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Nel primo capitolo è stata presentata la teoria dell’attaccamento, inizialmente proposta da
Bowlby e poi ampliata con il contributo di Mary Ainsworth. Sono stati riportati i contributi
teorici di riferimento che hanno favorito la formulazione di questa teorizzazione e sono
state illustrate le funzioni dei legami di attaccamento precoci e dei modelli operativi
interni.
Tra gli strumenti finalizzati ad analizzare l’attaccamento sono stati descritti: la Strange
Situation, una procedura osservativa standardizzata, elaborata da Mary Ainsworth per la
valutazione dell’attaccamento infantile e l’Adult Attachment Interview, costruita da Mary
Main per valutare lo stato della mente rispetto all’attaccamento. Il confronto tra i pattern
comportamentali del bambino, evidenziati alla Strange Situation e lo stato mentale
dell’adulto, misurato con l’AAI ha permesso di evidenziare la trasmissione
intergenerazionale dell’attaccamento, ovvero la presenza di connessioni tra le
rappresentazioni mentali dell’adulto riguardo le proprie esperienze infantili e la sicurezza
dell’attaccamento del proprio bambino.
Relativamente all’influenza delle relazioni interpersonali infantili sullo sviluppo della
personalità dell’individuo, sono state riportate diverse ricerche, finalizzate a verificare
empiricamente la predittività della sicurezza dell’attaccamento sul funzionamento psico -
sociale futuro.
Nel secondo capitolo è stata ampliata la dimensione evolutiva dell’attaccamento presente
nelle teorizzazioni di Bowlby, proponendo l’ottica del “life span development psycology”,
incentrata sui legami di attaccamento lungo tutto l’arco di vita. In particolare, è stata
illustrata la formazione del legame di coppia e sono stati descritti i compiti evolutivi dei
partner che stringono un nuovo legame di attaccamento.
Infine, è stata presentata un’intervista semi - strutturata, la Current Relationship Interview
(Crowell, Owens, 1996), volta ad indagare la rappresentazione mentale dell’attaccamento
costruita nelle relazioni con un partner romantico.
Il terzo capitolo è volto a descrivere i molteplici fattori che hanno contribuito a modificare
l’odierna panoramica familiare, tra i quali la riduzione del tasso di natalità, la transizione
alla genitorialità concepita come un evento scelto e controllato, e il divorzio. Sono state
illustrate, inoltre, le diverse strutture familiari con particolare attenzione alle relative
dinamiche relazionali. In particolare, sono state approfondite le conseguenze della
separazione e del conflitto coniugale sull’adattamento dei figli. A tale proposito, sono state
riportate alcune ricerche empiriche, effettuate su adolescenti appartenenti a famiglie unite e
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separate, con lo scopo di analizzare l’influenza di questi eventi critici sullo sviluppo psico -
emotivo dei figli coinvolti in queste dinamiche familiari.
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CAPITOLO 1
L’EVOLUZIONE DELL’ ATTACCAMENTO
1.1. LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO E LE SUE ORIGINI
La teoria dell’attaccamento, inizialmente proposta da Bowlby e poi ampliata con il
contributo di Mary Ainsworth, fornisce una cornice evolutiva all’interno della quale è
possibile comprendere l’importanza della relazione diadica tra madre-bambino per lo
sviluppo dell’individuo e delle sue relazioni successive.
La teoria dell’attaccamento è il risultato di diversi apporti teorici derivanti da differenti
aree di studio, tra cui quella psicoanalitica, etologica e antropologica.
In particolare, nella sua teorizzazione, Bowlby fu influenzato dalla scoperta dell’
imprinting effettuata da Lorenz (1957) e dagli esperimenti di Harlow e Zimmerman
(1959) sulle scimmie Rhesus. Lorenz scoprì che un anatroccolo appena uscito dall’uovo
segue il primo oggetto in movimento che compare alla sua vista. A tale proposito è utile
ricordare il famoso esperimento del guanto giallo: appena l’uovo si era dischiuso, Lorenz
muoveva la sua mano coperta con un guanto giallo davanti all’anatroccolo, che
cominciava a seguirla immediatamente. L’aspetto interessante di tale scoperta fu il fatto
che l’anatroccolo seguiva il guanto come se si fosse trattato dell’anatra – madre, pur non
avendo ricevuto alcuna cura dall’oggetto; inoltre, almeno per un certo periodo, sembrava
che lo preferisse alla madre naturale. Pertanto, tale esperimento ha mostrato la possibilità
che si sviluppi un legame sociale verso una specifica figura anche senza che essa fornisca
alcuna ricompensa di cibo o calore.
Anche le ricerche di Harlow e Zimmerman hanno influenzato in maniera rilevante la
costruzione della teoria dell’attaccamento. Il loro contributo ha permesso di mettere in
discussione l’ipotesi che il legame di attaccamento derivasse esclusivamente dalla
capacità del caregiver di soddisfare il bisogno di nutrizione del piccolo. In particolare,
evidenziarono che il piacere da contatto ha un ruolo fondamentale nello sviluppo delle
risposte affettive.
Harlow e Zimmerman effettuarono i loro studi con dei piccoli di scimmia Rhesus posti in
una gabbia insieme a due simulacri materni, l’uno costruito con del filo di ferro, ma
dotato di un biberon e l’altro realizzato con del legno ricoperto di stoffa, ma che non
forniva il latte. Dall’osservazione di queste scimmie, è stato rilevato che preferivano il
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surrogato morbido che offriva loro un contatto accogliente, ma non svolgeva alcuna
funzione nutritiva. È stato constatato, inoltre, che i piccoli animali si avvicinavano alla
madre metallica solo quando avevano fame; quando, invece, veniva introdotto uno
stimolo spaventoso nella loro gabbia, si notò che esse cercavano protezione dalla madre di
stoffa, aggrappandosi a lei.
Contrariamente a questo assunto teorico, la teoria psicoanalitica afferma che la
costituzione dell’oggetto libidico e la relazione oggettuale derivino dalla soddisfazione dei
bisogni legati alla sopravvivenza, quali la fame e la sete; inoltre, sostiene che l’esperienza
nutritiva permette al bambino di imparare ad amare il contatto con altre persone e di
sviluppare la socievolezza. Secondo Freud, infatti, <<L’amore nasce dal bisogno,
soddisfatto, di cibo >> (Freud, 1938).
Bowlby confuta tale teoria, in quanto ritiene che il legame che unisce il bambino alla
madre non deriva dal soddisfacimento del bisogno di nutrizione, piuttosto risulta essere un
bisogno primario, biologicamente determinato, la cui funzione è quella di garantire la
crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino.
Tale teoria mette in evidenza tre aspetti riguardanti il comportamento di attaccamento.
Si ipotizza che il comportamento di attaccamento sia organizzato da un sistema di
controllo all’interno del sistema nervoso centrale, che ha la stessa funzione degli altri
sistemi di controllo fisiologici, ovvero quella di garantire l’omeostasi; in questo caso è
stata definita da Bowlby “omeostasi ambientale”. Il sistema di controllo dell’attaccamento
assicura la stabilità della relazione di una persona nei confronti della sua figura di
riferimento entro certi limiti di distanza e accessibilità attraverso l’utilizzo di mezzi di
comunicazione sempre più sofisticati. Inizialmente, il pianto è l’unico strumento con cui il
bambino è capace di segnalare il suo bisogno di cure, ma, successivamente, il suo
repertorio comunicativo si amplia e già al secondo mese di vita il bambino inizia ad
utilizzare il sorriso sociale per incoraggiare la madre a provvedere ai suoi bisogni.
Tuttavia lo sviluppo del comportamento di attaccamento come sistema organizzato
presuppone che il bambino abbia acquisito la capacità cognitiva di ricordare sua madre
anche quando è assente.
Il secondo aspetto su cui si focalizza la teoria dell’attaccamento riguarda il ruolo dei
genitori nel determinare lo sviluppo del bambino. Infatti, è stato ampliamente dimostrato
che il modello di attaccamento che un individuo sviluppa dall’infanzia all’adolescenza è
influenzato dal modo in cui i genitori si comportano con lui.
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Il terzo aspetto sottolinea la necessità di formulare una teoria dei percorsi di sviluppo che
sia differente rispetto alle precedenti teorizzazioni.
1.2. IL LEGAME DI ATTACCAMENTO
L’attaccamento viene definito come un sistema motivazionale di primaria importanza
nello sviluppo, che permette al bambino di instaurare una specifica relazione con la madre
(Bowlby, 1969). La propensione a stringere relazioni emotive intime è considerata una
componente di base della specie umana con importanti funzioni biologiche.
Tale predisposizione all’interazione sociale e alla creazione di un rapporto stabile e
duraturo è iscritta nel patrimonio genetico dell’individuo, si organizza in schemi
comportamentali sempre più complessi e perdura per tutta la vita dell’individuo. Bowlby,
infatti, sosteneva che “ l’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla
culla alla tomba” (Bowlby, 1988).
Le relazioni umane d’attaccamento sono regolate da un sistema comportamentale –
motivazionale, che è condiviso da tutta la specie. Tali relazioni si sviluppano grazie
all’interazione del bambino con il suo ambiente e in particolar modo con il suo caregiver.
Il comportamento di attaccamento è quella forma di comportamento che si manifesta in
una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un altro individuo,
chiaramente identificato, ritenuto in grado di affrontare il mondo in modo adeguato.
Il sistema di attaccamento ha due obiettivi, uno esterno e uno interno. L’obiettivo esterno
consiste nel permettere al bambino il conseguimento o il mantenimento di un certo livello
di vicinanza fisica con la figura di attaccamento. Esso viene attivato in quelle situazioni in
cui il bambino mostra una maggiore vulnerabilità e un forte bisogno di essere accudito,
ossia quando ha fame, è stanco, ha freddo o è malato e anche da situazioni, quali
l’allontanamento della madre, avvenimenti allarmanti o mortificazioni da parte di altri
adulti o bambini.
L’obiettivo interno, invece, consiste nel motivare il bambino alla ricerca di una sicurezza
interna.
Pertanto, il legame di attaccamento si forma, viene mediato, mantenuto e ulteriormente
sviluppato per il raggiungimento di tali finalità.
Le forme comportamentali che mediano l’attaccamento costituiscono dei segnali per la
figura di riferimento e possono variare nell’intensità di attivazione da un minimo ad un
massimo in base al momento e alla situazione circostante.