CAPITOLO I Introduzione al lavoro di tesi
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
consolidamento ed il rinforzo strutturale di vecchi edifici storici in muratura, per l’adeguamento
alla normativa antisismica e la riparazione di danni post-sisma. Nello specifico vengono adoperati
per il rinforzo o prevenzione di fessurazioni estradossali o intradossali, che possono crearsi a causa
dell’attivazione di processi di collasso in archi e volte in muratura, in pilastri e ciminiere, ecc..
Le elevate prestazioni di questi materiali compositi scaturiscono dalla collaborazione di materiali
con caratteristiche e strutture eterogenee, che, presi singolarmente, non soddisfano le prestazioni
richieste. Tuttavia, se combinati opportunamente, possono organizzarsi in veri e propri sistemi
strutturali dai quali scaturisce una capacità
complessiva di rispondere a specifiche richieste
funzionali, come nei casi sopra descritti. Bisogna
sottolineare come la mancanza di una normativa
tecnica consolidata e di una bibliografia adeguata,
rappresenti ancora oggi il maggiore ostacolo alla
diffusione degli FRP nel settore delle murature,
lasciando progettisti e direttori di lavoro privi di importanti punti di riferimento. È auspicabile
quindi l’impiego diffuso di una normativa tecnica, che attualmente è rappresentata in Italia dal
CNR-DT 200/2004, in cui vi sono riportate le “istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il
controllo di interventi di consolidamento statico mediante l’utilizzo di compositi fibrorinforzati”,
che funge da supporto per la progettazione architettonica e strutturale che vede coinvolti gli FRP.
Tale normativa è stata elaborata da una commissione nominata dal Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR).
In base a tali considerazioni il lavoro di tesi svolto, affronta il tema del confinamento di colonne in
Fig. 2 “Un esempio di applicazione di FRP ”
CAPITOLO I Introduzione al lavoro di tesi
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
muratura di pietra leccese con GFRP (Glass Fiber Reinforced Polymer), presentando nel Capitolo I
dell’elaborato l’introduzione e i metodi di prova effettuate. Nel Capitolo II vengono analizzati i
processi di dissesto, in particolar modo vengono esposti i dissesti statici da schiacciamento,
pressoflessione e carichi di punta, con le relative cause, effetti e possibili interventi di recupero, i
principi e le tecniche di confinamento di colonne in muratura dove sono esposte le tecniche
tradizionali e innovative, e la resistenza a compressione. Sempre nel Capitolo II vengono riportate
le linee guida per la progettazione scaturite dal documento CNR-DT 200/2004, e la letteratura
scientifica dove sono esposte prove sperimentali di compressione, già svolte, con i relativi dati.
Nella seconda parte del lavoro invece, vengono presentate le prove sperimentali di compressione
effettuate su campioni in media scala di colonne in muratura rinforzate a con GFRP e la successiva
analisi dei risultati ottenuti verificati con le relazioni del CNR.
Allo scopo di rendere il lavoro completo si è introdotta la descrizione dei materiali utilizzati per lo
svolgimento delle prove, nel Capitolo III, evidenziandone le principali proprietà: pietra leccese
utilizzata per la realizzazione delle colonne, fibre di vetro (GFRP), resina epossidica e primer
epossidico, utilizzati per il fissaggio delle fasce unidirezionali di fibre sulle colonne.
Lo scopo di tale lavoro è stato quello di verificare il comportamento a compressione delle colonne
fibrorinforzate nei casi di fasciatura secondo differenti schemi di rinforzo, analizzando i risultati
ottenuti e proponendo sviluppi futuri.
CAPITOLO I Introduzione al lavoro di tesi
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
1. 2 Metodi di prova
ome già detto nell’introduzione, l’oggetto della sperimentazione è stato la
verifica del comportamento a compressione, sotto carico centrato, di cinque
colonne in muratura di pietra leccese in media scala, a base quadrata 25x25
2 e altezza di 50cm, pari al
doppio del diametro di base, al fine di simulare la
snellezza di una colonna in muratura. Le colonne,
oltre a quelle di controllo senza rinforzo, sono state
confinate con fasci di Fibra di Vetro, di cui quattro
rinforzate a fasciatura continua e tre a fasciatura
discontinua, in questi tre casi con diverso
posizionamento e spessore delle fasce: una colonna
con due fasce alte 150mm, una con tre fasce alte 100mm e l’ultima con cinque fasce alte 50mm. I
campioni sono stati dapprima classificati, in base al tipo di fasciatura, con le seguenti sigle: SFD-R2-
2, SFD-R2-3, SFD-R2-5, SFW-R2-3 ed SFW-R2-4. Tutte le colonne, a sezione prismatica, sono state
preparate per la prova di compressione, smussandone gli spigoli con raggio di 20mm.La seconda
fase della preparazione è stata la posa del primer legante, costituito da una resina epossidica. Il
primer è stato fornito da MAPEI S.p.a ed è denominato MAPEI MAPEWRAP 11, costituito da un
componente A e un B. Dopo la posa del primer si è lasciato riposare le strutture per circa 48 ore,
durante le quali si è proceduto alla preparazione delle fasce di fibra di vetro. Si è scelto l’utilizzo
degli FRP, in particolar modo GFRP, in quanto tali materiali scaturiti dalle recenti conoscenze nel
C
Fig.3 “Un foglio di Fibra di Vetro”
CAPITOLO I Introduzione al lavoro di tesi
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
campo chimico – fisico, hanno segnato l’inizio di una nuova era nel campo delle costruzioni civili
ed il recupero di edifici storici e non. Ciò è stato possibile in quanto le fibre utilizzate sono
monodirezionali e presentano come caratteristica peculiare l’anisotropia controllata, che consente
livelli di resistenza in funzione delle svariate sollecitazioni che interessano il sistema strutturale. La
terza fase della preparazione è stata caratterizzata dall’ applicazione di un primo strato di resina
adesiva, anche questa fornita da MAPEI s.p.a. e denominata MAPEI MAPEWRAP 31 e costituita da
un componente A e B, applicata sulle colonne a
pennello secondo la tecnica del Wet Lay-Up
manuale; subito dopo si è proceduto all’ incollaggio
dei fasci di fibra , i quali sono stati fatti aderire alla
struttura con un rullo metallico in modo tale che
l’adesivo potesse entrare all’interno delle maglie
delle fasce, affinché sia garantita una perfetta
adesione tra fasce e struttura. Dopo aver portato a
termine la fasciatura delle colonne si è lasciato riposare le strutture per ulteriori 48 ore, al fine di
completare la sezione di cura. Durante la fase di riposo delle colonne sono stati preparati degli
estensimetri elettrici, i quali sono stati saldati a dei cavi elettrici. Gli estensimetri sono dei sensori
costituiti da una sottilissima griglia di filo metallico, generalmente costantana ( lega binaria
composta da 60% di rame e 40% di Nichel), che presenta a temperatura ambiente una resistività
di circa ∙ − Ωm, rigidamente applicate a un supporto plastico. Vengono utilizzati per
determinare le deformazioni di un corpo sottoposto a sollecitazioni meccaniche poiché, incollati
alla superficie del corpo che si vuole sperimentare, seguono le deformazioni della superficie stessa
Fig.4 “Primer e Resina adesiva utilizzate per la
prova sperimentale”
CAPITOLO I Introduzione al lavoro di tesi
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
generando variazioni della resistenza elettrica degli estensimetri. Tali variazioni vengono registrate
da un apposito strumento e attraverso ad esse si può risalire all’entità della deformazione che le
ha causate. Per le tre colonne a fasciatura discontinua
sono stati realizzati 40 estensimetri, applicati al centro
e in prossimità dello spigolo di ogni fascia su due facce
di ogni colonna, diametralmente opposti. Per le due
colonne a fasciatura continua, sono stati realizzati 20
estensimetri, applicati anche in questo caso sulle due
facce delle colonne e diametralmente opposti. Terminata la preparazione dei provini si è passati
alla sperimentazione: scopo della sperimentazione è stato quello di verificare, come già detto nel
precedente paragrafo, l’incremento delle caratteristiche di resistenza meccanica e duttilità
ottenuti dal confinamento dei campioni con la tecnica della fasciatura continua e discontinua con
GFR (Glass Fiber Reinforced Polymer). A tal fine sono state portate a rottura, per carico di
compressione centrata, 10 colonne e si è misurato attraverso estensimetri e trasduttori le
deformazioni delle strutture. Il carico è stato applicato mediante martinetto idraulico, attivato da
pompa ad azionamento manuale, con portata massima pari a 2000 KN. Una piastra metallica
dallo spessore di 25mm è stata impiegata per la ripartizione dei carichi. La fase di preparazione,
sperimentazione, di analisi e calibrazioni dei risultai ottenuti, verranno esposte
approfonditamente nei Capitoli III e IV del presente lavoro di tesi. La sperimentazione che ha
portato a redigere tale lavoro, è stata eseguita presso il LABORATORIO DI SCIENZA E TECNICA
DELLE COSTRUZIONI presso il DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA DELL’INNOVAZIONE, dell’ Università
del Salento.
Fig. 5 “Estensimetro”
CAPITOLO II Il confinamento
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
2. 1 Cause di dissesto: dissesti statici per schiacciamento
noto che un solido sottoposto alla compressione subisce una
contrazione nella direzione del carico ed una dilatazione nelle
dimensioni perpendicolari. Se la dilatazione trasversale supera la
capacità di resistenza e coesione del materiale , questo si spezza lungo
le superfici di frattura disposte nella direzione della forza. Tale dissesto
è noto come schiacciamento. Lo schiacciamento è il dissesto più pericoloso in quanto, se in vari
dissesti il sistema murario cede andando a ricercare nuovi stati di equilibrio che infine trova, pur
fessurandosi, e vi si adagia in quiete se le cause che hanno portato al dissesto non progrediscono
ulteriormente, nello schiacciamento ciò non si verifica poiché una volta insorte le cause di
dissesto, il sistema murario non riuscirà a trovare nuovi stati di equilibrio e il sistema volgerà verso
fasi sempre più precarie. In particolare nel caso dello schiacciamento, le cause di dissesto
provocano fratture che risolvono il sistema in elementi astiformi sempre più snelli e fragili e
facilmente cedevoli sotto carichi di punta.
Tale dissesto è tipico delle strutture murarie e consiste nel fatto che la sezione di una struttura
muraria verticale si trova ad essere sottoposta a carichi superiori alla sua resistenza, ciò può
avvenire :
ξ Perché la capacità portante della sezione è diminuita a causa del decadimento della qualità
della pietra o dell’elemento costruttivo , o della qualità della malta legante;
ξ Perché su una generica sezione, ben calcolata e quindi in equilibrio, vengono indotti carichi
che ne modificano la sezione fino a superare le qualità di resistenza della stessa;
E’
CAPITOLO II Il confinamento
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Prove sperimentali di compressione su colonne in muratura confinate con FRP
In genere lo schiacciamento interessa i pilastri in muratura o murature, ed è un fenomeno
assolutamente irreversibile che ha necessità di una diagnosi precoce; questo durante il suo
sviluppo presenta tre stadi:
Nel primo stadio si verifica il superamento della resistenza alla coesione dei giunti orizzontali della
malta, se quest’ultima dovesse essere meno resistente del materiale lapideo. I giunti sotto carico
si riducono nello spessore e l’intonaco, eventualmente presente, subisce un accorciamento
verticale che si manifesta prima con espulsioni di parti di tinteggiatura poi di intonaco vero e
proprio ed infine di croste superficiali di muratura.
Nel secondo stadio si verificano delle fessurazioni a rami corti alternati, ben distinti e visibili lungo
la direzione della forza che ha generato il dissesto. In questa situazione il paramento murario
all’interno si presenta già scollegato con una superficie di discontinuità sempre in direzione della
forza agente.
Il terzo stadio risulta essere il più pericoloso in quanto il quadro fessurativo del secondo stadio va a
unificarsi in fratture di notevole estensione che progressivamente si moltiplicano preludendo al
crollo del sistema murario e per questo non bisogna ritardare nell’adozione di provvedimenti.
Lo schiacciamento può essere prodotto da:
ξ Carichi localizzati
ξ Peso proprio
ξ Carichi di punta e pressoflessione
Per quanto riguarda i carichi localizzati, prendiamo in considerazione il comportamento di pilastri
e colonne in quanto interessano il lavoro di tesi, dando una panorami generale del tipo di dissesto
davanti a cui potremmo trovarci durante la sperimentazione.