Restare aggiornati sugli sviluppi della nuova museologia scientifica,
intesa come la sperimentazione di nuovi linguaggi e nuove attività
per comunicare con il pubblico, non è facile; non perché non
esistano esperienze di avanguardia e tante teste pensanti, ma perché
la riflessione e il dibattito viaggiano soprattutto in altre lingue.
Inoltre, le tantissime pubblicazioni in lingua inglese, le più scarse in
altre lingue europee, soprattutto francese e tedesca, e in cinese e le
poche eccezioni in lingua italiana
2
non hanno mai costituito
neanche una sezione specializzata di una qualche biblioteca.
Possiamo, comunque, affermare che oggi il museo scientifico deve
darsi una missione sociale molto forte ed ambiziosa; deve, infatti,
proporsi come uno dei luoghi dove si costruisce la nuova
cittadinanza scientifica.
In quanto museo educativo, deve affrontare il problema
dell’efficacia della comunicazione e, soprattutto, quello della
globalizzazione della conoscenza.
La produzione di nuova conoscenza non deve essere a vantaggio di
questo o di quello, ma dell’intera umanità. Il museo scientifico, oggi,
può essere, insieme alla scuola, all’università e ad altre strutture
pubbliche e private, uno dei luoghi della democrazia della
conoscenza, dove tutti possono accedere ai nuovi saperi.
2
Prima fra tutte, la splendida collana Museopolis della CLUEB di Bologna, curata
da Fredi Drugman e Maria Gregorio e purtroppo interrotta.
2
Il museo deve contribuire a rendere più fluidi sia i rapporti tra
esperti e non esperti che, più in generale, tra policymakers
3
e
stakeholders
4
.
Sotto il profilo della dimensione economica, il museo è uno dei
luoghi in cui il sapere scientifico viene non solo diffuso, ma dove si
trasferiscono le conoscenze da chi le produce, gli scienziati, e chi le
utilizza per creare ricchezza, le imprese.
Oggi, dunque, un ulteriore missione del museo scientifico è incubare
le nuove imprese della conoscenza, sperimentando e sviluppando la
costruzione di un’economia democratica ed ecologica della
conoscenza.
3
Coloro che prendono le decisioni rilevanti nell’ambito della società della
conoscenza.
4
Coloro che hanno una posta in gioco.
3
1.2 IL PROFILO STORICO
Collocare il museo della scienza in una prospettiva storica significa
ricostruirne la trasformazione dell’idea di istituzione ed analizzare le
diverse prassi che le sono associate.
Il Museion di Alessandria comprendeva la famosa biblioteca,
l’osservatorio astronomico, il giardino botanico e zoologico e
l’istituto anatomico. Si trattava di un complesso di spazi dedicati alla
discussione, allo studio e alla ricerca.
Come luoghi di discussione e ricerca furono anche i primi musei
naturalistici, sorti nell’Italia del Rinascimento, dove l’attività di
raccogliere e conservare trovava senso soprattutto come fondamento
dello studio della natura.
Il legame tra museo e ricerca, messo in crisi in diversi momenti nel
corso dei secoli, non si è, però, mai del tutto perso, mentre nel
linguaggio comune alla parola museo si associa soltanto l’idea di un
luogo di conservazione ed esposizione.
Nel Medioevo i signori collezionavano gemme, armi e curiosità
naturali, mentre i monaci coltivavano i loro orti dei semplici, cioè le
piante che venivano poi utilizzate per produrre i medicinali; piante
ed animali rivestivano interesse solo in relazione all’uomo, alla sua
salute e ai suoi bisogni.
Gli orti dei semplici hanno molto a che fare con i musei perché la
nascita dei musei scientifici è legata, tra l’altro, all’affrancamento
delle scienze naturali dalla medicina.
La botanica e le scienze naturali, infatti, erano state, fino a metà del
Cinquecento, semplici appendici dell’insegnamento della medicina;
4
con la nascita degli orti botanici universitari, le scienze naturali si
elevano alla dignità di disciplina autonoma e gli studiosi creano le
prime collezioni naturalistiche, le quali costituirono i primi musei
della scienza.
I teatri della natura erano luoghi di ricerca e di formazione, dove si
raccoglievano, si osservavano e si disegnavano gli oggetti naturali.
La scoperta dell’America e, con essa, l’arrivo in Europa di notizie,
ma anche di esemplari di oggetti naturali mai visti e mai descritti,
costituì una spinta irresistibile al rinnovamento dello studio della
natura, come scrissero il naturalista e realizzatore dei primi musei di
storia naturale Ulisse Aldrovandi e il padre della nuova filosofia
naturale Francis Bacon. Scopo delle collezioni naturalistiche era
rendere possibile lo studio e l’osservazione diretta della natura.
Quando si racconta la storia dei musei scientifici, si parte, spesso,
dalle Wunderkammer
5
, descrivendole come caotiche accozzaglie di
oggetti naturali e artificiali da cui ci siamo allontanati. In realtà, le
Wunderkammer sono parenti delle Schatzkammer
6
, lungi dall’essere
insensati accumuli di stramberie.
Esse rispondono ad altre logiche: nelle Wunderkammer erano
presenti orologi meccanici, tavolini appositamente disegnati per il
gioco del tric-trac, degli scacchi e della dama, calamai incrostati di
gemme e scaldamani d’oro.
5
Espressione della lingua tedesca che significa camera delle meraviglie.
6
Espressione della lingua tedesca che significa camera dei tesori.
5
Nell’inventario della collezione del duca di Berry
7
mancano quasi
del tutto le armi. Numerosi sono, invece, i profumi, i muschi, le
ambre e gli incensi, abitualmente conservati in vasi dalla forma di
uccelli, ma anche di orsi o di pecore. Ci si imbatte anche in un
piccolo gabinetto di storia naturale, dove è possibile trovare uova di
struzzo, mascelle di serpente, ossa di giganti, forse appartenenti ad
un mammut della Francia preistorica, rari mostri marini e pesci di
ogni tipo.
Le Wunderkammer barocche hanno una loro logica interna e sono
anch’esse luoghi del sapere, secondo una concezione della scienza
sicuramente diversa dalla nostra.
Siamo ancora in un’epoca in cui arte e scienza non si erano ancora
allontanate e le Wunderkammer costituiscono una macchina creata
per comprendere e dominare la realtà
8
.
Con il Seicento, vengono creati altri luoghi per mettere in mostra la
scienza. Iniziano a sorgere le accademie scientifiche e i primi grandi
musei scientifici pubblici, come il Jardin Royal des Plantes
Médicinales, primo nucleo del Museo Nazionale di Storia Naturale
di Parigi, fondato da Luigi XIII nel 1635.
Attraverso l’esperienza delle prime accademie scientifiche, gli
scienziati, che fino ad allora avevano svolto la loro attività come
individui isolati e professionalmente deboli, scoprono i vantaggi di
un’organizzazione collegiale che, da una parte, garantiva loro la
7
Giovanni, duca di Berry, fu uno dei primi grandi collezionisti mecenati europei.
8
G. Olmi, L’Arca di Noè. La Natura “in mostra” e le sue Meraviglie, in Stanze
della Meraviglia. I Musei della Natura tra Storia e Progetto, pp. 48-74, a cura
di L. Basso Peressut, Bologna, 1997, p. 51
6
possibilità di fare ricerca e, dall’altra, sollecitava lo Stato a prendere
atto del valore e delle potenzialità di questo ramo del sapere.
La collezione privata degli inglesi Tradescant fu trasportata da
Londra ad Oxford nel 1683 e divenne l’Ashmolean Museum, il
primo centro scientifico secondo l’accezione moderna del termine; i
suoi tre piani comprendevano il museo, la scuola di scienze naturali
e il laboratorio di chimica.
Analoga è la storia dell’Istituto delle Scienze di Bologna, nato nel
1711 per volere del generale Luigi Ferdinando Marsili. Esso
conteneva officine, laboratori, gallerie e, in seguito, una specola
9
e
una biblioteca.
Il progetto di Marsili era di dare struttura a un complesso di regole
istituzionali, risorse pubbliche, scienziati disposti a collaborare,
laboratori e strumentazioni moderne, per essere il punto di appoggio
per la riforma della quale lo studio aveva assoluta necessità
10
.
Mentre nascono i grandi musei per il pubblico, molte collezioni
universitarie diventano, invece, settoriali e, soprattutto, si chiudono
ai visitatori; tuttavia, la scienza rimane in mostra nei salotti e nelle
piazze sotto forma di spettacoli, in cui l’esperimento diviene teatro e
il teatro veicola l’innovazione tecnologica.
Il Settecento porta ai musei scientifici un nuovo ordine, la cui
chiarezza e necessità sembra definitiva. Il museo di scienze naturali
9
Indica un luogo dove avviene una speculazione intellettuale e un’indagine
filosofica e scientifica.
10
W. Tega, Scienza e Arte a Palazzo Poggi, in Guida ai Musei di Palazzo Poggi,
Bologna, 2001, p. 9
7
è allestito in modo che l’articolazione dei suoi spazi ricalchi
perfettamente l’ordinamento scientifico.
Nel XIX secolo cominciano ad esistere musei di arti applicate
11
o
decorative e musei dedicati completamente a discipline non
artistiche.
Il primo museo espressamente istituito per le arti applicate fu il
South Kensington Museum
12
, a Londra. Il museo fu creato per
perpetuare l’esperienza dell’Esposizione
13
, preservare alcune delle
più importanti opere esposte e renderle utilizzabili come modelli per
gli artigiani e le industrie.
11
Le arti applicate sono meglio note come arti minori. Da sempre si sono trovate
al centro di un dibattito culturale: appartengono alle scienze liberali, come la
scultura, la pittura e l’architettura, oppure si trovano ancora a vivere una
condizione di subordinazione?
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Oggi nel sud del Kensington si possono visitare tre importanti musei:
- Victoria&Albert Museum, dedicato alle arti decorative. Gli allestimenti
riguardano sia il mondo moderno che quello antico.
- Museo di Storia Naturale, sede delle collezioni britanniche di piante, animali e
minerali fossili. Le attrazioni maggiori sono la Dinosaur Gallery e gli insetti
ingranditi centinaia di volte.
- Museo di Scienza, che segue non solo lo sviluppo della scienza e dell’industria,
ma anche la loro influenza sulla vita. Fin dal 1931, per i bambini vi è una
speciale galleria interattiva, il launchpad, dove è possibile costruire un ponte o
volare su un aeroplano.
13
Il primo maggio del 1851, al Crystal Palace di Hyde Park, a Londra, fu
inaugurata la prima Esposizione Universale, sotto la direzione della Società
delle Arti, presieduta dal principe Alberto, consorte della regina Vittoria. Il
grande successo incoraggiò altre iniziative analoghe, come le grandi Esposizioni
di Dublino, New York e Parigi.
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