Capitolo I
Agostino d’ Ippona e le Confessiones: genesi ed analisi di una “storia di un’anima”.
§ 1.1 “[…] Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.”1.
Agostino inizia a scrivere le Confessiones intorno al 400 d. C. circa, in un momento
particolare del suo cammino terreno. Giunto ad un’età, circa cinquant’anni, in cui, spesso, ci
si guarda indietro per fare un’ analisi del proprio vissuto, in cui certe domande si presentano
sempre più assiduamente e trovare un senso alla vita passata diventa l’ esigenza fondamentale
della vita stessa, sente il desiderio di fare una profonda introspezione, un’ autoanalisi, alla
ricerca delle basi dell’esistenza e della fede2. Agostino, uomo ricco di contraddizione interne,
spirito ribelle, e con un “faustiano desiderio di conoscere tutto e provare”3, non ha ancora
fatto pace con se stesso, non ha ancora limato gli spigoli del suo carattere incostante ed
irrequieto, e non ha ancora trovato quella saldezza spirituale che credeva ormai certa dopo il
battesimo. Inoltre, si trova a doversi adattare ad una nuova esperienza, quella di vescovo e
pastore di popoli, che lo porta ad impegnarsi spesso in questioni roventi, come quelle delle
eresie. La ricerca di verità assolute per confutare tali dottrine induce Agostino a profonde
riflessioni sui dettami della religione cattolica, intaccando alcune tra le certezze della sua fede.
Inoltre, la tristezza dei tempi in cui l’ autore vive, contrassegnati da saccheggi ed invasioni e
dal disgregarsi dell’Impero, gli dà un senso di disequilibrio e precarietà. Per tutti questi
motivi, decide di scrivere un’ autobiografia, di ripercorrere passo per passo quella crisi che lo
ha portato ad abbracciare la fede cristiana, quei percorsi tortuosi interiori che lo hanno piano
piano indirizzato alla “ricerca di un assoluto, che (diventa n. d. R.) ben presto (ricerca di n.
d. R.) una Persona.”4. Agostino desidera costruire, assieme alla sua autobiografia, un’ opera
che solidifichi anche la sua fede, che faccia chiarezza su quei dubbi lancinanti che
l’accompagnano, diversamente da quanto si possa pensare, per tutta la sua esistenza5. Questi
conflitti esistenziali derivano da una sorta di doppia personalità/volontà nell’anima di
Agostino: una, come si è visto, curiosa, amante delle gioie della vita, razionale, entusiasta e
libera; l’ altra rigida, autoritaria, spirituale e colpevolizzante. “[..]Lo spirito lotta con la
carne, i desideri sono incompatibili, impulsi ostinati interrompono i piani più accuratamente
deliberati, la vita è un lungo dramma di pentimenti e tentativi di riparazione”6. Per tutta la sua
esistenza, Agostino cerca di far prevalere quest’ultimo lato del suo carattere7, ma, come
magistralmente si svela nella lettura delle Confessiones 8, “[…] questa parte ribelle, che
1
Paolo, Lettera ai Romani, 7,19. Si veda nota 8.
2
L’occasione concreta che lo indirizza alla stesura del testo pare essere la richiesta di un suo discepolo di
narrargli le vicende di Alipio, il compagno di Agostino durante tutto il suo percorso spirituale. Si veda O’Meara,
La jeunesse de Saint Augustin: introduction aux Confession de Augustin , Fribourg (Suisse), Paris, Èditions
Universitaires de Fribourg, 1988, pag. 4 e ss.
3
Fontaine, Agostino di Tagaste, vescovo d’ Ippona, in La letteratura latina cristiana, Bologna, Il Mulino, 2000,
pag. 101.
4
Fontaine, op. cit. , pag. 101.
5
Si vedrà come anche il Robinson maturo che scrive il suo racconto autobiografico sia un uomo che ancora non
è riuscito ad abbandonare le proprie inclinazioni per dedicarsi interamente e completamente alla religione
protestante e come anch’egli sia pieno di contraddizioni ed incongruenze. Quest’ultime hanno portato, come
vedremo, una certa critica a giudicare apparente e utilitaristica la conversione di Robinson. Per approfondimenti
si vedano le conclusioni di questa tesi.
6
W. James, The varieties of religious Experience, London, 1985, pag. 169 cit. da De Monticelli, in Agostino
Aurelio, Confessioni, Milano, Garzanti, 1990, pag. IX.
7
“[…] Non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.” è una famosa frase dell’ Epistola di Paolo ai
Romani che illumina tutto il senso verso cui Agostino indirizza le proprie energie vitali. Si veda De Monticelli,
Confessioni , Milano, Garzanti, 1990, pag. IX.
8
“[…] ma volere con forza e integralmente, non coi rigiri e le impennate di una volontà mezzo acciaccata dalla
lotta, una volontà che si rialza da una parte per crollare dall’altra.”, Agostino, op. cit. , Libro VIII, 8.19. Per il
testo in latino e la traduzione in italiano del testo di Agostino sono state utilizzate le edizioni a cura di De
6
riappare da ogni lato anche se viene umiliata, soffocata, (è n. d. R.) ciò che scardina la
costruzione dell’autoritratto agiografico che il santo avrebbe desiderato realizzare. […] Le
Confessioni sono il racconto di questo Io diviso: di questa lacerazione dolorosa che non
riesce a ricomporsi e che lascia l’ uomo prostrato ed umiliato.”9. È importante, quindi, tener
presente lo stato d’ animo dell’Agostino che scrive quest’opera, i desideri e le divisioni
interiori che l’ hanno generata, le contraddizioni, i conflitti, le incongruenze ed i contrasti che
vi sono alla base. Questa “dialettica dell’anima fra i legami del cuore e i giudizi della
ragione”10 rende quest’opera unica, straordinariamente semplice, umana e
contemporaneamente sublime e divina, anche grazie al colloquio costante con la divinità11 ed
all’uso magistrale della lingua latina, che Agostino riesce a modellare verso questa
introspezione; opera che costituisce l’ inizio e il modello del genere letterario
dell’autobiografia, intesa in senso moderno12. Agostino presenta, quindi, “il bilancio della
sua vita passata […] (che n. d. R.) diventa un programma della sua vita futura”13.
§ 1.2. “Ho promesso la storia della mia anima, e per scriverla […] è sufficiente […]
che io penetri nel mio intimo.”14
La storia del percorso interiore di Agostino si articola in tredici libri: nei primi,
Agostino ripercorre cronologicamente le vicende che lo hanno portato alla conversione e al
vescovato, negli ultimi fa un’ esegesi biblica, per dimostrare che l’ azione provvidenziale di
Dio e l’ attività della Grazia non solo si ritrovano nella storia di un semplice peccatore, ma in
tutta la storia umana, a partire dalla creazione15. L’esperienza personale acquista, così, una
dimensione cosmica16.
Si parlava di cronaca di avvenimenti: occorre sottolineare che in questo testo la storicità
e la fedele attinenza degli episodi alla realtà storica non sono verificabili. Questo libro non è
un’autobiografia nel pieno senso del termine, né il racconto limpido degli avvenimenti di una
vita, bensì la storia di un’ anima ed è raccontato come se l’ anima stessa, con i suoi ricordi, le
sue emozioni, lo dettasse alla mano. È abbastanza inutile e superficiale cercare, quindi, un’
Monticelli, op. cit. e Confessioni, Milano, Fondazione Lorenzo Valla Arnoldo Mondadori Editore, 1992. Quest’
ultima è quella a cui l’autore di questa tesi ha fatto maggior riferimento; tuttavia, le citazioni sono tratte dall’
edizione a cura di De Monticelli , poiché l’autore vi aveva già lavorato in precedenti elaborati su Agostino.
9
Troncarelli, Il ricordo della sofferenza: le Confessioni di Sant' Agostino e la psicoanalisi, Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, 1993, pag. 34.
10
Fontaine, op. cit. , pag. 97.
11
L’opera è costituita da un dialogo continuo dell’autore con Dio, il quale, paradossalmente, diventa il vero
protagonista dell’autobiografia, che si propone, così, non come apologia di se stessi e delle proprie azioni, come
accade in Rosseau, ma “come lode di un Altro”. Si veda Pizzolato in Il primo libro delle Confessiones di
Agostino: ai primordi della “confessio”, in AA. VV., Le Confessioni di Agostino d’Ippona. Libri I-II , Palermo,
Edizioni Augustinus, 1984, pag. 11.
12
Si veda Corsini in, Autobiografia e storia della salvezza: le Confessioni, in AA.VV. Storia della civiltà
letteraria latina e greca, Volume III: Dall’età degli Antonini alla fine del mondo antico, Torino, Utet, 1988, pag.
699. La nascita dell’autobiografia moderna si deve ad Agostino e all’importanza data all’individuo ed al
realismo dalla spiritualità cristiana nella cultura tardo-antica. I Greci, infatti, non erano molto interessati
all’evoluzione spirituale ed intellettuale dell’uomo, ma preferivano considerarlo nel punto più pieno del suo
sviluppo, nella sua ακμή. I Romani, seppur più interessati all’elemento individualistico e realistico nelle opere
letterarie, si esprimevano attraverso uno stile impersonale e protocollare, canonizzato nelle biografie ufficiali e
nei commentari. Se si escludono alcune opere, come le lettere di Cicerone o il Τά έισ εαυτόν di Marco Aurelio,
nella maggior parte delle opere latine si affacciano sporadicamente elementi autobiografici in senso moderno ed
introspettivi. Si vedano Auerbach, Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale. Tomo Primo, Torino,
Einaudi, 1956 e Garbarino, Letteratura latina: Excursus sui generi letterari, Torino, Paravia, 1992.
13
Mohrmann in Agostino, Confessioni, Milano, Bur, 1989, pag. 18.
14
Rosseau, Confessioni, Parte Seconda, , Milano, Bur, 2000, pag. 312.
15
Sono molte le critiche le polemiche riguardo agli ultimi libri del testo agostiniano, in particolare quelle di
Courcelle in Recherches sur les Confessions de Saint Augustin, Paris, Éditions E. De Boccard, 1968. Per un
resoconto di tutte queste teorie, si veda Mohrmann in op. cit. .
16
Si veda Chadwick, Agostino, Torino, Einaudi, 1989, pag. 68.
7
attinenza precisa dei fatti raccontati a ciò che accadde veramente: sappiamo, infatti, per
esperienza personale, che la memoria e la sensibilità dell’animo umano trasforma i ricordi,
dilata gli spazi temporali, accentua i caratteri straordinari degli avvenimenti, alcuni trattati
sommariamente, altri, seppur storicamente meno importanti, approfonditi con una ricca
descrizione.17 Si tratta, quindi, di “une interprétation de la réalité historique”18. Le
Confessiones, tuttavia, sono un vero documento storico, in cui Agostino confessa i propri
peccati, loda Dio e ricerca, ripercorrendo la propria vita, i segni invisibili della Grazia, fin
dagli albori della sua esistenza, dove i fatti sono raccontati secondo dei procedimenti interiori
di autoanalisi, di meditazione, che forniscono un ulteriore motivo di lode a Dio e dei mezzi
con cui fa agire la sua volontà sugli uomini19. L’ originalità dell’opera agostiniana consiste
non solo “[…] nell’inedita capacità d’ introspezione psicologica che l’ ha portato a rivelare
plaghe inesplorate dell’animo umano ma anche nella raffinata perizia con cui egli ha saputo
mescolare generi letterari diversi, come il racconto, l’ esegesi, la meditazione filosofica per
dar vita a un genere letterario assolutamente nuovo.”20.
§ 1.2.1 “[…] ed inquieto è il nostro cuore fin quando non trovi pace in te.”21
Nel primo libro delle Confessiones, Agostino parla della propria infanzia, non prima,
però, di aver introdotto quello che è l’argomento principale dell’opera: la lode a Dio. L’
opera, infatti, si apre con il più famoso salmo di ringraziamento, il Salmo 144, “Grande è il
Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare.”22, a proposito del quale,
Agostino dice: “Non pensate di stancarvi di questa lode. La lode diverrà il vostro cibo.
Lodando acquisterete nuove forze e colui che voi lodate diverrà più dolce” 23. Agostino
sceglie il migliore tra i passi biblici che possa spiegare la sua opera, in cui la confessione dei
peccati e di lode 24 si mescolano in un unicum straordinario per lingua 25 e forma. Occorre
lodare Dio, quindi, sempre e comunque: da Dio viene la forza per confessare le proprie colpe,
da Dio viene la forza per guardarsi indietro e avanti; la stessa capacità di scrivere è un dono di
Dio. Dio è ovunque e riempie tutto con la sua Grazia26: “Perché da te vengono tutti i beni,
Dio, dal mio Dio mi viene tutta intera la salute.”27. Proseguendo con la lode di Dio e di tutti i
suoi doni, fra cui, quello più incredibile è quello della vita stessa ed i suoi misteri per cui si
nasce e cresce, Agostino inizia a raccontare la propria, fin dai suoi albori28. Egli nasce, cresce,
prende il latte, sorride, piange, cerca il modo di comunicare i propri desideri: non ricorda tutto
17
La polemica sulla veridicità dei fatti narrati e la loro attinenza alla storia reale è una costante nei commenti alle
autobiografie: anche Jean Jacques Rosseau e Le Confessioni furono ampiamente discusse riguardo a questo
motivo, osservando che molti episodi della sua vita erano stati trasformati e stravolti dalla fantasia e dal ricordo
dell’ autore. Si veda a proposito Courcelle, op. cit. , per quanto riguarda Agostino e Lejeunne, Il patto
autobiografico, Bologna, Il Mulino, 1986 per quanto riguarda Rosseau.
18
Courcelle, op. cit. , pag. 29.
19
Per questa parte si confronti Mohrmann in op. cit.
20
Si veda Corsini in , Autobiografia e storia della salvezza: le Confessioni, in AA.VV. Storia della civiltà
letteraria latina e greca, Volume III: Dall’età degli Antonini alla fine del mondo antico, Torino, Utet, 1988, pag.
700.
21
t. d. R. Si veda nota 38.
22
Salmo 144, 3.
23
Citazione da De Monticelli, op. cit. , pag. 595.
24
Il termine confessio acquista in quest’opera tre significati: il primo è confessio laudis, confessione di lode;
confessio peccati, confessione dei peccati e confessio fidei, confessione di fede. Questa triplice confessione, che
attinge materiale dall’ indagine psicologica ed esistenziale della propria vita, è l’essenza stessa dell’opera di
Agostino. Si veda in proposito Mohrmann, op. cit. pag. 18.
25
Per uno studio della lingua di Agostino, in particolare per la trama di citazioni bibliche di cui è intessuto, si
vedano Mohrmann, Considerazioni sulle Confessioni di Sant’Agostino”, in Études sur le latin des Chrétiens.
Tome II: Latin Chrétien et Médieéval, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1961, pp. 277/323 e Knauer,
Psalmenizitate Augustins Konfessionem, Göttingern, 1955.
26
“Pure ciascuna cosa che riempi, la riempi di tutto te stesso”, Agostino, op. cit. , Libro I, 3.3.
27
Agostino, op. cit. , Libro I, 4.4.
8
questo, ma suppone sia così, come gli hanno raccontato e come ha visto fare di persona ai
bambini piccoli. Anche se non ricorda, non può lasciare, infatti, fuori i primordia:
significherebbe asserire che c’è un tempo della vita dell’uomo lontano dalla misericordia di
Dio. Nessun tempo della vita può essere tralasciato, perché anche i fatti che a noi sembrano
insignificanti29 fanno parte del progetto di Dio.
Uno dei momenti che più ha importanza nella vita di un futuro uomo è quello trascorso
a scuola, ma, per il piccolo Agostino, l’ apprendimento della cultura e della disciplina passa
attraverso le punizioni corporali dei maestri e dei genitori30. Fin dall’inizio, però, egli mostra
il suo carattere ribelle e la tendenza a fare il contrario di ciò che gli viene imposto31.
Una terribile occlusione di stomaco affligge Agostino in quegli anni: quando questa lo
porta quasi in fin di vita, si decide in famiglia che gli sia imposto il battesimo cristiano, per
non farlo morire nel peccato. Nella famiglia è la madre Monica quella credente; è lei che, fin
dai primi giorni di vita di Agostino, desidera che diventi cristiano e prega assiduamente
perché ciò accada. Il padre, Patrizio, un uomo aperto, estroverso, di buona compagnia, civis
romanus, non crede e la forte personalità della moglie non riuscirà mai, come invece accadrà
nel figlio, a farlo avvicinare alla religione cristiana. Il battesimo, comunque, viene differito.
Agostino guarisce; cresce e si appassiona alle materie letterarie, in particolare a Virgilio e al
teatro, dal quale rimarrà sempre affascinato32, detesta la grammatica, in particolare quella
greca, si fa spazio in quell’ mbiente di futuri retori, di invidie e vanità, e vi si trova
perfettamente a suo agio.
In questo primo libro si possono già riscontrare alcuni tra i temi principali e portanti del
testo agostiniano. In primis, fin dalle prime battute, Agostino indirizza il discorso
sull’inquietudo33, uno dei principali e più originali aspetti di tutta l’ opera. L’uomo è sempre
morso da questa ansia34 durante la sua esistenza, sente come un pungolo a cercare, indagare,
scoprire; percepisce una qualche forza misteriosa che lo spinge ad allontanarsi dalle proprie
terre35 in cerca di qualcosa, qualcosa che, tuttavia, non si riesce mai a trovare, restando con
questo profondo senso di disagio esistenziale36. L’ irrequietezza è una delle caratteristiche del
carattere di Agostino: il non riuscire a placarsi, ad accontentarsi di niente è uno dei motivi che
lo porta spesso ad entrare in crisi con se stesso. Facendo suo uno dei temi principali della
dottrina di Plotino37, da cui Agostino è molto influenzato, giunge alla conclusione che l’
anima sia senza pace perché lontana dalla propria casa, che altro non è che il regno dei cieli e
che essa non trovi pace finché non vi ritorni:
28
La trattazione dell’infanzia non era sconosciuta alle biografie del passato: tuttavia, in Agostino assume un
senso nuovo, a dimostrazione del sostegno totale e globale che Dio offre alla vita dell’uomo nel suo insieme.
29
Agostino muove, come detto, dal tentativo di leggere tutta l’esistenza, età dopo età, fatto dopo fatto, per
riscontrarvi l’intervento divino e la possibilità, nonostante i peccati - che non mancano neanche in quell’età
definita “dell’innocenza”, in cui, invece, Agostino rintraccia il male - di un riscatto dall’oblio del peccato.
30
Agostino vela, nel racconto delle punizioni corporali a cui venivano sottoposti gli alunni, una sottile polemica
pedagogica: pur ammettendo l’esistenza del peccato nella disobbedienza ed affermando il valore della disciplina,
vuol forse dimostrare che le punizioni corporali traumatizzano i fanciulli e fanno ottenere un risultato opposto a
quello ottenibile con la dolcezza.
31
“[…] Peccavo perché facevo il contrario di quello che i genitori e i maestri mi imponevano.”, Agostino, op.
cit. , Libro I, 10.16
32
Agostino rinnegherà la sua passione, condannando il teatro come primo fra i colpevoli della corruzione dei
costumi ed istigatore al peccato. Nell’apologia cristiana la condanna agli spettacoli artistici è tipica, in quanto si
riteneva, a causa della sua origine sacrale pagana, che fosse un’ istituzione demoniaca. Si veda De Monticelli,
op. cit. , pag. 607.
33
Per un’ analisi dell’ inquietudo, si veda il paragrafo 3.3.1.
34
L’inquietudine dell’uomo era già stata analizzata nell’età classica: si veda il De rerum natura di Lucrezio, in
cui si parla di tedium.
35
Su questo tema, si veda anche il paragrafo 3.3.1.
36
La pace si troverà solo quando ci si riunirà a Dio nel giorno del sabato eterno. Si veda pag. 64 e ss.
37
Nelle Enneadi di Plotino si parla di una lontananza dell’anima dalla sua Origine, per diminuire la quale non
servono né navi né cavalli.
9
“[…] perché te ci hai fatto ed il nostro cuore è inquieto finché in te non trovi pace.” 38
“[…] quia fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te ” 39.
La sua innata inquietudine è uno degli aspetti più drammatici dell’uomo: la ricerca della
felicità è assidua e costante, ma perennemente frustrata, in quanto ci si rivolge sempre dove
essa non può trovarsi, cioè in terra. La disperazione dell’uomo aumenta non solo per la
consapevolezza delle proprie delusioni “ma anche del fatto di esserne l’ unica vera causa”.40
Il primo contatto con gli altri e con il mondo circostante si ha a scuola, ed è proprio lì
che il piccolo Agostino inizia a rendersi conto dell’ambiente in cui vive ed è chiamato ad
operare. Tra gli alunni c’è invidia e vanità, cattiveria e presunzione, ma è proprio così che i
maestri insegnano loro ad essere, per essere degni cittadini di un mondo spietato:
“[…] quando ancora bambino mi proponevano come ideale di vita l’obbedienza a
quelli che volevano fare di me un uomo di successo e un vincitore nelle arti della chiacchiera,
che servono a procacciare prestigio e false ricchezze.”
“ […] quandoquidem recte mihi vivere id proponebatur, obtemperare monentibus, ut in
hoc speculo florentem et excellerem linguosis artibus ad honorem hominum et falsa divitias
famulantibus.”41.
Il successo muove il mondo, ed è il traguardo più importante; per questo i bambini
vengono mandati in rigide scuole, in cui neanche le prime amicizie sono prive di invidie e
falsità; per questo i genitori non esitano anche ad indebitarsi per mandare il figli nelle
migliori scuole di retorica42:
“Loro infatti non vedevano altro fine agli studi cui mi costringevano che quello di
saziare un insaziabile desiderio di miserabili ricchezze e d’ ingloriosa fama.”
“Illi enim non intuebantur, quo referrem quod me discere cogebant praeterquam ad
satiandas instatiabililes cupiditates copiosae inopiae et ignominiosae gloriae.”43;
“Sì, l’amicizia di questo mondo è un modo di prostituirsi via da te, e <<bravo! bravo!
>> lo si dice perché l’uomo si vergogni se non lo fa.”
“Amicitia enim mundi huius fornicatio est abs te et <<Eùge, euge>> dicitur, ut pudeat,
si non ita homo sit.”44 ;
“E io bambino me ne stavo infelice sulla soglia di quella vita, ed era degna palestra di
quel genere di competizioni la scuola, dove più ansiosamente mi guardavo dai barbarismi
che dall’invidia di quelli che non ne commettevano, se capitava a me. E per questo, Dio mio,
lo dico e lo confesso a te, ero apprezzato da quelle persone la cui approvazione allora
costituiva tutto l’onore della mia vita. Non la vedevo la voragine di bruttura in cui mi ero
sprofondato lontano da tuoi occhi.”
“Horum ego puer morum in limine iacebam miser, et huius harenae palestra erat illa,
ubi magis timebam barbarismum facere quam cavebam, si facerem, non facentibus invidere.
Dico haec et confiteor45 tibi, Deus meus, in quibus laudabar ab eis, quibus placere tunc mihi
erat honeste vivere. Non enim videbam voraginem turpitudinis, in quam proiectus eram ab
oculis tuis. ”46.
38
Per il testo in latino e la traduzione in italiano di Agostino sono state utilizzate le edizioni a cura di De
Monticelli, Milano, Garzanti, 1990 e Confessioni Milano, Fondazione Lorenzo Valla Arnoldo Mondadori
Editore, 1992. Si veda nota 8.
39
Agostino, op. cit. , Libro I,1.
40
Chadwick, op. cit. , pag. 66.
41
Agostino, op. cit. , Libro I, 9.14.
42
Si confronti Agostino, op. cit. , Libro II,3.5.
43
Agostino, op. cit. , Libro I,12.19.
44
Agostino, op. cit. , Libro I, 13.21.
45
Tipico esempio di “confessione” agostiniana, per la quale si veda la nota 24.
46
Agostino, op. cit. , Libro I, 19.30.
10
L’inserimento in questo ambiente e, il differimento del battesimo, conducono il piccolo
Agostino già molto lontano dalla strada di Dio.
Agostino, come vedremo47, interpreta la vita terrena come un ritorno verso la patria
celeste; l’ esistenza, quindi, è come un viaggio e l’ uomo è un novello Ulisse in rotta verso
casa. “Tutte le Confessioni”, infatti, “possono leggersi come una variazione su questo tema
del viaggiatore in cammino[…].”48 Il cammino dell’uomo è, però, impervio e ricco di pericoli,
tentazioni, insidie. Il mare49, in primis, è il luogo per eccellenza dove mostri marini e potenze
infernali si adoperano per impedire il ritorno al pellegrino navigatore. I naufragi e la potenza
delle onde sono difficili da combattere e non raramente i naviganti soccombono prima di
rivedere la propria patria:
“Ma quante onde di tentazioni, altissime, si profilavano già minacciose, oltre
l’infanzia!”
“Sed quot et quanti fluctus imprendere temptationum post pueritiam videbantur[…].”50.
I peccatori che affogano nel mare magnum51, simbolo, anche, dell’inconsistenza e
dell’incontinenza della volontà umana, possono salvarsi solo se si affidano al lignum, la
barca-Chiesa, che ha all’albero maestro la croce, per ricordo ed ammonimento del sacrificio
di Gesù Cristo per l’umanità peccatrice:
“Ma guai a te, fiumana del vivere umano! Chi ti resisterà52? Quando sarai a secco,
finalmente? Fino a quando trascinerai i figli di Eva nel gran mare irto di angosce, che a
malapena riesce a traversare chi s’è imbarcato sul legno?”
“Sed vae tibi, lumen moris umani! Quis resistet tibi53? Quamdiu non siccaberis?
Quosque volves Evae filios in mare magnum et formidulosum, quod vix traseunt qui lignum
conscenderit?”54.
Siamo lontani, quindi, nel tempo e nello spazio dalla nostra casa, da cui ci siamo
allontanati peccando (peccato originale) e rinunciando a ciò che Dio, nostro Padre, ci aveva
offerto (paradiso terrestre); siamo lontani, sì, e per tutta la vita ci affanniamo in questo
viaggio di ritorno, pericoloso ed incerto. Siamo lontani, ma abbiamo la possibilità stessa di far
ritorno ed essere di nuovo accolti nel regno di Dio, così come il Figliol Prodigo viene di
nuovo accolto nella casa del padre55:
“Non aveva bisogno di cavalli e di carri o di navi, […] quel tuo figlio minore, quello
prodigo, per andare a vivere in un paese lontano, dove dissipare quello che alla partenza tu
gli avevi dato.”
“Non enim […] abs te aut reditur ad te, aut vero flius ille tuus minor equos vel currus56
vel naves quaesivit […], ut in longinqua regione vivens prodige dissiparet quod dederas
profiscienti[…]”57.
47
Si veda paragrafo 1. 2. 10.
48
De Monticelli, op. cit. , pag. 602. Per la vita vista come un pellegrinaggio verso l’aldilà si veda Knauer, op. cit.
49
Per la metafora del mare e della vita come viaggio si rimanda al Capitolo IV.
50
Agostino, op. cit. , Libro I, 11.18.
51
Agostino, op. cit. , Libro I, 16.25.
52
I caratteri speciali che si riscontreranno nelle seguenti citazioni fanno parte del testo di riferimento, per il
quale si veda nota 38.
53
Si veda nota precedente.
54
Agostino, op. cit. , Libro I, 16.25.
55
Per la spiegazione della parabola del Figliol Prodigo, per la quale si veda Luca 15, 11-32, si veda il Capitolo
IV.
56
Qui è palese l’influsso della dottrina plotiniana del ritorno all’Origine, anche nell’uso degli stessi termini. si
confronti la nota 37.
57
Agostino, op. cit. , Libro I, 18.28.
11
Un episodio importante di questo libro è anche quello della malattia58 di Agostino. Un
occlusione di stomaco lo porta vicino alla morte: di fronte alla paura, l’autore cerca in Dio
una speranza per il futuro, sia di vita o di morte, e la cerca attraverso la richiesta del
battesimo:
“Tu lo vedesti, Signore, quando ero ancora un bambino e un giorno improvvisamente
un’ occlusione di stomaco mi fece venire una febbre altissima e quasi stavo per morire,
vedesti, Dio mio, tu che fin d’allora m’ eri custode, con che emozione e con che fede chiesi il
battesimo del tuo Cristo, del mio Dio e Signore, alla devozione di mia madre e della madre di
noi tutti, la tua Chiesa.”
“Vidisti, Domine, cum adhuc puer essem et quodam die pressu stomachi repente
aestuarem paene moriturus, vidisti, Deus meus, quoniam custos meus iam eras, quo motu
animi et qua fide baptismum Christi tuum Dei et Domini mei, flagitavi a pietate matris meae
et matris omnium nostrum, Ecclesiae tuae.”59.
Ma, al momento in cui guarisce, si dimentica dei buoni propositi e lascia perdere il
battesimo, quasi come necessitasse di insozzare ancora di più la propria coscienza, di toccare
il fondo, prima di purificare la propria anima:
“E così la mia purificazione fu differita, quasi fosse stato inevitabile che mi insozzassi
ancora continuando a vivere: perché certamente ritrovarsi nel fango di ogni colpa dopo quel
lavacro avrebbe comportato uno stato d’accusa più grave e più pericoloso.”
“Dilata est itaque mundatio mea, quasi necesse esset, ut adhuc sordidarer, si viverem,
quia vidilicet post lavacrum illud maior et periculosior in sordibus delictorum reatus
foret.”60.
§ 1.2.2. “[…]È cosa buona per l’uomo non toccare donna […]Sei libero da una
donna? non andare a cercarla. […] Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io
vorrei risparmiarvele.”61
Il secondo libro inizia col racconto dell’adolescenza di Agostino, contrassegnata
dall’amore e dall’erotismo. L’autore parla dei suoi turbamenti e desideri sessuali e
dell’impossibilità, che lo tormenterà per tutta la vita, di non riuscire a resistere a questi
impulsi. Mentre si attende che il padre trovi i soldi per mandarlo in una delle migliori scuole
di retorica dell’Africa, Agostino scorrazza da un amore ad un altro e frequenta un gruppo di
ragazzacci, irrequieti e scalmanati come lui. Con loro, il nostro protagonista vagabonda in
giro, combinando le peggiori birbanterie, tra le quali, quella del furto di alcune pere, per il
quale Agostino si sentirà per tutta la vita in colpa. Il desiderio di libertà, l’ incapacità di
resistere al proibito, la voglia di lasciarsi sedurre e di far parte di una compagnia di “bulli” e
la paura di non essere alla “altezza” di tale nome, porta Agostino a lasciarsi andare al peccato,
senza freni. I genitori di Agostino, vedendo i quei gesti solo malefatte dovute all’età e, in
attesa che egli parta per Cartagine, lo lasciano tranquillamente condurre questo stile di vita,
seppur con qualche preoccupazione da parte della madre, desiderosa sempre più che il figlio
si avvicini a Dio.
Il tema centrale di questo secondo libro è l’ amore, amore da cui Agostino rimane
indelebilmente affascinato e da cui sarà tenuto legato da forti catene per tutta la vita:
“Niente mi deliziava quanto amare ed essere amato. Ma non ne mantenevo la misura,
da anima ad anima, il luminoso limite dell’amicizia. Come una nebbia saliva dal limo del
desiderio sensuale e dagli umori della pubertà e mi oscurava, mi offuscava il cuore, fino a
58
Sulla malattia ed il suo valore torneremo al Capitolo III, paragrafo 3.3.4.
59
Agostino, op. cit. , Libro I, 11.17.
60
Agostino, op. cit. , Libro I, 11.17.
61
Paolo, Prima Lettera ai Corinzi, 7.1 e ss.
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