biologico o la ciclica messa in discussione della legge 194 che regolamenta
l'interruzione della gravidanza), allo stesso tempo traccia il profilo degli esclusi da
questa sorta di incursione dello Stato nella sfera privata degli italiani. Vengono
ignorati i “nuovi italiani” (gli immigrati di vecchia data che hanno costruito la
propria famiglia in Italia); non vengono neppure contemplati i sans papier; mancano
politiche gender sensitive, che in una società dove il nucleo familiare viene chiamato
in causa tanto spesso sono fondamentali per mettere le donne in condizione di piena
parità con l'altro genere; infine ci sono gli innominati, i contribuenti omosessuali.
L'omosessualità viene così accettata nel silenzio della sfera privata, come se fosse un
mero fatto di “preferenze sessuali”, negando la possibilità che possa esistere
un'identità lgbtq2 e di conseguenza che ai membri di tale comunità possa essere
riconosciuta piena cittadinanza, con l'apertura dell'istituto matrimoniale e la
condanna giuridica dell'omofobia.
Il giorno seguente l'ormai famosa aggressione omofobica nei pressi del Gay
Village, lo scorso agosto a Roma, Gianni Alemanno, il sindaco capitolino, ha
pronunciato le seguenti parole: "Quello delle violenze causate da intolleranza
sessuale sono un fenomeno generale, europeo, non solo romano. Ma l'impegno della
mia amministrazione è combattere ogni forma di intolleranza". Gli fa eco Pierluigi
Bersani, uno dei candidati alla segreteria del Partito Democratico, dicendo: ''Io mi
auguro che il Governo e la maggioranza alla ripresa dei lavori affrontino la questione
e si porti presto in aula la proposta contro l'omofobia perché l'odio verso sessi
diversi deve diventare una aggravante'', mentre il Ministro delle Pari Opportunità,
Mara Carfagna, ha condannato formalmente, ma non nella sostanza, l'atto dicendo:
“È stato un atto raccapricciante e barbaro”.
Così pur nell'apparente condanna della violenza omofobica, gli esponenti
politici che hanno preso le distanze dagli atti discriminatori hanno liquidato la
questione all'italiana, un Paese dove agli e alle omosessuali non viene riconosciuta
un'identità, non viene contemplato l'amore tra persone dello stesso sesso, che è
ancora quello che Oscar Wilde chiamava “l'amore che non osa pronunciare il suo
nome” (Mosse, 1997). Luca Pietrantoni, autore di una delle poche ricerche
sull'omofobia realizzate nel nostro paese, ha scritto: “L'omofobia la possiamo
2 Tale sigla indica lesbiche, gay, bisessuali, trangenere e queer.
11
praticare, ignorare, tollerare o contrastare. Ma è omofobia, ha molteplici origini
psicologiche, sociali e culturali e per fortuna è sempre meno popolare. Non
chiamarla omofobia è di per sé espressione di omofobia” (Pietrantoni, 1999;
Lingiardi, 2007, p. 51).
Il proposito del presente progetto di laurea è quello di provare a comprendere
l'origine di questa forma di odio al plurale. Attraverso un viaggio che parte dal
femminismo insieme al profemminismo e all'attivismo gay e lesbico, passando per
l'affermazione dei nuovi modelli familiari, ci si propone di determinare cosa sia il
genere e quali siano le maschilità e gli orientamenti sessuali. Le linee guida sono
fornite dalle discipline accademiche e dagli approcci pluridisciplinari che hanno
indagato tali fondamentali dimensioni che dividono gli esseri umani nei binarismi
maschio/femmina, omo/etero, sesso/genere. Il viaggio ha l'intento di approdare ad un
progetto di ricerca che faccia tesoro delle ultime innovazioni teoriche sull'omofobia
nelle performance di genere maschili.
12
Parte prima - Teorizzando il genere
13
Capitolo 1
I movimenti delle donne
1.1 Identità riflessive
Prima di iniziare questo percorso che porterà il lettore ad esplorare, in questo
capitolo, il mondo delle identità - di genere, sessuali, psicoaffettive, fino all'identità
queer, l'identità “senza essenza”- attraverso i movimenti che hanno contribuito alla
loro costruzione, e agli studi accademici che hanno indagato tali manifestazioni
identitarie, è indispensabile un'introduzione relativa all'epoca contemporanea, luogo
di profondi cambiamenti che attraversano diverse sfere della società e che si
ripercuotono in maniera rilevante nella biografia degli attori sociali. “L'avvento della
modernità comporta maggiori cambiamenti nella sfera sociale esterna dell'individuo,
cambiamenti che influenzano il matrimonio e la famiglia, così come le altre
istituzioni e le persone gestiscono la loro vita personale in modo simile a tutto il
resto, seguendo come meglio possono, le trasformazioni sociali intorno ad esse. Le
circostanze sociali non sono separate dalla vita personale, né sono un involucro
esterno ad essa. Il mondo della tarda modernità si insinua profondamente nel cuore
dell'identità personale e dei sentimenti” (Giddens, 1994, p. 16) e “il nostro mondo e
le nostre vite sono soggetti all'azione plasmante di sue forze in contrasto tra loro:
globalizzazione e identità” (Castells, 2002, p. 1).
Secondo Anthony Giddens, uno dei maggiori esponenti della sociologia
contemporanea, il termine modernità viene utilizzato in riferimento “ a quei modi di
vita o di organizzazione sociale che affiorarono in Europa intorno al XVII secolo e
che successivamente estesero la loro influenza a quasi tutto il mondo”, ed è con la
fine del XX secolo che siamo entrati nell'era della “modernità riflessiva”, “Non
abbiamo superato la modernità; al contrario, siamo nel mezzo di una fase di
radicalizzazione della modernità” (Giddens, 1994, p. 15; p. 57). “Anche se non
viviamo ancora in un universo sociale postmoderno, già scorgiamo segni concreti
dell'affermarsi di modi di vita e di forme di organizzazione sociale che si discostano
da quelli prodotti dalle istituzioni moderne. Alla luce di quest'analisi diventa chiaro
perché la radicalizzazione della modernità è così inquietante e al contempo
significativa” (Giddens, 1994, pp. 58-9).
14
La riflessività è descritta da Giddens come un continuo rifrangersi tra
pensiero e azione, per effetto del quale “ le pratiche sociali vengono costantemente
esaminate e riformate alla luce dei nuovi dati acquisiti […], alterandone così il
carattere in maniera sostanziale”, “la riflessività è una caratteristica distintiva di tutte
le azioni umane, tutti mantengono normalmente un contatto con le motivazioni di ciò
che fanno come parte integrante del loro agire” e “tutte le forme di vita sociale sono
costituite in parte dal sapere che gli agenti hanno di esse” (1994, p. 44-6). Uno dei
“problemi esistenziali” giddensiani è quello concernente l'identità, l'identità della
prima modernità è sostenuta dalla stabilità delle posizioni sociali degli individui nella
società, mentre nella seconda fase della modernità emerge una difficoltà rispetto alle
possibilità di gestione del Sé e dell’esperienza, poiché gli elementi di certezza e di
solidità tradizionalmente preposti a sostegno degli individui nella costruzione di
orizzonti di senso decadono (Giddens, 1999). L’identità viene creata e ricreata in
modo attivo, “nella modernità il processo di individualizzazione si lega strettamente
a quello di soggettivazione, al modo proprio di concepire i comportamenti, come
manifestazione di sé di fronte agli altri; si determina quindi la necessità crescente di
trovare una coerenza discorsiva (o giustificare le incoerenze, che è la stessa cosa) alle
proprie vicende biografiche intese come manifestazione identitaria” (Cioni, Peruzzi,
2008, p. 37). Nella nostra epoca emerge una frattura nell’orizzonte dei significati che
custodisce le identità (ruoli, funzioni, obiettivi) che appare l’elemento d’origine di
una crisi individuale e collettiva, che riguarda il declino dei sistemi di conoscenza
come orizzonti di significato condivisi: “nella modernità liquida si è proiettati in un
modo dove tutto è sfuggente e le ansie, i dolori, i sentimenti di insicurezza provocati
dal «vivere in società» hanno bisogno di un paziente e costante lavoro di
interrogazione della realtà e di come i singoli si «posizionano» in essa” (Bauman,
2006, p. VII).
“Il soggetto è la volontà di un individuo di agire e di essere riconosciuto come
attore” e “L'individuo cessa di essere un elemento di funzionamento del sistema
sociale e diviene creatore di se stesso e produttore di società” (Touraine, 2002, p.
246, p. 268), questo avviene soprattutto grazie ai cambiamenti posti in essere dai
movimenti identitari.
I movimenti esplosi alla fine degli anni Sessanta sono stati definiti una
15
breccia, altri pensatori li hanno chiamati “nuovi movimenti sociali”, come Alain
Touraine (2002) che ha utilizzato queste parole per distinguerli dal “vecchio”
movimento operaio. Manuel Castells (2002) ha individuato in questa data l'origine
delle nuove identità che hanno messo in discussione i rapporti di potere, mentre
Michael Wieviorkova sostiene “che gli anni '60 consacrano il nostro ingresso in un
tipo di rapporti sociali inediti, nelle forme di vita collettiva che superano lo spazio
tradizionale delle analisi e ci proiettano fuori dal quadro abituale dello Stato e della
nazione. Ciò consiste nel postulare l'emergere di attori nuovi, i cui orientamenti
generali, ma anche le domande concrete e i significati che implicano, testimoniano di
cambiamenti considerevoli. Questi cambiamenti toccano infatti l'intimità della
persona e la soggettività dei singoli soggetti. Ma esse intervengono anche al livello
più generale, quello del pianeta- fenomeni di globalizzazione economica, nuove
tecnologie, internazionalizzazione della cultura” (2005, p. 34).
Quaranta anni fa sono nati dei nuovi attori sociali, come il movimento
femminista, il movimento lgbtq3 e il movimento maschile profemminista.
L'esperienza personale si è trasformata in identità collettive che hanno preso il posto
delle ideologie, soprattutto di quella comunista, così il personale è divenuto politico,
come recita il famosissimo slogan del femminismo radicale.
“Finalmente, negli ultimi decenni del Novecento, con il diffondersi di nuovi
comportamenti e l'emergere delle loro implicazioni sociali ed economiche, la
riflessione sull'origine di queste trasformazioni ha travalicato i confini della
letteratura strettamente disciplinare. Eminenti teorici hanno sollecitato l'attenzione
della comunità scientifica sull'importanza che la sfera privata degli affetti, dei
sentimenti e delle emozioni stava assumendo nell'evoluzione della modernità […]
Sembra plausibile l'opinione di chi sostiene che questa dimensione della modernità
tanto a lungo ignorata dalla maggior parte degli studiosi della società, perché questi
condividevano con gli uomini del XIX secolo la preoccupazione per la sfera
pubblica, in cui si poteva esercitare la facoltà eminentemente maschile della
razionalità, e la sottovalutazione dell'autonoma rilevanza della sfera privata riservata
all'emotività e al sentimentalismo delle donne; finché proprio i movimenti femministi
non hanno fatto emergere la portata delle trasformazioni nel sentire di donne e
3Lgbt, glbt, lgbtq, glbtq, sono le sigle che indicano la comunità e il movimento gay, lesbico, bisessuale
transessuale/transgenere e queer.
16
uomini rispetto all'amore, alla sessualità e ai sentimenti” (Cioni, Peruzzi, 2008, p.
36).
Così il sociologo francese François de Singly (2003) vede “L'élection
affective comme dimension de la modernité”, nel suo pensiero il centro delle
relazioni familiari non è più la coppia, ma l'identità dei due partner, che viene
costruita proprio nella relazione familiare alla quale prendono parte (De Singly,
1996; Rossi, 2003). Per il suo connazionale Alain Touraine “La relazione amorosa
rimuove i determinismi sociali, dà all'individuo il desiderio di essere attore, di
inventare una situazione invece di conformasi ad essa, e soprattutto lo porta a un
impegno sufficientemente assoluto da non esser d'ordine soltanto sociale, da
allontanarsi dai comportamenti di consumo e di adattamento, che tanta forza hanno
nei rapporti interpersonali che non sono trasformati dall'amore o dall'amicizia”
( 2002, p. 268).
Mentre Giddens (1999) postula l'idea della “relazione pura”, “un rapporto
basato esclusivamente sulla comunicazione emozionale in quanto i vantaggi derivati
da tale comunicazione sono il presupposto perché il rapporto continui [Giddens
2000, 78]. [...] In questa nuova trama relazionale, la sessualità gioca un ruolo
importantissimo poiché “il raggiungimento del piacere sessuale reciproco” è “un
elemento chiave per la continuità o l’interruzione di una relazione” [Giddens 1995,
73]. [...] La sessualità duttile è “una sessualità eccentrica, libera dai vincoli della
riproduzione (...), libera dalla fallocrazia, dall’importanza preponderante attribuita
all’esperienza sessuale maschile” [ibidem, 8] e avanza l’idea che l’identità sessuale
sia un qualcosa che va negoziato all’interno della coppia e che “potrebbe essere il
prodotto di diverse combinazioni di tratti anatomici e di comportamenti” [ibidem, 5].
La sessualità duttile è, per Giddens, un grande progetto di rivoluzione politica, di
democratizzazione della democrazia [Giddens 1997] che si realizza completamente
allorquando “la riproduzione può avvenire in assenza di attività sessuale” [Giddens
1995, 36] e, quando ciò accadrà, “ecco la definitiva ‘liberazione’ della sessualità”,
[…] inoltre la relazione pura è un ambiente chiave per la costruzione del progetto
riflessivo del sé, poiché consente, e al contempo esige, e richiede un’auto-
interpretazione organizzata e continua della propria identità” [Giddens 1999, 247,
corsivo mio] ” (Guizzardi, 2008).
17
Anthony Giddens rinuncia all'eterocentrismo introducendo nella sua
idealizzazione della relazione pura le relazioni omosessuali, viste come una sorta di
relazione “creativa”, nella convinzione che “se l'anatomia cessa di essere un destino,
l'identità sessuale diventa solo una questione di stili di vita” (1992; Stella, Saraceno,
1996, p. 30).
1.2 Il moderno ordinamento dei generi
Numerose storiche, e più recentemente anche alcuni storici, hanno utilizzato
la lente d'ingrandimento che mette a fuoco il genere nella ricostruzione storiografica,
un elemento fino ad ora assente dalla storia “tradizionale” (Connell, 2006).
Robert Connell (1996) nella sua popolare opera intitolata “Maschilità” ci
offre un'efficace sintesi dei momenti dell'età pre-moderna e moderna che hanno
contribuito a far diventare gli uomini e le donne come li conosciamo oggi.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario partire dalla storia, non dalla semplice
storia che tutti noi abbiamo studiato a scuola, ma dalla ricerca storica che ha cercato
di osservare gli avvenimenti verificatisi nel passato da una prospettiva di genere,
ovvero tenendo conto del fatto che la ricostruzione dei fatti storici cambia se cambia
il punto di osservazione, e considera le differenze storiche, culturali e sociali, prima
che biologiche, tra uomini e donne (Rosa, Verga, 2003). “Una vera storia del genere
comincia dal riconoscimento del fatto che un corso di eventi successivo non è
contenuto in alcun particolare momento fondante. Ciò che viene chiamato in causa,
piuttosto, è un processo sociale aperto, che deve essere studiato in tutta la sua
complessità attraverso una ricerca meticolosa sui reperti storici: i depositi
archeologici, le fonti scritte, le tradizioni orali. […] Riconoscere il carattere
profondamente storico del genere ha delle conseguenze intellettuali e politiche
decisive: se una struttura può nascere, essa può anche morire. La storia del genere
potrebbe dunque avere una fine” (Connell, 2006, pp. 129-30).
Le radici di quello che il citato sociologo definisce l'attuale ordinamento dei
generi vanno cercate nel periodo compreso tra il 1450 e il 1650, dove nell'area
nordatlantica del mondo prende forma l'economia capitalistica (Connell, 1996). In
quest'epoca storica, caratterizzata da profondi cambiamenti socioculturali, sono
principalmente quattro i processi che favoriscono il germogliare di ciò che sta alla
18
base della divisione dei generi in maschile e femminile e della sessualizzazione della
vita quotidiana.
Innanzitutto va ricordata la trasformazione culturale che nel vecchio
continente modificò la maniera di intendere la sessualità e la persona umana nel suo
complesso. Il cattolicesimo vide pian piano franare la sua egemonia culturale grazie
al Rinascimento fiorentino che dall'Italia invase l'intero continente europeo. Il
concetto di Rinascimento ha un'origine relativamente recente e deve la sua fortuna ad
uno storico svizzero, Jacob Burkhardt, che nel 1860 scrisse Die Kultur der
Renaissance in Italien. “Burkhardt […] aveva tracciato l'affascinante ritratto di una
civiltà che, per liberare grandi forze storiche ancora latenti, aveva dovuto infrangere
tutti i vincoli tipici del mondo medioevale, rifiutarne i valori, rivendicare la volontà e
la coscienza individuale, sino a manifestare […] la più energica antitesi della “pietà”,
vocazione ascetica e tensione mistica ancora dominanti nelle altre terre europee. Ora,
questa immagine del Rinascimento, rispondeva perfettamente alla sua idea del
continuo nascere e rinascere delle “culture”, elemento dinamico della storia di contro
alla stabilità dello Stato e della religione […] (Vasoli, 2002, pp. 3-4). Qualche hanno
dopo il famosissimo Friedrich Nietzsche (1878), probabilmente ispirato da Burkhardt
, “scrisse che la rinascita italiana «nascondeva in sé, tutte le forze positive alle quali
dobbiamo la cultura moderna: liberazione del pensiero, disprezzo dell'autorità,
entusiasmo per la scienza e per il passato scientifico dell'umanità, liberazione
dell'individuo, ardore per la veracità e avversione per l'apparenza e il semplice
affetto»” (Vasoli, 2002, p. 5). In questo periodo, compreso tra la seconda metà del
XIV secolo e l'inizio del XVI secolo, assistiamo ad un risveglio dell'uomo
dall'alienazione del Medioevo, un emancipazione che portò gli individui ad essere
finalmente artefici consapevoli del proprio destino (Vasoli, Pissavino, 2002).
Nel 1517 grazie a Martin Lutero prese vita la riforma protestante “nel giro di
pochi decenni quella che al papato e alla corte di Roma era sembrata una semplice e
isolata eresia, divenne un movimento di massa, un movimento popolare universale,
che spezzò per sempre l'universalismo cattolico” (Peyronel Rambaldi, 1998, p. 49).
La scissione che portò alla nascita di nuove confessioni religiose cristiane, nasce
dalle innovative idee di Lutero, contrario alla corruzione dilagante nel clero
19
cinquecentesco in seguito all'indiscriminata vendita delle indulgenze4. “Il potere della
religione nel controllo del mondo intellettuale e nella regolazione della vita
quotidiana iniziò il suo lento, ma definitivo declino” (Connell, 1996, p. 136). In
quegli anni grazie a Martin Lutero, “il monaco maritato”, l'eterosessualità coniugale
prese il posto della rinuncia monastica facendo acquisire una notevole importanza
alla vita domestica, la famiglia divenne così il fulcro della società moderna e la
donna sarà confinata nella sfera privata.
In quest'epoca si afferma anche l'interpretazione della scienza attraverso
l'opposizione fra il mondo naturale e le emozioni. “Con la maschilità definita come
una struttura del carattere contrassegnata dalla razionalità e con la civiltà occidentale
definita come portatrice della ragione a un mondo non ancora illuminato, venne a
formarsi un legame tra la legittimità del patriarcato e la legittimità dell'impero”
(Connell, 1996, p. 136).
Un altro cambiamento radicale che contribuirà appunto a modellare l'essere
uomo è il diffondersi del colonialismo con la creazione degli imperi di oltre mare. Le
grandi potenze moderne andranno alla ricerca di materie prime nel Sud del mondo,
decimando le popolazioni autoctone, soprattutto negli attuali continenti americani.
“L'impero fu fin dall'inizio un'impresa sessuata: inizialmente, un prodotto di due
occupazioni di uomini segregati, la professione del soldato e il commercio marittimo.
Se le donne europee andavano nelle colonie era quasi sempre in qualità di mogli o di
domestiche, in case controllate dagli uomini” (Connell, 1996, p. 137).
La nascita degli imperi fu un impresa maschile, tranne rare eccezioni, come la
regina Elisabetta I d'Inghilterra, gli imperi erano governati da uomini e svilupparono
un sistema di governo fondato sulla forza fornita da gruppi di uomini organizzati, gli
eserciti. Per meglio chiarire quando fosse intrinsecamente mascolino il colonialismo
basta pensare alla figura del conquistador delle americhe, ancora in auge in quel
periodo, uomo rude, sanguinario e coraggioso, secondo Connell (1996) è il primo
esempio di maschilità in senso moderno della storia. “Nel corso del XIX secolo la
conquista diretta (come in Africa, India, Nord America e Australasia), e il dominio
economico (come in sud America e in Cina) fecero entrare nell'orbita europea una
4
Le indulgenze, nella dottrina cattolica, sono uno sconto della pena canonica prevista per ottenere
l’assoluzione dei peccati, che viene concessa attraverso le suppliche dei martiri.
20