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Durante il mio soggiorno a Los Angeles, infatti, mi e' spesso capitato di essere
testimone di urla da parte di gruppi di studenti esaltati. Tali fenomeni si concentravano
principalmente lungo la via delle confraternite maschili (Gayley Avenue) e in quella che
raggiunge lo studentato situato fuori dal campus (Strathmore Avenue). A volte questi
rumori possono fare da comodo cuscinetto, anche non consapevolmente da parte di chi
urla, per i potenziali aggressori.
Gli avvenimenti riportati dai mass-media americani dipingono una società in cui,
quotidianamente, le donne sono oggetto di violenze di ogni genere, dalla intimidazione
psicologica e coercizione verbale alla molestia sessuale, passando per il pedinamento, la
moderata violenza fisica (schiaffi, spinte) fino ad arrivare alla violenza fisica, grave (uso
di armi e botte) e alla violenza sessuale.
Durante una mia precedente visita a Los Angeles, nel maggio del 2003, rimasi
impressionata leggendo sul giornale universitario di UCLA, il Daily Bruin, di quanto
fossero frequenti i casi di violenza sessuale all’interno del campus. In effetti, il giornale
riportava che una ragazza aveva denunciato, alla polizia del campus, la violenza subita da
parte di studenti universitari durante la settimana di vacanza, normalmente chiamata
“Spring-break” (vacanze di primavera), in Messico. E’ bene precisare che la polizia del
campus è responsabile di raccogliere le denuncie e di indagare sui casi di violenza
commessi ai danni degli studenti, anche se commessi fuori dal campus. Il loro status di
studenti li copre anche fuori dai cancelli della università. L’articolo riportava anche altri
casi analoghi sempre accaduti a studentesse nello stesso periodo in altri luoghi di
villeggiatura americani celebri tra la popolazione studentesca, e nella stessa UCLA.
Sembra quasi che questa sia la settimana ideale per commettere questo genere di crimine:
gli studenti, quando si recano in questi luoghi di villeggiatura, lasciano a casa tutte le loro
inibizioni e freni, vogliono divertirsi e sfogare tutto lo stress accumulato durante la
settimana degli esami finali. Si divertono bevendo, facendo uso di droghe e ballando tutta
la notte: diventano il bersaglio ideale per ogni genere di malintenzionato. Facendo
ricerche in Internet, ci si trova davanti una vasta pubblicazione di foto e filmati che
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testimoniano gli eccessi tipici delle vacanze di primavera. E' noto, ad esempio, che le
"gare di maglietta bagnata" siano nate proprio sulle spiagge americane durante questi
baccanali studenteschi. Tali competizioni, oggi giorno, sono superate da esibizioni
pubbliche ancora più esplicite. La contemporanea presenza di documenti creati ad hoc,
con attori anziché studenti reali, non deve far pensare che ci si trovi di fronte a mere
leggende. Si tratta invece della semplice riproduzione professionale, ai fini della
commercializzazione, di eventi sentiti come reali e possibili dalla maggioranza della
popolazione studentesca americana.
L’aspetto più interessante che ho potuto riscontrare leggendo e ascoltando ogni
notizia sui casi di violenza sessuale è il mancato interesse da parte dei media per la
vittima. Non fa notizia trattare l’aspetto psicologico del trauma o delle difficoltà a cui
andrà incontro la vittima, non c’è un reale interesse per la sua cura. Attraverso i media, le
vittime di abuso sessuale sono solo dei casi che vengono inseriti all’interno di una
statistica. Le conseguenza per la vittima sono psicologiche e fisiche, a breve e a lungo
termine. Inoltre se la vittima ha subito una violenza da qualcuno che conosceva (amico,
ragazzo, compagno di lavoro, conoscente, parente, ecc) le conseguenze potrebbero essere
molto più traumatiche rispetto ad una violenza commessa da uno sconosciuto. Secondo i
dati statistici del rapporto annuale “Violenza Contro le Donne” del 1995 e del rapporto
“Violenza Sessuale in America” del 1992, il campione intervistato ha riportato i seguenti
dati: circa l’80% delle ragazze e delle donne che hanno subito violenza da loro
conoscenti mentre il 20% da uno sconosciuto.
La violenza sessuale subita da qualcuno conosciuto alla vittima è il crimine meno
denunciato. Questo fenomeno è influenzato dal bagaglio culturale e sociale per mezzo del
quale la società tollera e approva l’autorità degli uomini nel sottomettere e controllare le
donne. Inoltre una tradizione storica ha condonato la violenza sessuale all’interno della
famiglia. Le usanze hanno portato alla realizzazione di forti barriere costruite per
proteggere e permettere il perpetrarsi di questo comportamento. Queste barriere sono
identificate con il silenzio che si oppone al confessare questi incidenti sulla pubblica
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piazza. La loro copertura può essere facilitata dalla forzatura alla segretezza imposta
dall’abusante alla abusata. Il silenzio delle vittime è dimostrato dal piccolo numero di
casi denunciati alla polizia: solo il 5-8% delle persone adulte che hanno subito violenza
sessuale denunciano il crimine. (FBI, 1995-1998)
Il campus americano rappresenta un microcosmo che riflette perfettamente la
cultura del paese. Al suo interno si trovano numerosi ambienti (Confraternite femminili e
maschili, gruppi atletici, ecc) nei quali ragazze e ragazzi supportano i miti legati al
genere: sessismo e violenza sessuale contro le donne. Questo modo di pensare nutre,
rende più forte e profondamente radicato la “cultura della violenza sessuale” all’interno
della cultura del campus universitario. Per “cultura della violenza sessuale” si intende un
insieme di valori e credenze create all’interno di un ambiente che può ricondurre alla
violenza sessuale.
Tutti questi fattori sono stati studiati ed esaminati all’interno dell’esperienza del
Rape Treatment Center (RTC) di Santa Monica, Los Angeles. Il lavoro del RTC fornisce
assistenza gratuita alle vittime di violenza sessuale fin dal momento in cui arrivano
presso il centro per essere sottoposte ai primi accertamenti, alla conclusione della terapia
e della causa giudiziaria intentata contro il violentatore. Attualmente, questo centro è il
secondo in tutta l’America per grandezza e il primo per la qualità dei servizi forniti alle
vittime di violenza sessuale. Ho avuto la possibilità di studiare il RTC nei suoi aspetti
fondamentali durante un periodo di ricerca svolto presso Università della California di
Los Angeles (UCLA) sotto la supervisione italiana del Prof. Giorgio Rifelli e sotto la
supervisione americana della Prof.ssa Letitia Anne Peplau. La mia ricerca si è svolta
presso il Dipartimento di Psicologia Sociale dell’Università della California di Los
Angeles, da gennaio 2004 a luglio 2004.
Durante la mia ricerca ho avuto modo di studiare alcuni materiali fornitimi dal
Rape Treatment Center, resoconti di rapporti nazionali del FBI e del Dipartimento di
Giustizia Americano, statistiche mediche, articoli precedente scritti e interviste informali
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con gli studenti del campus. La spinta primaria che ha dato il via a questo mio studio è
scaturita dal desiderio di capire quanto e perché la “cultura della violenza sessuale” sia
così profondamente radicata nella Cultura Americana e quanto è capace di influenzare la
nascita e lo sviluppo di relazioni insane tra ragazze e ragazzi nell’ambiente universitario.
Questo lavoro di tesi si articola in cinque capitoli. Nel primo viene introdotto il
RTC. Vengono prese in considerazione le motivazioni che hanno portato alla sua nascita,
come si è formata la struttura del Centro, i suoi obbiettivi e metodi di lavoro. In
particolare, vengono approfonditi i programmi del RTC in ambito clinico (Verna Harrah
Clinic, Warner Bros Clinic, Stuart House e consulenze), e il programma di prevenzione
(corsi di formazione, Road to Respect, National Rape Campus Program). Il programma
preventivo attuato all’interno del campus UCLA permette, invece, di introdurre
l’argomento della “Cultura della violenza” nel campus.
Nel secondo capitolo viene dato ampio spazio alle Confraternite. Si parla della
loro cultura e di come influiscono nella costruzione delle relazioni di genere. A fine
capitolo viene dedicata una sezione sull’ambiente della festa, che mi permette di
introdurre il capitolo successivo sulle violenze sessuali.
Il terzo capitolo, infatti, affronta tutte le tipologie di violenza sessuale riscontrate
nel campus. Viene posta una maggiore attenzione alla violenza causata da conoscenti
delle vittime e alle nuove armi usate per sottomettere le donne: l’alcool e la droga.
Dopo una introduzione sulla definizione di violenza sessuale, il quarto capitolo
espone gli effetti psicologici della stessa sulle sue vittime e le terapie utilizzate dal RTC
per il recupero.
Infine, nel quinto capitolo, vengono tratte le conclusioni del lavoro svolto a
UCLA.
CAPITOLO 1
RAPE TREATMENT CENTER
Nel 1974, in una soleggiata domenica pomeriggio, a Los Angeles, una giovane
donna di soli 20 anni decise di fare una passeggiata lungo la spiaggia. Lungo il suo
cammino incontrò un estraneo. Lui, utilizzando la forza, la obbligò ha subire una
violenza sessuale per tutto il pomeriggio. Il suo gesto criminale cambiò per sempre la vita
della ragazza. Sette giorni dopo arrivò al Santa Monica Hospital, non come vittima di uno
stupro, ma come vittima di un tentato suicidio. Si sentiva, piena di vergogna e impotente.
Era spaventata e preoccupata che i suoi famigliari potessero ritenerla responsabile
dell’accaduto. Non aveva trovato un posto dove andare e qualcuno che la potesse aiutare.
Aveva visto il suicidio come l’unica via d’uscita.
Dopo questo episodio la comunità di Los Angeles si ha cominciato a pensare alla
costituzione di un Centro che potesse rispondere alle richieste d’aiuto delle vittime di
violenza sessuale. E’ stato così istituito il Rape Treatment Center (RTC) presso il Santa
Monica - UCLA Medical Center. Il RTC è stato fondato al fine di fornire un aiuto
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professionale e specifico, per l’abuso sessuale, e per cercare di cambiare, positivamente, i
comportamenti omertosi della società che inducono le vittime di violenza a mantenere il
silenzio, in quanto sono ritenute le uniche responsabili dell’accaduto.
La storia del RTC è basata sull’attivismo di volontari e di specialisti, i quali
cercano, di rendere consapevoli le vittime delle loro potenzialità intrinseche, di
migliorare la qualità delle cure fornite e di tutelare, attraverso la modifica delle leggi
dello Stato della California, i diritti delle donne e degli uomini. Fin dal suo inizio il RTC
ha dato alle vittime una voce e il potere di tradurre la loro dolorosa esperienza in azioni
sociali (intraprendere causa giuridica contro lo stupratore; raccontare la loro esperienza
durante le conferenze per la sensibilizzazione della comunità di Los Angeles al problema
della violenza sulle donne, sui bambini e sugli uomini, lavorare come volontaria presso il
centro, ecc). Un numero sempre maggiore di vittime si è rivolto al RTC chiedendo e
ricevendo aiuto; allo stesso tempo, il RTC grazie alle testimonianze e all’aiuto fornito
dalle stesse vittime, ha accresciuto notevolmente le sue conoscenze su questo genere di
crimine. Motivati e guidati dall’esperienza di tante vittime il RTC, ha organizzato corsi di
preparazione per le forze dell’ordine americane e per il personale medico in tutti gli Stati
Uniti d’America, ha provveduto a fornire una pubblica educazione (nelle scuole, nei
centri affini al RTC), ha ottenuto la modificazione e il cambiamento di alcune leggi
considerate discriminatorie e, infine, ha realizzato numerosi programmi di prevenzione
per scuole inferiori, superiori, università, ospedali e per quei quartieri disagiati, nei quali
persino la polizia stenta ad avvicinarsi. In poche parole: il RTC è stato usato come
modello in tutta la nazione.
I RTC iniziarono a formarsi negli Stati Uniti d’America all’inizio degli anni
settanta, all’incirca nello stesso periodo in cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati
Uniti d’America aveva programmato la realizzazione di 136 “Rape Crisis Center” o
“Stop Task Force”, squadre speciali per combattere e prevenire il fenomeno della
violenza sessuale, in tutti gli Stati Uniti d’America. Il movimento femminista americano
di quegli anni, ha reso noti gli effetti traumatici, sia fisici che psicologici, della violenza
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subita, in particolare dalle donne, e ha inoltre denunciato i trattamenti delle vittime di
abuso, da parte delle forze di polizia e dal personale medico, in quanto tendevano o ad
ignorare il trauma subito dalle vittime stesse oppure contribuivano ad esacerbarne le sue
conseguenze.
I primi movimenti integravano i servizi forniti alle vittime con gli obbiettivi di
cambiamento sociale e utilizzavano le risorse già presenti nelle organizzazione costituite,
sia a livello locale che nazionale, in modo da combattere il problema della violenza
sessuale. Il termine Rape Treatment Center rappresenta un insieme di ideologie, strutture
e azioni comuni, che fu adottato dalla maggior parte dei primi centri che si costituirono in
quegli anni. Gli obbiettivi che erano perseguiti dal centro includevano: il miglioramento
dello status sociale della donna, il supporto delle vittime e il cambiamento della
legislazione che definiva la violenza sessuale, dell’opinione pubblica e della pratica
perseguita dalle principali istituzioni del paese nei confronti dell’abuso sessuale. I centri
ad orientamento femminista aveva inoltre promosso un’analisi politica sulla violenza
sessuale, ponendo un’attenzione maggiore alle condizioni oppressive alle quali erano
sottoposte le donne nel momento in cui venivano chiamate a rispondere di fronte alla
legge, in quanto “vittime di violenza sessuale”. Durante la seconda metà degli anni ’70 il
gruppo nazionale dei RTC era cresciuto, da un nucleo piccolo ed omogeneo era diventato
un largo, eterogeneo gruppo. All’inizio il servizio offerto era gratuito o ad un costo
veramente basso, non-medico, a breve termine e fornito da un gruppo di volontari.
Studiosi e specialisti del campo della Salute Mentale, iniziarono ad interessarsi a questo
tipo di centri, i quali iniziarono ad assumere psicologi ed assistenti sociali per svolgere i
seguenti compiti: quello di istruire e coordinare il lavoro dei volontari, a quello di
consulenti per le vittime. Grazie allo stanziamento di fondi da parte de Law Enforcement
Assistant Administration (LEAA) e all’incorporazione di risorse da parte del Centro, è
stato formato un organo di gestione, grazie al quale si è potuto dare inizio a nuovi
progetti per gli utenti del Centro: nuovi programmi preventivi e non, stampa di materiale
divulgativo per campagne di informazione pubblica e di sensibilizzazione.
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Il RTC è situato, fin dal 1974, al primo piano del Santa Monica-UCLA Medical
Center, 1250 sedicesima strada a Santa Monica. E’ una organizzazione no profit che
fornisce cure mediche gratuite, consulenza e assistenza legale alle vittime di violenza
sessuale e ai loro genitori e parenti; offre programmi di formazione per la polizia, per
coloro che lavorano in tribunale, per il personale medico; ha ideato e sviluppato
programmi preventivi alla violenza sessuale, su scala nazionale, i quali sono utilizzati
dalle scuole e dalle università in tutti gli Stati Uniti d’America.
Da questa locazione, il RTC si è sviluppato e ha acquisito sempre maggiore
importanza, grazie alla energetica guida di Gail Abarbanel, direttore del centro fin dalla
sua creazione. In questi quarant’anni di lavoro, Gail Abarbanel ha focalizzato il suo
interesse sul cambiamento delle leggi discriminatorie nell’ambito della violenza sessuale
e sull’aiuto concreto e mirato al “prendersi cura” delle vittime di abuso sessuale. Lei ha
letteralmente contribuito a smuovere la coscienza nazionale americana sul crimine della
violenza sessuale e sul modo in cui venivano trattate le vittime di stupro. Abarbanel è
l’istitutrice del RTC at Santa Monica Hospital, un completo programma multidisciplinare
che prevede un trattamento specifico per le vittime di violenza sessuale, il quale include:
esame forense, trattamento medico e consulenza psicologica. Questo particolare
programma è stato selezionato da Istituto Nazionale di Salute Mentale (NIMH) come
modello per la produzione di cortometraggi che illustrino i servizi basilari che ogni
ospedale dovrebbe fornire per il trattamento delle vittime di violenza sessuale. Inoltre, la
Sig.ra Abarbanel, ha ideato, diretto e provveduto alla raccolta fondi per stanziare altri
programmi: Senderos, un programma che prevede servizi per vittime, di violenza
sessuale, latino-americane tenendo conto della loro bi-culturalità e bi-linguicità
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tipica di
queste persone e la Stuart House. Sig.ra Abarbanel è anche impegnata nella promozione
di una campagna a livello nazionale per fermare la violenza sessuale all’interno dei
campus universitari. Nel 1996 ha pubblicato un rapporto dettagliato, considerato una
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In alcune aree di Los Angeles la lingua prevalentemente parlata è lo spagnolo. Los Angeles è una città multietnica e di
origine spagnola. Ci sono aree a Los Angeles, nelle quali prevale una popolazione di immigrati spagnoli e messicani, i quali
non parlano che spagnolo, oppure un inglese a livello scolastico. In molte aree di Los Angeles le insegne sono bilingui
proprio per andare incontro a una forte influenza spagnola nella città.
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pietra miliare in questo settore, che metteva in evidenza i programmi da adottare, sia da
parte delle forze di polizia presenti all’interno del campus, sia dall’università, al fine di
cercare di prevenire la violenza sessuale e di fornire un adeguato supporto alle vittime di
questo crimine. Come risultato di questo lavoro, le vittime di violenza sessuale all’interno
del campus, si sono viste riconoscere diritti e un’adeguata protezione
2
.
1.1 PROGRAMMI DEL RTC
Il RTC è promotore di molte iniziative per aiutare le vittime di violenza
sessuale.In particolare, meritano di essere citate:
Iniziative in ambito clinico:
ξ Verna Harrah: Provvede a fornire cure immediate alle vittime di violenza
sessuale.
ξ Stuart House: reparto di ricerca istituita per migliorare i trattamenti dei bambini
sospettati di essere vittime di abusi sessuali.
ξ Warner Bros: Reparto specializzato nel trattamento dei bambini sospettati di
essere vittime di violenza sessuale.
ξ Consulenze
Iniziative in ambito preventivo:
ξ Corsi di formazioni per poliziotti, personale forense, medici, specialisti nel
campo della Salute Mentale.
ξ National Rape Campus Program
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A UCLA, durante la settimana prima di quella degli esami di fine trimestre, la Powell Library (biblioteca principale del
campus) rimane aperta tutta la notte per dare la possibilità agli studenti di studiare fino a tardi, per prepararsi agli esami.
Durante questo periodo viene data la possibilità alle studentesse di richiedere un servizio di scorta, fornito dalla polizia del
campus, dalla libreria fino ai cancelli del campus, in modo da non dover fare la strada da sole e dover incontrare, qualche
malintenzionato. (Regolamento interno UCLA campus)