2
l‟obiettivo precipuo della politica di coesione e dei relativi strumenti per il periodo 2007-2013. Tale
strumento rappresenta il più ingente investimento sinora realizzato dall‟UE nell‟ambito della
politica di coesione; distribuito su un periodo di sette anni, ammonterà a 347,4 miliardi di euro e
sarà destinato a sostenere la crescita regionale e a stimolare l‟occupazione1. L‟82 % dell‟importo
complessivo sarà destinato alle regioni dell‟obiettivo «Convergenza», in cui risiede il 35 %
dell‟intera popolazione dell‟Unione europea. Nelle altre regioni, circa 55 miliardi di euro saranno
destinati all‟obiettivo «Competitività regionale e occupazione». Un successivo stanziamento di 8,7
miliardi di euro sarà disponibile per la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale
a titolo dell‟obiettivo «Cooperazione territoriale europea». Questi tre obiettivi fruiranno del
sostegno finanziario di altrettanti fondi: il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo
sociale europeo (FSE) e il Fondo di coesione.
Il FESR interviene nell‟ambito di tutti e tre i nuovi obiettivi: “Convergenza”, “Competitività
regionale e occupazione” e “Cooperazione territoriale europea”. Esso mira a consolidare la coesione
economica e sociale dell‟Unione europea correggendo gli squilibri fra le regioni e operando al fine
di consentire alle regioni meno favorite di recuperare il ritardo accumulato. La programmazione
2007-20132 prevede finanziamenti per: aiuti diretti agli investimenti nelle imprese (in particolare le
PMI) volti a creare posti di lavoro sostenibili; infrastrutture correlate ai settori della ricerca e
dell‟innovazione, delle telecomunicazioni, dell‟ambiente, dell‟energia e dei trasporti; strumenti
finanziari (fondi di capitale di rischio, fondi di sviluppo locale ecc.) per sostenere lo sviluppo
regionale e locale e incoraggiare la cooperazione fra città e regioni; misure di assistenza tecnica. Il
FESR è il maggior strumento comunitario a vantaggio delle PMI. Per rafforzare la creazione e la
competitività delle PMI, esso cofinanzia attività in numerosi settori quali: lo spirito imprenditoriale,
innovazione e competitività delle PMI (ad esempio mentoring imprenditoriale, tecnologie
1
Si calcola che gli strumenti di coesione potranno indurre nei nuovi Stati membri un aumento medio della crescita del 6
% e creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Fonte EURO STAT 2007
2
I cui compiti e la portata degli interventi sono definiti dal REG.(CE) 1080/2006 del Parlamento europeo e del
Consiglio, del 5 luglio 2006.
3
innovative e sistemi di gestione nelle PMI, eco-innovazione, migliore impiego delle TIC);
miglioramento dell'ambiente regionale e locale per le PMI nella fase di avviamento e di crescita;
infrastrutture commerciali e servizi di appoggio per le PMI, Ricerca&Sviluppo Tecnologico (RST)
regionale e locale e capacità innovative; collaborazione interregionale e transfrontaliera delle PMI;
investimento nelle risorse umane (unitamente a finanziamenti del Fondo sociale europeo); aiuti
diretti agli investimenti nelle piccole e medie imprese (PMI).
Il FSE, invece, si colloca nell‟ambito dei due obiettivi «Convergenza» e «Competitività regionale e
occupazione», e sosterrà sull‟intero territorio dell‟UE misure volte ad anticipare e gestire i
cambiamenti economici e sociali, avendo un occhio privilegiato sulle PMI. A tale proposito sono
stati individuati quattro grandi settori d‟intervento: potenziare l‟adattabilità dei lavoratori e delle
imprese; migliorare l‟accesso e la partecipazione al mercato del lavoro; garantire una maggiore
inclusione sociale lottando contro la discriminazione e promuovendo l‟accesso al mercato del
lavoro delle categorie svantaggiate; incoraggiare le riforme in materia di occupazione e
integrazione. A titolo dell‟obiettivo «Convergenza», il FSE sosterrà altresì azioni volte a migliorare
i sistemi d‟istruzione e formazione, nonché il potenziamento delle capacità istituzionali e
l‟efficienza delle pubbliche amministrazioni. Per i programmi realizzati tra la politica di coesione,
sono previsti i seguenti ambiti d‟investimento e le relative percentuali di finanziamento3:
- Conoscenza e innovazione: circa 83 miliardi di euro (24 %) saranno destinati a infrastrutture e
centri di ricerca, al trasferimento tecnologico e all‟innovazione nelle imprese, nonché allo sviluppo
e alla diffusione delle tecnologie dell‟infor-mazione e della comunicazione.
3
Si noti che gli importi relativi agli investimenti concessi nell‟ambito della politica di coesione sono elaborati in base
alle informazioni fornite dagli Stati membri nell‟autunno 2007 e rappresentano le spese pianificate. Con ogni
probabilità saranno soggetti a modifica.
4
- Trasporti: circa 76 miliardi di euro (22 %) sono stati stanziati per migliorare l‟accessibilità delle
regioni, sostenere le Reti trans-europee di trasporto e investire in sistemi di mobilità sostenibili dal
punto di vista ambientale, in particolare nelle aree urbane.
- Tutela dell‟ambiente e prevenzione dei rischi: investimenti per circa 51 miliardi di euro (19 %)
finanzieranno il potenziamento delle infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti e
l‟approvvigionamento idrico; la bonifica di terreni in vista di una loro riqualificazione economica,
nonché attività di tutela e prevenzione dei rischi ambientali.
- Risorse umane: 76 miliardi di euro (22 %) saranno destinati ai programmi finanziati dal FSE in
materia d‟istruzione, formazione, occupazione e integrazione sociale. Altri interventi riguarderanno
la promozione dell‟imprenditorialità, le reti e l‟efficienza energetiche, le azioni di riqualificazione
urbana e rurale, il turismo, la cultura e il potenziamento istituzionale delle pubbliche
amministrazioni4. Il controllo, la pubblicità e la valutazione di tali programmi sono di competenza
della Commissione e delle autorità nazionali e regionali.
Il Fondo di Coesione, infine, nella programmazione 2000-2006 era definito come "strumento
finanziario" mentre nella programmazione 2007-2013 rientra formalmente a far parte dei Fondi
europei. Il Fondo di coesione5 assiste gli Stati membri6 con un reddito nazionale lordo (RNL) pro
capite inferiore al 90% della media comunitaria a recuperare il proprio ritardo economico e sociale
e a stabilizzare la propria economia. In particolare contribuisce al finanziamento degli interventi nel
settore dell'ambiente e in quello delle reti trans-europee di trasporto nei dieci nuovi Stati membri,
nonché in Spagna, Grecia e Portogallo. Esso sostiene azioni nell‟ambito dell‟obiettivo
"Convergenza" per il periodo 2007-2013 ed è soggetto alle stesse norme di programmazione, di
4
Questi strumenti finanziari, che trovano fondamento giuridico nei regolamenti dell‟Unione europea, erogano un co-
finanziamento a programmi nazionali, regionali e transfrontalieri gestiti da poteri centrali ed enti territoriali.
5
Istituito dal REG.(CE) 1084/2006 del Consiglio dell'11 luglio 2006.
6
L‟Italia non fa parte degli Stati membri che beneficiano del fondo di coesione.
5
gestione e di controllo che disciplinano il FSE e il FESR.
Il Fondo di coesione finanzia interventi nei seguenti settori: reti trans-europee di trasporto, in
particolare i progetti prioritari d‟interesse europeo definiti dall‟Unione; tutela dell‟ambiente7.
Nell‟ambito, invece, del settore agricolo, in particolare per il finanziamento della politica agricola
comune (PAC), la Commissione ha istituito8, un nuovo quadro giuridico che prevede due nuovi
fondi: un Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e un Fondo europeo agricolo per lo
sviluppo rurale (FEASR).
Per il periodo 2007-2013, quindi, un accento particolare è posto sul secondo pilastro della politica
agricola comune: lo sviluppo rurale, inserito in un quadro finanziario e di programmazione unica
per garantire un maggior grado di coerenza, trasparenza e visibilità9.
Il nuovo regolamento prevede una serie di novità rispetto alla precedente programmazione, tra cui
l‟adozione di orientamenti strategici comunitari (OSC) e di un piano strategico nazionale (PSN)
preliminari ai piani di sviluppo rurale (PSR). Il FEASR contribuirà alla realizzazione dei tre
obiettivi prioritari definiti a livello comunitario, corrispondenti ai tre assi dello sviluppo rurale:
migliorare la competitività dell'agricoltura e della silvicoltura sostenendo la ristrutturazione;
migliorare l'ambiente e lo spazio rurale sostenendo la gestione del territorio; migliorare la qualità
della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche.
7
In tale campo, il Fondo di coesione può anche intervenire nel quadro di progetti correlati al settore dell‟energia o dei
trasporti, a condizione che questi offrano chiari vantaggi sotto il profilo ambientale: efficienza energetica, utilizzo delle
energie rinnovabili, sviluppo del trasporto ferroviario, sostegno all‟intermodalità, potenziamento dei trasporti pubblici
ecc.
8
Regolamento (CE) n. 1290/2005
9
Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del
FEASR, stabilisce le norme generali per il sostegno comunitario e definisce gli obiettivi della politica di sviluppo rurale
e il quadro in cui essa si inserisce.
6
Il Fondo contribuisce all'azione comunitaria a favore delle regioni meno sviluppate secondo
l‟obiettivo Convergenza. Fornisce inoltre un'assistenza complementare alle azioni nazionali,
regionali e locali per la realizzazione delle priorità comunitarie10.
In conclusione per garantire che lo sviluppo regionale rimanga quanto più dinamico ed efficace
possibile occorrono partenariati in tutte le regioni dell‟Unione europea, una corretta
programmazione e una buona governance. La politica regionale europea, i relativi strumenti e i
programmi sono gestiti in larga misura a livello decentrato dai governi nazionali e regionali
interessati. All‟interno di un quadro comune definito dall‟UE, gli Stati membri e le regioni
scelgono gli obiettivi prioritari più idonei ai rispettivi territori che fruiranno dei finanziamenti
comunitari. L‟elaborazione di ogni programma11, tuttavia, s‟inserisce in un processo collettivo
che vede la partecipazione delle autorità europee, regionali e locali, delle parti sociali e delle
organizzazioni della società civile. Questo processo assicura che ciascun partner si senta parte
attiva dei programmi di sviluppo e che questi ultimi siano, quanto più possibile, consoni alle
esigenze delle specifiche regioni. Per il periodo 2007-2013, gli Stati membri e le regioni devono
predisporre «Quadri di riferimento strategico nazionali» e «Programmi operativi»12 nazionali e
regionali. I regolamenti comunitari e gli «Orientamenti strategici comunitari in materia di
coesione» definiscono norme comuni per la gestione dei fondi, fermo restando le priorità generali
della Strategia europea a favore della crescita e dell‟occupazione, ossia fare dell‟UE una zona a
forte crescita, con posti di lavoro più numerosi e di migliore qualità. La selezione sul campo dei
progetti spetta in ultima battuta alle autorità nazionali e regionali, che collaborano con la
Commissione europea in merito ad aspetti quali le decisioni riguardanti i grandi progetti, nonché
10
La Commissione e gli Stati membri devono vigilare sul rispetto del principio di coerenza dell'assistenza dei fondi e di
quella degli Stati membri con le azioni, le politiche e le priorità della Commissione nonché con le misure finanziate
nell'ambito del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA).
11
Gli interventi dell‟UE sono integrati da comitati che coinvolgono questi soggetti nell‟elaborazione, nella gestione e
nel monitoraggio di ciascun programma.
12
Nel complesso sono previsti 423 programmi operativi e circa 900 grandi progetti. Fonte UE
7
il rispetto delle norme in materia di controllo, pubblicità e valutazione13. Le spese devono essere
destinate a interventi che sostengono la ricerca e l‟innovazione, la società dell‟informazione, lo
sviluppo sostenibile, l‟efficienza energetica e la valorizzazione delle risorse umane. Gli
orientamenti, inoltre, definiscono una serie di aspetti di particolare rilevanza. I programmi
devono concentrare gli investimenti in aree a forte sviluppo; investire in fattori che incoraggiano
la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro quali l‟innovazione e l‟istruzione; impostare
strategie di sviluppo globali a medio termine; contribuire alle infrastrutture trans-europee e alla
sostenibilità ambientale; mobilitare risorse supplementari e favorire l‟istituzione di partenariati
fra i diversi livelli di governo e altri soggetti. Ciascun Programma operativo stabilisce una serie
di priorità14 con obiettivi correlati, in funzione degli assi di sviluppo del singolo Stato membro o
della regione. I Fondi strutturali e il Fondo di coesione dell‟Unione europea cofinanziano i
Programmi operativi. Questi fondi possono coprire dal 50% all‟85 % del finanziamento
complessivo, in funzione dell‟obiettivo della politica di coesione applicabile alla regione o allo
Stato membro in questione. Gli importi restanti possono provenire da fonti pubbliche (nazionali e
regionali) o private. Ciascun Programma operativo specifica in modo dettagliato le norme di
ammissibilità e i tassi di co-finanziamento. Dopo un primo anticipo, l‟Unione europea esegue
pagamenti intermedi in conformità a conti certificati15 dalle autorità nazionali o regionali. I
pagamenti che si riferiscono al periodo di programmazione in corso potranno essere eseguiti sino
alla fine del 2015. La Commissione europea promuove lo scambio di buone pratiche nella
gestione dei fondi attraverso la diffusione d‟informazioni, seminari e creazione di reti.
13
Poiché non sempre i programmi sono di facile attuazione, una corretta pianificazione si rivela indispensabile. A tal
fine sono stati messi a punto gli Orientamenti strategici comunitari in materia di coesione che definiscono gli obiettivi
comuni. Questi ultimi devono essere realizzati da tutti i programmi. Fonte UE
14
Queste priorità raggruppano diverse operazioni e definiscono i criteri per la selezione dei progetti. I potenziali
beneficiari, nonché il pubblico in generale, hanno il diritto di essere informati su tali criteri e sui progetti selezionati.
8
2.4.1. L'FSE e la crisi
La politica di coesione dell‟UE contribuisce in maniera sostanziale ad affrontare la crisi finanziaria
globale e l'attuale rallentamento dell'economia e sostiene in maniera considerevole gli investimenti
pubblici, anche a livello regionale e locale. Il FSE, congiuntamente agli altri strumenti finanziari
della politica di coesione, riveste un ruolo attivo nel piano d‟azione per la ripresa dell‟UE adottato
dalla Commissione il 29 ottobre 2008. Tale piano invoca una nuova architettura dei mercati
finanziari a livello di Unione europea, sforzi sottesi alla creazione di posti di lavoro e alla
promozione della crescita, e una risposta globale alla crisi dei mercati finanziari. L‟approccio
tripartito della strategia è stato ulteriormente sviluppato in un piano europeo di ripresa economica
coordinato e globale, presentato il 26 novembre, che propone l‟adozione di uno stimolo di bilancio
mirato e temporaneo pari a 200 miliardi di euro (1,5% del PIL comunitario) nel 2009-2010. La
politica di coesione europea reca a tale piano un contributo rilevante: la Commissione ha, infatti,
proposto una serie di misure, legislative e non, intese a sollecitare l‟attuazione dei progetti sul
campo e a instillare fiducia e dinamismo nell‟economia europea, accelerando i pagamenti16 agli
Stati membri e facilitando l‟accesso ai fondi strutturali. Il 16 dicembre 2008 la Commissione
europea ha adottato una terza comunicazione che si collega al piano europeo di ripresa economica e
illustra come la politica di coesione possa aiutare a rinvigorire l'economia reale in Europa. La
comunicazione raccomanda agli Stati membri una serie di azioni che consentiranno loro di fare
l'uso più proficuo della politica di coesione e di tutti i vantaggi che essa può offrire. Inoltre, illustra
una serie di nuove misure intese ad accelerare l'attuazione dei programmi operativi. In particolare,
per promuovere l‟imprenditorialità -specialmente delle Pmi- e favorire la cooperazione con la
15
Qualora non sia possibile verificare tali conti o non vengano seguite opportune procedure di gestione finanziaria,
l‟UE può interrompere il finanziamento o richiedere la restituzione degli importi già versati.
16
L'obiettivo degli anticipi è fornire un flusso di cassa immediato nella fase iniziale del periodo di programmazione
per agevolare i pagamenti ai beneficiari dei progetti. Gli Stati membri sono tenuti a rispettare i tassi minimi di
cofinanziamento nazionale stabiliti dai regolamenti (che vanno dal 15% al 50% a seconda del programma), ma il
sistema è flessibile. Fonte: “La crisi e la strategia dell’UNIONE”
9
Banca europea degli investimenti (BEI) e il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), la
Commissione incoraggia e aiuta gli Stati membri e le regioni a trarre il massimo vantaggio dalla
gestione semplificata di regimi d‟ingegneria finanziaria (financial engineering - FESR/FSE) che
combinano prestiti attivi e passivi. Il programma JEREMIE (Joint European Resources for Micro to
Medium Enterprises) permette alle piccole e medie imprese (PMI), duramente colpite dalla
recessione economica, un più facile accesso al credito. La Banca europea per gli investimenti e la
Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo possono aiutare a preparare i grandi progetti
attraverso JASPERS (Joint Assistance in Supporting Projects in European Regions). Sostegni
specifici saranno dati inoltre ai fornitori di microcredito non bancario, attraverso l‟iniziativa
JASMINE (Joint Action to support microfinance institutions in Europe). Dunque, con una
dotazione di 347 miliardi di euro da investire, disponibili fino al 2013, la politica di coesione
stimolerà l'economia nel breve periodo17, consentendo al contempo di gettare le fondamenta per una
crescita a lungo termine.
2.4.2 L’impatto dei fondi strutturali 2000/2006 sulle Pmi della regione CAMPANIA
Il Rapporto di Valutazione Intermedia (ottobre2005) della Regione Campania18, puntualizza
l‟importanza della verifica delle realizzazioni e dei risultati in queste categorie d‟investimento
definisce un set minimo di core indicators19 , per ognuna di esse di particolare interesse per la
Commissione per la verifica di ciò che è stato raggiunto con il supporto dei fondi strutturali. Per
17
Sono stati stanziati 30 miliardi di euro entro il 2011, attraverso la Banca europea per gli investimenti, al sostegno
delle piccole e medie imprese in Europa
18
Una valutazione ex-post definitiva non è ancora possibile poiché i fondi strutturali(nel caso della Campania rientrano
in quelli delle regioni obiettivo 1:FSE-FESR-SFOP-FEAOG) sono stati prorogati per l‟Italia dall‟UE fino al 30 Giugno
2010. Decisione della Commissione del 18.02.09 C(2009) 1112 DEFINITIVO
19
Indicatori di realizzazione, di risultato e d‟impatto.
10
quanto riguarda il settore Business Development (Sviluppo delle Pmi, Ricerca&Sviluppo) è
riportata una sintesi nella tabella seguente: PMI, suddivise in base al fondo cui il regime di aiuto fa
riferimento (PMI FESR, PMI FEOGA, PMI SFOP) e Ricerca.
TABELLA 1.20
GRAFICO 1.
La dimensione media degli interventi (Impegni/n. interventi) mostra una generale frammentazione
delle risorse POR per le PMI, indicativa del prevalente uso di strumenti di aiuto poco selettivi con la
prevalenza del regime in de minimis21.
20
La fonte di tutti i grafici e le tabelle di questo paragrafo è a cura del Nucleo di Valutazione e Verifica degli
Investimenti Pubblici della Regione CAMPANIA
21
Le misure che prevedono aiuti alle imprese incidono per il 15% sul totale del POR e comprendono forme di
attuazione sia di tipo mono-settoriale, sia attraverso la progettazione integrata. In particolare per i PI turistici e
industriali è stato previsto il contratto di investimento la cui procedura di attivazione è terminata.
11
Per quanto attiene alla segnalazione dei livelli di attenzione (alto, medio, basso), l‟area d‟intervento
“Sviluppo delle attività produttive” mostra un buon livello di performance fisica, da segnalare,
difatti, solo il 15% di livello di attenzione alto riguardo alle misure destinate alle PMI.
Nel complesso le misure di regimi di aiuti all‟interno della progettazione integrata sono state tutte
attivate ad eccezione della misura 5.2.22 Per quanto riguarda le misure finanziate a valere su risorse
FEOGA, anche in questo caso, la distribuzione di risorse appare collimante con l‟obiettivo di
riequilibrio delle aree interne insito nello sviluppo rurale. Nello specifico, la misura 4.8, insieme
alla 4.9, ha rappresentato un‟opportunità efficace per l‟economia d‟interi comprensori agricoli; le
performance della misura 4.19 dovrebbero indurre a un ripensamento delle norme di attuazione
della misura stessa, senza rinunciare a perseguire gli obiettivi coltivati; la misura 4.15 presenta
ambiguità di valutazioni, poiché potrebbe essere foriera di effetti secondari indesiderati, pur
presentando eccellenti performance sotto il profilo finanziario e realizzativo.
Per quanto riguarda le misure a valere su risorse SFOP, esse hanno finanziato interventi efficaci e
innovativi, pur permanendo nel settore una serie di problematiche strutturali che riguardano in
estrema sintesi la verticalizzazione delle filiere e la commercializzazione del prodotto.
Per quanto riguarda la “Ricerca e innovazione”, che comprende misure dedicate all‟offerta (Centri
di competenza) e alla domanda di trasferimento tecnologico, la performance fisica risulta
apprezzabile, anche se il dato fisico relativo al trasferimento tecnologico non è stato valorizzato23.
Con la voce “Altro” sono contemplate le misure relative alla promozione turistica.
22
In particolare si fa notare come la tipologia di interventi legati alle imprese sociali non ha avuto ancora una
formalizzazione procedurale per l‟attivazione dei bandi.
23
A tal proposito possono risultare interessanti le indagini di campo effettuate dal valutatore specialistico che rileva un
interessante andamento crescente nella propensione ad investire, da parte delle PMI, nella ricerca&sviluppo.
12
TABELLA 224.
TABELLA 3.
24
Sono riportati i dati relativi alla performance fisica e di risultato del programma relativi allo sviluppo delle attività
produttive sintetizzando gli indicatori di realizzazione e di risultato in base ai core indicators.
13
Per quanto riguarda, invece, il „rafforzamento della struttura produttiva regionale‟, che rappresenta
uno degli obiettivi (target) del POR, il nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici
della regione Campania l‟ha suddiviso in quattro sotto-obiettivi:
1. Crescita media annua delle unità di lavoro nell’industria pari al 3%. Questo primo sotto-
obiettivo non mostra buone performance: il settore dell‟industria in senso stretto in Campania ha
mostrato una tenuta occupazionale modesta pari all‟1,2%, tra il 2000 e il 2004 (Tabella 1).
2. Incremento delle esportazioni a un tasso medio annuo di crescita del 6,5%. Il tasso medio annuo
di variazione delle esportazioni, in Campania, nel periodo 1999-2004 è stato del 3,07%, come si
evince dalla Tabella 3. Tale valore rappresenta meno della metà dell‟obiettivo prefissato, è inferiore
al valore dell‟Italia (4,9), ed è la metà di quello del Mezzogiorno (6,95). Su tali valori hanno inciso
moltissimo i trend negativi registrati nel 2002 e 2003, che hanno interessato tutte le regioni italiane,
ma in modo particolare la Campania, che non è riuscita a contenere gli effetti della crisi
internazionale. Soprattutto nel 2003 si è registrata una riduzione delle esportazioni pari a -12,7%,
con valori totali (6.840 milioni di euro) simili a quelli del 1998-1999. Dopo il forte calo avuto nel
2003, nel 2004 si registra una ripresa delle esportazioni.
Tabella 4. Esportazioni totali (Variazione % su anno precedente)
14
3. Rapporto fra esportazioni e PIL pari a più del 13% alla fine del decennio.
Il perseguimento di questo sotto-obiettivo si può misurare attraverso l‟andamento della Variabile di
Rottura” Capacità di esportare” (Valore delle esportazioni di merci in % del PIL). I dati disponibili
si fermano al 2003: l‟andamento è negativo soprattutto dal 2000 in poi, non solo per la Campania,
ma anche per il Mezzogiorno e l‟Italia. La Regione Campania, con un rapporto tra esportazioni e
PIL pari all‟8%, appare ancora lontana dall‟ obiettivo prefissato dal Programma.
4.Espansione delle presenze turistiche in circa 12 milioni di unità al 2008, con aumento di oltre il
60% rispetto all’inizio del Programma.
Nel 2004 rispetto al 2000 si è avuta una riduzione delle presenze turistiche di circa un milione di
unità, con una flessione pari a circa il 4,5%.
15
TABELLA 5. Presenze Turistiche in CAMPANIA
L‟andamento dal 2000 al 2004 è abbastanza statico, mantenendosi su valori intorno a 3,5 giornate di
presenza per abitante, in media con l‟andamento del Mezzogiorno, ma ancora nettamente inferiore
al valore nazionale (5,9 nel 2004)
In conclusione, dunque, si può affermare che i fondi strutturali, relativamente al settore Pmi, non
hanno dato i risultati sperati e programmati, soprattutto in merito all‟occupazione e al settore
dell‟export. Ciò fa intuire che forse la spesa – non tanto in riferimento alla quantità, che pure è
inferiore al totale disponibile, ma alla qualità – non sia stata programmata con dovuta lungimiranza,
favorendo magari le spese correnti, oppure, progetti che non si sono dimostrati tanto validi,
soprattutto nel settore turistico, dell‟artigianato e dell‟agricoltura. Si noti, inoltre, come la situazione
campana sia tra la peggiori rispetto alle altre regioni del mezzogiorno(obiett.1); quindi tutto fa
16
pensare che di più si poteva fare. E speriamo che ciò sia da lezione affinchè per la prossima tranche
di fondi strutturali(2007/2013), la Regione Campania si attivi al meglio nella programmazione ed
erogazione di suddetti fondi.