2
Lo sviluppo di queste idee portarono ad una sempre maggiore richiesta di libertà
individuale sfociata poi nelle idee del liberalismo.
In tale dottrina lo Stato liberale ha l’unico compito di dover difendere i diritti
dell’individuo che gli sono propri al momento della nascita.
Oggi siamo di fronte a quella che si considera essere la miglior forma possibile di
funzionamento dello Stato: la democrazia con una divisione dei poteri e forme di
voto ampiamente allargate basate sul consenso, ovvero, sulla forma più libera di
legittimazione del potere.
Anche se tale forma di Stato ha portato ad un’ evoluzione dell’uguaglianza e della
tutela dei diritti sia politici che civili, di contro, si è avuta una compressione della
libertà propria dell’individuo.
Spesso infatti, lo stesso Stato, in nome di norme e principi quali, la tutela della
salute o della sicurezza, hanno limitato alcune libertà attuando, ad esempio, politiche
di proibizionismo che, non sempre, sono state un bene per la società stessa.
3
CAP. 1 LA LIBERTA’ PRODOMI E SVILUPPI
1/A La libertà nella Grecia classica
Parlare di libertà è parlare di una parola che ha molteplici significati non del
tutto ancora chiari, nonostante si discute da più di duemila anni su cosa essa
sia, e su come si possa esprimerla e raggiungerla.
Definire la libertà è difficile, se lo si vuole fare, bisogna analizzare il
periodo in cui si vuole interpretare la definizione che l’essere umano in un
determinato contesto dà a tale parola. Infatti, la libertà ha avuto uno
sviluppo non sempre continuo e non sempre rivolto verso il massimo di tale
concetto, che per capirla, bisogna ricostruirne i passi e le sue evoluzioni
per cercare di analizzare cosa è e che direzione sta prendendo oggi e quella
che prenderà nel nostro futuro.
Nei popoli indoeuropei il concetto di libertà, cosi come lo abbiamo ereditato
da Atene e da Roma e come poi si è sviluppato e lo intendiamo oggi, era
totalmente assente. E’ documentato anche che in nessuna lingua del mondo
orientale antico, compreso l’ebraico, c’è una parola corrispondente a
“libertà”.
Per analizzare tale concetto bisogna trovare il significato etimologico e
semantico della parola libertà che deriva, dalla romana libertas con la quale
si intendeva identificare il soggetto non schiavo e dalla greca eleutheria,
che indicava la condizione del singolo inteso sia come non schiavo sia come
appartenete alla polis.
Nel greco classico, in effetti, non è tanto il singolo a potersi dire libero in
opposizione allo schiavo , quanto la città a qualificarsi libera. Individuo e
polis sono strettamente connesse in quanto una sconfitta in guerra poteva
comportare la distruzione della città e la riduzione in schiavitù dei suoi
abitanti
2
.
Nella Grecia antica, la libertà, totalmente diversa dal concetto che
attualmente abbiamo, era connessa e integrata nella polis stessa e consisteva
nell’esercitare collettivamente e direttamente la sua sovranità insieme con
gli altri cittadini liberi ateniesi, “nel deliberare, sulla piazza pubblica, della
2
M. Barberis, Libertà, il Mulino, Bologna, 1999, p.24
4
guerra e della pace, nel concludere trattati d’alleanza con gli stranieri, nel
votare le leggi, nel pronunciare i giudizi, nell’esaminare i conti, gli atti, la
gestione dei magistrati, nel farli comparire davanti a tutto un popolo, nel
metterli sotto accusa, nel condannarli o assolverli; ma se era questo quello
che gli antichi greci chiamavano libertà, nello stesso tempo ammettevano,
come compatibile con tale libertà collettiva, l’assoggettamento completo
all’individuo all’autorità dell’insieme
3
” e ancora “ tutte le azioni private
sono sottoposte a una sorveglianza severa. Niente e concesso
all’indipendenza individuale rispetto alle opinioni, ne rispetto
all’occupazione, né soprattutto rispetto alla religione.”
Il popolo ateniese era come tutte le altre città di quel tempo, piccola in
confronto alle nostre città attuali, e questo portò, trascinate dalle idee di
filosofi illustri quali Socrate, Aristotele, Pericle a istituire la prima forma
embrionale di democrazia; una democrazia diretta che grazie allo sviluppo
di una società fondata per lo più nello schiavismo permetteva ai cittadini
liberi di incontrarsi nell’ agorà per discutere dei problemi relativi alla polis
e votare democraticamente le decisioni.
Una delle più importanti descrizioni della democrazia antica si può trovare
nella Politica di Aristotele (scritta tra il 355 e il 323 a.C.), un opera che offre
una definizione dettagliata del principio democratico, pur non approvando lo
stesso Aristotele questo modello (che viene considerato come una
trasgressione a buon governo): “il presupposto della costituzione è la
libertà, tanto che si dice che solo con questa costituzione è possibile godere
della libertà, che si afferma essere il fine di ogni democrazia . Ed una delle
caratteristiche della libertà è che le stesse persone in parte siano
comandate e in parte comandino. Infatti la giustizia, nella concezione
democratica, consiste nell’uguaglianza secondo il numero e non secondo il
merito, con la conseguenza che la folla sarà sovrana e che fine della città e
giusto sarà quello che sarà parso ai più
4
. Poiché questa concezione sostiene
che ogni cittadino deve avere quanto qualsiasi altro, nelle democrazie
saranno i più potenti i poveri dei ricchi, perché i primi sono in numero
maggiore, e fa la legge il parere dei più. Questo è uno dei caratteri della
libertà su cui concordano tutti i sostenitori della democrazia; un altro
3
B. Constant, La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni p.6
4
Aristotele, La politica, a cura di A. Viano, Laterza, Bari, 1982 p. 63
5
consisterebbe nel vivere ciascuno come vuole. E questo sarebbe opera della
libertà, dal momento che gli schiavi non possono vivere come vogliono. Da
questa seconda definizione della democrazia è derivato il rifiuto, totale o
parziale, dell’autorità; il che contribuisce alla realizzazione della libertà
come uguaglianza. Su questi presupposti e su questi principi si fondano
queste istituzioni democratiche: l’eleggibilità indiscriminata a tutte le
cariche , la sovranità esercitata da tutti su ciascuno e da ciascuno su tutti a
turno[…]l’estrema brevità di tempo di esercizio imposta a tutte le
cariche.[…] Nella democrazia tutti dovrebbero avere, nella realizzazione
perfetta, una retribuzione, i membri dell’assemblea generale, quelli dei
tribunali e dei magistrati, ai giudici, ai membri del consiglio ed a quelli
dell’assemblea, che intervengono alle sedute più importanti. Ora poiché
l’oligarchia si definisce per nobiltà, ricchezza ed educazione e poiché le
istituzioni democratiche presentano caratteri opposti a quelli oligarchici, la
democrazia sarà definita dal predominio di persone di umili natali, della
povertà e dell’esercizio delle arti meccaniche. La democrazia non annovera
neppure cariche vitalizie. Questi sono i caratteri comuni a tutte le
democrazie
5
”
Per il democratico, secondo Aristotele, la libertà e l’uguaglianza sono
indissolutamente legate. Due sono i criteri della libertà : il primo governare
ed essere governato a turno e secondo vivere ciascuno come vuole. Per
stabilire il primo criterio come effettivo principio di governo è essenziale
l’uguaglianza: senza “l’uguaglianza secondo il numero” la “folla” non può
essere sovrana. “L’uguaglianza secondo numero”, cioè la stessa opportunità
per tutti di partecipare all’attività di governo, è possibile secondo i
democratici classici perché: - la partecipazione è retribuita finanziariamente
in modo che i cittadini non subiscano un danno economico a causa del loro
impegno politico; - i cittadini hanno uguale potere di voto; - le possibilità di
adire alle cariche pubbliche sono in linea di principio uguali. Intesa in
questo senso l’uguaglianza è il fondamento pratico della libertà. Essa è
anche la base morale della libertà perché l’opinione che tutte le persone
dovrebbero esercitare in egual misura l’attività di governo giustifica il primo
criterio della libertà (“governare e essere governato”). Poiché questo forte
5
Ibidem p.107
6
impegno verso l’uguaglianza potrebbe entrare in conflitto (come molti
hanno sostenuto, compreso lo stesso Aristotele) con la libertà considerata in
base al secondo criterio (“vivere ciascuno come vuole”), i democratici
sostengono che affinché la libertà di un cittadino non interferisca
ingiustamente con quella di un altro, è necessario porre alcuni limiti alla
libertà di scegliere la propria condotta di vita. Secondo Aristotele, quindi la
democrazia classica implica la libertà e quest’ultima l’uguaglianza un
elemento che lo portò ad esprimere severe riserve sulla democrazia,
nonostante la sua stessa affermazione molto influente nello sviluppo del
pensiero politico rinascimentale, per cui gli esseri umani sono animali
politici che possono trovare piena realizzazione soltanto nella polis
6
Era quindi una libertà politica intesa come spiega Berlin “essere libero
nella Grecia antica significava poter partecipare al governo della propria
città. Le leggi erano valide solo se si aveva avuto il diritto di partecipare
alla loro promulgazione e abrogazione ; “sei libero” voleva dire: “non sei
costretto a obbedire a leggi fatte dagli altri per te, ma da te”. Questo tipo di
democrazia implicava che il governo e le leggi potessero penetrare in ogni
aspetto della vita; l’uomo non era libero, ne rivendicava la libertà, da
questa supervisione; tutti i democratici sostenevano che ognuno era
ugualmente soggetto alla critica, all’indagine e se necessario a essere
chiamato a comparire in tribunale o presso altre istituzioni, e tutti i cittadini
avevano diritto di partecipare alla creazione e conservazione di queste
istituzioni.
7
”
Possiamo dire che la storia dimostra che venne prima la libertà politica
(nella polis, nell’età di Pericle) e solo molto più tardi quella individuale.
6
D. Held, Modelli di democrazia, Il mulino, Bologna, 1996,p.37
7
I. Berlin, Libertà, Feltrinelli Editore, Milano, 2005, p. 289