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I Raggi Roentgen nella Storia.
Fu la sera di martedì 8 Novembre 1895
che la Storia cambiò il corso degli eventi
della Fisica e della Medicina. Nel suo piccolo
e buio laboratorio domestico, il Prof. Konrad
Wilhelm Roentgen, Docente di Fisica
all’Università di Wurzburg, in Germania,
accese un Tubo di Cookes (una sorta di
antesignano tubo al neon, alimentato da un
rocchetto di Rumkhoff); con sua grande
sorpresa Roentgen vide una piastra di
Platicianuro di Bario, dimenticata su una
mensola a poca distanza dal tubo, illuminarsi
d’una luce verde-violetto.
Il fenomeno smetteva allo spegnersi del tubo.
Provò allora ad anteporre – tra il tubo e la
piastra - diversi oggetti di diverso volume, ma
il fenomeno si ripeteva. Provò infine ad
anteporre la sua mano e con suo grande
sbigottimento vide proiettarsi sulla piastra lo
scheletro della mano stessa.
Anche se non se ne rendeva ancora conto, il
Professore aveva scoperto la nascita di una
nuova scienza: la Radiologia.
Non sapendone definire la natura, chiamò
quella “strana” luce verdognola Raggi X, ad
indicarne l’origine ignota ed oscura – per le
conoscenze scientifiche del momento – anche
in linea con il suo carattere riservato e
tenebroso. In effetti, della sua scoperta non
fece menzione con alcuno sino al 23 Gennaio
1896, data in cui la presentò ufficialmente alla
storica seduta della Physikalisch-
Medizinische Gesellschaft di Wurzburg. In
quell’occasione, l’ottantenne decano
accademico Prof. A. von Koelliker propose
di chiamare “Raggi Roentgen” quella luce
“misteriosa”, in onore al suo scopritore.
INTRODUZIONE
ALL’ALBA DI UNA NUOVA ERA
Fig. 1: Konrad Roentgen
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Nel 1901 al Prof. Roentgen venne assegnato il
primo Premio Nobel per la Fisica della Storia.
Attorno agli anni 20 del Secolo scorso, di pari
passo con le scoperte della Biologia
molecolare, cominciarono ufficialmente le
prime sperimentazioni dei Raggi X su neo-
formazioni, soprattutto cutanee.
In tal senso è nota l’applicazione – avvenuta
proprio in quegli anni – di Raggi X emessi da
un tubo radiogeno (Fig. 2) per curare un nevo
a cellule neviche epiteliali, con estesa
formazione di pelo, sulla schiena di una
bambina di circa 10 anni.
In seguito alla somministrazione di un’alta
dose di Raggi X – che ai tempi non era
possibile quantificare – l’estesa formazione di
pelo cadde, il nevo fu distrutto ma si formò
(come logica conseguenza) una vasta ustione
e probabili danni ematici e linfatici da
radiazioni che portò ben presto alla morte
della bambina per leucemia.
Molti anni sono passati da allora. Il
Ventesimo Secolo ha apportato un’evoluzione
tecnologica sia nella Radiodiagnostica, sia
nella Radioterapia seguendo lo sviluppo di
tutte le altre scienze mediche e biologiche.
Si è così passati – in pochi decenni - dai tubi
radiogeni per la cosiddetta Roentgenterapia
(alcuni dei quali, necessariamente evoluti,
sono tutt’oggi ancora in esercizio presso
alcuni reparti di Radioterapia per le terapie
antalgiche), alle macchine per cobaltoterapia
ed agli acceleratori lineari dei moderni
trattamenti radioterapici.
Parallelamente anche la diagnostica ha subìto,
nello stesso periodo, una forte spinta
evolutiva tecnologica, che ha preso avvio dal
tomografo di Vallebona e che trova oggi la
massima espressione nelle moderne macchine
generatrici di immagini (TAC ed RMN),
strumenti oggi indispensabili alla stessa
radioterapia.
Fig. 2: Il tubo radiogeno
Fig. 3: Radiografia convenzionale del torace in AP.
Ieri….
3
I princìpi fisici della Radioterapia
Quando le radiazioni di energia superiore ad
una certa soglia colpiscono i tessuti biologici,
provocano in essi una serie di fenomeni di
carattere chimico-fisico-biologico, tra loro
concatenati, in cui il fenomeno iniziale (cioè il
danno a livello dell’atomo causato dalla
radiazione) può tradursi nel danno alla
molecola di H
2
O, alla molecola
biologicamente importante, all’organulo
cellulare, alla cellula, al tessuto, sino a
coinvolgere l’intero organismo – sia in senso
patologico che in senso terapeutico – nelle sue
funzioni e nella stessa sopravvivenza.
Le interazioni fondamentali delle radiazioni
con la materia organica sono:
- l’eccitazione;
- la ionizzazione;
- la fluorescenza;
- l’effetto Auger.
I primi due comportano assorbimento di
energia, gli altri due emissione di energia.
Le fasi dei processi d’interazione tra
radiazione e materia sono sintetizzati nella
tabella della pagina seguente.
Fig. 4: …..e oggi
Fig. 5: Radiografia 3D dello scheletro
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Modalità di radioterapia.
La radioterapia può essere realizzata con
modalità tra loro molto diverse. Distinguiamo
sostanzialmente la radioterapia a fasci esterni
collimati e la brachi-curieterapia.
Quest’ultima viene realizzata con
radiosorgenti β e/o γ emittenti sigillate e può
essere endocavitaria, interstiziale, di contatto;
oppure con radiosorgenti non sigillate β e/o γ
emittenti per radioterapia endocavitaria e per
terapia radio-metabolica.
La brachi-curieterapia è indicata per
somministrare localmente un’alta dose letale
ad un definito volume bersaglio molto
piccolo, per salvaguardare organi critici
circostanti. Ad es. vengono impiegati semi di
iridio e samario per curare localmente i
tumori della prostata e della vescica
nell’uomo, dell’endometrio nella donna e
composti di
125
I e
131
I per le neoplasie
follicolari a carico della tiroide.
La radioterapia a fasci esterni collimati viene
realizzata con macchine generatrici di Raggi
X di potenze variabili.
Plesio-roentgenterapia o terapia di contatto. Si
realizzava con un tubo radiogeno di 10-50
KV
p
, 5-8mA il cui anodo di tipo Chaoul è
quasi a contatto con la neoplasia. La DFP era
data dall’altezza di un limitatore a tronco di
cono in lega di ottone nichelato, la cui sezione
minore appoggiava sulla cute (Fig. 7/a).
FASE TEMPO EFFETTO PRODOTTO
Fisica 10
-13
secondi Effetti elementari
Fisicochimica 10
-9
≤ T ≤ 10
-6
Formazione radicali liberi e perossidi
Biochimica da frazioni di
sec. a
settimane
Inattivazione di enzimi e di organuli
Biologica Giorni, mesi,
anni
Inattivazione, riparazione, morte cellulare e tissutale
Clinica Giorni, mesi,
anni
Manifestazioni cliniche a carico dell’organismo
Fig. 6: Radiografia in AP del bacino per il controllo
del posizionamento di semi radioattivi
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Impiego: terapia radiante a bassa energia di
tumori cutanei.
Questa apparecchiatura non è quasi più in
esercizio, per motivi di ordine
prevalentemente protezionistico. E’ stata
sostituita da apparecchiature piezoelettriche
computerizzate di tipo “after loading” che,
tramite apposito applicatore, “sparano” sul
bersaglio (si tratta sempre di tumori cutanei,
quali il basalioma, lo spinelioma ed il
melanoma) una radiosorgente ad alta attività
di solito α.
Roentgenterapia con ortovoltaggi. E’ ancora
tuttoggi in esercizio in alcuni Reparti di
Radioterapia oncologica per le terapie
antalgiche. Viene realizzata con un tubo
radiogeno a filtri Cu ed Al intercambiabili.
Tensione di esercizio: 100 – 500 KV
p
,
corrente alla spiralina catodica: 10mA
(Fig. 8).
Impiego: terapia radiante di medio-bassa
energia di tumori superficiali, semiprofondi e
metastasi ossee, specialmente vertebrali, di
tumori a carico di vescica, prostata,
endometrio.
Tele Cobalto Terapia (TCT). E’ ancora
tuttoggi in esercizio in molti Centri di
Radioterapia oncologica. E’ realizzata con
una macchina denominata THERATRON 780
(v. Fig. 9 alla pagina seguente).
Fig. 7/a
Fig. 8
Fig. 7: Apparecchiatura
“after loading” per barchiterapia
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Caratteristiche: collimatore geometrico
rettangolare e collimatore asimmetrico statici,
testata in Piombo ed Uranio impoverito che
racchiude un otturatore sferico all’interno del
quale alloggia una sorgente di
60
Co di attività
iniziale di 5000 mCi che si dimezza in circa 2
anni. Energia nominale: 1.33 MeV.
Geometria di trattamento: movimenti lineari e
circolari del lettino, sia sul piano orizzontale
che in elevazione; rotazione della testata
attorno alla posizione di isocentro; rotazione
del collimatore. DFP = 800 mm. Riferimenti
LASER triangolati per il corretto
posizionamento e centramento del bersaglio
nel sistema di riferimento dell’isocentro.
Impiego: terapia di medio-alta energia di
tumori semiprofondi, soprattutto a carico del
capo-collo.
Terapia di alta energia con elettroni. Si
realizza con un acceleratore lineare (LINAC),
una macchina acceleratrice isocentrica in cui
gli elettroni vengono prima accelerati fino ad
un’energia variabile da 4 a 25 MeV, poi
estratti e convogliati sul bersaglio attraverso
appositi collimatori.
Geometria di trattamento: pressoché simile e
riconducibile alla macchina per Tele Cobalto
Terapia.
Caratteristiche: DFP = 1000 mm, collimatore
geometrico rettangolare esterno; produzione
di un fascio di elettroni da parte di un
oscillatore a risonanza MAGNETRON o
KLYSTRON; gli elettroni vengono accelerati
da un forte campo E all’interno delle gaps
acceleratrici di un cannone elettronico; il
mantenimento in traiettoria rettilinea è
assicurato da un campo B ⊥ E ; la proiezione
verso il collimatore avviene grazie a magneti
deflettori con angolo:
θ ≅ q / m
Infine il fascio, così accelerato, viene
focalizzato direttamente sull’isocentro.
Impiego: terapia di alta energia di tumori
cutanei e semiprofondi. Boost di irradiazione
sulle ferite chirurgiche, nel follow-up post-
operatorio dei tumori mammari dopo il
trattamento con fotoni.
Fig. 9: Macchina per telecobaltoterapia
THERATRON 780
7
X – terapia di alta energia.
Si realizza sempre con il LINAC; quando il
fascio di elettroni proveniente dal tubo
acceleratore urta contro una targhetta di
tungsteno o di platino (target) si formano
fotoni X di alta energia (fino a 25 MeV) per
frenamento (bremsstrahlung). Al variare
dell’energia – secondo le necessità
terapeutiche prescritte dal piano di terapia – si
regola il potere di penetrazione e quindi la
dose da somministrare al volume bersaglio.
Caratteristiche e Geometria di trattamento:
idem c.s.
Impiego: terapia di alta energia di tumori
profondi del torace, del capo-collo,
dell’encefalo, della prostata e del retto.
Irradiazione a corpo intero (TBI) con i
relativi, necessari sussidi di immobilizzazione
e posizionamento.
Il simulatore isocentrico “classico” (o
convenzionale) di terapia. E’ a tutti gli effetti
un apparecchio radiologico convenzionale
dotato di tutti i precisi movimenti della testata
e del lettino tipici di un’unità di radioterapia.
E’ dotato di due funzioni peculiari della
radiodiagnostica: scopia raggi con tubo
intensificatore di brillanza a persistenza e
radiografia (v. Fig. 11 e 12)
Fig. 10: Posizionamento LASER di un volume
bersaglio cranico
Fig. 11
Fig. 12: Consolle del simulatore
isocentrico tipo OLDELF
8
E’ essenzialmente costituito dai seguenti
elementi:
1) - gantry rotante sul quale sono montati il
tubo radiogeno collimato e il tubo IB a
persistenza;
2) - un lettino radiotrasparente con tastiera di
comando dei movimenti;
3) - sorgenti LASER ortogonali per il corretto
posizionamento del paziente;
4) - consolle di comando;
monitor;
5) - generatore di Raggi X
Il collimatore ha due sistemi per registrare la
distanza fuoco-pelle: uno meccanico ed uno
ottico (telemetro). Sul monitor compare un
reticolo che simula il campo radiante, la cui
geometria può essere modificata dalla
consolle di comando; sul paziente si
osservano la DFP ed il campo luminoso con il
reticolo che simula il campo radiante e che
corrisponde a quello che compare
radiologicamente.
Sulla consolle di comando si leggono i
seguenti valori:
- distanza fuoco-isocentro (mm);
- distanza lettino-isocentro (mm);
- inclinazione del gantry (gradi, radianti o
millesimi);
- dimensioni del reticolo (mm
2
).
Il simulatore “virtuale” di terapia.
Una nuova concezione della simulazione
radioterapica è la cosiddetta CT-Sim. In
questo caso la simulazione, completamente
computerizzata, viene eseguita solo dopo
l’esecuzione di una TAC SPIRALE ( o
multislice); non è pertanto richiesta la
presenza del paziente stesso. Da qui il termine
“virtuale”. Durante la procedura, che non ha
carattere diagnostico, viene eseguita
l’acquisizione ed il centramento del volume
bersaglio; con l’ausilio dei laser di
posizionamento della TAC e di due laser
esterni mobili, controllati dal sistema
operativo, vengono individuati tre punti (che
coincidono con precisi riferimenti anatomici,
relativi alla posizione del tumore), che
vengono “contrassegnati” da reperi radio
opachi (ad es. pallini da caccia).
Fig. 12/a: Il Simulatore virtuale
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I dati volumetrici così rilevati vengono quindi
inviati al “simulatore virtuale”, un programma
“dedicato” che determina automaticamente il
GTV ed il PTV, con una ricostruzione in 3D e
fornendo all’operatore la possibilità di
modificare al computer tutti i parametri
balistici disponibili (angoli di inclinazione del
gantry e del collimatore, spostamenti lineari e
quant’altro), personalizzando quindi il
trattamento. La procedura è completata dai
calcoli dosimetrici (U.M.) sulla base delle
acquisizioni TAC.
Fig. 12/c: Simulazione “convenzionale”….
Fig. 12/d: ……e “virtuale”
Fig. 12/b: Una consolle CT