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Si tratta di contratti che realizzano l’assunzione del rischio di credito
senza, peraltro, il trasferimento del credito sottostante e senza il ricorso a
tradizionali garanzie reali o personali. In definitiva, essi separano il rischio di
credito dallo strumento giuridico che lo rappresenta e da cui trae origine
(prestito obbligazionario, mutuo, …) e lo trasformano in una commodity
facilmente trasferibile.
Tra i numerosi strumenti derivati creati, i basket credit derivatives
hanno rappresentato un’innovazione non trascurabile. Attraverso tali
strumenti, come vedremo meglio in seguito, la protezione acquistata da un
soggetto al verificarsi di un default event non riguarda solamente un singolo
emittente, ma un intero portafoglio di reference entities, e ha un costo minore
rispetto ad un’eventuale protezione contro i possibili defaults di ciascun
emittente.
I credit derivatives, estrapolando il rischio di credito dal titolo
sottostante:
ξ consentono di diversificare più efficacemente i rischi di credito di un
portafoglio, rendendo accessibili mercati e rischi di credito ad un
numero maggiore di soggetti;
ξ aumentano la liquidità dei mercati non standardizzati, che mal si
prestano ad un’attività di mercato secondario;
ξ riducono i costi e i rischi presenti di norma nelle forme tradizionali
di assunzione di rischi di credito;
ξ consentono di superare la segmentazione dei mercati, rendendo
possibile assumere rischi di credito in mercati generalmente non
accessibili e riducendo le inefficienze nei prezzi della raccolta
finanziaria;
ξ danno la possibilità di attuare speculazioni ed arbitraggi sul profilo
creditizio di terzi;
7
ξ presentano una soluzione ottimale ai limiti operativi posti dalla
normativa sui grandi fidi, stabilita dalle banche centrali e diretta a
contenere le concentrazioni di rischio verso la clientela.
Da questa breve panoramica emerge come i derivati di credito siano uno
strumento estremamente flessibile ed indispensabile per un’attiva ed
efficiente gestione del rischio di credito oltre che un importante strumento di
investimento.
In definitiva, i contratti derivati di credito migliorano l’efficienza dei
mercati finanziari rafforzando, di conseguenza, la stabilità degli intermediari.
In questo lavoro, inizialmente viene fatta un’analisi sistematica delle
principali categorie di credit derivatives, passando in rassegna le loro
caratteristiche e gli elementi principali. Si sottolinea l’evoluzione avvenuta
nel “credit risk management”, confrontando tali strumenti innovativi con le
metodologie tradizionali. Viene affrontato anche il tema dei requisiti
patrimoniali per il rischio di credito, prendendo spunto dal nuovo accordo di
Basilea.
Nel capitolo successivo viene esaminato il problema della misura del
merito creditizio attraverso la probabilità di default. Un valido indicatore di
tale variabile è il rating, in quanto fornisce la valutazione della situazione
economico-finanziaria del soggetto in esame, e dunque della sua capacità di
adempiere alle sue obbligazioni. Vengono poi esposti approcci alternativi
utilizzati dalle istituzioni finanziarie per la stima di tale probabilità.
Si prosegue analizzando i modelli per il rischio di credito, concentrando
l’attenzione in particolare sui modelli in forma strutturale (structural-form
models) e su quelli in forma ridotta (reduced-form models).
Centrale nella valutazione dei derivati creditizi di un portafoglio crediti
è il problema della correlazione dei defaults, in particolar modo quando si
tratta di valutare i credit derivatives multiname: in questo caso, infatti,
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occorre esaminare la struttura di dipendenza esistente tra gli emittenti
sottostanti.
Il problema purtroppo, non ha un’unica soluzione, e la correlazione tra
gli eventi di defaults passa attraverso la specificazione funzionale della
funzione di distribuzione congiunta. Per stimare tale probabilità congiunta, ci
si avvale di uno strumento statistico fino ad ora poco utilizzato, le copula
functions, ma che negli ultimi anni sta diventando uno standard aureo
nell’ambito finanziario per la sua precisione e relativa facilità di impiego.
L’attenzione si concentra ora sulla valutazione dei basket credit
derivatives, e in particolar modo degli n
th
-to-default swap.
In prima approssimazione, possiamo definire l’n
th
to default swap come
il contratto in cui il venditore di protezione si obbliga a pagare all’acquirente
di protezione una determinata somma, al verificarsi del n-esimo default, verso
il corrispettivo di un premio da parte del protection buyer.
In particolare nell’ultimo capitolo viene affrontata l’analisi di un first-
to-default swap composto da due emittenti, sottolineando il ruolo centrale che
svolge la correlazione.
Partendo dalla serie degli spreads creditizi, viene esaminata la struttura
di dipendenza dei defaults tramite le funzioni copula e viene proposta una
formula chiusa per valutare il basket. Si osserva come il pricing di tale
strumento è massimo quando i due emittenti sono indipendenti, mentre
raggiunge il suo valore minimo quando la correlazione tra i due names è
perfetta.
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CAPITOLO 1
Credit derivatives: nuovi strumenti finanziari per la gestione del rischio
di credito.
1.1 Definizione, caratteristiche economiche e natura dei derivati di
credito.
In risposta alla crescente esigenza di banche, società finanziarie e
investitori di controllare i rischi di insolvenza legati ai loro investimenti, si
sono recentemente sviluppati i credit derivatives.
Essi sono strumenti over the counter che consentono di isolare,
attribuire un prezzo e trasferire il rischio di credito implicito in ogni
esposizione creditizia: il rischio di credito viene trattato come una vera e
propria commodity. In tal modo essi forniscono all’investitore
un’assicurazione contro movimenti avversi nella credit view (qualità del
credito) del debitore.
Il rischio di credito rappresenta la maggiore componente d’incertezza
dei mercati finanziari, di gran lunga superiore rispetto al rischio di tasso e di
cambio, e l’aver individuato uno strumento che ne consenta una gestione
efficace, fa capire l’enorme potenzialità di tale categoria di derivati.
La parte che assume il rischio viene indicata come protection seller
(venditore di protezione), mentre l’altra come protection buyer (compratore
di protezione).
Mediante tali strumenti si evitano le procedure di cessione a volte
complesse e si possono coprire posizioni di rischio non gradite, gestendo così
il rischio di credito in modo efficiente ed ottimale.
I credit derivatives possono essere suddivisi in due grandi categorie:
1. credit-default products
10
2. replication products
La prima categoria di strumenti consente il trasferimento del rischio di
credito al verificarsi di un “credit event” che colpisca un determinato soggetto
o una pluralità di soggetti.
La seconda categoria consente di creare posizioni “sintetiche” replicanti
posizioni già esistenti sul mercato, ma con maggiori vantaggi in termini
d’efficienza e di risparmio nei costi di transazione.
Problema di non immediata soluzione è l’inquadramento dei credit
derivatives tra gli strumenti finanziari di cui all’art. 1 del Testo Unico delle
disposizioni in materia d’intermediazione finanziaria (d.lgs. 24 febbraio 1998,
n. 58).
Se da un lato, infatti, alcuni contratti derivati di credito appaiono
facilmente collocabili tra le numerose fattispecie comprese nella definizione
di strumenti finanziari, dall’altro risulta problematica la qualificazione dei
contratti che derivano il proprio valore da un prestito bancario o, più
semplicemente, da un indice che esprime la qualità di un credito (credit
worthiness) di un terzo.
Alcuni possono comunque essere ricondotti alla nozione di strumenti
finanziari come contratti a termine su titoli o contratti d’opzione su titoli, altri
possono essere inseriti tra gli strumenti finanziari attraverso l’inclusione degli
stessi tra i titoli di debito.
In ogni caso, la definizione di contratto derivato, fornita dalla Banca
d’Italia
1
è tale da poter ricomprendere anche i credit derivatives: sono
contratti derivati, quei « contratti con titolo sottostante e gli altri contratti che
insistono su elementi di altri schemi negoziali, quali valute, tassi di interesse,
tassi di cambio, indici di borsa, ecc…Il loro valore deriva da quello del titolo
sottostante o degli altri elementi di riferimento ».
1
Banca d’Italia,Circolare 29 marzo 1988,n. 4 Istruzioni di vigilanza per gli enti creditizi. Capitolo
LXI. 8,Sezione I,paragrafo 3.
11
Il credit derivative è un contratto che si basa su un indice che esprime la
credit worthiness di un soggetto e, come tale, rientra nella definizione sopra
descritta di “contratto derivato”.
I contratti derivati rientrano nella definizione, fornita dalla Banca
d’Italia, di “operazioni fuori bilancio”
2
. Le operazioni fuori bilancio rientrano
nella definizione di “valore mobiliare”
3
. Dunque, i credit derivatives sono
valori mobiliari.
Le forme tecniche assunte dai contratti derivati di credito possono
essere molteplici, ma le forme più diffuse di questi strumenti sono:
credit default products
credit spread products
total rate of return swaps
credit-linked notes
A questi, definiti come i credit derivatives della “prima generazione”, si
sono affiancati in tempi recenti nuovi credit derivatives, quali i basket
products, che hanno la caratteristica di essere strumenti volti, in generale, a
ridurre l’ammontare di capitale assorbito a fronte di determinate esposizioni
creditizie detenute dalle banche.
2
Banca d’Italia,Circolare 29 marzo 1988,n. 4 Istruzioni di vigilanza per gli enti creditizi. Capitolo
LXI. 8,Sezione I,paragrafo 3.
3
Banca d’Italia,Circolare 29 marzo 1988,n. 4 Istruzioni di vigilanza per gli enti creditizi. Capitolo
LXI. 8,Sezione I,paragrafo 3.