8
Dunque, la gravidanza pone la donna in uno stato che le permette di rielaborare i
propri vissuti passati confrontandoli con quelli presenti; questa particolare
condizione è data dal suo essere contemporaneamente madre e figlia1.
E’ importante, anche, il modo in cui la donna si è relazionata con la propria
madre, soprattutto durante l’infanzia.
Infatti, una relazione infantile positiva con la propria madre, attraverso la
regressione legata alla gravidanza, permetterà l’ identificazione con un genitore
capace di dare vita, anche grazie al ricordo di se stessa bambina.
Al contrario, quando la regressione è vissuta in modo doloroso e difficile, può
accadere che si riattivino desideri fusionali con la madre. Questo determina un
parziale fallimento del processo di differenziazione, ponendo così il rischio di una
mancata completa acquisizione dell’identità e dell’autonomia personale2.
La gravidanza, il puerperio e l’allattamento sono una sequenza di esperienze
che non possono essere considerati solo come eventi biologici, ma assumono, sin
dall’ inizio, una connotazione psicologica e relazionale. Mentre lo sviluppo degli
eventi biologici ha un corso più o meno prevedibile ed omogeneo, lo stesso non
vale per quelli psicologici e relazionali.
Infatti, questi due elementi si inseriscono nel continuum esistenziale
dell’individuo, e possono configurarsi secondo una variabilità molto estesa e
facilmente influenzabile dalle circostanze3.
L’insorgenza dei disturbi dell’umore durante il puerperio testimoniano le
difficoltà che la donna sperimenta nell’adattarsi al suo ruolo di madre. Per di più,
a rendere più insidiosi questi disturbi, può intervenire il mancato riconoscimento e
la negazione del disagio da parte della donna, del partner e della famiglia. Così, la
neomamma si ritrova sola con i propri pensieri, non potendo o non riuscendo a
comunicare i propri vissuti, le sue preoccupazione e stati d’animo. Ciò rende, il
periodo successivo al parto, come un momento ad alto rischio per la salute
1
Cfr. AMMANITI M., (2008), Pensare per due. Nella mente delle madri, Editori Laterza, Bari-
Roma
2
Cfr. AMMANITI M., CIMINO S., TRENTINI C., (2007), Quando le madri non sono felici. La
depressione post-partum, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma
3
Cfr. LA BARBERA D., BARRALE L., CATANIA R., FILÌ P., GUARNERI G., LA SPINA T., RUBINO M.
A., RUGGIRELLO I., RUMEO M. V., RUSSO E., SCHIMMENTI A., VELA A., (2009), Qualità della vita
in gravidanza e variabili psicologiche: un contributo di ricerca, (in press)
9
mentale della donna4.
Nel presente capitolo sarà affrontata un’analisi dei disturbi dell’umore più
comunemente riportati in letteratura sono: la maternity blues, la depressione post-
partum e la psicosi puerperale. A questi, inoltre, è stato recentemente aggiunto il
disturbo da stress post-traumatico post-partum, considerato come la conseguenza
di un’esperienza traumatica del parto5. Infine, saranno illustrati i fattori che
possono influire sull’insorgenza o meno della depressione post-partum.
1.1. Maternity Blues
La Maternity Blues6, conosciuta anche come “sindrome del terzo giorno” o
“sindrome transitoria”, indica una variazione dello stato affettivo ed emotivo che
in molte donne si verifica nel primo puerperio. La sua insorgenza avviene,
solitamente, tra il terzo e il quarto giorno dopo il parto, si protrae per pochi giorni
e si dilegua spontaneamente intorno alla settima o all’ottava giornata7. Invece, per
quanto riguarda la diffusione del disturbo tra le puerpere, i dati statistici rilevano
un’incidenza che oscilla tra il 50% e l’80%8.
Ammaniti et al.9 ritengono che sia possibile riassumere le costellazioni delle
manifestazioni sintomatologiche della Maternity Blues in sette principali sintomi,
che sono: la tendenza al pianto; la stanchezza; l’ansia; l’ipersensibilità; la labilità
dell’umore; la tristezza; la confusione mentale, con la quale si intende una
4
Cfr. AMMANITI M., (2008), Pensare per due. Nella mente delle madri, Editori Laterza, Bari-
Roma
5
Cfr. MONTI F., AGOSTINI F., (2006), La depressione postnatale, Carocci Ed., Roma
6
Castrogiovanni et al.(1985) ritengono che, molto probabilmente, il termine blues sia stato
attribuito alla condizione del post-partum dalla tradizione popolare. Infatti, il termine blues viene
usato anche per indicare un genere musicale: il jazz, che è caratterizzato da temi melanconici e
nostalgici.
7
Cfr. CASTROGIOVANNI P. ET AL., (1985), Il maternity blues: considerazioni sul suo significato e
sulla sua collocazione fra sindrome psicopatologica e reazione emozionale, in Medicina
Psicosomatica 30
8
Cfr. CARETTI V., CRISAFI C., (2009), Fattori di rischio della depressione post partum, in
Psichiatria e psicoterapia, vol.28 n.1
9
Cfr. AMMANITI M., CIMINO S., TRENTINI C., (2007), Quando le madri non sono felici. La
depressione post-partum, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma
10
difficoltà nella capacità di concentrazione e nel pensiero concettuale, che può
arrivare ad un leggero stato confusionale.
Le fluttuazioni ormonali alle quali la donna è soggetta dopo il parto rientrano
all’interno dei fattori eziologici scatenanti, insieme alle variabili psicosociali che
possono, tal volta, intensificare la sintomatologia. Infatti, il versante biologico e
quello psicosociale sono tra di loro connessi. E’ stato osservato, pertanto, che
nelle puerpere che presentano la sintomatologia della Maternity Blues si assiste ad
imponenti oscillazioni della prolattina, alla caduta brusca del cortisolo ematico, a
bassi livelli ematici di triptofano, ad una riduzione degli estrogeni e del
progesterone dovuti al parto. A queste condizioni biologiche, però, si aggiungono
le vicissitudini personali proprie della donna come un’infanzia infelice, disaccordi
con il partner, problemi con la famiglia d’origine, difficoltà nel travaglio,
l’allattamento artificiale, ed altri eventi10.
Dopo il parto, inoltre, la donna si trova a dover affrontare una serie di
cambiamenti, che implicano una drastica modifica del sé precedente e delle
modalità di conduzione della propria vita. Infatti, l’abbandono del corpo di
gestante deve essere mentalizzato ed il vuoto lasciato dal parto tollerato e colmato
dalla nascita. Inoltre, la separazione del parto impone la fine delle fantasie
materne sul feto; la donna deve ora fronteggiare la disillusione causata dallo
scarto tra il bambino idealizzato ed il bambino reale, riuscendo ad assumere il
ruolo di madre che si prende cura di un essere piccolo ed indifeso. Affinché la
madre riesca ad istaurare una buona relazione con il figlio, è necessario che
l’immagine creatasi nei nove mesi d’attesa sia sostituita con l’immagine reale, e
che questa sia elaborata e mentalizzata dalla donna.
Di fronte a questi compiti, può capitare che la madre abbia un vissuto di
inadeguatezza, soprattutto per quanto riguarda l’accudimento reale del figlio,
rispetto a come l’aveva immaginato. Ciò può contribuire allo sviluppo di
sentimenti di tristezza e confusione.
Alcune madri, che hanno bisogno di un tempo maggiore per elaborare
l’esperienza vissuta con la nascita del bambino e per incontrarlo nella realtà,
10
Cfr. CASTROGIOVANNI P. ET AL., (1985), Il maternity blues: considerazioni sul suo significato e
sulla sua collocazione fra sindrome psicopatologica e reazione emozionale, in Medicina
Psicosomatica 30
11
possono presentare un quadro clinico più accentuato e duraturo, caratterizzato da
crisi di pianto, disturbi somatici, insonnia, cefalee e disturbi alimentari. Questi
sintomi tendono, tuttavia, a scomparire entro la seconda settimana dopo il parto11.
Il piano maggiormente coinvolto sembra essere quello emozionale, prevalendo la
commozione, la sensibilità e la coartazione affettiva. Tale descrizione allontana la
Maternity Blues da una connotazione espressamente negativa, permettendo di
ipotizzarla come una risposta emozionale ad una nuova condizione. Di
conseguenza, la scarsa entità della variazione affettiva e la breve durata non
conferiscono a questo disturbo una rilevanza psicopatologica.
Ciò nonostante, non è possibile ignorare il ruolo di spia che presenta il disturbo,
infatti, in Castrogiovanni et al. leggiamo:
La Maternity Blues può suscitare l’interesse del ricercatore e del clinico in quanto potrebbe
rivestire un significato di spia delle modalità di adattamento della donna ad una situazione
profondamente e bruscamente modificata e, quindi, essere la testimonianza del suo
modello di relazione bio-psico-sociale. […] La Maternity Blues potrebbe così registrare nel
vissuto soggettivo le modificazioni che il parto comporta, sia sul piano biologica, sia su
quello psicosociale12.
Da un punto di vista psicologico individuale la Maternity Blues potrebbe
rappresentare il significato che il parto e la nascita assumono nella vita della
singola donna, fornendo informazioni sulle caratteristiche di personalità ed
assumendo anche un valore predittivo delle modalità di vivere la maternità.
1.2. Depressione post-partum
La depressione post-partum o postnatale (Post-partum Depression, PPD, o PND) è
caratterizzata da un quadro depressivo atipico rispetto al disturbo che si manifesta
in altri momenti della vita, in particolare nella sintomatologia prevalgono l’ansia e
11
Cfr. AMMANITI M., CIMINO S., TRENTINI C., (2007), Quando le madri non sono felici. La
depressione post-partum, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma
12
Cit. in CASTROGIOVANNI P. ET AL., (1985), Il maternity blues: considerazioni sul suo significato
e sulla sua collocazione fra sindrome psicopatologica e reazione emozionale, in Medicina
Psicosomatica 30, p.225