Il corpus spagnolo viene analizzato nel terzo capitolo e tratta i dibattiti elettorali
avvenuti in data 25 febbraio 2008 e 03 marzo 2008, tra i canditati del PSOE Rodríguez
Zapatero e del PP Mariano Rajoy, nelle ultime elezioni presidenziali in Spagna.
Durante il dibattito abbiamo l’opportunità di osservare un lessico tipico del discorso
politico il cui carattere simbolico e rappresentativo è determinato dalle “parole chiave”
che ricorrono soventi lungo il testo, riassumendo i fatti sociali e politici più importanti.
Il dibattito si articola in turni di parola, gestiti solo in parte dal conduttore moderatore.
Il presente lavoro mira a scoprire le norme sociali e le forme di condotta che regolano il
discorso politico e in modo particolare il linguaggio utilizzato durante un dibattito
elettorale, le differenze del lessico tipico del discorso politico tra i due interlocutori.
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CAPITOLO I
1.1. Comunicazione politica
Con l’avvento del nuovo millennio si è posta fortemente l’attenzione all’innovazione
tecnologica, ai problemi e ai benefici che questa ha portato con sé. Nelle moderne
diplomazie la funzione politica comunicativa ricopre un ruolo fondamentale nello
scenario politico istituzionale. Nell’era della comunicazione di massa il rapporto tra
politica e comunicazione ha raggiunto un forte grado di interdipendenza.
Per comunicazione politica si intende “lo scambio e il confronto dei contenuti di
interesse pubblico politico prodotti dal sistema politico stesso, dal sistema dei mass-
media e dal cittadino, non solamente nella sua veste di elettore” (Mazzoleni, 2004)
In questa definizione, oltre all’oggetto trattato dalla comunicazione politica, si ha ben
chiaro il numero e l’entità degli attori in gioco. Abbiamo a che fare col sistema
politico, la cui natura influenza direttamente il tipo di comunicazione, il sistema dei
mass media, uno dei principali sistemi di diffusione delle informazioni anche se non
l’unico; infine, l’altro polo focale della relazione, il cittadino/elettore. È importante
sottolineare che il processo comunicativo che ha per oggetto informazioni di tipo
politico è presente solamente in sistemi democratici. La complessità della materia è
data non solo dal carattere interdisciplinare della materia, ma da caratteristiche
intrinseche quali il contenuto stesso dei messaggi e i diversi canali usati per
diffonderlo. Da questo punto di vista la televisione ha marcato un confine ben
preciso: oggi, politico o portavoce che sia, nessuno può più sottrarsi alla legge della
visibilità. La televisione ha influenzato profondamente il rapporto fra sistema politico,
mass media e cittadini. I media costituiscono la cornice entro cui si verificano quasi
tutte le interazioni tra cittadini e sistema politico. Essi definiscono gran parte
dell’agenda politica e rappresentano ormai l’unico canale di comunicazione tra
politica e cittadini. Di conseguenza è naturale che i media impongano la propria
logica al sistema politico o che comunque si apra uno spazio di negoziazione in cui i
media sono relativamente avvantaggiati.
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La comunicazione interpersonale riguarda spesso i contenuti ricevuti attraverso i
media e le campagne elettorali di candidati e partiti, ha un ruolo che è sì difficilmente
misurabile, ma molto influente e soprattutto persuasivo, giacché è percepita come più
credibile rispetto ad altri canali. Se lo scopo di un’azione comunicativa di origine
politica, durante le elezioni, è la “caccia al voto”, in una situazione di campagna
permanente si utilizzano le stesse tecniche di propaganda e marketing elettorale per
rinforzare il proprio consenso e/o mobilitare la volontà popolare. Questo sforzo è
prodotto naturalmente giocando a proprio favore, sia per chi detiene il potere politico
che chi cerca di conquistarlo. La questione non si presenta neutrale: molte forze
politiche, elettori ed esponenti dei media hanno guardato con sospetto, criticato o
rifiutato tali pratiche. Naturalmente non si tratta di falsificare le informazioni
politiche trasmesse per rafforzare la propria posizione, ma di diffondere un messaggio
politico secondo modalità che si rapportino con più efficacia al pubblico al quale è
rivolto, in altre parole arrivare a “sedurre informando” (Mazzoleni 2004). L’ampia
sintesi critica di Mazzoleni si concentra sul ruolo dei mass media della nostra società,
in quanto i media assumono il ruolo centrale nella comunicazione tra i cittadini e il
sistema politico, infatti, ogni atto politico è comunicato in Tv. Qualsiasi fatto, nuovo
personaggio, mutamento di strategia, passa prioritariamente per gli studi televisivi. La
logica dei media è diventata ormai spietata. Andare in Tv sembra ancora l’unica e
vincente via o mezzo della comunicazione politica, o meglio dei partiti e degli uomini
politici. Sono sempre più i media a farsi carico non solo della comunicazione ma
anche del discorso politico. Temi, slogan, interventi, sono anzitutto pensati, molto
spesso, per essere letti sulle prime pagine dei quotidiani o per apparire nei palinsesti
televisivi. Tuttavia la logica mediale è inesorabile: non solo impedisce
l’approfondimento, ma deve trovare continuamente nuovi temi da trattare per
catturare l’attenzione degli spettatori. Una dichiarazione, uno scontro verbale,
importanti o meno, poco importa, sono oggetto di una finta discussione televisiva e
poi declinano rapidamente, lasciando il senso della futilità degli argomenti che
sembrano lontani dal favorire la risoluzione di quei problemi che potrebbero davvero
interessare la gente (quali la disoccupazione, le tasse, la criminalità ecc.). Ogni
spettatore, infatti, secondo l’interesse sull’argomento selezionerà e isolerà dei
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frammenti comunicativi che sono altrettanti tasselli della sua rappresentazione di un
partito e/o leader politico: ciò influenzerà il suo comportamento di voto.
Da qualche anno, i media hanno rifuggito dai tradizionali ruoli di spettatori,
atteggiandosi invece ad arbitri e perfino a giocatori nella partita elettorale, lasciando
che la loro presenza influenzasse l’andamento del gioco e la performance di politici e
di partiti. Infatti, i nuovi partiti nascono senza una base elettorale precostituita, ma
fondati essenzialmente sull’azione di comunicazione, nella fattispecie sulla pubblicità
televisiva. I media continuano tutt’oggi a usare le campagne per guadagnare
audience, privilegiando quei temi e quegli aspetti ritenuti più adatti ai loro scopi (gli
indici di ascolto, la pubblicità, l’immagine di rete, la concorrenza tra canali). Ciò ha
comportato la perdita della netta divisione tra campagna elettorale e normale
programmazione televisiva: la prima si è omologata alla seconda, diventando un
oggetto come lo sport o la cronaca nera in cui si applicano le normali routine della
produzione giornalistica. D’altro canto anche i partiti, per far fronte alla difficoltà di
raggiungere direttamente gli elettori, sono obbligati a ricorrere ai canali della
comunicazione di massa. Il pedaggio da pagare consiste appunto nella
mediatizzazione dei loro messaggi.
Il linguaggio umano si concretizza attraverso due mezzi: il canale orale e quello scritto.
Quello orale è naturale, si produce nel corpo utilizzando gli organi del sistema
respiratorio e le differenti parti della testa: labbra, lingua, fosse nasali. Anche i
movimenti degli occhi, le differenti espressioni facciali e gli altri movimenti corporali
assumono un ruolo di rilievo unitamente alle vocalizzazioni e agli altri rumori. Senza
dubbio, non tutte le comunicazioni orali sono solo naturali: una conferenza, un sermone,
un discorso inaugurale richiedono un alto grado di preparazione e spesso necessitano
anche di essere scritti. Lo studio dell’oralità ha potuto realizzarsi in modo sistematico
solo oggi grazie al progresso tecnologico che consente di registrare la parola e
convertirla in un prodotto che si può manipolare descrivere e analizzare.
Kerbrat-Orecchioni (cit. in Calsamiglia Tusón 2007: 20) definisce la conversazione nel
seguente modo: la caratteristica della conversazione è il fatto di implicare un numero
relativamente ristretto di partecipanti, che hanno come unica finalità il piacere di
conversare e hanno anche un carattere familiare e improvvisato, senza regole di
intercambio comunicativo o turni di parola. Le conversazioni spontanee sono solite
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avere un alto grado di in definizione, di imprevedibilità e di conseguenza di
improvvisazione. La struttura della conversazione si basa in un sistema alternato di turni
di parola e possiamo distinguere due meccanismi:
- la eteroselezione che si concretizza nella indicazione da parte del soggetto che sta
parlando e del soggetto chiamato a parlare successivamente;
- la autoselezione che si manifesta con un intervento diretto di una delle persone
presenti la quale inizia a parlare senza essere stata indicata da nessuno dei presenti.
Senza dubbi esiste un margine di creatività maggiore di quello che si può immaginare
in quanto ogni partecipante al dibattito cercherà di costruire la sua immagine attraverso
il discorso. In una conferenza, per esempio, l’unica persona che ha sia il diritto che il
dovere di parlare è il relatore, che ha scelto il tema e ben conoscendolo, ha potuto
pianificare l’esposizione, tenendo in conto il tempo di cui dispone e dello spazio dove
l’evento si manifesta, avvalendosi di un testo scritto che potrà seguire più o meno
fedelmente, non mancando mai di prestare attenzione al suo pubblico e avendo la
capacità e la flessibilità di voltare pagina se è necessario.
Il discorso orale si caratterizza anche per elementi non verbali che, come dice Poyatos
(Calsamiglia, 2007: 36-37), bisogna capire quello che si dice seguendo anche il
movimento che fa il corpo quando si compie l’azione di parlare. Infatti, i movimenti del
corpo, le caratteristiche fisiche, gli elementi spazio temporali e il contesto sono elementi
non verbali molto importanti. Gli elementi spazio-temporali si riferiscono al modo in
cui i partecipanti si appropriano del luogo in cui si sviluppa lo scambio comunicativo e
come lo stesso si distribuisce.
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