3
La magia, come la religione, nasce dal bisogno di rispondere alle domande umane,
dalla necessità di conoscere la Natura e gli dei ma, a differenza della religione,
non si limita a pregare, non lascia l’uomo passivo a guardare un Dio imperatore del
mondo, ma rende l’umanità responsabile di ciò che accade, nel piccolo e nel
grande, a livello privato o planetario. Con la magia l’uomo smette di lamentarsi per
tutto ciò che non va e decide di prendere una parte attiva nella sua vita ed in
quella di tutta la Terra. Con la magia l’uomo sceglie di agire per cambiare le cose,
e può farlo in due modi: c’è chi sceglie di agire per il proprio tornaconto, per
ottenere potere, gloria e ricchezza, e sfrutta le leggi universali a suo vantaggio,
ma c’è anche chi sceglie di agire per il bene cosmico, di fare magia per aiutare chi
soffre, per sintonizzarsi con Dio e porsi in armonia con la Natura, per crescere e
far crescere gli altri, per scoprire la scintilla del divino che giace nell’uomo. Chi
compie magia di questo tipo agisce in armonia con le leggi divine, non forza la
realtà ma, conoscendone meglio ogni suo aspetto, lavora in euritmia con il cosmo
per portare amore e gioia nel mondo.
Chi agisce per il primo scopo compie la tanto esecrata magia nera, mentre chi si
adopera per il Bene agendo in sintonia con il divino pratica la magia bianca.
Da un punto di vista pratico la magia può essere definita come
L’insieme delle pratiche rituali o degli atteggiamenti mentali tendenti a
dominare le forze occulte della natura per sfruttarne la potenza a scopo
benefico (magia bianca o naturale) o malefico (magia nera).
1
Anche una definizione semplice come quella riportata sottolinea la differenza
sostanziale tra i due tipi di magia sopra discussi, essi si trovano ai due estremi
della pratica magica, e tutta la storia dell’uomo è costellata di praticanti l’una
oppure l’altra tipologia di magia.
1
Enciclopedia Zanichelli, Zanichelli Editore, Bologna, 1992, p. 1089
4
La differenza tra le due espressioni sta nello scopo più che nei rituali: la magia
nera compie il male e chi la pratica se ne serve per nuocere deliberatamente a
qualcuno o qualcosa, mentre la magia bianca agisce per compiere il bene o per
ottenere qualcosa che non nuoce ad alcuno, che non è immorale, pericoloso o
sbagliato.
La magia bianca riflette la teoria che ritiene che l’uomo sia una parte integrata
nell’unità di essere umano, natura e divinità. Crede che Dio abbia inserito
nell’universo specifici poteri divini accessibili tramite la dedizione totale alla
magia e la purificazione dalle pulsioni inferiori, purificazione che eleva l’uomo e lo
prepara a divenire agente degli atti divini.
2
Il mago bianco si serve della magia
per purificarsi ed elevarsi, e si ritiene un mezzo tramite il quale Dio opera nel
mondo.
Anche il mago nero si purifica digiunando e meditando ma lo fa solo per
accrescere i propri poteri, suo fine sono il dominio, la ricchezza, la soddisfazione
fisica
e l’aumento della conoscenza fine a se stessa.
Entrambi però si servono della magia, ed in parte, anche se i loro scopi sono
diversi, i loro rituali, simboli e gesti coincidono. Entrambi hanno la stessa
concezione di cosa sia la magia, di come operi e di quali caratteristiche le siano
proprie.
Una degli assunti fondamentali della magia è proprio il potere della parola: essa
crea e controlla.
3
Ogni incantesimo si basa sul potere della parola, si attua una corrispondenza tra
nomi e cose. Questa corrispondenza tuttavia non è universalmente accettata:
alcuni filosofi antichi, come Aristotele, Socrate e Platone, sostengono che i nomi
2
D. Woodman, White Magic and English Renaissance Drama, Associated University Presses, New Jersey,
1973, p.11-12
3
B. Vickers, Occult and Scientific Mentalities in the Renaissance, Cambridge University Press, Cambridge,
1984, p.35
5
attribuiti alle cose siano convenzionali e dunque la corrispondenza biunivoca e
universale tra nomi e cose non potrebbe esistere.
4
Platone tratta della
convenzionalità del linguaggio nel Cratilo, dove espone la teoria secondo cui le
parole sono convenzionali e non possono modificare le cose, che sono loro
preesistenti. Non si ritiene possibile che il semplice fiato possa modificare la
realtà. Tuttavia nello stesso Cratilo il portavoce, Socrate, sembra contraddirsi
perché sostiene che i nomi possono essere dati alle cose solo da persone di senno
e da legislatori, e che di fatto esiste una corrispondenza tra nomi e cose, ed è
quest’ultimo passo a venir citato dai neoplatonici in difesa della naturalità del
linguaggio.
5
Il distaccamento tra nomi e cose, iniziato con Aristotele e Platone, prosegue nei
filosofi della Scolastica, tra cui S. Agostino e Tommaso d’Aquino, e giunge fino ai
pensatori rinascimentali.
6
A questo punto però si crea una spaccatura tra i
fautori della convenzionalità della parola e quelli che invece sostengono la
corrispondenza biunivoca tra nomi e cose. Questi ultimi ritengono che i nomi non
siano casuali, bensì identifichino in modo preciso le cose. Naturalmente ci sono
diverse lingue ma questa corrispondenza ha valore in ognuna di loro. La vera e
prima corrispondenza è però quella instaurata in tempi ancestrali, tempi,
biblicamente parlando, anteriori alla torre di Babele, quando gli uomini parlavano
un’unica lingua, la lingua di Adamo, la lingua degli angeli.
Nel Rinascimento tra i fautori della corrispondenza nomi-cose si situano i
platonici in generale e Ficino, Pico, Reuchlin, Agrippa, Paracelso in particolare, ma
essi non sono che gli esponenti più in vista. Comenio addirittura propone di
4
B. Vickers, op. cit., p.100-101
5
B. Vickers, op. cit., p.97-100
6
B. Vickers, op. cit., p.101-102
6
ritornare ad un linguaggio comune universale, una panglottia in cui le parole
esprimano l’essenza delle cose.
7
In ogni modo la corrispondenza nomi-cose ed il potere creativo della parola sono
più vecchi di quanto si possa pensare, infatti nei testi sacri di molte religioni si
parla della creazione del mondo dal Caos tramite la Parola divina. La Bibbia,
tramite il Vangelo di Giovanni, afferma:
In principio era il Verbo
E il verbo era presso Dio
E Dio era il Verbo.
Questi era in principio presso Dio.
Tutto per mezzo di lui fu fatto
E senza di lui non fu fatto
Assolutamente nulla
Di ciò che è stato fatto.
8
Anche la Genesi dice:
Dio allora ordinò: “ Vi sia luce”. E vi fu luce. Dio disse ancora: “Vi sia un
firmamento in mezzo alle acque che tenga separate le acque dalle acque”. E
avvenne così.
9
E’ la parola di Dio che crea la vita, in una corrispondenza perfetta.
Ancora nella Bibbia troviamo che, per bocca di Isaia, Dio sostiene il valore della
sua parola:
[…] Come la pioggia e la neve
Scendono dal cielo e non vi ritornano più,
Senza aver irrigato la terra, fecondata e fatta germogliare,
[…] Così sarà la parola che esce dalla mia bocca:
Non ritornerà a me senza effetto,
Senza aver realizzato quanto volevo
E compiuto ciò per cui l’ho inviata.
10
Anche nei Veda si dice che gli dei governano il mondo con parole magiche. Per
egiziani, sumeri e semiti il mondo è creato, come per ebrei e cristiani, dalla
7
B. Vickers, op. cit., p.105-108
8
La Bibbia, edizioni S. Paolo, Milano, 1987, Vangelo di Giovanni, 1, 1-4
9
La Bibbia, op. cit., Genesi, 1, 1-6
10
La Bibbia, op. cit., Isaia 55, 10-11
7
parola di Dio, e presso i greci la dottrina del Logos afferma che l’essenza delle
cose risiede nel loro nome.
11
Per il buddismo, infine, le dottrine espresse dal
Budda e successivamente messe per iscritto sono sacre, e se pronunciate
trasmettono la virtù ed eliminano il male.
12
La biunivocità di nomi e cose è basilare per la magia perché su di essa si basa il
funzionamento degli incantesimi: in essi il semplice nominare una cosa la fa
essere, la parola crea, e distrugge.
La preghiera invece si pone come qualcosa di diverso dall’incantesimo: in
entrambi si chiede per ottenere ma il secondo manca dell’umiltà tipica del
primo.
13
Il mago è certo che avrà ciò che chiede, purché nel compiere
l’incantesimo egli rispetti certe leggi, corrispondenze e rituali.
La corrispondenza tra nomi e cose crea di fatto un’identità dove doveva esserci
un’analogia, lo stesso avviene per i simboli che non si pongono più a significare-
analogicamente- qualcosa, ma diventano quella cosa.
14
Un altro elemento molto importante nella magia è la corrispondenza tra i diversi
elementi dell’universo, la corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo.
15
In
base a questa corrispondenza ciò che sta sopra si rispecchia in ciò che sta sotto,
ogni pianta corrisponde ad una parte del nostro corpo, ed il moto dei pianeti si
riflette nella circolazione del sangue. Ma c’è una corrispondenza anche tra
minerali, in particolare metalli, vegetali, pianeti e stelle.
Un limite di questa corrispondenza sta nella sua fissità: se i pianeti conosciuti
sono sette ed essi corrispondono ai sette metalli, nel momento in cui viene
11
B. Vickers, op. cit., p.96
12
B. Vickers, op. cit., p.96
13
B. Rosen, Witchcraft in England, The University of Massachusetts Press, Amherst, 1969, 1. edizione
paperback 1991, p.4
14
B. Vickers, op. cit., p.122-123
15
I. Merkel, Hermeticism and the Renaissance, Folger Books, Washington-London-Toronto, 1988 p. 87
8
scoperto un nuovo metallo il sistema si scardina. Non si può introdurre nuovi
elementi senza scardinare o rivoluzionare completamente tutto il sistema.
16
Questo principio di equipollenza, che è la forza della magia nel creare rituali e
incantesimi, è anche il suo punto debole per la fissità e rigidità che
inevitabilmente si viene a creare.
II. Origini e componenti della magia
Il sistema di credenze nella magia è sempre esistito in Europa come nel resto del
mondo, ed è sempre stato fonte di ispirazione nella letteratura.
Al tempo dei greci troviamo Circe, citata nell’Odissea, la maga nera che seduce
gli uomini e li trasforma in porci, è il simbolo della lussuria, della soddisfazione
sessuale e della materialità che la magia nera cerca. Sempre in Omero troviamo
anche Cassandra, la profetessa “di sventura”, ed anche la Seconda Vista è
collegata alla magia. Il dono della profezia è posseduto anche dall’Oracolo di
Apollo a Delfi, e dal leggendario indovino tebano Tiresia.
Presso i latini l’opera più famosa per il legame con la magia è l’Asino d’Oro di
Apuleio. Lo stesso titolo si rifà a incantesimi e trasformazioni. Nell’opera viene
anche descritta una strega, che è capace di cambiare la forma dei pianeti e di
compiere altri prodigi. Anche Ovidio tratta di magia, nelle Metamorfosi e negli
Amores.
17
Come si può vedere già nella letteratura classica la stregoneria e la magia sono
ben note, anche se sfruttate nella loro accezione negativa.
16
I. Merkel, op. cit., p.268-269
17
J. Sharpe, Instruments of Darkness, Hamish Hamilton, London, 1996, p.15
9
Nella realtà storica invece troviamo numerosi filosofi e autori dell’antichità che
sono legati in vario modo alla magia, tra di essi si situano Pitagora, Giamblico,
Proclo ed i neoplatonici.
Le fonti citano come esponenti della magia personaggi storici e leggendari, tra
cui possiamo annoverare due figure bibliche come Mosè e Salomone.
Mosè ricevette i Comandamenti direttamente da Dio sul monte Sinai ma, secondo
la tradizione, Dio gli donò anche una conoscenza speciale per invocare una
gerarchia di angeli perché lo guidassero e lo aiutassero.
18
Salomone è universalmente considerato il sapiente, il saggio, e tale saggezza gli
fu donata da Dio, ma secondo alcune fonti apocrife Salomone era anche un mago,
i cui poteri spesso erano legati alla magia nera: si dice che avesse catturato
demoni per costruire un trono nel suo tempio, e che permise al demone Asmodeo
di usurpare il suo potere usando il suo anello magico.
19
Un altro mago, secondo alcune tradizioni, è Cristo: il mago bianco per eccellenza.
Egli sconfigge la fonte di ogni male, Satana, trasforma l’acqua in vino e moltiplica
il cibo, guarisce i malati, risuscita i morti, compie esorcismi, e secondo i vangeli
apocrifi fa altre piccole magie nella sua infanzia.
20
Un mago non citato nella Bibbia ma legato al cristianesimo è Simon Mago, che
secondo la leggenda si oppose a Cristo, dicendo di essere egli stesso un dio.
Divenne capo di una setta e, avendo studiato la magia in Egitto, giunse per opera
di Nerone ad un confronto con S. Pietro, che lo sconfisse scacciando i demoni
che lo aiutavano.
21
Tra i maghi non biblici il più famoso è certamente Zoroastro, considerato
profeta dell’Iran e dotato di poteri magici che gli permettevano di curare le
18
D. Woodman, op. cit., p.15
19
D. Woodman, op. cit., p.39
20
D. Woodman, op. cit., p.43
21
D. Woodman, op. cit., p.43-44
10
malattie, ammansire gli animali feroci, far piovere e far crescere il raccolto in
qualsiasi condizione atmosferica.
22
Ma il mago più famoso e di maggior influenza su tutta la magia rinascimentale è
Ermete Trimegisto.
Questi è una figura leggendaria, ritenuta contemporanea di Mosè e, come lui,
vivente in Egitto, terra tra l’altro considerata la culla della magia. Nel Medioevo
Ermete spesso è identificato con Mosè e da alcuni è considerato un profeta
pagano che predisse l’avvento di Cristo.
23
Si credeva che avesse composto una serie di trattati che poi andarono sotto il
nome di Corpus hermeticum, o Hermetica. Tra essi figurano il Pimander e
l’Asclepius, i testi più conosciuti e letti fino al Rinascimento. In essi si dice che il
cosmo è un’unità organica le cui parti sono interdipendenti, di fatto sta qui
l’origine della corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo. L’unità del cosmo è
attribuita all’azione fisica del Pneuma o Dynamis, ossia all’abilità del Nous eterno
di penetrare in tutte le cose. Data l’interdipendenza dell’universo ci sono cause –
di solito nel macrocosmo- ed effetti –di solito nel microcosmo- ed influenze
reciproche, le stelle influenzano la Terra tramite le sfere.
24
In questi testi ermetici si parla anche della divinità dell’uomo: l’uomo all’inizio dei
tempi si è corrotto a causa della Caduta ma il Nous divino permea ogni cosa e
quindi l’uomo ha la capacità, tramite la purificazione e la meditazione, di
ritornare divino. Ogni uomo è un potenziale mago che con il suo intelletto può
compiere azioni magnifiche e riguadagnarsi il posto perduto nella Divinità.
25
L’uomo, si dice nell’Asclepius, possiede in potenza conoscenza e poteri divini.
26
22
D. Woodman, op. cit., p.39
23
P. French, Vita di John Dee, Transeuropa, Ancona, 1998, p.46
24
I. Merkel, op. cit., p.81
25
I. Merkel, op. cit., p.427
26
J.S. Mebane, Renaissance Magic and the Return of the Golden Age, University of Nebraska Press, Lincoln &
London, 1989, 1. edizione paperback 1992, p.40