.2, sono ben evidenziate dal diagramma del bilancio
idrico secondo il metodo di Thornthwaite (grafico I.2) che è stato costruito a partire
dalla medesima serie storica: a partire da fine maggio a settembre si ha un deficit
idrico potenziale del suolo, mentre da dicembre a maggio, una volta ricostituita la
riserva idrica si ha un periodo di surplus idrico. Va tuttavia ricordato che una
T
m
annua=13,5 °C
P
t
annua=917 mm
stazione di Crema 80 m s.l.m.
0
10
20
30
40
50
GFMAMGLASOND
°C
0
20
40
60
80
100
mm1961-1990
Graf.I.1
I. Descrizione dell'area in esame
13
limitazione a tali analisi è dovuta al fatto che i valori di evapotraspirazione calcolati
sono orientativi perché dipendenti nella realtà da alcuni fattori come la copertura e
l'uso del suolo; inoltre il calcolo del periodo del deficit idrico rispetto alla capacità
di campo non tiene conto dello stato dell'acqua dei suoli ovvero della soggiacenza
della falda.
Sulla base di questi dati occorrerà trovare, come vedremo, delle soluzioni
agronomiche in grado di limitare i danni all'ambiente dovuti al dilavamento di
concimi chimici e pesticidi durante i periodi di surplus idrico e all'eccessivo
consumo di acque irrigue durante i periodi di deficit idrico.
Variazione della riserva
Ricostituzione della riserva
Diagramma del bilancio idrico secondo
Thorntwaite
0
20
40
60
80
100
120
140
160
GFMAMGLASOND
P (mm) Etp (mm) AE (mm)
Eccedenza idrica
Deficit idrico
Graf. I.2