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sito di estrazione di argilla, possa influenzare la comunità ornitica in esso
presente, tentando di definire i tempi occorrenti a una zona di siffatte
caratteristiche per evolvere in un contesto ambientale abbastanza
strutturato da ospitare una popolazione ornitica varia e in parte
specializzata, non composta esclusivamente o principalmente da specie
ubiquitarie.
CAPITOLO 1
Area di studio
1.1 INFORMAZIONI GENERALI
1.1.1 Localizzazione del sito
Lo studio in questione interessa l’Oasi Cave di Gaggio, zona umida
soggetta a vincoli di protezione sorta da un sito di estrazione di argilla
abbandonato dove le cave hanno dato origine a bacini idrici. L’estensione è
di 12,5 ettari, dei quali circa 8,34 sono destinati al suolo mentre 4,16 ettari
circa risultano interessati da corpi idrici. Tale area protetta è ubicata nel
comune di Marcon, precisamente nella frazione di Gaggio, in provincia di
Venezia (latitudine N: 45 gradi, 33 primi, 45 secondi; longitudine E: 12
gradi, 20 primi, 00 secondi; elemento n. 127042 – Carta Tecnica Regionale
del Veneto 1: 5000). Questo sito risulta situato nell’entroterra veneziano,
tuttavia dista solo 6 chilometri circa dalla porzione nord della Laguna di
Venezia. Questa area protetta ad ovest confina in parte con il tratto
autostradale Venezia-Trieste, oltre il quale si trova un centro di stoccaggio
di rifiuti industriali, oggi non più attivo. Ad ovest inoltre si estendono
diversi ettari di terreni agricoli destinati ad incolto. A sud e a est vi è una
zona di circa trenta ettari costituita da un nucleo di cave senili recenti a cui
si aggiungono superfici ad incolto e ripristino boschivo con specie
autoctone. Subito a sud e a est di tale zona vi sono superfici destinate ad
agricoltura (Zea mays, Soja hispida, ecc.) ed inoltre un altro sito di
escavazione abbandonato, la cava “Angioletti”. L’intero perimetro nord
dell’Oasi Cave di Gaggio è lambito dal fiume Zero, assimilabile alla
categoria dei fontanili ed incluso nel bacino scolante della Laguna di
Venezia. Questo corso d’acqua ha una larghezza, in tale porzione del suo
Area di studio Capitolo 1
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percorso, variabile tra i 15 e i 20 metri con una profondità di qualche
metro. La corrente risulta debole e la sinuosità poco accentuata. La qualità
delle acque appare depauperata con presenza di inquinanti disciolti
(soprattutto di origine azotata) e di rifiuti solidi non biodegradabili di vario
genere. Nella parte interna degli argini vengono attuati periodici tagli
meccanici della vegetazione (attuati dal Consorzio Dese-Sile) che
precludono l’affermarsi di una comunità vegetale sviluppata e strutturata.
A nord dell’Oasi, oltre il citato fiume, si estende l’allevamento di cavalli da
corsa “Biasuzzi” in cui vaste superfici sono destinate a pascolo.
1.1.2 Aspetti geologici e morfologici
Il territorio che ospita il sito è totalmente pianeggiante; nell’Oasi l’altezza
sul livello del mare è compresa tra 0,73 e 1,20 metri (Nicoletti, 1992-93). Il
perimetro dell’area protetta risulta irregolare. Per quanto concerne i corpi
idrici questi sono costituiti prettamente da 5 laghi principali; vi sono poi 3
specchi d’acqua minori ma la loro divisione dai bacini idrici prioritari citati
è solo apparente e dovuta al rigoglio della vegetazione piuttosto che a una
effettiva dislocazione. Altri 3 piccoli stagni risultano essere effettivamente
disconnessi dai corpi idrici principali. Il perimetro piuttosto regolare dei
laghi denota la loro origine da cave di argilla, testimoniata anche dalle
sponde molto ripide. Solo parte delle sponde dei due bacini più a est
risultano più degradanti. Nella porzione ovest del sito vi è un piccolo tratto
di canale, lungo 44 metri e largo 5, che in futuro dovrà fungere da
collettore verso il vicino fiume Zero. La profondità delle acque varia a
seconda dei corpi idrici; in 3 dei 5 laghi principali questa risulta essere
compresa in media tra i 2 e i 3 metri, mentre negli altri specchi d’acqua
appare minore (Nicoletti, 1992-93).
Risulta doveroso, per meglio capire i motivi che hanno permesso la nascita
di una zona umida in questo territorio, illustrare le caratteristiche
geologiche e idrogeologiche della zona; a tale scopo si fa riferimento al
lavoro di Nicoletti (1992-93).
Capitolo 1 Area di studio
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Analizzando i profili stratigrafici del sito oggetto di studio si possono
individuare le seguenti successioni:
• nei primi 0,7 metri di profondità la tessitura risulta limoso-argillosa
con presenza di concrezioni calcaree di varia morfologia
• da 0,7 a 2,8 metri di profondità si alternano limi sabbiosi, argillosi e
argille limose, che permettono una certa permeabilità
• la profondità compresa tra 2,8 e 3,7 metri è dominata da argilla
limosa, cinerea e compatta, più impermeabile dello strato
sovrastante
• tra i 3,7 e i 5,8 metri troviamo limo cinereo con sabbia fine, i quali
consentono una certa permeabilità
• oltre i 5,8 metri domina sabbia grigia medio-fine; la permeabilità
risulta elevata
L’area che ospita il sito studiato è ubicata nella fascia medio bassa della
pianura veneta, verso il limite orientale di questa; pertanto i lineamenti
litologici, morfologici e idrogeologici della zona sono assimilabili alla
sopraccitata fascia. In tale porzione della pianura veneta le litofacies più
diffuse sono costituite da argille, limi e sabbie derivate dalle alluvioni
depositate dal fiume Brenta; le successioni stratigrafiche che si possono
individuare in questo territorio risultano le medesime riscontrabili a valle
della linea delle risorgive.
Nell’area l’idrologia del sottosuolo nei primi 7-8 metri viene influenzata
dal fiume Zero, dalle acque meteoriche e dalla possibilità della
percolazione di queste. Gli strati limo-sabbiosi e sabbiosi svolgono un
ruolo dominante in tal senso.
Il citato fiume vede il suo livello regolato dalle precipitazioni; il pelo
dell’acqua in genere risulta leggermente più basso dei terreni circostanti.
Analizzando i dati sopraccitati e considerando i livelli delle campagne
circostanti, quelli del letto del fiume e quelli di magra e di piena, è
Area di studio Capitolo 1
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possibile desumere che il fiume Zero eserciti nell’area ad esso circostante
un’azione sia di drenaggio che di alimentazione, a seconda delle variazioni
del suo livello.
Le acque derivanti dalle precipitazioni possono percolare attraverso lo
strato più superficiale e quelli limoso-sabbiosi, andando ad imbibire le
argille superiori e quindi creando le condizioni per il costituirsi di una falda
apparente; questa non risulta comunque assimilabile ad un vero e proprio
acquifero che, nella zona, è probabilmente ubicabile ad una profondità di
almeno 8 metri.
Per quanto concerne la direzione del deflusso, questa risulta orientata
secondo la direttrice N-NE/S-SW.
In conclusione si può affermare che, indipendentemente dagli apporti delle
precipitazioni, tra i corpi idrici dell’Oasi e il vicino fiume Zero sussiste una
parità di livello.
Si riporta inoltre che escursioni rilevanti della quota del pelo libero dei
bacini non hanno luogo in condizioni normali; solo nel caso di forti
precipitazioni si può assistere ad un innalzamento del livello, situazione
che comunque tende a manifestarsi solo per un breve tempo per poi tornare
in pochi giorni alla normalità.
Capitolo 1 Area di studio
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1.2 CENNI STORICI ED EVOLUZIONE AMBIENTALE
La Pianura Padana era un tempo ricoperta da estese foreste, in seguito
distrutte dalle attività antropiche (Lorenzoni e Paiero, 1965; Pignatti, 1976;
Lorenzoni, 1983; in Nicoletti, 1992-93). Anche il territorio sul quale si
estende il comune di Marcon in passato doveva ospitare estesi boschi,
corredati dalla presenza di zone palustri (Stival, 1990). Naturalmente anche
in tale area l’antropizzazione ha comportato la scomparsa di gran parte di
questi ambienti naturali, eliminati allo scopo di aumentare la superficie
destinabile ad usi agricoli e ad insediamenti urbani. La passata presenza di
superfici boschive in questa zona è testimoniata nel toponimo Gaggio
(Gajo nella cartografia antica), ritenuto derivante dalla voce “gahagi“,
termine longobardo che significa “bosco” (Bon e Roccaforte, 2003). Nel
comune di Marcon il disboscamento fu particolarmente accentuato
nell’arco di tempo che va dal 1500 al 1600 (Bon e Roccaforte, 2003). Nel
1859 erano ancora presenti 390 ettari di bosco, distribuiti prevalentemente
nelle frazioni di San Liberale e di Gaggio mentre ancora vaste superfici di
tale area risultavano coperte da boschi e paludi tra la fine dell’800 e gli
inizi del 900 (Bon e Roccaforte, 2003). Il bosco di Gaggio fu totalmente
eliminato nel 1939, quando venne disboscato l’ultimo lembo di circa 30
ettari (Bon e Roccaforte, 2003). Nell’area che ospita l’Oasi Cave di
Gaggio, la superficie boschiva è sopravvissuta almeno fino al 1910 (Stival,
1990).
Per quanto riguarda le paludi, lembi limitati di queste erano presenti nella
parte orientale di Marcon almeno fino al 1910 (Stival, 1990); le bonifiche
hanno poi totalmente cancellato questi ambienti, le cui peculiarità
ambientali sopravvivono in parte oggi solo nelle cave senili.
Questo territorio è da tempo interessato dall’estrazione dell’argilla per
laterizi; tali attività hanno avuto inizio nel 1905 (Stival et al., 1985; Stival,
1990). Tuttavia pare che lo sfruttamento di questo materiale in questa zona
possa risalire all’epoca romana (Stival et al., 1985). I bacini idrici che
Area di studio Capitolo 1
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caratterizzano l’Oasi Cave di Gaggio trovano la loro origine proprio nelle
attività estrattive; infatti le caratteristiche idrogeologiche dell’area
permettono alle cave di argilla di evolvere in corpi idrici. Una volta
terminate le attività di scavo, vengono a crearsi le condizioni per una
naturale e graduale colonizzazione da parte della vegetazione;
conseguentemente si assiste alla nascita del peculiare ambiente di cava
senile. L’Oasi Cave di Gaggio deriva da un nucleo di cave di 65 ettari
bonificato nel 1985 del quale si è salvato, oltre la già citata area protetta,
un bacino di 3,3 ettari (cava “Angioletti”) posto circa 300 metri a sud
dell’Oasi (Stival, 1990). L’area che oggi ospita l’Oasi è stata data in
concessione dal proprietario al comune di Marcon che ne ha vietato la
caccia e la pesca nel 1984 (deliberazione consiliare del comune di Marcon
N. 656/1984, Stival, 1990). Nel 1985 il citato comune ha istituito l’Oasi di
protezione della flora e della fauna e la gestione è stata affidata alla LIPU
(Lega Italiana Protezione Uccelli) che si occupa del sito tramite la sezione
di Venezia. Inoltre nel 1985 il sito è stato designato “Oasi naturale per la
protezione della flora e della fauna” dalla Regione Veneto che lo ha
definito inoltre “zona umida di particolare interesse naturalistico” (Regione
Veneto Giunta Regionale 1985 pag. 395, Rallo e Pandolfi, 1988 ). Tale
area risulta inoltre dal 1985 parzialmente vincolata (in una fascia di 150
metri a destra del fiume Zero, che lambisce il sito) dalla L. 431/85 Art. 1
lett. C. Risulta inoltre vincolata come “cava senile” dal PALAV, Piano di
Area Laguna e Area Veneziana (Stival, 1990). L’estensione iniziale era
uguale a quella odierna (12,5 ettari circa), tuttavia il rapporto tra le
superfici destinate a suolo e quelle ai corpi idrici erano leggermente
diverse (8,36 ettari di suolo e 4,14 di specchi d’acqua , circa). Con la
nascita dell’area protetta il perimetro è stato totalmente recintato e la
fruizione da parte del pubblico regolata dalla LIPU. Durante i primi anni di
vita dell’area protetta il contesto circostante era prettamente agricolo con
alcuni elementi di forte sviluppo antropico. Fino agli inizi degli anni
Novanta gli insediamenti abitativi nei dintorni apparivano scarsi,
quantificabili in qualche unità per diversi ettari di superficie (Nicoletti,
Capitolo 1 Area di studio
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1992-93). Nei primi anni di gestione dell’Oasi la citata associazione
ambientalista ha provveduto a inserire specie arboree ed arbustive,
prevalentemente autoctone, e ha costruito alcune infrastrutture per la
fruizione del pubblico, come i capanni per il birdwatching (nel 1987 questi
coprivano in totale 13 metri quadri). A partire dal 1994 sono cominciate
nuove opere di estrazione dell’argilla nella zona immediatamente a sud
dell’Oasi Cave di Gaggio; queste escavazioni hanno dato origine ad un
nuovo nucleo di cave. Con la cessazione delle opere estrattive e la
conseguente nascita di corpi idrici nei siti di scavo, la vegetazione ha
cominciato a rimpadronirsi della zona, in particolare con fitocenosi tipiche
degli ambienti umidi. Nel 2000 l’Oasi Cave di Gaggio, assieme a questo
nuovo nucleo di cave senili e alle Cave del Praello, ubicate a circa 2
chilometri a sud-ovest, è stata designata S.I.C., “Sito di Importanza
Comunitaria“ (Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, recepita in Italia dal DPR
n. 357 del 1997) e Z.P.S., “Zona di Protezione Speciale“ (Direttiva
“Uccelli“ 409/79/CEE, recepita in Italia dalla Legge 157/92); il S.I.C. e
Z.P.S. in questione è denominato “Cave di Gaggio“ (codice IT3250016) e
si estende totalmente nel comune di Marcon per un totale di 115 ettari, nei
quali l’ambiente dominante è quello di cava senile.
Nel 2003 l’Oasi Cave di Gaggio è stata interessata da opere di
preparazione dell’area per un futuro progetto di fitodepurazione delle
acque del fiume Zero. Tra l’altro è stato scavato il già citato tratto di canale
con funzione di collettore tra il vicino corso d’acqua e i bacini dell’Oasi,
che ha aumentato la superficie occupata dall’acqua (circa 4,16 ettari contro
i circa 4,14 originari). Data la forte pendenza delle sponde dei laghi di
cava, conseguente alle modalità di scavo, sono stati attuati dei lavori per
aumentare le superfici di acqua bassa colonizzabili dalle elofite,
indispensabili alla fitodepurazione. Tali opere hanno interessato i perimetri
sud dei due bacini posti all’estremità est dell’Oasi.
Le ultime attività di estrazione di argilla nelle immediate vicinanze
dell’Oasi sono avvenute nella Primavera del 2004, interessando una
piccola area adiacente il confine sud; grazie all’intervento della LIPU
Area di studio Capitolo 1
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questi lavori sono stati interrotti nel periodo riproduttivo dell’avifauna,
principalmente allo scopo di limitare il disturbo a una garzaia posta
all’interno dell’area protetta, non lontana dal sito di scavo. Attualmente il
nucleo di cave senili a sud dell’Oasi non è più interessato da estrazioni e in
futuro dovrebbe divenire un’area protetta (al momento i vincoli esistenti
sono il divieto di caccia e quello di discarica). Oggi l’escavazione
dell’argilla continua a sud-ovest dell’Oasi Cave di Gaggio, a circa 400
metri di distanza.
La situazione odierna nell’Oasi Cave di Gaggio, vede la quasi la totalità
delle superfici non occupate da acqua (8,34 ettari) destinati alla
vegetazione, salvo le poche infrastrutture per la fruizione da parte del
pubblico (69 metri quadri circa). Queste sono costituite da un piccolo
centro visite e da 4 capanni per il birdwatching, costituiti prevalentemente
da legno. Dove i sentieri lambiscono gli specchi d’acqua sono state inoltre
poste delle strutture lineari in materiale naturale volte a mitigare il disturbo
visivo all’avifauna acquatica. Anche i due sentieri natura (uno che si snoda
quasi totalmente lungo il perimetro nord e un altro che lambisce parte del
perimetro ovest) sono coperti da vegetazione erbacea. La gestione del sito,
escludendo il controllo della vegetazione lungo i sentieri volto a non
precluderne la fruibilità , avviene senza interferire con il naturale evolvere
della vegetazione; anche l’inserimento di piante da parte della LIPU è stato
interrotto da molti anni. Gli alberi che per cause naturali si infrangono al
suolo o negli specchi d’acqua non vengono rimossi, a meno che non
danneggino strutture o precludano l’accesso ai sentieri. Tale scelta
gestionale si sposa perfettamente con la necessità di incentivare tutti quei
processi naturali che portano all’instaurarsi di un ambiente quanto più
diversificato possibile.
Negli ultimi mesi del 2004 sono incominciati dei lavori inerenti il
miglioramento della fruibilità del sito che hanno aumentato le superfici
occupate da infrastrutture e camminamenti in legno; tali opere hanno avuto
termine in data postuma la fine dello studio e pertanto non vengono
riportate le superfici occupate dalle nuove strutture. Per quanto concerne il