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Come possiamo dimenticare quello che è stato il principale e più
assiduo compagno di viaggi dell’ infanzia di noi tutti?
Come lasciare in balia di così tante e feroci critiche la principale fonte
e musa ispiratrice dei nostri primi sogni, desideri, fantasie, aspirazioni,
più o meno lecite?
Queste accesissime critiche piovute sul fumetto nel corso degli anni,
ci sono sembrate nella maggior parte dei casi esagerate e fini a se
stesse, ma non solo, esse sono state soprattutto causa principale dell’
isolamento e della ghettizzazione di questo affascinante mezzo di
comunicazione.
Questi avvenimenti hanno fatto sì che il fumetto non divenisse oggetto
di studi adeguati e che le sue enormi potenzialità educative non
venissero debitamente prese in considerazione.
Ad esempio l’ accusa più grande rivolta al fumetto è quella di non
richiedere alcuno sforzo mentale da parte del lettore: in realtà il lavoro
mentale messo in atto nella lettura del fumetto, specie per un bambino,
non è tanto semplice in quanto consta di un ricco lavoro di operazioni
logiche e fantastiche.
Addirittura per alcuni autori imparare a padroneggiare un medium
come il fumetto aiuterebbe a formare il senso critico dei più giovani,
ed in particolare sarebbe un modo immediato per dominare meglio
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anche gli altri mass-media e per imparare a sfuggire alla
massificazione.
In questa analisi si è partiti ripercorrendo tutte le tappe compiute dal
fumetto dalla nascita ad oggi e discutendo le principali caratteristiche
del medium e i fenomeni ad esso connessi.
Nel prosieguo si è dato ampio spazio alle dinamiche psichiche
innescate dal linguaggio del fumetto, e l’ incidenza che quest’ ultimo
ha nei processi inconsci.
Singolarissimo è il caso del manga che merita un discorso a parte.
Il fumetto giapponese influenzato in maniera decisiva dalla cultura di
cui è parte, presenta delle caratteristiche peculiari che lo rendono
differente rispetto al fumetto occidentale.
Dotato di una caratterizzazione psicologica profonda e di una forte
ambivalenza nei comportamenti dei soggetti, al pari delle opere d’
arte, nei manga è possibile rintracciare innumerevoli significati
profondi non rilevabili superficialmente.
Saranno proprio questi significati ad essere oggetto di studio.
Preso nella sua totalità, questo lavoro ha l’ intento di offrire una
panoramica completa sul fumetto, cercando di non tralasciare nessuna
delle prospettive a disposizione, in modo così da ottenere una visione
obiettiva lontana da stupidi pregiudizi e condizionamenti.
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Capitolo I
Il fumetto: origini e caratteristiche
Fig. 1. Yellow Kid
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I. 1 Origine ed evoluzione del fumetto: un percorso tormentato
Fra i mezzi di comunicazione di massa, il fumetto è quello che più di
tutti ha scaldato gli animi in frequenti e accese polemiche.
Con la sua facile lettura, il fumetto fa leva su meccanismi psichici
primari, risultando un mezzo espressivo molto efficace ed immediato:
forse proprio per sottolinearne maggiormente queste caratteristiche,
numerosi studiosi del medium tendono a far risalire la sua nascita agli
albori della civiltà, definendo “protofumetto” incisioni rupestri,
graffiti, papiri egizi ( sito internet. www.banchidinuvole.org ).
Tralasciando testimonianze così indietro nel tempo, prima sembra
opportuno intendersi su cosa è possibile definire fumetto.
Roman Gubern elabora una definizione piuttosto ampia, in cui il
fumetto viene descritto come “struttura narrativa formata dalla
sequenza progressiva di pittogrammi, in cui possono inserirsi elementi
di scrittura fonetica” ( Roman Gubern, Il linguaggio dei comics, 1975.
cit. da www.banchidinuvole.org ).
È importante aggiungere un ulteriore elemento sottolineato da
Fresnault-Deruelle, autorevole studioso di fumetti, il quale scrive: “il
fumetto, moderna forma di narrazione figurativa è caratterizzato
dall’associazione di immagini fisse in sequenze integrate ( sia sul
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piano grafico sia su quello diegetico ) non necessariamente dotate di
testi ( non sempre presentati sotto forma di nuvolette ). Prodotte in
massa, queste immagini mostrano un’economia direttamente
dipendente dai vincoli tecnici o di mercato che regolano la loro
comparsa nei circuiti di distribuzione” ( P. Fresnault-Deruelle, trad. it.
1990, cit. da www.banchidinuvole.org ).
Il fumetto viene dunque riconosciuto come prodotto della cultura di
massa, sottoposto alla legge del mercato.
Da queste affermazioni possiamo dedurre alcuni punti fermi.
La prima constatazione è che il fumetto nasce come un nuovo
linguaggio, un nuovo mezzo che gli uomini hanno inventato per
trasmettere idee, messaggi informazioni: in tal senso, non può essere
considerato che come una conquista positiva, poiché accresce le
possibilità della comunicazione.
Ad un primo esame superficiale il fumetto potrebbe apparire come
formato dall’ accostamento e dall’ unione di segni appartenenti a
diversi linguaggi, ma non è così.
Il fumetto è un vero mezzo di espressione, con una sua autonomia, con
delle caratteristiche peculiari, delle possibilità specifiche, una fusione
completa di tanti elementi che concorrono alla creazione di un vero e
proprio medium.
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Poiché il fumetto è un linguaggio autonomo, esso avrà una
“grammatica” ed una “sintassi” sue proprie; i vari segni, pur se
provengono da altri linguaggi, formano un codice nuovo e si
strutturano secondo leggi particolari.
Di conseguenza una decodifica appare indispensabile.
La lettura del fumetto non è affatto quella operazione ovvia e
facilissima che molti credono, ma richiede conoscenza dei segni e
delle strutture, intenso lavoro mentale, esercizio delle facoltà critiche
( Volpi, 1977 ).
Bisogna riflettere anche su un altro punto molto importante, e cioè
quale sia la posizione del fumetto nel mondo dei moderni mass-media,
poiché essa appare singolare e molto significativa.
Innanzitutto il fumetto è stato, in ordine di tempo, il primo mass-
medium della nuova era audiovisiva, nascendo contemporaneamente
al cinema con il quale ha numerose affinità insieme a chiare diversità.
“Il fumetto inoltre si pone a metà strada fra la “galassia di Gutenberg”
e il nuovo universo dei mass-media, e ciò perché, mentre esso è
ancora composto da carta e inchiostro e mentre ha ancora (
generalmente ) una struttura narrativa “lineare” ( le strisce si leggono
da sinistra a destra e in modo conseguenziale come le righe a stampa )
e cronologicamente susseguentesi, nello stesso tempo esso è anche
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una comunicazione globale per immagini; possiamo notare, come
constatazione sociologicamente e culturalmente importante, che fu il
fumetto a rompere per primo il monopolio della parola scritta,
entrando di slancio nelle pagine dei giornali quotidiani” ( Volpi, 1977,
p. 59 ).
Nell’ America di fine ‘800, la formazione dei grandi trust editoriali
faceva già di ogni giornale o giornalino un mezzo per influenzare la
massa e per conquistare una fetta di mercato.
In questa situazione, un gigante dell’ editoria statunitense, Joseph
Pulitzer, impiegato a creare il suo impero editoriale, si trovò ad avere
tra le mani, o meglio, sulle pagine dell’ edizione domenicale del suo
giornale New York World, una nuova formula, un nuovo linguaggio
inventato dall’ estroso disegnatore Richard Felton Outcault.
Questi, che aveva studiato all’ accademia delle Belle Arti di Parigi,
riprendeva e sviluppava certi elementi della grafica europea e il 7
luglio 1895 presentava una pagina a colori che raffigurava un vicolo
dei bassifondi pieno di personaggi pittoreschi e curiosi; tra questi
spiccava un ragazzino irriverente, con la testa da cinese, le orecchie a
sventola, con una camicia da notte gialla lunga fino ai piedi: Yellow
Kid.
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Fig. 2. Primo numero di Yellow Kid
In realtà, prima di questa data, storie a fumetti erano comparse su
alcuni periodici per ragazzi in Inghilterra, ma solo in questo momento
si manifesta l’ autonomia espressiva del nuovo medium.
In Yellow Kid non si trattava ancora di “strisce” divise in quadri, però,
il ritmo, il personaggio e la fusione di disegno e parole, c’ erano già.
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Le sue caratteristiche strutturali di fondo possono essere così
riassunte:
1- struttura narrativa basata sulla sequenza di vignette
generalmente raggruppate in strisce dal formato uniforme per
facilità riproduttiva e commerciale;
2- dialogo inserito all’ interno dell’ immagine mediante il balloon;
3- struttura iterativa ( cioè serie continua di ripetizioni e variazioni
del tema fondamentale ) delle storie narrate in connessione ai
particolari ritmi produttivi della striscia;
4- conseguente nascita dei personaggi fissi ( characters ) destinati
a diventare gli eroi delle avventure narrate ( sito internet.
www.banchidinuvole.org ).
Sulle prime tavole di Outcault non erano ancora presenti le classiche
nuvolette provenienti dalla bocca dei personaggi, ma le parole erano
riportate sul camicione del personaggio raffigurante il ragazzino
cinese, Yellow Kid, appunto.
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Fig. 3. Particolare di Yellow Kid
Da quella prima apparizione, il numero dei characters si moltiplicò
molto rapidamente e videro la luce moltissime serie diverse, che si
diffusero con il nome di comics, trattandosi praticamente nella totalità
di storie divertenti.
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Outcault perfezionò la tecnica ed ebbe fortuna: fu conteso, a suon di
dollari, tra Pulitzer e il suo grande rivale Hearts.
Dopo Yellow Kid, disegnò dal 1902 in poi Buster Brown, ragazzino
ben vestito secondo la moda delle buone famiglie di allora, che
combinava innumerevoli marachelle ma terminava le avventure con
una morale scritta, tra l’ educazione civica e la riflessione filosofica
( Volpi, 1977 ).
Fig. 4. Buster Brown
In Europa, se pure non era mai venuta a mancare una tradizione
grafica che aveva anticipato di un secolo la produzione americana, il
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fumetto assunse le dimensioni sociali di un fenomeno di massa solo
dopo la diffusione e sotto la spinta del più vistoso fenomeno
americano ( Imbasciati-Castelli, 1975 ).
Nel nostro paese la radicata tradizione letteraria e il sospetto dei
pedagogisti, crearono, nei confronti del fumetto, un clima di sospetto,
che ne rallentò molto l’ affermazione.
Alla fine del secolo scorso, i periodici italiani per l’ infanzia non erano
pronti ad accogliere il nuovo mezzo espressivo: guardando alle
pubblicazioni di fine ‘800, si può constatare come fosse dato poco
spazio all’ immagine, che rimaneva, inoltre, subordinata ai fini del
testo, dal contenuto molto spesso moralistico ( sito internet.
www.banchidinuvole.org ).
Il fumetto ha avuto in Italia, all’ inizio e per lungo tempo, due
caratteristiche ben definite che lo hanno distinto da quello americano.
Innanzitutto le storie venivano concepite, strutturate e prodotte in
riferimento ad un pubblico giovanile, dedicate ed offerte a ragazzi e
bambini, non tenendo conto di una fruizione a livello adulto.
Mentre in America i comics si diffondono attraverso i giornali letti
dagli adulti, e solo in seguito si strutturano anche come storie per
giovani e per ragazzi, in Italia i primi isolati esperimenti di racconti
con la presenza di immagini, venivano attuati su giornali per ragazzi.