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aziendale (macro livello) per il controllo del rischio tramite l'utilizzo dei
contratti futures.
Desidero ringraziare i colleghi del Servizio Finanza Tesoreria e Titoli
dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino per la collaborazione e la cortesia
accordatami, e per avermi messo a disposizione gran parte del materiale
necessario per la compilazione di questo lavoro. Vorrei ringraziare inoltre il
personale della Succursale di Londra dell'Istituto per la grande disponibilità
dimostrata e per gli utili consigli che mi sono stati forniti.
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PRIMA PARTE
8
1. IL MERCATO ITALIANO DEI FUTURES
1.1 La situazione internazionale
Nel corso degli anni ottanta e in questi primi anni novanta, i maggiori mercati
finanziari sono stati sottoposti a profondi mutamenti finalizzati ad accrescerne
l'efficienza. Gli obiettivi di crescita economica, la diffusione di nuove tecniche per
la copertura dei rischi e, soprattutto, l'accresciuta concorrenza sui mercati
finanziari hanno dato un forte impulso al processo di rinnovamento. I diversi Paesi
hanno quindi apportato importanti innovazioni per accrescere la competitività dei
rispettivi mercati, così da poter costituire polo di attrazione dei capitali nazionali
ed esteri e comunque evitare di rimanere al margine dei fenomeni finanziari.
I mercati dei futures, in particolare, negli ultimi anni hanno registrato crescite
eccezionali. Il solo comparto dei tassi di interesse, che è ormai il settore più
sviluppato (rappresenta il 95% del mercato mondiale dei futures finanziari), ha
visto aumentare la propria dimensione in termini di posizione del 600% negli ultimi
cinque anni (si veda Tabella 1).
In questo contesto l'Europa appare certamente l'area geografica più interessante
poiché dal 1986 al 1991 la sua quota mondiale, in termini di contratti scambiati, è
passata dal 7% al 25%, mentre il Giappone e soprattutto gli Stati Uniti hanno
visto arretrare le proprie posizioni relative (si veda Tabella 2). Accanto al LIFFE
(London International Financial Futures and Options Exchange) e al MATIF
(Marche a Terme International de France), che hanno conosciuto un enorme
crescita in questi anni, sono sorti mercati dei futures anche in Austria, Belgio,
9
Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Norvegia, Olanda, Spagna e
Svezia (si veda Tabella 3 ).
Tra le motivazioni che hanno contribuito alla nascita di questi mercati occorre
ricordare l'accresciuta variabilità dei prezzi delle attività finanziarie, le crescenti
difficoltà incontrate dagli strumenti over the counter nel controllare i rischi di
credito e quindi nell'offrire strumenti di gestione del rischio e di speculazione
sufficientemente liquidi, la necessità di far fronte alla concorrenza internazionale in
termini di servizi finanziari, nonché le possibilità offerte oggi dalla tecnologia.
Riguardo a quest'ultimo punto, infatti, nella maggioranza dei mercati, ad eccezione
del LIFFE e del MATIF; le contrattazioni avvengono attraverso circuiti telematici
piuttosto che alle grida.
La più lunga esperienza americana ha evidenziato, oltre all'alto grado di natalità e
mortalità dei mercati, anche quali sono le principali condizioni di un duraturo
successo:
- una sufficiente volatilità del prezzo del bene sottostante, che non deve essere
soggetto a troppi vincoli amministrativi;
- la capacità del contratto futures di offrire una buona copertura di tale rischio di
prezzo;
- l'assenza di altri contratti a termine liquidi ed in grado di fornire una copertura
sufficiente per la stessa tipologia di rischio a costi competitivi.
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Tabella 1 - Dimensioni mondiali del Mercato dei Futures
Open Interest (in miliardi di $)
1986 1990 1991
Sui Tassi di Interesse 370 1454 2159
Sugli Indici di Borsa 15 70 77
Sui Tassi di Cambio 10 16 18
Totale 395 1540 2254
Numero di contratti trattati (in milioni)
Sui Tassi di Interesse a Lungo 74 143,3 149,7
Sui Tassi di Interesse a Breve 16,4 75,8 84,8
Sui Tassi di Cambio 19,7 29,1 29,2
Totale 110,1 248,2 263,3
Fonte: Banca Commerciale Italiana - "Lo Sviluppo dei mercati europei dei futures e le
prospettive per l'Italia" - Tendenze Reali n. 44/45 - Dicembre '92
Tabella 2 - Distribuzione geografica del numero di
contratti Futures trattati
1986 1990 1991
Stati Uniti 85,2 64,5 59,4
Europa 6,7 19,1 25,1
Giappone 6,4 10,5 8,9
Resto del Mondo 1,7 5,9 6,6
Totale 100 100 100
Fonte: Banca Commerciale Italiana - op. cit.
11
Tabella 3 - Principali Mercati Futures Europei (ottobre '92)
Mercato e Paese Data
Inizio
Sistema
Contrattazione
Contratti trattati
London Intern. Financial Future Exchange
LIFFE, Regno Unito
9/1982 alle grida Tassi a breve/medio/lungo
Indici di borsa
Marchè a Terme International de France
MATIF, Francia
2/1986 alle grida Tassi a breve/lungo
Indici di borsa
Deutsche Terminbörse
DTB, Germania
1/1990 telematico Tassi a medio/lungo
Indici di borsa
Swiss Option and Financial Futures Exch.
SOFFEX, Svizzera
5/1988 telematico Tassi a breve/medio/lungo
Indici di borsa
Copenaghen Stock Exchange
FUTOP-CSE, Danimarca
9/1988 alle grida Tassi a breve/lungo
Indici di borsa
Mercato Italiano dei Futures
MIF, Italia
9/1992 telematico Tassi a medio/lungo
Stockholm Option Market
OM, Svezia
6/1985 telematico Tassi a breve/medio/lungo
Indici di borsa
Austrian Futures and Options Exchange
OTOB, Austria
10/1991 telematico Indici di borsa
Mercado de Futuros Financieros
MEFF, Spagna
3/1990 telematico Tassi a breve/medio/lungo
Tassi di cambio
Indici di borsa
Irish Futures &Options Exchange
IFOX, Irlanda
5/1989 telematico Tassi a breve/lungo
European Options Exchange
EOE, Olanda
4/1978 alle grida Tassi a lungo
Tassi di cambio
Indici di borsa
Norwegian Options Market
NOS, Norvegia
5/1991 telematico Indici di borsa
Belgium Futures and Options Exchange
BELFOX, Belgio
12/1991 telematico Tassi a breve/lungo
Fonte: Banca Commerciale Italiana - op. cit.
12
Più controversa appare invece la necessità che il mercato del bene sottostante sia
particolarmente liquido, poiché è possibile che mercati contigui forniscano il
necessario retroterra allo sviluppo delle contrattazioni futures.
1.2 Il Mercato Italiano dei Futures
In ritardo di alcuni mesi rispetto ai tempi previsti, l'11 settembre 1992 ha preso
ufficialmente il via, sotto la spinta della concorrenza internazionale, il Mercato
Italiano dei Futures sui Buoni del Tesoro Poliennali (MIF). Anche se nato in
un momento di particolare difficoltà per i mercati finanziari internazionali
(soprattutto a seguito del risultato del referendum danese sulla Comunità Europea,
nell'estate del '92) e, in particolare, per quello italiano, il MIF ha subito riscontrato
un buon interesse fra gli operatori. La creazione di questo mercato trova origine in
un processo di generale riassetto dei mercati mobiliari del nostro paese.
Circa un anno prima si era cominciato a trattare un contratto futures sui BTP
decennali inizialmente al MATIF, e successivamente, con maggior successo, al
LIFFE. Sin dai primi mesi di vita il mercato italiano ha dimostrato di possedere un
discreto grado di liquidità e spessore, sicuramente al di sopra delle previsioni;
infatti, non solo il numero di contratti scambiati ha praticamente eguagliato quello
del LIFFE, ma il Comitato di Gestione del mercato, in accordo con le autorità
monetarie, ha lanciato con notevole successo un secondo contratto, sui BTP a
medio termine (cinque anni), in data 11 dicembre. La realtà italiana è comunque
ancora in ritardo, almeno in termini di tipologie di contratti trattati, rispetto a quella
di numerosi paesi europei di minore dimensione.
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L'istituzione del MIF rappresenta senz'altro la più importante iniziativa realizzata
sotto la vigenza della nuova disciplina1, e fa parte di un processo di generale
riassetto e ammodernamento dei mercati mobiliari del nostro paese. Costituisce la
risposta alla domanda di nuovi prodotti finanziari che consentono agli operatori di:
- proteggersi contro il rischio di perdite causate da variazioni avverse dei tassi di
interesse per le operazioni sul mercato a pronti;
- speculare sulla base delle aspettative circa le variazioni dei tassi di interesse,
grazie all'elevato grado di leverage di una posizione in futures;
- effettuare arbitraggi intervenendo contemporaneamente sui mercati a termine e
su quelli a pronti, in caso di eventuali disallineamenti dei prezzi.
La realizzazione di un tale progetto è stata possibile, e addirittura sollecitata,
grazie alle caratteristiche di spessore e di liquidità del mercato sottostante2.
Il criterio seguito nel definire le regole di funzionamento del MIF è stato quello di
mantenere uno stretto collegamento, anche in termini di struttura organizzativa,
con il mercato di riferimento. Ne è quindi derivato un mercato a contrattazione
telematica che utilizza lo stesso circuito del mercato a pronti e che e gestito dallo
stesso Comitato di Gestione. Questo è uno degli elementi che differenziano il MIF
da quanto realizzato dal LIFFE e dal MATIF.
Il mercato italiano è, inoltre, un mercato aperto, a cui hanno accesso anche i non
residenti (se in possesso dei requisiti richiesti) ed è un mercato trasparente, nel
senso che i prezzi sono noti a tutti i partecipanti.
Il MIF, a differenza del LIFFE che come accennato precedentemente è un
mercato alle grida, è caratterizzato dalla presenza di operatori market makers
1
Si veda la Legge n. 1 del 2 Gennaio 1991 sulla disciplina dell'attività di intermediazione
mobiliare.
2
Il mercato dei titoli di stato italiani è il terzo al mondo in termini di emissione, dopo quello
statunitense e quello giapponese.
14
(mercato di tipo quote driven) che, impegnandosi a quotare in qualsiasi momento
un prezzo di acquisto ed uno di vendita, garantiscono la massima liquidità al
mercato stesso.
Esistono due tipologie di ordini che possono essere introdotti sul MIF:
- le proposte: che sono quotate e mostrate sul video dagli operatori autorizzati;
- gli ordini: che sono esecuzioni basate sui prezzi mostrati come proposte.
E' importante sottolineare il fatto che gli ordini possono essere accoppiati
solamente con le proposte. Nel caso in cui più di una proposta possa essere
accoppiata con il miglior prezzo quotato in un determinato momento sullo
schermo, l'accoppiamento verrà effettuato seguendo determinate priorità:
- proposte quotate dallo stesso intermediario che sta inserendo l'ordine;
- proposte quotate per conto di clienti;
- first in first out, vale a dire secondo l'ordine di arrivo.
1.3 Il contratto BTP Future decennale
Le specifiche contrattuali del BTP Future decennale negoziato sul MIF sono così
riassunte:
Unità di contrattazione Un titolo di stato nozionale del valore
nominale di 250 milioni di lire con cedola
del 12%
Mesi di consegna
Marzo, Giugno, Settembre, Dicembre
15
Giorno di consegna
Il decimo giorno di calendario del mese
di consegna
Ultimo giorno di contrattazione
Ore 12,30 (ora italiana) del quarto
giorno lavorativo precedente al giorno di
consegna
Exchange Delivery Settlement
Price
La media dei prezzi del MIF negli ultimi
5 minuti prima della chiusura alle 12,30
(ora italiana dell'ultimo giorno di
contrattazione)
Quotazione
Per 100 lire di valore nominale
Variazione minima di prezzo
(tick)
0,01
Valore di 1 tick
Lit. 25.000
Orario di mercato 9,15-17,05 (ora italiana)
Pagina Reuter
IFB-
Titoli consegnabili
Titoli di Stato Italiani (BTP) con vita
residua, il giorno di consegna, compresa
fra 8 e 10 anni e con ammontare minimo
emesso di 3.000 miliardi di lire
Tecnicamente il contratto negoziato al MIF è molto simile a quello corrispondente
negoziato al LIFFE. Le uniche differenze riguardano dettagli marginali come il
limite superiore della finestra di consegna (10 anni e mezzo per il LIFFE e 10 anni
per il MIF), il flottante dei titoli sottostanti (4.000 miliardi contro 3.000 miliardi)
ed il valore nominale del contratto (200 milioni contro 250 milioni).
16
Le specifiche del contratto del MIF sono state disegnate in modo da favorire
arbitraggi tra i due mercati. Questo per massimizzare la liquidità del mercato
stesso.
1.4 Il contratto BTP Future quinquennale
Il nuovo contratto (è stato introdotto l'11 dicembre 1992) differisce dal contratto
a lungo termine esclusivamente per la finestra di consegnabilità dei titoli: 3,5-5 anni
contro 8-10 anni. La cedola nozionale semestrale è pertanto del 6%, la consegna
avviene il decimo giorno del mese di scadenza, e il flottante minimo dei titoli
sottostanti è sempre di 3.000 miliardi.
1.5 Gli operatori
I soggetti abilitati a partecipare al mercato futures possono essere suddivisi in
diverse categorie:
- market makers: sono gli operatori principali del mercato; hanno l'impegno di
formulare in via continuativa offerte di acquisto (denaro) e di vendita (lettera)
per un valore nominale non inferiore ad un miliardo di lire, in modo da
garantire sempre, in qualunque situazione di mercato, la presenza di una
controparte. Possono operare per conto proprio o per conto di terzi, con
precedenza alle operazioni della clientela in caso di conflitto di interesse3.
3
Si veda il Decreto 18/2/92 del Ministero del Tesoro - Art. 7, comma 3 - G.U. 22/2/92
17
All'avvio del mercato questo ruolo è stato riservato ai soli primary dealers del
mercato secondario dei titoli di stato. E', comunque, un ruolo riservato alle
società di intermediazione mobiliare e alle aziende di credito che abbiano un
capitale sociale superiore a 20 miliardi di lire, che abbiano negoziato nell'anno
precedente di un numero di contratti equivalente ad un valore nominale di
almeno 5.000 miliardi, e che ottengano l'iscrizione nell'apposito registro istituito
presso la Banca d'Italia4;
- brokers: possono formulare proposte in concorrenza con quelle degli
operatori principali, ma non possono assumere posizioni in proprio: operano
solamente per conto della clientela5. Devono avere un patrimonio netto di
almeno 2 miliardi di lire;
- dealers : possono assumere posizioni in proprio e per conto terzi. Devono
avere un patrimonio netto di almeno 10 miliardi di lire;
- locals: possono negoziare contratti futures solamente per conto proprio6. Per
partecipare al MIF in qualità di local occorre una forma giuridica di società per
azioni, un patrimonio netto di almeno 2 miliardi di lire, un oggetto sociale
(esclusivo o principale) riguardante l'attività di negoziazione di valori mobiliari
in nome e per conto proprio. Questa tipologia di operatori esiste, però,
solamente in teoria. Grandi gruppi aziendali come Fiat, Zanussi, e altre che
hanno la possibilità di operare direttamente sul mercato, non la utilizzano in
quanto è più conveniente pagare le commissioni ad un operatore principale
piuttosto che sostenere i costi di partecipazione al mercato e l'affitto dei
4
Si veda il Decreto 18/2/92 del Ministero del Tesoro - Art. 11, comma 1 - G.U.22/2/92
5
Si veda il Decreto 18/2/92 del Ministero del Tesoro - Art. 2, commi 3 e 6 - G.U.22/2/92
6
Si veda il Decreto 18/2/92 del Ministero del Tesoro - Art. 2, commi 2b e 5 - G.U.22/2/92
18
terminali alla Società Interbancaria per l'Automazione (S.I.A.). Inoltre gli stessi
requisiti richiesti ai locals scoraggiano questo modo di entrare sul mercato;
- fondi comuni di investimento: possono operare per conto proprio;
- agenti di cambio: possono operare solamente per conto terzi.
Solamente i market makers e i brokers sono autorizzati ad immettere delle
proposte nel mercato, mentre tutti gli operatori possono immettere degli ordini.
1.6 Gli organi di vigilanza
La Cassa di Compensazione e Garanzia e il Comitato di Gestione controllano
insieme, con facoltà complementari, il mercato dei futures sui titoli di Stato. Il
Comitato ha la responsabilità del funzionamento del mercato e del rispetto delle
regole, con la facoltà di sospendere gli operatori nel caso in cui questi non le
rispettino. La Cassa, invece, si occupa di tutto ciò che consegue la
compravendita dei contratti futures, vale a dire il sistema dei margini e la
compensazione7.
La Banca d'Italia controlla tutti gli istituti di credito e l'attività che svolgono sul
mercato dei contratti futures e, insieme alla CONSOB, vigila sugli operatori, così
come disposto dalla legge di istituzione delle Società di Intermediazione Mobiliare
(S.I.M.)8.
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8
Si veda la Legge n. 1 del 2 Gennaio 1991 sulla disciplina dell'attività di intermediazione
mobiliare.