CAPITOLO 1
LE TEMATICHE GENERALI
1.1 L’EMERGENZA COME CONDIZIONE PER LA
PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA
L’esigenza di fornire riparo e ristoro a persone evacuate da disastri ambientali, quali
terremoti, alluvioni, guerre, tifoni, ecc., ha motivato la ricerca di sistemi strutturali che fossero
trasportabili, montabili ed infine recuperabili. Tali strutture hanno trovato applicazione anche
come luoghi per esibizioni, complessi ricreativi, nonché alloggi temporanei per comunità
impegnate in trivellazioni esplorative o nella costruzione di lunghe condotte, così come per
insediamenti semi-permanenti in ambienti ostili come i poli. Oltre alle emergenze anche il
nomadismo sfrutta appieno tutte le caratteristiche di questi sistemi, a causa della natura
migratrice di alcune popolazioni, ad esempio per le popolazioni artiche per le quali la mobilità
è una caratteristica vitale per i rifugi presso il polo nord. Così il concetto di un riparo
trasportabile e montabile in zone distanti, ha un’attrazione sia per le nazioni industrializzate
che per le popolazioni in fase di sviluppo.
Esiste una sfera molto ampia di casi in cui servono abitazioni temporanee e trasportabili e
oggi si ricorre a strutture mobili e smontabili in numerose situazioni:
• Nel caso in cui sia necessario creare spazi chiusi o protetti per un breve periodo di tempo e
quindi spostare altrove quegli stessi spazi, per un definitivo alloggiamento o per la
conservazione. Esempi sono esposizioni itineranti, fiere, ripari provvisori, ospedali mobili.
• In luoghi dall’accesso difficoltoso e/o mancanza di manodopera: ripetitori isolati, supporto
per antenne, stazioni meteorologiche o di ricerca, installazioni militari, rifugi, ponti,
ospedali.
• Nel caso di equipaggiamenti per applicazioni speciali o ripari per equipaggiamenti speciali
che non possono essere trasportati così come sono e hanno bisogno di essere costruiti
molto velocemente: radar e antenne portatili, hangar portatili, ponti, protezione e
camuffamento di equipaggiamenti militari.
• In caso di necessità di coprire spazi per proteggere da condizioni atmosferiche variabili:
coperture di stadi e di piazze.
• In situazioni ad elevato tasso di rischio con costi elevati di mano d’opera, ambienti ostili,
costi di trasporto elevati: esplorazioni sia terrestri che spaziali, stazioni spaziali.
• Come supporto per altre costruzioni: casserature riutilizzabili per forme complesse. Uno
dei problemi nella costruzione di strutture a guscio è l’elevato costo delle casseforme; ciò
ha limitato la diffusione di queste strutture, peraltro molto efficienti. Le strutture
smontabili forniscono una casseratura riutilizzabile e facile da montare; per esempio si
usano forme gonfiabili per la costruzione di cupole e volte in cemento armato.
• Come metodo costruttivo. Il metodo tradizionale di costruire è stato di un tipo semplice ad
“accrescimento”: per così dire, “pietra su pietra” in sito, fino a generare la costruzione
voluta. Un metodo innovativo consiste nel portare la struttura completa nel sito di
installazione, in una forma compatta e comoda per il trasporto e quindi montarla per l’uso
permanente.
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Tali costruzioni devono presentare anche alcune altre caratteristiche:
• Devono essere montate da persone prive di preparazione specialistica dopo un brevissimo
periodo di apprendimento;
• Devono prevedere l’impiego in terreni accidentati o incoerenti;
• Devono sopportare elevati gradi di danneggiamento senza rischio di collasso.
Negli ultimi anni c’è stato uno sviluppo di vari generi di strutture, non rigide e auto
montabili, che possono facilmente essere montate o smontate. È ormai entrata nell’uso
comune la struttura pneumatica, che può essere di due tipi: nel primo la membrana ha un solo
strato e viene applicata una pressione leggermente maggiore di quella ambiente, per
mantenere la forma desiderata, nel secondo la membrana è formata da due pareti per formare
una costruzione tubolare o cellulare. Non è stata ancora trovata una valida applicazione,
invece, per le strutture nelle quali si mantiene una pressione negativa.
1.2 LA LOGISTICA (con riferimento alla Protezione Civile Italiana)
Il problema dell’emergenza affrontato oggi dagli organi competenti ed in particolare dalla
Protezione Civile italiana che insieme all’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per
i Rifugiati) viene risolto tramite gli interventi di assistenza che si basano sull’esperienza fatta
sul campo come quella molto importante della recente crisi balcanica del Kosovo.
Le operazioni di assistenza umanitaria alla popolazione kosovara in fuga dall’Albania e la
Macedonia hanno richiamato, nel marzo del 1999, strutture di soccorso ed assistenza da ogni
parte del mondo per fronteggiare quello che, senza dubbio, è stato uno dei più massicci e
drammatici esodi verificatisi per cause violente in territorio europeo nel corso del XX° secolo.
Quando avvengono tali distruzioni, alla popolazione colpita viene a mancare la casa, cioè quel
luogo dove si concentra l’identità delle persone e il proprio fulcro familiare, dove per natura
ci si rifugia nel proprio intimo e con i propri cari, dove qualsiasi individuo trova riparo e si
sente protetto, si sente a suo agio, si sente “a casa”.
Le strutture operative della Protezione Civile italiana hanno offerto un contributo
fondamentale per la gestione dell’emergenza, trasferendo in Albania modelli operativi
sperimentati con successo in Italia. In questi casi bisogna pianificare, eseguire e controllare il
trasporto e il posizionamento di persone e beni e delle relative attività di supporto, in un
sistema organizzato per operazioni di assistenza alle popolazioni colpite da un disastro
naturale o bellico.
L’individuo si vede privato all’improvviso non solo della parte economica e fisica di un
alloggio, ma anche di una componente psicologica molto importante dello stato d’animo, a
causa della situazione, ed è per questo che le istituzioni preposte all’emergenza oggi sempre
meglio provviste di nuovi strumenti tecnologici hanno un ruolo fondamentale per un supporto
sia materiale che psicologico intervenendo in tempi molto brevi.
L’obiettivo: fare arrivare le persone e i beni necessari al posto giusto, al tempo giusto, nelle
giuste condizioni e con il giusto impegno di risorse.
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Le attività della logistica:
• pianificare, progettare e sviluppare quanto necessario per intervenire con tempestività
ed efficienza sul posto con mezzi, persone, beni e servizi.
• Acquisto, deposito, trasporto, distribuzione, manutenzione, evacuazione e smaltimento
(o riciclaggio) dei materiali.
• Trasporto, alloggio, evacuazione e assistenza alle persone.
• Acquisto o costruzione, manutenzione, esercizio e messa fuori servizio delle strutture
(magazzini, alloggi).
• Acquisto o fornitura di servizi (trasporto, deposito, riparazione).
La logistica nel piano di emergenza: lo scopo è rendere possibile la vita e gli spostamenti
delle popolazioni colpite dagli eventi, limitando l’allontanamento dai normali luoghi di vita.
Distanze anche di poche centinaia di metri sono vissute con estrema difficoltà, quasi fosse una
emigrazione senza ritorno.
Le strutture fisiche
della logistica
Tipi di aree
Infrastrutture di
trasporto
Depositi e
fonti di
approvvigionamen-
to
L’area di operazione è un’area soggetta agli eventi calamitosi, deve essere suddivisa in
zone, tenendo conto dei rischi e della loro maggiore o minore incidenza, circondata da un’area
di sicurezza, immediatamente circostante, di dimensioni commisurate all’entità del pericolo
residuo, da mantenersi sgombra con aree di raccolta delle vittime.
Le aree di emergenza devono avere i seguenti requisiti: devono essere prive di rischi
ambientali; devono avere una localizzazione e sistemazione idonea alle funzioni che devono
svolgere; devono essere accessibili ai veicoli e prossime alle vie di comunicazione e alle fonti
di approvvigionamento/evacuazione; essere fornite di risorse idriche, elettriche e con
smaltimento delle acque reflue.
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1.3 NORMATIVE
Per ciò che riguarda la parte normativa che regola le situazioni di emergenza, la logistica,
le attrezzature e soprattutto le caratteristiche delle aree, esiste la Direttiva del Presidente del
Consiglio dei Ministri 2 Febbraio 2005: linee guida per l’individuazione di aree di
ricovero di emergenza per strutture prefabbricate di protezione civile
2
.
Essa raccoglie le direttive delle norme dal 1989 ad oggi in ambito nazionale, che nel
tempo hanno tenuto conto di tutte le problematiche inerenti l’operato degli enti e le attività di
protezione civile, fissando criteri generali validi per tutto il territorio italiano, considerando il
verificarsi di fenomeni sismici o idrogeologici nel nostro paese con le relative conseguenze
per la popolazione. A tal fine la suddetta Direttiva è nata per essere un documento unitario in
materia e costituisce un utile strumento di riferimento per la pianificazione dell’emergenza.
2
Gazzetta Ufficiale n. 44 del 23-2-2005 (La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 Febbraio 2005,
in versione integrale si trova nell’appendice a pag. 77).
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CAPITOLO 2
CARATTERISTICHE TECNICHE E TIPOLOGICHE
2. 1 TIPOLOGIE PER L’EMERGENZA - REQUISITI TECNICI
Una serie di requisiti caratterizzano sempre in maniera generale, a prescindere dalle
differenze tra le popolazioni, le varie tipologie edilizie per l’emergenza e la temporaneità.
La scelta di un determinato tipo di sistema abitativo di pronto impiego, discende da una serie
di motivi economici, sociali e culturali della società contemporanea, ed è legata alle
condizioni specifiche di ogni popolo, alle sue prospettive di sviluppo, al livello della qualità
della vita e al livello tecnologico. Questo variare di esigenze tra le diverse realtà del pianeta
necessita di soluzioni che devono essere di volta in volta, rispettose e legate alla tradizione
costruttiva del posto.
In ognuna delle diverse circostanze in cui si manifesti l’improvvisa necessità di fornire un
alloggio a chi ne ha bisogno, né l’emergenza , né la ristrettezza dei tempi, né la difficoltà del
luogo ove l’eventualità si manifesta, possono giustificare sistemazioni non all’altezza di
quelle che l’attuale livello tecnologico rende possibili e che le abitudini ed il costume, in ogni
particolare caso, possono definire vivibili.
Elenchiamo una serie di requisiti che i sistemi abitativi dovrebbero avere per assolvere al
meglio le loro funzioni:
• Trasportabilità.
• Leggerezza.
• Reversibilità costruttiva.
• Rapidità di installazione e immediata funzionalità.
• Facilità di assemblaggio e disassemblaggio, possibilmente senza manodopera
specializzata.
• Durabilità relativa al tipo di sistema.
• Facilità di immagazzinamento.
• Flessibilità di impiego nelle più diverse circostanze.
• Il recupero (meglio se totale) e la possibilità di un riutilizzo ripetuto.
• Possibilità di riconfigurazione spaziale in base alle mutevoli condizioni o al variare
delle esigenze.
• Adattabilità al terreno senza necessità di interventi dispendiosi.
Queste caratteristiche come vedremo si ritrovano in modi più o meno differenziati nelle
diverse tipologie presentate nei prossimi paragrafi. E’ logico che per ottenere i migliori
risultati e prestazioni e quindi per avere un alloggio che fornisca i requisiti sopra elencati si fa
affidamento sempre più alla tecnologia e non a caso molti studi effettuati in questo campo
convergono verso un sistema di architetture sempre più di tipo meccanico o da officina, cioè
create a partire da elementi assemblabili direttamente in fabbrica o portati sul luogo semi-
montati e rifiniti sul posto, proprio come mezzo secolo fa cercò di fare ad esempio Jean
Prouvé che era un maestro nella lavorazione in fabbrica (mastro ferraio) di cui parleremo più
avanti.
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2. 2 TIPOLOGIE ABITATIVE MOBILI E SMONTABILI
2. 2. 1 LA TENDA
La tenda è sicuramente l’oggetto che può essere utilizzato come primo strumento di
riparo, in quanto le sue peculiarità sono quelle della leggerezza, adattabilità, trasporto e
stoccaggio, facilità e rapidità di montaggio, basso costo, variabilità di modelli e dimensioni.
Se pensiamo infatti alle sue caratteristiche possiamo ricordare come venivano sfruttate già
nell’antichità quando le popolazioni migravano in cerca di cibo e dovevano di volta in volta
cercare un riparo o costruirselo magari utilizzando stecche di legno e pelli di animali per
creare delle vere e proprie tendopoli che venivano smontate e rimontate e magari migliorate di
volta in volta scoprendo materiali sempre più efficienti, nonché pelli animali con
caratteristiche sempre più idonee.
Oggi in commercio non c’è che l’imbarazzo della scelta per ciò che riguarda le tende, da
quelle classiche con struttura portante a stecche metalliche o in fibra a quelle di ultima
generazione con meccanismi a ombrello, a quelle pneumatiche che in brevissimo tempo e
senza sforzi, si ergono facilmente tramite compressori che insufflano l’aria nei convogli
portanti della struttura. Questo ultimo tipo di tenda pneumatica è molto utilizzato negli attuali
campi base militari (fig. 1) e nelle missioni umanitarie (fig. 4). Anche per ciò che riguarda i
materiali, oggi giorno ne esistono di vari tipi e con molte caratteristiche di resistenza e
adattabilità ai vari climi che le rende durature nel tempo e quindi riutilizzabili molte volte.
Per capire in quali casi è maggiormente utilizzata una tenda per emergenza elenchiamo
varie tipologie d’uso:
1. Ospedali da campo, si tratta di strutture per un rapido intervento nella prima fase di
emergenza che consentono di gestire autonomamente l’ospedalizzazione di un elevato
numero di persone, implementando le primarie esigenze sanitarie quali pronto
soccorso, chirurgia, radiologia, maternità, ricovero persone, ecc..
2. Basi logistiche di ricovero famiglie, questo tipo di soluzione prevede l’allestimento di
una situazione logistica che consente di alloggiare le persone, garantendo loro confort
e socializzazione in una situazione di prima necessità (area dormitorio, area
socializzazione, mensa, lavanderia, docce e servizi igienici, infermeria e
decontaminazione).
3. Campi base, tali soluzioni soddisfano le diverse esigenze richieste dal personale
operativo (sala operativa, area dormitorio, mensa, servizi) fornendo loro la vivibilità
necessaria in contesti di emergenza.
4. Posti medici avanzati, permettono di gestire l’esigenza sanitaria in situazioni
temporanee (grandi eventi, concerti, incidenti, avvenimenti sportivi, fiere, etc.).
Alcuni esempi di tende pneumatiche sono quelle prodotte dalla EUROVINIL
raffigurate nelle figure seguenti che rappresentano la tipologia dei cosiddetti “sistemi
modulari” utilizzate nel settore militare come ospedali da campo, cliniche mobili e posti
medici avanzati. Questi strumenti sono stati forniti al Ministero della Difesa ed a varie
organizzazioni di Protezione Civile e sono stati impiegati durante le missioni di pace in Iraq,
Kosovo e dopo il recente terremoto in Iran e in Algeria.
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Figura 1 – Tenda Hangar.
Questi sistemi sono stati progettati per operare in aree militari o civili, per missioni umanitarie
o di pace, in paesi colpiti da calamità naturali o da guerre, dove le strutture sanitarie fisse sono
inadeguate o del tutto inesistenti.
I sistemi sono stati concepiti per soddisfare i seguenti requisiti tecnici ed operativi:
• Modularità.
• Leggerezza.
• Velocità di installazione.
• Autonomia operativa.
• Affidabilità delle strutture.
• Possibilità di installazione usando esclusivamente mezzi autonomi e un minimo di
personale parzialmente addestrato (ma non necessariamente specializzato).
• Attività di manutenzione ordinaria ridotte al minimo.
• Integrità del materiale durante il trasporto o l'immagazzinamento.
I sistemi modulari sono in grado di risolvere una vasta gamma di soluzioni
logistiche e sistemi in configurazioni diversificate a seconda degli specifici requisiti operativi
del fruitore. Inoltre questi sistemi possono essere provvisti di dotazioni che ne garantiscono
l'autonomia e l'autosufficienza per quello che riguarda l'acqua, il carburante, l'energia, la
climatizzazione (i sistemi possono essere dotati di serbatoi flessibili per contenere acqua,
di generatori elettrici, condizionatori/riscaldatori, unità per purificare l'acqua, etc.).
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