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Nel corso del tempo la pubblicità ha presentato più che la realtà esistente
un’idea propria di mondo, un’immagine solamente verosimile all’obiettivo di
offrire una mappa cognitiva in grado di guidare il pubblico verso certi spazi
e tempi di consumo.
Il rapporto tra realtà e pubblicità è dunque stretto, le due istanze vivono
reciprocamente delle proprie influenze. Se si guarda al passato si può
notare come artisti che abbiano lavorato per la pubblicità, come Toulouse-
Lautrec, fossero influenzati dalla realtà e dalla modernità e vedessero nella
pubblicità una risposta artistica al tendere verso l’urbanizzazione e la
meccanizzazione, ma non solo, esiste anche il rovescio della medaglia con
artisti, quali Duchamp o Picasso che inseriscono nei loro lavori immagini
commerciali per assicurarsi un aggancio con la realtà.
Anche oggi, la città non smette di influenzare il mondo pubblicitario così
come l’immagine della pubblicità modella la società; abbiamo assistito
all’esplosione della Street Art prima, che ripensava la pittura come forma
rappresentativa nello spazio urbano, e all’utilizzo di tecniche di pubblicità
guerriglia poi, che riformula la pubblicità nella sua forma con la stessa
energia dirompente e spesso anche con strumenti molto simili. Questo
legame è chiaro se si guarda ad agenzie pubblicitarie come la blk/mrkt dove
artisti, un tempo definiti di strada, lavorano per grandi marchi sviluppando
campagne pubblicitarie che traggono l’ispirazione dall’arte di strada.
L’elaborato si compone di cinque capitoli, il cui scopo è esporre, in maniera
logica, i momenti storici, che possono rappresentare una chiave di volta per
capire le modalità nelle quali si articola la relazione tra arte e pubblicità;
inoltre, in ogni capitolo, verrà dato spazio allo studio dello sviluppo di città o
di ambienti urbani, nei quali si manifestano sia particolari espressioni
artistiche, sia determinati comportamenti di consumo.
Il primo capitolo si concentra sull’analisi dei concetti fondamentali usati nel
corso dello studio, ossia quelli di ‘arte’, ‘pubblicità’ e ‘metropoli’, chiarendoli
e determinando la prospettiva con la quale verranno affrontati i temi nei
capitoli successivi.
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I capitoli fino al quarto, seguiranno, invece, un percorso lungo l’asse
diacronico, che dall’inizio del Novecento si svilupperà fino all’avvento degli
anni Duemila. Nel secondo capitolo, infatti, si analizza il rapporto tra arte
contemporanea e pubblicità di massa, nel periodo in cui entrambe vedono
la luce, durante i primi anni del XX secolo. Si approfondiranno, in
particolare, i manifesti d’autore che appaiono nelle maggiori città dell’epoca
e l’avanguardia storica Futurista, al cui interno si sviluppa un particolare
rapporto dialettico con il linguaggio pubblicitario. Uno sguardo particolare
verrà dato, in questo caso, a Parigi, prima metropoli moderna, nella quale
avvengono gran parte dei fenomeni trattati nel capitolo e si farà, inoltre, un
accenno a New York, che comincia già in quegli anni a mostrare i semi di
uno sviluppo annunciato verso la metropoli contemporanea.
Nel terzo capitolo si passa allo studio del rapporto arte-pubblicità, nel
periodo che va dal secondo dopoguerra fino agli anni Sessanta e Settanta
del Novecento, ossia nella fase di affermazione della cosiddetta cultura di
massa, che si deve, in larga parte, alla definitiva diffusione dei nuovi media,
in particolare della televisione.
Verranno trattate nello specifico due correnti artistiche: da una parte la Pop-
art, dallo studio della quale emergerà a che livello di potenza
sull’immaginario collettivo sia giunta la cultura di massa, rendendo chiaro, in
questo modo, la definizione data da molti pensatori, di passaggio alla civiltà
dell’immagine (proprio per indicare l’enorme influenza che la televisione e la
pubblicità hanno sulla massa); dall’altra si vedrà come già dagli anni
Settanta, alcuni artisti decidano di opporsi all’invadenza pubblicitaria,
proprio impossessandosi degli spazi riservati a tali comunicazione per
inserire messaggi, spesso provocatori, o comunque sempre carichi di
significati simbolici.
Verrà, inoltre, dedicata una parte alla metropoli post-moderna che si
sviluppa in quegli anni, riferendosi particolarmente al concetto che vede lo
spazio urbano come un prolungamento della vita di chi lo abita, un
palcoscenico dal quale emerge lo spirito del periodo storico. Proprio per
questo si approfondirà un fenomeno che si sviluppo in modo esponenziale
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in questi anni, e che vede la nascita delle cosiddette “cattedrali del
consumo”; gli esempi che verranno riportati rappresentano due casi
emblematici, la città di Las Vegas e Disneyland.
Il quarto capitolo analizza alcune tra le ultime tendenze in campo artistico e
in campo pubblicitario, in particolare quelle che vedono le due istanze
incrociarsi: da una parte con la Street Art, corrente artistica parallela all’arte
ufficiale che diventa un fenomeno globale a partire dagli anni Novanta e,
dall’altra, con il cosiddetto guerrilla marketing, che mutua nelle sue strategie
molte delle tecniche usate da questi artisti.
Si cercherà di capire a fondo il fenomeno che sembra poter portare a nuove
possibilità nello sfruttamento reciproco, carica artistica da una parte e
possibilità economica dall’altra, per ciò si analizzano a fondo, nell’ultimo
capitolo, due casi in particolare, un’agenzia pubblicitaria “alternativa”,
composta anche da street-artists, oltre che da grafici e designer e una
marca italiana, creata proprio da un’artista, che rappresenta un punto di
incontro esemplare, aiutandoci, dunque, nella comprensione di questa
inedita articolazione, che sembra caratterizzare oggi il rapporto tra arte e
pubblicità.
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Capitolo 1: I concetti rilevanti
Questo primo capitolo ha lo scopo di esporre i concetti essenziali
dell’elaborato: l’arte, la pubblicità e la metropoli; nel corso dei paragrafi
seguenti cercheremo di individuare le logiche che sottostanno al loro
rapporto.
La comunicazione artistica e quella pubblicitaria vivono in una simbiosi
tutt’altro che univoca, da sempre soggetta a mutamenti dovuti alle
dinamiche sociali e culturali storicamente in atto. Un fenomeno che appare
evidente se si considera come sia l’arte, sia la pubblicità si siano spesso
interessate e citate a vicenda: da una parte artisti che inseriscono messaggi
pubblicitari o che fanno della comunicazione pubblicitaria stessa opera
d’arte, dall’altra pubblicità che sfruttano tecniche e metodi propri di correnti
artistiche, oppure che riprendono opere d’arte famose compiendo un vero e
proprio trasbordo in un gioco al ri-uso.
Già nei primi del Novecento la pubblicità è stata definita come una forma
d’arte o persino come la forma d’arte del nuovo secolo: la città che vedeva
esplodere nelle proprie strade gli annunci pubblicitari, le cosiddette affiches,
veniva chiamata “museo della strada” e portava figure come quella di
Marangoni, a definire il “cartellone pubblicitario una forma nuova e definitiva
di arte” (Salsi, 2007, Skira, p.5)
Queste affermazioni denotano quanto il
sentire comune vedeva prossime le due pratiche, quella artistica e quella
pubblicitaria; tuttavia questa particolare visione è stata più volte criticata
dagli addetti ai lavori delle due realtà, con la pretesa da una parte di
difendere il carattere anti-funzionale e polisemico dell’arte e dall’altra di
evitare ogni forma di confusione che avrebbe potuto sottrarre alla pratica
pubblicitaria un prezioso statuto scientifico.
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Per capire a fondo quale sia, in effetti, il rapporto tra arte e pubblicità
bisogna innanzitutto capire come si strutturano oggi le logiche legate all’arte
e alla comunicazione pubblicitaria, non perdendo di vista il contesto e le
dinamiche sociali che stanno dietro e intorno ai due fenomeni, ed è per
questo che prima di osservare lo sviluppo storico del rapporto si
approfondirà la questione dell’arte, della pubblicità e della metropoli.
1.1. Il concetto di arte
L’arte accompagna l’uomo nel corso di tutta la sua storia, Bataille fa
addirittura risalire l’inizio dell’espressione artistica ad alcune pitture parietali
ritrovate in Francia e risalenti a un’epoca compresa tra il 15.000 e il
13.000a.C.. Da quel momento in poi le espressioni artistiche hanno accolto
diverse funzioni a seconda del contesto che le circondava: erano usate per
scopi magici e apotropaici nella preistoria, nell’antico Egitto assumevano
funzioni magiche e rappresentative, a Roma era messa in risalto una
funziona celebrativa. È nel periodo greco che si evidenzia la caratteristica
dell’esteticità che si ritroverà poi nel Rinascimento, il cui ambiente arricchirà
ulteriormente il fare artistico con scopi conoscitivi e pretese scientifiche di
resa del dato reale, funzioni che caratterizzeranno l’arte per tutta la
modernità fino agli albori del XX secolo.
L’arte contemporanea si sviluppa in un momento di grandi cambiamenti che
sconvolgono il mondo fino ad allora conosciuto: l’introduzione dell’energia
elettrica aveva permesso, da una parte, all’industria di produrre merci
serialmente su larga scala, portando le città a estendersi sempre di più per
ospitare industrie e lavoratori, e dall’altra di illuminare le strade ed esporre
le nuove merci illuminate nelle vetrine. Inoltre la posa dei cavi transoceanici
aveva cominciato ad accorciare le distanze tra i continenti e consentito lo
sviluppo dei moderni mass media.
L’ingresso in un’età tecnettronica dell’umanità sconvolge così le vite e ritmi
di vita, e il mutamento diventa la crisi della perdita dei valori e delle certezze
moderne.