PREFAZIONE
9
L’autorità preposta all’emissione dei principi contabili internazionali è
L’International Accounting Standards Board (IASB), organismo
istituito il 1° aprile 2001, il quale raccoglie l’eredità dell’International
Accounting Standards Committee (IASC).
Lo IASC fu costituito nel 1973 dall’International Federation of
Accountants (IFAC), l’organizzazione che rappresenta la professione
contabile internazionale, allo scopo di promuovere l’armonizzazione
delle regole per la redazione dei bilanci delle società. I principi
contabili emanati dallo Standard Setter internazionale sono gli
IAS/IFRS (International Accounting Standards/International
Financial Reporting Standards).
L’introduzione nel nostro ordinamento dei principi contabili
IAS/IFRS, a seguito della delibera dell’Unione Europea del 2002, è
stata definita una vera e propria “rivoluzione copernicana”
1
,
soprattutto per quanto concerne la finalità riconosciuta al bilancio.
Il bilancio, redatto in base alle disposizioni contenute nel codice civile
e integrate dai Principi Contabili del CNDC – CNR e dall’Organismo
Italiano di Contabilità (OIC), “deve rappresentare in modo veritiero e
corretto la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato
economico dell’esercizio, con lo scopo principale di fornire
un’informazione di tipo “garantista” ai terzi, siano essi soci o
finanziatori della società”
2
.
1
SACCON C., L’integrazione del quadro giuridico – contabile in Europa. Il Regolamento
comunitario per l’applicazione dei principi contabili internazionali (IAS/IFRS) nella redazione dei
bilanci, in Banche e banchieri, n. 5/2002.
2
FONDAZIONE LUCA PACIOLI (A CURA DI), L’armonizzazione contabile nell’Unione europea,
documento n. 13 del 22 maggio del 2002.
PREFAZIONE
10
Nel Framework dello IASB il bilancio è presentato come “lo
strumento attraverso il quale i destinatari assumono decisioni in
campo economico”
3
.
Appare, dunque, evidente la sottile differenza nell’impostazione di
fondo che assume l’informativa di bilancio nell’uno o nell’altro caso:
da un lato un approccio ispirato fondamentalmente al principio di
prudenza, che tende ad evidenziare il reddito distribuibile e il
patrimonio disponibile; dall’altro, una filosofia improntata alla
valutazione della performance conseguita dall’impresa, strumentale a
valutazioni di tipo economico.
All’adozione di tali nuovi principi contabili, ovviamente sono
associati dei vantaggi e degli svantaggi, ma un importante risultato è
stato ottenuto: si sono avvicinati i principi contabili europei e quelli
americani, ed è stato avviato un processo che porterà all’unificazione
degli US GAAP con gli IAS/IFRS. Un primo obiettivo è stato già
raggiunto con l’accettazione da parte della US SEC (United States
Securities and Exchange Commision), a partire dal marzo del 2008,
dei bilanci redatti in base agli IAS/IFRS da società non aventi sede
negli Stati Uniti, le cui azioni siano quotate al NYSE. In particolare, è
stato eliminato l’obbligo di includere, nel bilancio depositato, la
riconciliazione tra i dati economici e patrimoniali predisposti secondo
i principi contabili internazionali introdotti dal Paese di origine e
quelli predisposti secondo gli US GAAP (Form 20- F).
In un processo di globalizzazione della finanza e degli investimenti è
importante giungere a principi contabili uniformi che consentano di
avere un’omogenea rappresentazione delle realtà aziendali. E’ bene,
3
FONDAZIONE LUCA PACIOLI (A CURA DI), L’armonizzazione contabile nell’Unione europea,
documento n. 13 del 22 maggio del 2002.
PREFAZIONE
11
tuttavia, sottolineare che i principi contabili, per loro natura, sono
sempre in continua evoluzione, al fine di adattarsi ai continui
cambiamenti che avvengono nel contesto economico che essi cercano
di rappresentare.
Con riferimento alla tematica della Segment Information, il principio
contabile internazionale IFRS 8, Operating Segments, ha
recentemente sostituito lo IAS 14 (Revised 1997), Segment Reporting,
introducendo nel sistema contabile IAS/IFRS l’obbligo di fornire nel
bilancio un’informativa disaggregata predisposta con una logica
“manageriale”, come già obbligatorio negli Stati Uniti con lo SFAS
131, Disclosures About Segments of an Enterprise and Related
Information.
Il presente lavoro è finalizzato alla evidenziazione di un quadro
generale che sia in grado di mostrare quelli che sono gli aspetti
essenziali e le peculiarità connesse alla presentazione dei dati
disaggregati nei bilanci delle imprese.
In particolare, nel primo capitolo si evidenzia il ruolo del Segment
Reporting nell’ambito della comunicazione d’impresa, sia interna che
esterna, e in riferimento al processo di creazione del valore. A tale
scopo, si delineano le istanze informative e le aspettative dei vari
stakeholder che ruotano intorno all’impresa e che sono a vario titolo
interessati al divenire della gestione, non solo in relazione all’impresa
nel suo complesso ma anche e soprattutto ai diversi comparti in cui
questa è articolata ed opera: investitori ed analisti, pubbliche
amministrazioni, dipendenti, finanziatori, clienti e fornitori. Si
prosegue, poi, valutando la relazione esistente tra Segment Reporting e
i sistemi amministrativo e di controllo. In altri termini è possibile
affermare che, da un lato, il sistema amministrativo, tramite opportuni
PREFAZIONE
12
strumenti di rilevazione, sia in grado di fornire in modo tempestivo ed
affidabile le informazioni necessarie a comporre un esaustivo ed
attendibile Segment Reporting; dall’altro, che sia possibile integrare il
sistema di contabilità generale, sempre più spesso chiamato a fornire
un’idonea informativa agli stakeholder, e il sistema del controllo di
gestione, per sua natura orientato a supportare i decision making
interni. Infine, sempre nell’ambito del primo capitolo, si conduce
un’analisi dettagliata dei vantaggi e dei rischi che la predisposizione e
divulgazione delle Segmental Disclosure può comportare nella
prospettiva dell’impresa diversificata.
Nel secondo capitolo, dopo aver illustrato i principali approcci alla
identificazione dei settori/segmenti aziendali (Risk return approach,
Management approach with risk and rewards safety net, Management
approach), si effettua una disamina del Segment Reporting
nell’ambito dei principi contabili statunitensi (Statement of Financial
Accounting Standard N. 131) e inglesi (Statement of Standard
Accounting Practice N. 25), e si delineano i principali aspetti contabili
connessi alla predisposizione di informazioni settoriali secondo il
principio contabile internazionale IAS 14 (Revised 1997), sostituito
dall’IFRS 8 a partire dal 1° gennaio del 2009.
Il terzo capitolo è finalizzato a porre in luce lo scarso rilievo che
assume il Segment Reporting nel sistema contabile nazionale. In
particolare, l’obiettivo è quello di evidenziare le limitate disposizioni
civilistiche vigenti nel contesto nazionale relativamente alla
predisposizione e diffusione di informazioni disaggregate: punti 6) e
10) dell’articolo 2427 del c.c. relativamente alla nota integrativa,
articolo 2428 del c.c., comma 1, per quanto riguarda la Relazione sulla
gestione. Si rileva tuttavia, come, anche prima del recepimento dei
PREFAZIONE
13
principi contabili internazionali a seguito del Regolamento 1606/2002
e, dunque, dell’adozione dello IAS 14, di fronte all’importanza di
un’informativa per segmenti operativi omogenea e dettagliata, fosse
intervenuta la CONSOB con la Comunicazione n. DAC/98084143 del
27 Ottobre del 1998. Tale documento, applicabile a tutte le società con
titoli quotati nei mercati regolamentati, incrementava in modo
notevole la richiesta di informazioni settoriali rispetto a quanto
previsto dalla normativa civilistica rinviando, per la relativa
elaborazione, a quanto disposto nel principio contabile internazionale
IAS 14 (Revised 1997).
Nel quarto ed ultimo capitolo si delinea in dettaglio il processo di
convergenza tra IASB e FASB. In particolare, si riflette sul contributo
apportato dal c.d. Norwalk Agreement in relazione alla realizzazione
di un vero e proprio “confronto” sulla problematica dell’informativa
settoriale: il nuovo standard internazionale IFRS 8 “Operating
Segments” è il risultato del suddetto convergence project e,
sostanzialmente, riflette il contenuto dello statunitense SFAS 131.
L’analisi del nuovo principio contabile internazionale è realizzata
anche mediante la presentazione di un esempio volto ad evidenziare i
seguenti aspetti:
identificazione dei settori operativi (operating segment);
individuazione dei settori oggetto di informativa (reportable
segment);
presentazione delle informazioni in relazione a ciascun
reportable segment individuato;
presentazione delle informazioni a livello di impresa “entity-
wide disclosures”.
PREFAZIONE
14
A conclusione del lavoro, si conducono alcune riflessioni su quelli che
sono i potenziali effetti connessi all’adozione del nuovo standard
internazionale nella prospettiva delle imprese adottanti.
CAPITOLO PRIMO
IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE
INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
Capitolo 1 – IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
16
1. INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE AZIENDALE:
CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
Il continuo interagire dell’impresa con il suo ambiente
4
comporta che
la stessa debba acquisire e fornire adeguate informazioni alle altre
unità inserite nel medesimo tessuto economico; pertanto è limitativo
asserire che le relazioni impresa- mercato si estrinsechino in inflow e
outflow di natura economica e finanziaria.
Un’impresa ha necessità, da un lato, di trarre dall’ambiente
informazioni che le consentano di identificare la congiuntura
economica in cui essa opera, dall’altro, di riversare sullo stesso
informazioni circa il suo operato e la sua condizione, ovvero il suo
“modo di essere”, con l’obiettivo di ottenere i consensi necessari al
suo proseguimento. Quindi, per un organismo produttivo è essenziale
conoscere i continui cambiamenti dell’ambiente e, in considerazione
di essi, prendere le decisioni inerenti la sua gestione e, infine,
trasmettere ai terzi le risultanze della medesima
5
.
Nel concreto si può affermare che l’attività comunicazionale
accompagna l’intera vita di un’azienda
6
, dalla fase istituzionale a
quella di liquidazione
7
.
4
Per ambiente si intende lo spazio fisico, i mercati nei quali l’azienda concorre, gli individui che
deve soddisfare, l’innovazione tecnologica che comporta, l’innovazione finanziaria dovuta alla
necessità di finanziare la prima, le leggi vigenti nello Stato e nelle comunità internazionali.
PAOLONE G., Il bilancio di esercizio, Torino, Giappichelli, 2004.
5
PARIS A., Comunicazione d’impresa e report di segmenti operativi, Padova, Cedam, 1999.
6
GIANNESSI E. definisce l’azienda come “unità elementare dell’ordine economico generale, dotata
di vita propria e riflessa, costituita da un insieme di operazioni, promanante dalla combinazione
di particolari fattori e dalla composizione di forze interne ed esterne, nel quale i fenomeni della
produzione, della distribuzione e del consumo vengono predisposti per il conseguimento di un
determinato equilibrio economico, a valere nel tempo, suscettibile di offrire una remunerazione
adeguata ai fattori utilizzati e un compenso, proporzionale ai risultati raggiunti, al soggetto
economico per conto del quale l’attività si svolge”. GIANNESSI E., Le aziende di produzione
originaria, vol. I, Le aziende agricole, Pisa, Cursi, 1960.
Capitolo 1 – IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
17
E’ anche vero che l’attività di comunicazione non si sviluppa solo nei
confronti dell’esterno
8
. Il sistema informativo viene progettato e
gestito per fornire un supporto articolato, razionale e tempestivo al
processo decisionale all’interno di un’impresa. Pertanto, in sede di
definizione dei flussi informativi interni un ruolo fondamentale è
assunto dalla struttura organizzativa dell’impresa.
In altri termini, la comunicazione è alla base sia delle relazioni
impresa- ambiente sia di quelle interne all’impresa stessa
9
; sussiste,
dunque, sia una comunicazione esterna che una comunicazione interna
d’impresa, nonché una interrelazione tra le due. Le informazioni che
un’impresa fornisce all’ambiente in cui è inserita ed opera, devono
nascere dal suo sistema di comunicazione interna: solo se sussiste una
stretta connessione tra flussi interni ed esterni di informazioni,
un’unità produttiva può comunicare il suo vero “modo di essere”,
ovvero diffondere nell’ambiente socio- economico i connotati che la
contraddistinguono.
E’ opportuno, tuttavia, sottolineare che non sempre risulta conveniente
comunicare all’esterno tutti i flussi informativi interni; questo per
evitare di mettere a disposizione della concorrenza, dei clienti, dei
7
La comunicazione consiste in un trasferimento di informazioni codificate, cioè di segni che
esprimono o rappresentano stabilmente un dato oggetto fisico o mentale in base a certe regole, da
un soggetto ad un altro, mediante processi bilaterali di emissione, trasmissione, ricezione,
interpretazione; ma anche una relazione sociale per mezzo della quale due o più soggetti giungono
a condividere particolari valori. CATTURI G., I contenuti culturali ed etici del bilancio di esercizio,
in Scritti di economia aziendale in memoria di Raffaele D’Oriano, Cedam, Padova, 1997, pag.
220.
8
Ogni situazione comunicativa, d’altra parte, è caratterizzata da un emittente (o fonte del
messaggio), dal suo ricevente (o destinatario), dal codice mediante il quale è codificato e
decodificato il messaggio rispettivamente dall’emittente o dal ricevente, dal canale, dal contesto e
dal contatto tra emittente e ricevente. CATTURI G., Comunicazione ed informazione aziendale:
riflessioni, in Quaderni di strategia e politica aziendale, Università della Tuscia, Viterbo, 1995,
pag. 11.
9
Le imprese possono essere concepite come degli organismi autonomi interagenti con soggetti ad
essa interni o esterni allo scopo di costruire relazioni strumentali alla propria sopravvivenza,
rinnovamento e/o crescita. Per instaurare tali relazioni è essenziale che le imprese siano in grado di
creare flussi di comunicazione bilaterali, mediante degli appositi canali. CODA V. (1990).
Capitolo 1 – IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
18
finanziatori, ecc. informazioni “preziose”, ma anche perché non
sempre maggiore informazione è sinonimo di migliore
comunicazione.
Se poi si considera che l’attività comunicazionale concorre in maniera
notevole a costruire l’immagine di un’impresa e quindi a porla, in
termini positivi o negativi, nel contesto ambientale, risulta ancora più
evidente il rilievo della quantità e della qualità del flusso di
informazioni rivolte all’ambiente.
Ebbene, la comunicazione aziendale è sia di tipo quantitativo che
qualitativo, anche se quella quantitativa- monetaria rappresenta
sempre l’informazione di base. Il dato contabile “resta il più affidabile
fra quelli disponibili, poiché rappresenta, se sufficientemente spiegato
e supportato da informazioni di tipo gestionale e qualitativo, la sintesi
delle vicende che legano qualunque unità aziendale con l’ambiente in
cui è inserita ed opera”
10
.
In tale contesto, dunque, il bilancio di esercizio si pone come un
insostituibile strumento di comunicazione d’impresa. Esso è, dunque,
il documento principale con il quale le aziende comunicano all’esterno
delle proprie strutture
11
. Va rilevato, tuttavia, che non sempre il
bilancio è in grado di soddisfare le attese conoscitive degli
interlocutori aziendali, le quali sempre più spesso richiedono un
ampliamento delle informazioni fornite, e una maggiore specificità e
frequenza delle stesse
12
.
L’impresa è chiamata a comunicare informazioni, oltre che inerenti la
struttura quali- quantitativa del capitale di funzionamento al termine di
10
CATTURI G., I contenuti culturali ed etici del bilancio di esercizio, cit. pag. 219.
11
La dottrina è pressoché unanime nel riconoscere al bilancio un ruolo primario nella
comunicazione aziendale con l’esterno. TERZANI (2002), BANDETTINI (2004).
12
PARIS A., Comunicazione d’impresa e report di segmenti operativi, Padova, Cedam, 1999.
Capitolo 1 – IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
19
un esercizio e l’entità del correlato risultato economico, anche che
prendano in considerazione i vari aspetti dell’attività aziendale, non
solo quello economico, e gli interessi di tutti gli stakeholder
13
.
Non solo. La complessità aziendale e l’accentuarsi delle relazioni
impresa- ambiente impongono un livello di informazione più analitico
in modo da fornire all’esterno, oltre che all’interno del sistema
aziendale, degli elementi conoscitivi che siano riferiti sì all’unità
produttiva nel suo insieme, ma anche alle singole aree che
caratterizzano la sua gestione.
Ancora. La dinamicità e la mutevolezza dell’ambiente e degli
organismi aziendali richiedono che le varie informazioni siano
trasmesse con frequenza e, in ogni caso, secondo cadenze temporali
più ristrette di quelle annue e con tempestività.
Viene in luce, di conseguenza, che il bilancio di esercizio, da solo, non
è in grado di appagare le esigenze di informazioni sempre più
specifiche e frequenti, nonché riguardanti i vari aspetti della dinamica
gestionale. Con questo non si vuole affermare che il bilancio sia uno
strumento informativo superato, ma solo che la comunicazione esterna
debba essere affidata non solo a tale documento ma anche ad altri
rapporti, schemi e relazioni che consentano di illustrare la
scomposizione degli opportuni elementi reddituali e componenti
patrimoniali, presenti rispettivamente nel conto economico e nello
13
Il termine “stakeholders” viene tradotto con l’espressione “interlocutori aziendali” ed identifica i
soci, i dipendenti, i componenti del collegio sindacale, la società incaricata alla revisione, gli
istituti di credito, i finanziatori, i risparmiatori, i collaboratori di vario livello, i fornitori, i clienti,
le organizzazioni sindacali, l’amministrazione finanziaria, i consumatori, i concorrenti, le
associazioni di categoria, gli studiosi e i ricercatori scientifici, i pubblici poteri. Cfr. G. AIROLDI,
G. BRUNETTI, V. CODA, Lezioni economia aziendale, Il Mulino, Bologna, 1989.
Capitolo 1 – IL SEGMENT REPORTING NELLA COMUNICAZIONE INTERNA ED ESTERNA D’IMPRESA
20
Stato patrimoniale, in relazione alle varie linee di attività ed ai vari
ambiti geografici di un’impresa
14
.
La comunicazione esterna d’impresa non si esaurisce, quindi, nel
bilancio di esercizio annuale ma richiede di stilare altri rendiconti, per
i quali spesso non sussiste un obbligo giuridico di presentazione
15
.
Più in generale è possibile distinguere tra:
una comunicazione esterna obbligatoria, la quale si rispecchia
nel bilancio di esercizio e negli altri documenti richiesti
direttamente o indirettamente dal legislatore;
una comunicazione esterna facoltativa, il cui contenuto dipende
essenzialmente dagli orizzonti culturali di ciascun organismo
aziendale
16
.
La comunicazione esterna obbligatoria è costituita da tutti i documenti
richiesti dal legislatore o da quegli organismi (Banca d’Italia, Consob,
o Isvap) che, su autorizzazione del legislatore stesso, devono acquisire
da specifiche categorie di unità economiche, la documentazione
necessaria per realizzare le loro funzioni istituzionali.
L’area della comunicazione esterna facoltativa, al contrario, è
indefinita poiché, in linea di principio, la sua dilatazione non trova
limiti. In generale, si ritiene che tutti quei documenti la cui redazione
dipenda dalla sensibilità, dalla cultura e dal “modo di essere” dei
massimi organi decisori di una unità aziendale, rientrino nell’ambito
della comunicazione esterna facoltativa.
14
PARIS A., Comunicazione d’impresa e report di segmenti operativi, Padova, Cedam, 1999.
15
PARIS A., Comunicazione d’impresa e report di segmenti operativi, Padova, Cedam, 1999.
16
CATTURI G., Cultura aziendale e strumenti per il controllo della gestione: il caso Italia, in “1°
Seminario di storia della ragioneria, Siena, 1996, pagg. 8- 9.