2
regolamentazione degli accessi. Nell’ultimo capitolo di
questa parte si confrontano le caratteristiche dei
commons con quelle delle aree di sosta.
Nella parte 2 sono affrontati gli aspetti giuridici della
sosta, il regime giuridico delle strade e la
pianificazione urbanistica. Quest’ultimo settore ha visto
l’innovazione del Piano Generale del Traffico Urbano con
il nuovo codice della strada del 1992. Sono quindi
analizzate le modalità di gestione delle aree di sosta.
Nella parte 3 si espone il caso di Alessandria. Al fine
di determinare le caratteristiche della viabilità della
città ci si riferisce a quanto previsto dal Piano Urbano
del Traffico approvato a dicembre 1995. L’analisi
economica della sosta è svolta distinguendo tra sosta
nelle tre piazze a gestione ATM, nel periodo 1993-97, e
sosta nelle vie nel 1998. La gestione degli spazi su
strada è regolamentata con il Parking Voucher. E’ questa
la principale novità adottata, in materia di sosta, dal
comune di Alessandria nell’ultimo decennio.
Nel capitolo 15 si espongono le conclusioni della tesi.
Si confrontano i risultati raggiunti dalla sosta nelle
piazze e nelle vie, proponendo anche alcune modifiche
tariffarie laddove si ritiene opportuno.
3
Si desidera ringraziare per la disponibilità dimostrata:
- l’Azienda Trasporti Municipale nella persona del Dott.
Gandini, per aver messo a disposizione i dati riguardanti
la sosta nelle piazze;
- il Comando dei Vigili Urbani, ed in particolare
l’Ufficio tecnico del traffico per le delucidazioni
riguardanti il P.U.T. e l’organizzazione della sosta con
i Parking Voucher;
- l’Agenzia di distribuzione giornali Molino, ed in
particolare il Dott. Molino, per i dati riguardanti la
vendita di Voucher nel 1998;
- i Monopoli di Stato per i dati riguardanti la vendita
di Voucher nel 1998;
- il personale del Laboratorio di Informatica di Scienze
Politiche per la disponibilità dimostrata durante la
redazione della tesi.
4
Parte 1
Esternalità del trasporto
e strumenti correttivi
5
Capitolo 1
Le esternalità
Il lavoro ha inizio con la trattazione delle esternalità.
Dopo una presentazione dell’argomento sono esposti gli
strumenti a disposizione dell’autorità di controllo per
internalizzare questi costi esterni. Nella parte finale
del capitolo è affrontato il problema dei beni pubblici.
1.1 Le esternalità: alcune distinzioni
Gli economisti distinguono diverse categorie di
esternalità (
1
):
positive, se l’attività di un individuo ha effetti
positivi anche per altri;
negative, se l’attività produce degli effetti nocivi per
gli altri;
dovute all’esistenza di un bene comune o “commons”,
quando c’è una risorsa comune e scarsa il cui utilizzo
non sia limitato.
Si ha un’esternalità quando la funzione obiettivo di un
soggetto contiene una variabile il cui valore dipende dal
comportamento di un altro soggetto, il quale non ne tiene
conto quando prende una decisione.
L’esistenza di esternalità segnala un fallimento del
mercato. I prezzi non riflettono l’intero costo sociale e
si rende necessario valutare la parte di costo sociale
non calcolato.
Il conflitto tra il produttore dell’esternalità che non
ha alcun interesse a ridurne il livello e chi la subisce,
1
In questo capitolo sulle esternalità riprendo i concetti esposti da Stigliz (1989) cap.8 e Verhoef
(1996) cap. 2, da quest’ultimo sono tratte le figure.
6
può essere risolto da una transazione di mercato; la
premessa è un’adeguata attribuzione dei diritti di
proprietà, i quali assegnano a un particolare individuo
la facoltà di controllare un bene e di riceverne il
pagamento.
L’affermazione secondo cui quando vi siano esternalità le
parti possono trovare un insieme di accordi tali da
garantire l’internalizzazione è definita come teorema di
Coase.
Un esempio tipico è quello di un gruppo di fumatori e non
fumatori nella stessa stanza: i secondi potrebbero unirsi
e dare un compenso ai primi affinché non fumino, oppure i
primi potrebbero pagare un compenso ai secondi in modo da
poter fumare.
1.2 Le conseguenze delle esternalità
Ogni volta che ci sono delle esternalità, l’allocazione
delle risorse non è efficiente: il livello di produzione
e quello della spesa per il controllo delle esternalità
non sono quelli corretti.
Consideriamo un’impresa che stia inquinando un fiume e
che possa ridurre il livello di scarichi destinando, a
questo scopo, una certa quota di risorse finanziarie. In
generale tuttavia l’impresa non ha alcun incentivo
privato ad agire.
Nella figura 1 sono riportate le curve di domanda e
offerta in un mercato concorrenziale; in assenza di
esternalità Qe è la soluzione efficiente. La curva di
domanda (MPB) riflette il beneficio marginale per
l’individuo, derivante dal consumo di un’unità
addizionale del bene; la curva di offerta (MPC) riflette
il costo marginale di produzione di un’unità addizionale
7
del bene. Nel punto di intersezione delle due curve, il
beneficio marginale è quindi esattamente uguale al costo
marginale. In presenza di esternalità (MEC), la curva di
offerta dell’industria può non riflettere il costo
marginale sociale, ma solo quello privato del produttore.
Se ad esempio l’espansione della produzione aumenta il
livello di inquinamento, c’è un costo reale associato a
tale espansione, che si aggiunge a quelli sostenuti per
l’acquisto di materie prime. In questo caso l’industria
non tiene conto dei costi dell’inquinamento. Nella figura
2 è riportata anche la curva del costo marginale sociale
(MSC), che comprende i costi aggiuntivi totali (privati e
sociali) necessari a produrre un’unità aggiuntiva. Per
avere una soluzione efficiente è necessario che i costi
marginali sociali siano uguali ai benefici marginali e
dunque Qe sarebbe la quantità ottima da produrre. Come si
vede dal grafico Qe è minore di Qm, quindi se le
esternalità sono corrette da qualche strumento apposito,
la quantità si riduce e il prezzo aumenta.
Affinché si raggiunga tale soluzione è necessaria una
riduzione della quantità prodotta, ad esempio con
l’introduzione di una tassa Pigouviana.
Il caso opposto si ha quando c’è un’esternalità positiva
(MEB), per cui i benefici marginali sociali (MSB) sono
maggiori dei benefici marginali privati (MPB). Come si
vede nella figura 3 la soluzione efficiente è data
dall’uguaglianza tra MSB e MPC. Per raggiungere il punto
Qe è necessario un incentivo o sussidio Pigouviano che
spinga il produttore verso tale punto.
8
Figura 1
P
Qe
MPB
MSC
Costi
Benefici
P
osti
Benefici
Figura 2
Costi
Benefici
P
Qe
MPB
MSC
P
Qm
t
MPC
9
Figura 3
P
Qm
MSCCosti
Benefici
Qe
MPB
P
Costi
Benefici
MSB
P
s
10
1.3 Interventi correttivi per le esternalità
Nel settore privato le esternalità sono eliminabili senza
intervento pubblico attraverso l'internalizzazione delle
medesime, formando unità economiche di dimensioni tali da
far ricadere sempre all’interno gli effetti delle azioni
(
2
). Un'altra via per affrontare il problema è quella di
assegnare i diritti di proprietà. In questo caso diventa
cruciale decidere chi ha il diritto di inquinare e chi
deve sopportare l'inquinamento altrui.
Il settore pubblico può a sua volta intervenire
attraverso:
1) imposte,
2) sussidi per le esternalità positive,
3) regolamentazioni per ridurre le esternalità negative
imposte da un gruppo all'altro,
4) definizione dei diritti di proprietà.
L'introduzione di imposte o di sussidi corregge
l'esternalità poiché rende il costo marginale privato
uguale al costo marginale sociale e il beneficio
marginale privato uguale al beneficio marginale sociale.
Questo tipo di imposte è definito correttivo. Nel caso
visto in precedenza, nella figura 2 l'introduzione di una
imposta pari a t su ogni unità di prodotto induce
l'impresa a produrre il livello socialmente efficiente
pari a Qe.
Nell'ipotesi di esternalità positive lo Stato dovrebbe
introdurre un sussidio come si vede nella figura 3. Il
beneficio marginale sociale è superiore al beneficio
marginale privato. Con l'intervento pubblico e
2
Concetti ripresi da Stigliz (1989) e Danielis (1996).
11
l'applicazione di un sussidio pari a s avremo la
fornitura della quantità socialmente efficiente Qe.
La terza alternativa è la regolamentazione, ad esempio si
può limitare il livello di emissioni inquinanti delle
automobili, imporre vincoli agli scarichi delle
industrie, imporre l'uso delle targhe alterne in certi
giorni nelle città. La regolamentazione può essere
effettuata in due modi: limitando direttamente la
quantità di inquinanti o controllando l'intero processo
produttivo. Tra le due alternative, nel caso delle
esternalità da inquinamento del traffico urbano, la prima
è applicata con più frequenza, ad esempio con l'uso delle
targhe alterne o il blocco totale della circolazione,
anche se obbligando i costruttori di autovetture a
produrre auto meno inquinanti si avrebbero effetti più
duraturi. La scelta delle targhe alterne, uno strumento
ampiamente adottato dalle Amministrazioni Comunali quando
il livello degli inquinanti nell’aria supera i limiti
fissati dalla legge, è analizzata dal modello seguente di
Danielis (1996).
Nella figura 4 supponiamo di avere due automobilisti X e
Y, con diverse curve di domanda (beneficio marginale) di
traffico, Dx e Dy, a causa della diversa utilità connessa
al viaggio (ad esempio per lavoro e per piacere). In
questo modello utilizziamo un grafico particolare perché
nella stessa figura sono presentate due curve di domanda
contrapposte tra loro, una Dx che è una normale curva di
domanda, l’altra Dy che si presenta rovesciata rispetto
alla condizione ordinaria. Dy va quindi letta da destra
verso sinistra, per cui in corrispondenza del livello di
traffico pari a B abbiamo il beneficio marginale più
elevato e spostandoci sulla retta verso sinistra, il
12
beneficio marginale diminuisce al crescere della quantità
di traffico.
Figura 4
Benefici
Marginali
Dx
Dy
C
E
H
t
A
F
Q Q1 G B
Traffico
A prezzo zero, l’automobilista X intraprende un numero
massimo di viaggi pari ad AG e l’automobilista Y un
numero pari a BF. Siccome a questo livello di traffico è
associata una quantità di emissioni troppo elevata,
l’autorità pubblica decide di accettare un livello di
traffico totale pari solo a AB, che è inferiore al numero
di viaggi desiderati a prezzo zero, cioè la somma AG +
FB. Pertanto, si decide di adottare un provvedimento
regolamentatore, ad esempio le targhe alterne, che
permette a ciascun utente lo stesso numero di viaggi AQ =
BQ. Questo provvedimento ridurrà l’utilità
dell’automobilista Y della quantità pari al triangolo
FHQ, e del triangolo GCQ per il soggetto X. Se si decide
di introdurre una tassa pari a t otteniamo lo stesso
risultato. In questo caso però l’automobilista Y
13
effettuerà un numero di viaggi pari a BQ1, e
l’automobilista X una quantità AQ1. Il numero totale di
viaggi è sempre AB, somma AQ1 + BQ1. Dal confronto si
nota che con l’imposta si ottiene una perdita di
benessere totale pari a FEG, inferiore rispetto alla
regolamentazione, triangoli FHQ + GCQ. Il risparmio
corrisponde all’area tratteggiata CEH. Questo perché
l’automobilista X ha un maggior beneficio marginale
rispetto a Y, per cui trarrà una maggiore utilità
dall’effettuazione di un numero maggiore di viaggi
rispetto alla situazione regolamentata. La tassa consente
di discriminare secondo i livelli di utilità, mentre la
regolamentazione tratta tutti i soggetti allo stesso
modo, non discriminando in relazione ai benefici
marginali. Ci sono però degli effetti redistributivi che
devono essere considerati. Infatti, mentre la
regolamentazione, pur procurando una perdita di
benessere, non provoca esborsi monetari, l’imposta
comporta un gettito per lo Stato e una spesa per l’utente
pari all’area tAB. Questo, secondo alcuni, giustifica
l’adozione della regolamentazione diretta rispetto alle
imposte. Un altro elemento a favore della
regolamentazione è la relativa facilità di applicazione,
rispetto all’introduzione di una imposta, che potrebbe
essere strutturata come il road pricing; questo argomento
sarà meglio sviluppato nel capitolo quattro. Quando
l’inquinamento supera i limiti massimi accettabili, per
bloccare la circolazione è sufficiente un’ordinanza del
Sindaco, che vieti ad alcuni automobilisti la
circolazione; dal giorno seguente l’ordinanza può già
essere applicata. Fatta salva la necessità del controllo
da parte dei soggetti preposti a farlo. L’organizzazione
stessa delle targhe alterne è istituibile rapidamente e
14
nello stesso modo può essere soppressa. Se invece fosse
necessario introdurre un’imposta, bisognerebbe
determinarne il livello efficiente, istituire la
struttura organizzativa che si occupi della riscossione,
provvedere al controllo dell’avvenuto pagamento. Per le
caratteristiche dell’organizzazione necessaria al
funzionamento, l’applicazione non è così immediata, come
nell’ipotesi precedente, e anche la sua soppressione
richiede più tempo. Per un giudizio più complessivo
bisognerebbe considerare l’uso che lo Stato fa del
gettito, ad esempio, per migliorare le infrastrutture di
trasporto, potenziare i mezzi pubblici o migliorare
l’ambiente.
La quarta ipotesi prevede l'assegnazione dei diritti di
proprietà. Essa implica che la parte interessata
garantisca l’uso efficiente delle risorse; si ritiene
scarsamente applicabile questa alternativa alla mobilità
urbana dove i cittadini hanno sì un interesse all'aria
respirabile, ma esso è così debole da non essere
difendibile singolarmente ma solo a livello di gruppi,
per cui l'intervento pubblico è tale da garantire un
miglioramento collettivo.