Calomiris e Gorton (1991) fanno riferimento ai primi due approcci
rispettivamente come Randow Withdrawal view e Asimmetric
Information view. Il primo considera le corse agli sportelli come
eventi causali o probabilistici legati all’incertezza degli agenti
privati rispetto ai consumi e alla necessità di liquidità fornita dal
sistema bancario attraverso lo strumento del deposito a vista; questo
approccio ha trovato nei modelli sviluppati da Bryant e Diamond-
Dybvig le propria fondamenta analitiche.
L’Asimmetric information view è invece sostanzialmente basata
sull’esistenza di asimmetrie informative tra banche e depositari di
fondi riguardo la composizione e la gestione degli asset illiquidi
bancari. Ciò rende difficile per i depositanti distinguere tra banche a
rischio di insolvenza e banche finanziariamente solide, cosicché un
qualsiasi segnale che possa far supporre una diminuzione della
solidità finanziaria di alcune banche può condurre a fenomeni di
panico e a corse agli sportelli, che riguardino tutti o quasi tutti gli
istituti bancari senza distinguere tra “buoni” e “cattivi”. Chari e
Jagannathan hanno studiato e formalizzato modelli basati proprio
sulla Asimmetric information view, mentre Mishkin ne ha testato la
valenza empirica con riferimento ai maggiori episodi di crisi
finanziaria degli Stati Uniti.
Un terzo e più recente approccio analitico il Business cycles view
traccia un anello di congiunzione tra corse agli sportelli e
fluttuazioni della congiuntura economica; un peggioramento delle
condizioni dell’economia può infatti ridurre il valore degli asset
detenuti dalle banche indebolendo la loro capacità di far fronte alle
richieste dei depositanti, i quali a loro volta sono incentivati a
2
ritirare quanto prima i loro fondi proprio a causa della maggiore
fragilità finanziaria della banca.
Nonostante quest’ultima considerazione riteniamo che per
un’analisi microeconomica sia qui più proficuo affidarci
esclusivamente all’approccio Randow withdrawing anche in
considerazione del fatto che proprio da modelli di questo genere
sono scaturite le analisi più interessanti riguardo i rapporti
interbancari ed il contagio delle crisi finanziarie, argomenti che
stanno al centro di questo nostro lavoro.
1.1 Il modello di Diamond e Dybvig.
Del modello di Douglas Diamond e Philip Dybvig esistono
numerose esposizioni, riformulizzazioni e riletture, che ne
testimoniano il successo goduto nella teoria economica delle crisi
bancarie. La tesi da cui partono Diamond e Dybvig è che la
fornitura di liquidità da parte delle banche tramite il meccanismo
dei depositi a vista può migliorare un mercato competitivo delle
ricchezze detenute dagli agenti privati fornendo una migliore
divisione del rischio tra persone con necessità di consumo in
periodi differenti.
In un sistema economico ci sono N consumatori-investitori,
ciascuno dei quali ha a disposizione un’unità di bene nel periodo
t=0 che può essere trasferita privatamente nei periodi 1 e 2. In
3
alternativa, l’agente nel periodo t=0 può finanziare un progetto a
lungo termine ( per i periodi t=1 e t=2) che frutta un interesse R, e
un progetto a breve termine( per il periodo t=1) che offre un
interesse r=1, dove R>1. In t=1 una quota p di consumatori sono
soggetti a uno shock non previsto che li costringe a un consumo
immediato. I restanti N(1-p) agenti potranno consumare nel periodo
t=2. Poiché al momento di decidere l’investimento gli agenti non
sanno a quale gruppo apparterranno e poiché lo shock è personale,
non osservabile e quindi non assicurabile, in assenza di un
intermediario finanziario, ciascuno deve trasferire le proprie risorse
nel tempo e rinunciare a un qualsiasi rendimento positivo. La
presenza di un sistema bancario consente di migliorare questa
situazione trasformando depositi a breve termine in crediti a più
lungo termine, poiché è sufficiente tenere in forma liquida solo una
quota limitata dei depositi, pur senza correre rischi di illiquidità.
Infatti se in t=0 gli N agenti depositano tutte le loro risorse in banca
l’ammontare dei depositi è pari a N. In t=1 ciascun agente ha un
probabilità p di dover ritirare il proprio deposito. Per N elevato, il
numero complessivo di ritiri sarà uguale a Np. A ciascuno di questi
agenti verrà consentito un ritiro di un ammontare di risorse pari a
c
1
. Evidentemente c
1
1. Le risorse rimanenti sono N(1-pc
1
) e
possono essere utilizzate per i progetti d’investimento a lungo
termine e in t=2 fruttano N(1-pc
1
)R. Queste risorse
complessivamente disponibili sono poi divise equamente tra gli
N(1-p) depositanti rimasti. Quindi ciascuno di essi potrà consumare
un ammontare pari a : c
2
= (1-pc
1
)R/(1-p). I livelli
di consumo pro capite dei periodi t=1 e t=2 sono allora tali da
τ
4
consentire alla banca di offrire un contratto di deposito tale che:
(1-pc
1
)R = (1-p)c
2
. Questo rappresenta il vincolo di bilancio della
banca. Infatti in t=1 dalle N risorse disponibili si deve sottrarre una
quota Npc
1
, pari al consumo degli agenti soggetti allo shock. Il
rimanente viene utilizzato per finanziare progetti a lungo termine
che in t=2 frutteranno N(1-pc
1
)R. Queste risorse vanno poi
distribuite tra i restanti N(1-p) consumatori, ciascuno dei quali
disporrà di un ammontare di risorse pari a c
2
.
Il miglior contratto che la banca può offrire è quello che
massimizza l’utilità del consumatore rappresentativo, che non
sconta il futuro, ma che potrebbe dover consumare in t=1 con
probabilità p oppure in t=2 con probabilità (1-p). La banca quindi
cerca i valori di c
1
e c
2
che rendono massima la funzione W =
pU(c
1
) + (1-p)U(c
2
) sotto il vincolo di bilancio della banca. Questo
contratto consente di ridistribuire a livello aggregato l’incertezza
nel periodo di consumo. Per risolvere questo problema di ottimo
vincolato consideriamo la funzione lagrangiana L = pU(c
1
) + (1-
p)U(c
2
) - Ο[(1-pc
1
)R – (1-p)c
2
] dove con Ο indichiamo il
moltiplicatore di Lagrange.
Le condizioni del primo ordine rispetto a c
1
e c
2
sono
rispettivamente :
1
c
L
−
−
= U’(c
1
) + ΟR = 0 e
2
c
L
−
−
= U’ (c
2
) + Ο= 0
da cui è immediato determinare U’(c
1
) = RU’(c
2
)
Essendo R>1 e U’> 0, U’’< 0, si ha c
1
<c
2
con c
1
1 e c
2
δR. Tale
risultato rende evidente che la banca è un’istituzione che rende
possibile raggiungere un equilibrio Pareto-superiore a quello che si
τ
5
determina nel caso di assenza del sistema bancario. L’equilibrio
può essere raggiunto in quanto un agente che subisce lo shock che
costringe al consumo t=1 non ha interesse a comportarsi come se
potesse consumare in t=2, periodo che va oltre il suo orizzonte di
consumo, mentre l’agente che non subisce lo shock non ha alcun
incentivo ad anticipare il consumo, posto che anche gli altri si
comportino allo stesso modo; infatti ritirando dalla banca in
anticipo il suo deposito rinuncerebbe a c
2
in cambio di c
1
.
Ma nel modello esiste anche un altro equilibrio di Nash, che
chiamiamo “corsa agli sportelli” o bank run, in cui gli agenti sono
presi dal panico e per ognuno diventa ottimale ritirare tutti i
depositi al tempo 1.
“Il contratto di deposito a vista implica una situazione di equilibrio
indesiderabile(una corsa agli sportelli) in cui si verificano
condizioni di panico che inducono a prelievi immediati i
depositanti, inclusi anche quelli che preferirebbero lasciare i loro
depositi, se non fossero preoccupati del fallimento della banca[…]
una corsa allo sportello è provocata da un mutamento delle
aspettative, che potrebbe dipendere da qualunque motivo, il che è
compatibile con quanto osservato sul comportamento
apparentemente irrazionale della gente che si precipita agli
sportelli.”
Anche se la qualità degli impieghi è certa se il contratto ottimale
prevede c
1
>1 e se ci si aspetta che qualche agente intenda anticipare
il ritiro del proprio deposito ( per cui la quota complessiva di ritiri
sarà superiore a p), gli ultimi depositanti non riceveranno quanto
pattuito nel contratto, poiché la banca non potrà fare fronte a tutte le
6
richieste di liquidazione dei depositi. In altre parole, se tutti i
depositanti, meno uno, corrono agli sportelli per avere c
1
>1, magari
da consumare nel periodo successivo, anche l’ultimo depositante ha
l’incentivo a fare lo stesso. In questo caso, quindi, emerge un
equilibrio indesiderabile, caratterizzato da fallimenti bancari. Le
crisi, quindi, possono emergere anche senza alcuna ragione: una
banca i cui prestiti sono di qualità elevata può essere soggetta a una
corsa agli sportelli senza alcuna ragione logica, se non la paura
irrazionale dei suoi depositanti. Tuttavia gli agenti privati
decideranno comunque di depositare parte della loro ricchezza nei
depositi bancari, nonostante sappiano che esiste una probabilità
positiva che si verifichi una corsa agli sportelli, purchè la suddetta
probabilità sia relativamente bassa e dipenda da variabili
pubblicamente osservabili come un report negativo sugli utili, altre
bank runs in altre banche, pessime previsioni economiche, etc.
1.2 I tre approcci della stagionalità, fallimento e
recessione.
A seconda di quali siano gli eventi ritenuti più importanti
nell’influenzare la percezione del rischio sistemico possono
distinguersi tre approcci:
1)L’ipotesi della stagionalità: i panici sono causati da fluttuazioni
stagionali particolarmente intense.
7
2) l’ipotesi del fallimento: i panici sono determinati da fallimento
inatteso di una grande impresa.
3)l’ipotesi della recessione: i panici sono causati da recessioni
particolarmente gravi.
Queste diverse ipotesi non si escludono a vicenda, anzi sono in
larga misura tra di loro interconnesse.
L’ipotesi della stagionalità fu avanzata da Kemmerer (1910) con
riferimento agli Stati Uniti.
Questi in particolare rilevò come i panici in quel paese tendevano a
verificarsi in stagioni critiche per l’agricoltura, più precisamente in
primavera, in corrispondenza della semina, e in autunno, in
corrispondenza del raccolto. Kemmerer osservò che in genere shock
specifici, quali aumenti dei tassi di interesse, tendevano ad ampliare
le fluttuazioni stagionali delle liquidità e innescavano panici.
L’ipotesi del fallimento riconduce la causa immediata di un panico
ai riflessi del fallimento di una grande istituzione, per lo più
finanziaria, sulla percezione del rischio sistemico da parte dei
privati. Quest’ultimi, perdendo la fiducia nella solvibilità
prospettica di tutte le banche e temendo perdite in conto capitale,
sarebbero indotti a chiedere un rimborso dei depositi.
L’ipotesi della recessione sottolinea il fatto che i panici tendono a
verificarsi in corrispondenza di fasi recessive, probabilmente perché
i depositanti si aspettano che un elevato numero di banche fallirà
nel corso della recessione.
8