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Capitolo I°
LA VIOLENZA DI GENERE
SOMMARIO: - 1. Panorama attuale in Italia e Europa. - 2. Il femminicidio nel resto del mondo. - 3. Studio mondiale e
rapporti OMS.
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I.1 Panorama attuale in Italia ed Europa.
La “violenza di genere
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“ o quello che, dagli esperti, viene in Europa chiamato
“femminicidio
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“, qui in Italia rappresenta un’emergenza quotidiana.
I due termini si identificano perché ogni violenza rivolta contro la donna in quanto
tale, va a colpirla personalmente.
Parlare di femminicidio, piuttosto che di violenza di genere, è per il fatto che tale
termine ha un valore simbolico più ampio. Il termine comprende violenze di entità diversa
ma che sono accomunate tutte dal fatto di avere come fine la diminuzione del valore
fisico e/o morale della donna, ma soprattutto, consente di mettere in risalto la matrice
comune che hanno tutti i tipi di violenza di genere: il fatto di essere rivolti contro la
donna e di avere un fine distruttivo nei suoi confronti. Dietro la maggior parte di questi
delitti, si ritrova lo stesso movente passionale della gelosia e del possesso, per quel
sentimento atavico che la donna moglie, fidanzata, amica sia un oggetto; che può e deve
essere dominata, e quando non la si controlla più la si elimina.
La loro unica colpa è di aver desiderato e tentato di difendere la propria identità, di
aver voluto affermare la propria indipendenza.
Le vittime sono ragazze bellissime che dalle foto sorridono felici, sono donne che
lavorano che accompagnano i figli a scuola, impiegate, imprenditrici, professioniste, ma
anche studentesse e casalinghe, povere e ricche. Sono tutte le donne legate da uno stesso
crudele destino. Sono state uccise dai mariti, compagni, fidanzati o ex, gelosi e possessivi.
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Gender-Based Violence:A Price Too High, United Nations Population Fund,”State of world population 2005”, cap7,
specifiche nella tabella 28.
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Marcela Lagarve, sociologa sudamericana, ha coniato questa distinzione tra “femicidio”, con cui si intende l’omicidio
di donne e “femminicidio”, che invece è utilizzato in un accezione più ampia e sottintende tutte quelle violenze, sia
fisiche che psicologiche, rivolte contro la donna e volte al suo annientamento, inteso, appunto, sia come annientamento
psichico o morale sai come annientamento fisico.
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Donne protagoniste di storie comuni che s’intrecciano e si sovrappongono con lo
stesso tragico copione lungo tutta la nostra penisola, in famiglie che appartengono a ogni
ceto sociale.
Quella che affiora dalle loro storie è quell’inquietudine sottile e dolorosa come se
nessuna e nessun’altra potrà mai sentirsi completamente al sicuro.
Esiste una differenza sul piano erotico tra uomo e donna. Per l’uomo è più facile
andare con qualsiasi donna, con chi disprezza, con una nemica, mentre la donna è portata
a scegliere e quando dice no, quando decide di lasciare l’uomo, difficilmente sopporterà
di essere ancora toccata da lui.
Quando l’uomo si rende conto di non poterne più disporre, diventa aggressivo;
difficilmente riuscirà a capire il rifiuto che vive come un affronto, un’offesa, una
provocazione, e se anche nella maggior parte delle volte accetta l’umiliazione, in altri casi
può reagire in modo così violento da colpire la donna fisicamente, fino a ucciderla.
In Europa questa rappresenta la principale causa di morte delle donne tra i 15 e i
60 anni, e quello che porta l’uomo ad ammazzare con una modalità così brutale non è
certo amore.
Purtroppo, troppo spesso la donna confonde la gelosia ossessiva come la
dimostrazione di una dedizione assoluta e quando alla fine comprende il pericolo, ormai
l’escalation omicida si è avviata. E’ nel momento in cui l’uomo capisce che lei non lo
teme più, che si è finalmente liberata anche dell’attrazione fisica, in quello stesso istante
lui deciderà di ucciderla.
Nell’introduzione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della
violenza contro le donne del 1993, all’art.1, si descrive la violenza contro le donne come
«Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente
provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la
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coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che
privata»
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.
La violenza alle donne solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico,
mancano politiche di sostegno alle vittime, di progetti di sensibilizzazione e di
formazione
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.
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le
donne è endemica
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, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime
e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti
economici.
Eppure è lo stesso consiglio d’Europa, che ha lanciato il 27 novembre 2006 una
campagna “Per combattere la violenza contro le donne, inclusa la violenza domestica”.
Tre gli obiettivi principali: rafforzare il sostegno e la protezione delle vittime,
promuovere politiche e provvedimenti legali volti a combattere la violenza contro le
donne, e soprattutto suscitare un cambiamento di atteggiamento nei confronti di tale
problema, rileva quanto la violenza maschile, rappresenti il maggior problema strutturale
di una società che si basa sull’ineguale distribuzione di potere nelle relazioni tra i due
sessi e invita tutti governi degli Stati membri ad agire
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.
In Italia, la recente legge n. 66 del 1996 sulla “violenza sessuale” per la tutela
della libertà sessuale della persona, prima limitata ai casi di congiunzione carnale e atti di
libidine, è ora estesa a tutte le ipotesi di “atti sessuali”.
La precedente fattispecie: “atti di libidine violenta”, è un’ipotesi ora abrogata.
La Terza Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione con la sentenza
n.7772/00, ha sottolineato come, alla luce della recente legge sulla “violenza sessuale”, la
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introduzione 6° capoverso e art.1
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pubblicato dalla World Healt Organization (WHO), il 3 ottobre 2002 alle pag. 141 e 246
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Gender Based violence, Developing Gender Statistics Training Video; fonte: United Nations Economic Commission
for Europe (UNECE)
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http://www.coe.int/T/E/Human_Rights/Equality/05._Violence_against_women/
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tutela della libertà sessuale della persona (prima limitata ai casi di congiunzione carnale
ed atti di libidine), sia stata estesa a tutte le ipotesi di “atti sessuali”, intendendo come tali
tutti i comportamenti che comunque mirino ad entrare nell’altrui “sfera sessuale con
“modalità connotate dalla costrizione”. La Suprema Corte chiarisce, infatti, che
l’intervenuta equiparazione tra violenza carnale ed atti di libidine violenti è la
conseguenza dell’affermazione che “la violenza sessuale è reato contro la persona”.
Inoltre, nella nuova espressione “atti sessuali”, l’aggettivo “sessuale” attiene al sesso dal
punto di vista anatomico, fisiologico o funzionale, ma “non limita la sua valenza ai puri
aspetti genitali del rapporto interpersonale”, ricomprendendo tutti quegli atti “idonei a
compromettere la libera determinazione della sessualità del soggetto passivo”.
Il progetto di legge, sulle “Misure contro la violenza sessuale” presentato in data 1
luglio 2008, pur sostenuto da entrambi poli, è ancora fermo alla commissione giustizia
della camera
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I corsi nelle scuole per educare al rispetto delle donne, le campagne pubblicitarie
d’informazione sociale, la tutela per le vittime di maltrattamento e soprattutto più
repressione e più strumenti alle forze dell’ordine e alla magistratura, rappresentano il
contenuto della proposta di legge che non è da tutti condivisa.
Ciò che viene obiettato, è che le pene più severe servono solo relativamente,
poiché la violenza alle donne è un problema culturale e sociale che affligge da secoli la
nostra società e che potrà essere risolto soltanto se le istituzioni si adopereranno affinché
tutte le donne siano riconosciute degne di quel rispetto dovuto alla persona, così come
garantito dai diritti fondamentali alla vita, all’integrità fisica, alla salute, all’accesso a
cariche pubbliche, alla pari considerazione e all’equa retribuzione.
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Attualmente in corso di esame in commissione, atto camera n. 1424. Assegnato alla 2ª Commissione permanente
(Giustizia) in sede referente il 7 luglio 2008.
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Gli autori non solo mariti, fidanzati, compagni abbandonati, amici respinti,
seguono a notevole distanza padri, fratelli e solo per ultimi, e in casi isolati, i “mostri”
sconosciuti.
Questo perché quel senso di possesso nei confronti della donna presente nei
cosiddetti “delitti d’onore”, che hanno segnato per decenni la storia della cultura del
nostro paese, almeno fino al 1981 quando è stato definitivamente abrogato l’articolo 587
del codice penale, con la “L. 5 agosto 1981 n. 442”(prevedeva solo una pena da tre a sette
anni per chi aveva ucciso la moglie, la fidanzata o la figlia, per cancellare l’offesa legata
al proprio onore e a quello della sua famiglia).
Questa, dei delitti d’onore, ha segnato quel periodo storico magistralmente
raccontato da registi come Pietro Germi, nei film del secondo dopoguerra (come in
“Sedotta e abbandonata” del 1964).
Una tragedia che ha il sapore della normalità, della lite domestica, del sopruso
quotidiano o dell’esplosione improvvisa, e se anche oggi si parla di delitti passionali, più
che di delitto d’onore, possiamo affermare che a cambiare è solamente il termine ma non
la sostanza.
L’unica differenza tra i due, è che i delitti d’onore erano commessi oltre che dal
marito, anche dal padre e dal fratello della vittima per salvaguardare il presunto onore e lo
status della famiglia all’interno della società, mentre delitti passionali riguardano
questioni direttamente “gestite” dal partner.
Una chiave di lettura di questo cambiamento: a partire dagli anni settanta il
movimento delle donne e il femminismo in occidente hanno iniziato a mobilitarsi contro
la violenza di genere sia per quanto riguarda lo stupro che per quanto riguarda il
maltrattamento e la violenza domestica.