II
In seguito introdurrò il concetto di devianza minorile fornendo una specifica definizione di
questo che il concetto fondamentale del mio lavoro.
All’inizio fornirò una panoramica sul diverso significato che ha assunto nel tempo questo
fenomeno, sull’interpretazione psicologica fornita da alcuni autori come G. De Leo1.
Per concludere mi soffermerò sulle principali teorie criminologiche in merito alla devianza
minorile coniate nella storia fino ai nostri giorni in particolar modo il punto di vista della
scuola classica e quello della scuola positiva affrontando anche i diversi cambiamenti storici
riguardanti i minori dal punto di vista giuridico.
Nel secondo capitolo entrerò nel vivo dell’argomento cercando di analizzare dapprima le
possibili cause della devianza minorile secondo diversi approcci di studio tra cui psicanalitico,
sistemico-relazionale, sociologico, psico-sociale, distinguendo i comportamenti devianti veri
e propri da quelli tipici dell’età adolescenziale.
Parlerò poi della personalità e del comportamento del minore deviante analizzando i tipici
sintomi della devianza in adolescenza come la ricerca della soddisfazione immediata, la fuga
da sé, la valorizzazione di sé e indagherò sulle esperienze molto spesso traumatiche e abusanti
vissute da molti minori che presentano questo tipo di quadro comportamentale.
Dopo aver esposto le principali caratteristiche di questo minore, andrò a parlare delle diverse
espressioni in cui può manifestarsi il fenomeno della delinquenza minorile distinguendo la
criminalità fisiologica, la criminalità patologica endemica e in ultimo la criminalità patologica
epidemica.
Un elemento fondamentale da considerare quando si parla di devianza minorile è l’influenza
del gruppo dei pari. Dedicherò infatti a quest’argomento molta attenzione specificando le
caratteristiche peculiari dei gruppi dal punto di vista dei componenti e delle attività da essi
svolte dimostrando che le azioni criminose compiute dalle bande giovanili molto spesso
hanno uno scopo comunicativo o hanno come causa principale la ricerca dell’indipendenza
dagli adulti o il riconoscimento da parte della società.
Analizzerò inoltre le motivazioni per cui un adolescente è spinto a far parte di una banda e la
figura del leader all’interno di un gruppo.
Nel cuore del secondo capitolo mi dedicherò all’analisi del bullismo,un fenomeno che si è
molto diffuso negli ultimi anni nelle scuole soffermandomi sulla figura del bullo,sull’analisi
del suo ambiente familiare e sulle cause probabili del suo comportamento.
1
De Leo G. ,“Devianza minorile . Il dibattito teorico,le ricerche,i nuovi modelli di trattamento“, Carocci, Roma,
1998
III
Un fenomeno a cui dedicherò alcune pagine è quello della criminalità minorile straniera
fornendo una descrizione del minore in esame.
Gli ultimi, non meno importanti, argomenti che citerò nel capitolo descrivono i minori autori
di reati sessuali e il fenomeno dei baby killers.
Nel terzo capitolo del lavoro cercherò di proporre delle soluzioni proposte dai diversi autori
riguardo ai problemi esposti nel capitolo precedente; in particolare si parlerà della
prevenzione in ambito scolastico e familiare come strumento fondamentale a proposito della
devianza minorile per arrivare ad osservare il trattamento del minore deviante dal passato ad
oggi esaminando anche la nascita del Tribunale per i Minorenni e l’emanazione dei vari
Codici riguardanti il minore e la pena più giusta per lui: esaminerò a questo proposito diverse
tipologie di pena in base alle diverse scuole di pensiero.
Nel trattamento del minore deviante vengono utilizzati alcuni strumenti tra cui le perizie, le
consulenze psicologiche e test come il Rorschach: questi strumenti verranno descritti e
commentati rispetto alla loro utilità e alle conseguenze che portano nel minore in senso
positivo o negativo.
A conclusione del lavoro parlerò del ruolo dello psicologo nella riabilitazione del minore con
problemi di devianza analizzando il comportamento che deve avere e il tipo di rapporto che
deve cercare di instaurare con il suo paziente.
Lo scopo di questo lavoro è quello di capire se un minore che compie un reato è da
considerarsi davvero un criminale o se deve essere visto come vittima lui stesso a causa di un
determinato tipo di esperienze vissute nei primi anni di vita.
L’obiettivo è quindi quello di capire quanto esperienze come legame di attaccamento, abuso
sessuale infantile e altre forme di maltrattamento unite ad una certa vulnerabilità tipica del
soggetto che affronta l’età adolescenziale,possano influire nello sfociare di comportamenti
devianti.
Un altro quesito importante riguarda il trattamento di questi minori: punirli o rieducarli per
tentare di recuperarli?
È quindi possibile “curare” la devianza minorile?
1
Capitolo Primo
L’ADOLESCENZA:UNA FASE IMPORTANTE DELLA VITA
I. L’adolescenza:definizione
“L’adolescenza non è una malattia, ma una stagione della vita. […];l’adolescenza termina ma
non passa mai. La sua memoria e il suo strascico si prolungano nelle grandi tappe
dell’esistenza,con un’eco vivida continuamente ridestata1”.
Molti autori della letteratura di tutto il mondo si sono occupati dello studio dell’adolescenza,
considerata una tappa importante per lo sviluppo della personalità.
La maggior parte di essi definisce l’adolescenza come quella fase che parte dalla pubertà
fisiologica e arriva fino al riconoscimento dello stato adulto nella società di appartenenza;
essa può essere definita un periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta. Ci si trova infatti
in una situazione in cui non si è più bambini ma non si è nemmeno adulti; nella società
moderna si ha un ingresso precoce in questa fase, verso i 12 anni.
L’adolescenza è una transizione e come tale presenta un iter che va da una crisi iniziale alla
risoluzione del problema.
Secondo R. J. Havighurst2 (1952) esistono alcuni compiti definiti “evolutivi”da eseguire:
l’inserimento nel gruppo dei pari,l’acquisizione un’identità di genere definita,l’accettazione
del proprio corpo e uso funzionale di esso,la differenziazione dalla famiglia d’origine,la
preparazione per l’inserimento nel campo lavorativo,la preparazione alla futura vita
familiare,lo sviluppo di competenze intellettuali,l’acquisizione di un comportamento
accettabile dalla società di appartenenza e infine l’acquisizione di un sistema di valori e di una
coscienza etica.
I compiti evolutivi si trovano a metà strada tra un bisogno individuale ed una richiesta sociale;
ognuno ha la funzione di “mettere alla prova” l’adolescente, stimolandolo a superare
positivamente la fase di sviluppo in cui si trova preparandolo a quella successiva; sono
dunque delle abilità,delle conoscenze e atteggiamenti che ogni individuo acquisisce e deve
acquisire in un determinato momento della vita. Il superamento di un compito evolutivo
conduce al raggiungimento di compiti ulteriori; viceversa il fallimento di un compito porta
insoddisfazione,difficoltà nei compiti successivi e disapprovazione sociale. Secondo il
1
Fabbrini A., Melucci A.,“ L’età dell’oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza.”; Milano,Feltrinelli, 2000
2
Havighurst R. J., “Developmental tasks and education”, New York, David Mc Kay,1952
2
modello di R. J. Havighurst esistono diversi tipi di compiti:costanti,variabili,ricorrenti,non
ricorrenti.
I compiti di sviluppo costanti si fondano sulla maturazione biologica; pur essendo compiti
universali, essi variano in modo più o meno rilevante da cultura a cultura; i compiti variabili
si riferiscono a specifiche richieste sociali e comprendono l’acquisizione di competenze
comunicative, sociali; questo tipo di compiti varia notevolmente da cultura a cultura;i compiti
di sviluppo ricorrenti si ripresentano in ogni fase della: il loro contenuto resta invariato, ma
cambia il modo in cui l'individuo li affronta;infine,i compiti di sviluppo non ricorrenti sono
specifici di una determinata età: il principale compito di sviluppo dell’adolescente è la ricerca
dell’indipendenza.
II. L’adolescente tra cambiamenti fisici e psicologici
“L’adolescenza è una sorta di specchio della concentrazione e dell’intensità, luogo del
contrasto e del contrario3”.
Uno dei primi cambiamenti che ci si trova ad affrontare riguarda le trasformazioni fisiche:
l’adolescente si trova ad essere spettatore e tenta di dare un senso a ciò che accade; inoltre
acquista una capacità osservativa nei confronti dei coetanei, con i quali si confronta per
valutare la propria adeguatezza corporea comprendendone l’importanza per essere accettato
dagli altri.
Nei maschi la precocità nello sviluppo fisico può costituire un vantaggio psicologico, mentre
il ritardo può essere uno svantaggio; per le ragazze,invece, la precocità dello sviluppo sembra
essere più svantaggiosa in quanto il ciclo mestruale assume un valore emotivo e psicologico
negativo. Queste in particolare si trovano a competere con dei modelli culturali riguardo
all’aspetto fisico che molto spesso arrivano a condizionarle in modo tale da produrre disturbi
alimentari anche gravi come anoressia o bulimia.
Nella fase adolescenziale si ha l’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali legati ai
cambiamenti radicali che si verificano in questi diversi campi.
La pubertà fa sì che il soggetto si senta disturbato dal proprio corpo: si verificano delle
esperienze (sviluppo dell’altezza, cambiamenti di aspetto e di motricità che vi sono connessi,
l’investimento genitale delle pulsioni sessuali) che lo fanno percepire estraneo e sconosciuto;
molto importante è anche la formazione dell’identità di genere,ovvero la percezione sessuata
3
Fabbrini A., Melucci A., op. cit.,pag 1
3
che ogni soggetto ha di sé e del proprio comportamento. Questa serie di situazioni può
provocare un incremento dell’incertezza ed anche dell’aggressività di molte reazioni
dell’adolescente.
Si assiste inoltre ad un allargamento dello spazio di vita4 che concerne sia l’ambiente
geografico (desiderio di conoscere nuovi luoghi) sia l’ambiente sociale (interesse più preciso
a gruppi politici e sociali) sia la dimensione temporale.
Nel passaggio dall’infanzia alla pubertà si assiste all’evoluzione di un nuovo modo di pensare,
più maturo, più razionale e astratto: il pensiero logico formale o ipotetico deduttivo, un tipo di
pensiero che ha molteplici riflessi sull’attività scolastica, sui rapporti con gli adulti e sulla
rappresentazione che un ragazzo ha di sé e del proprio futuro. Una delle caratteristiche più
importanti del pensiero dell’adolescente è la capacità di utilizzare un ragionamento non
soltanto in merito a situazioni reali, constatabili dall’esperienza, ma anche riguardo a
situazioni immaginate, che possono essere diverse dalla realtà percepita.
Un altro aspetto fondamentale della crescita è l’innamoramento: questo viene influenzato
dalle modalità di attaccamento vissute nell’infanzia: si ha il passaggio dagli amori familiari a
quelli extra-familiari che porta alla conquista di un’identità autonoma.
L’adolescente deve staccarsi dall’immagine di sé infantile e nel fare ciò affronta un vero e
proprio lutto:con la sua elaborazione non si ha la fine del rapporto con la famiglia, ma una sua
trasformazione.
Le relazioni sociali instaurate dagli adolescenti assumono un valore affettivo molto forte: in
particolar modo si assiste alla nascita dei gruppi sociali,che si formano anche per compiere
delle attività trasgressive,fuori dal controllo degli adulti, per mettersi alla prova o per ottenere
l’approvazione degli altri.
Non sono rari i casi in cui si organizzano bande dedite ad atti di vandalismo o piccoli furti; i
ragazzi hanno uno scarso interesse per le loro vittime e sono inconsapevoli della gravità dei
loro atti e delle possibili implicazioni giuridiche e penali. L’aspetto più preoccupante di
queste imprese è proprio il totale assenza di significato che rivestono per chi le compie, sia
dal punto di vista psicologico che etico. La “bravata” diventa una rottura con la routine
quotidiana.
Un altro, non meno importante, fenomeno che si verifica nella fase adolescenziale è lo
sviluppo della sessualità; il comportamento sessuale degli adolescenti ha subito, negli ultimi
anni, profondi cambiamenti, parallelamente sia al modificarsi dei costumi sessuali di tutta la
4
Lewin K., “La teoria dinamica della personalità”,Giunti,Barbera,Firenze,1965
4
società, sia al prolungarsi della durata dell’adolescenza stessa. Tra le possibili cause di questo
fenomeno vi è, ad esempio, la proposta continua di immagini erotiche e di comportamenti
sessuali sproporzionati rispetto allo sviluppo fisico e psichico dell’adolescente da parte dei
mass-media e dell’industria del divertimento,che impedisce al ragazzo di conservare un
proprio spazio in cui la maturazione può venire in modo sereno. È aumentato inoltre il
numero degli adolescenti che hanno rapporti sessuali con coetanei o con partner più adulti e le
inevitabili conseguenze ad esso legate, tra cui l’incremento del numero delle gravidanze tra le
adolescenti, il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza, le conseguenze dell’uso di
tecniche contraccettive e la diffusione di malattie sessualmente trasmesse.
Le cause di questi fenomeni sono sia endogene, quindi legate all’adolescenza stessa come ad
esempio il sentirsi più grandi o il mettere alla prova le proprie capacità, che esogene,ovvero
collegate agli stimoli provenienti dalla società,come ad esempio i mass-media.
III. Le principali teorie sull’adolescenza
Il primo che affronta lo studio dell’adolescenza è l’americano Stanley Hall il quale pubblicò
nel 1904:“Adolescence”5. Quest’opera propone per la prima volta un’interpretazione generale
del significato che il periodo adolescenziale ha nella vita dell’uomo. Il concetto di
adolescenza utilizzato da Hall rifletteva un cambiamento reale della rappresentazione sociale
della vita umana; l’adolescenza per questo autore è una seconda nascita perché si verifica, nel
corso di essa, un rinnovamento di tutti gli aspetti della personalità; l'adolescente è orientato
soprattutto a sviluppare una vita interiore che si realizza attraverso un’elaborata capacità di
introspezione e di auto esplorazione, per l’adolescente i fenomeni esterni sono un simbolo ed
una manifestazione dei propri stati d’animo e sentimenti; per l’adolescente le delimitazioni
spazio-temporali della realtà si allargano sino ad essere, in alcuni momenti, aperte all’infinito.
Hall si basa sulla teoria evoluzionistica di Darwin, secondo cui lo sviluppo di ogni organismo
riassume i momenti dello sviluppo della specie cui l’organismo stesso appartiene. Nello
sviluppo psicologico dell’individuo infatti si ripetono l’una dopo l’altra le varie fasi
successivamente percorse dalla razza umana nel corso della sua evoluzione: “il bambino che
tende a sopraffare nel gioco un altro bambino non fa altro che riproporre il livello proprio
dell’uomo non ancora civilizzato”6.
Un secondo contributo allo studio della psicologia della adolescenza è dato da Margaret Mead
la quale afferma che il decorso dell’adolescenza è influenzato da circostanze sociali e che
5
Hall S. , “Adolescence”, New York, Appleton,1904
6
Palmonari A., op. cit. pag. 3