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1. Montagna ed emigrazione
1.1 Tina Merlin: breve profilo di una giornalista coraggiosa
Clementina, questo il suo nome di battesimo, nacque a Trichiana nel 1926. La mamma
era contadina e il pap muratore. L emigrazione era pane quotidiano in casa Merlin.
Pap Cesare fu costretto a lasciare l Italia e la f amiglia per lunghi periodi. Un destino
comune a tanti bellunesi in quel tempo. A casa rest mamma Rosa, donna abituata a
crescere i propri figli da sola, a badare alla casa, agli animali e alla terra. Come tante
donne all epoca.
Tina frequent le scuole elementari, mentre lavo rava come donna di servizio , duro
apprendistato per diventare serva presso alcune famiglie della Milano bene . Cosa del
tutto normale per tante sue coetanee, comprese due sorelle. Niente licenza elementare,
niente giochi, nessuna spensieratezza. Milano venne bombardata. Tina ritorn a casa,
dove due fratelli non c erano piø. Partiti per la guerra e chiss se li avrebbe rivisti.
Solo Toni torn e organizz la Resistenza locale , per poi morire durante la
Liberazione. Come tanti, come tante, Tina divent s taffetta partigiana. Lei, per ,
sopravvisse. Lavorando, impar un nuovo mestiere, p erchØ la serva non voleva farla
mai piø. Intanto, matur scelte politiche ben preci se, lontane da quei principi cattolici
nei quali era stata allevata. Si iscrisse al Partito comunista e spos Aldo Sirena, ex
partigiano e suo compagno durante la Resistenza.
Nel 1951, anno in cui divent mamma di Antonio, Tina era corrispondente locale per
il quotidiano l Unit e denunci con largo antici po la pericolosit del grande invaso
che la Sade stava costruendo a monte di Longarone (con un articolo pubblicato il 5
maggio 1959). Era una voce scomoda la sua, tanto che le cost una denuncia per
diffusione di notizie false e tendenziose atte a t urbare l ordine pubblico . Nel 1960
Tina venne assolta, forse per non avere turbato a sufficienza i responsabili della
tragedia, che puntualmente si avver quattro anni p iø tardi.
Dopo il Vajont furono altre le battaglie, vicino agli operai tessili di Valdagno e ai
ceramisti di Bassano. Dei quali scrisse, ai quali offr la propria voce libera e schietta.1
Mor nel 1991, pochi giorni prima di Natale.
1.2 PerchØ un inchiesta-denuncia?
Nell articolo pubblicato su l Unit dell 11 ge nnaio 1953, Tina Merlin spieg i
motivi che la spingevano a condurre un inchiesta sull emigrazione nella provincia di
Belluno. Nel leggerli pare di sentire sua madre:
Ricordati sempre che i soldi possono svanire, m a la terra, la terra Ł l unica salvezza. 2
1
Centro Internazionale Civilt dell Acqua, Le radici del cielo. Tina Merlin: una donna, una voce libera,
pubblicazione distribuita fuori commercio per conto della Provincia di Venezia e del Comune di
Trichiana in occasione della mostra fotografica itinerante su Tina Merlin curata da Elisa Di Benedetto e
Maura Mosena, Copyright 2003, Provincia di Venezia.
2
Tina Merlin, La casa sulla Marteniga, Cierre Edizioni, Sommacampagna, 2001, p.50.
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Per Tina quella terra non era solo la propriet privata dei Merlin, ma i luoghi
dell infanzia e della famiglia di migliaia di suoi compaesani, costretti a lasciare quella
terra per andare lontano a lavorare. PerchØ a casa non c era lavoro e la famiglia
bisognava pure sfamarla. E allora gli uomini partivano, mentre le donne e i bambini
restavano. Niente lacrime, non c era tempo per piangere. Nessun dolore dipinto in viso,
perchØ i bellunesi erano (e sono ancora) gente pudica e si vergognavano a mostrare le
loro miserie. Solo tanta rabbia verso quei politici che voltavano le spalle a chi chiedeva
di lavorare. Ma non c era tempo nemmeno per la rabbia. Bisognava pensare a cosa
mettere nello stomaco. Se non subito, almeno domani.
Tina non poteva restare a guardare. E allora impugn la penna e scrisse. Parl a nome
di tanta gente che non aveva mai potuto parlare. Scrisse per far capire a tutti le cause
dell emigrazione, le condizioni di vita degli emigranti e le possibilit di occupazione nel
Bellunese. Ma Tina and oltre e accus apertamente la classe dirigente italiana di aver
dimenticato la sua terra e la sua gente, costringendola a cibarsi soltanto di miseria. E
non per tradizione e abitudine, ma per costrizione.
I dirigenti della politica governativa hanno se mpre dichiarato che l emigrazione Ł un male
necessario, di cui non si pu fare a meno. Quanto i pocrita sia questa affermazione lo sanno i
montanari.
Montanari che si rendevano conto che il loro desiderio di restare accanto alla propria
famiglia era
accanitamente avversato dalle autorit governat ive della Dc . 3
1.3 Il contesto politico nazionale e locale
La scena politica nazionale di quegli anni era dominata dalla Democrazia cristiana del
trentino Alcide De Gasperi. Forte della vittoria conquistata nelle elezioni politiche
dell aprile 1948 con il 48,5% dei voti, la Dc si present alle successive elezioni del
giugno 1953. De Gasperi, segretario del partito e presidente del Consiglio, preoccupato
del clima di instabilit e dell avanzata della dest ra monarchica e neofascita nel
meridione alle elezioni amministrative del 1951-52, prepar un arma potente da usare
contro i suoi avversari politici. Ma la legge truf fa (con il 50% piø uno dei voti la
conquista di due terzi dei seggi alla Camera dei deputati) non funzion . Le urne
offrirono ai neofascisti una posizione rilevante sulla scena politica italiana e segnarono
la fine della carriera di De Gasperi. Da quel momento in poi la Dc fu costretta a
praticare una politica di alleanze a sinistra e a destra, con la quale consolider il proprio
potere e il consenso nella societ . Purtroppo, i go verni democristiani furono
caratterizzati da un cronico immobilismo, derivante dalla mancanza di una strategia
unitaria e dai dissidi tra le diverse correnti interne al partito. I governi Dc furono altres
responsabili di aver accentuato i problemi gi esis tenti all interno dello stato pre-
repubblicano, in particolare il clientelismo e la crescita eccessiva della pubblica
amministrazione e del parastato, a tutto discapito delle riforme tanto auspicate. La
mancata istituzione delle regioni previste dall art .131 della Costituzione rese possibile il
3
Tina Merlin, La rabbia e la speranza. La montagna, l emigrazione, il Vajont, Cierre Edizioni,
Sommacampagna, 2004, p.117.
11
controllo delle realt locali attraverso il potere dei prefetti su ogni atto delle autorit
municipali.4
A Belluno il Consiglio provinciale si insedi ne l 1951, dopo la parentesi fascista e
post-bellica. Le elezioni amministrative di quell anno segnarono il predominio della
Democrazia cristiana, con sedici consiglieri su ventiquattro. Stesso numero di
consiglieri nelle elezioni del 1956 (52,1% dei voti ai gruppi), mentre a partire dagli anni
sessanta il calo fu progressivo, per arrivare a nove consiglieri nel 1990 con il 35,3% dei
voti. Parallela la crescita del Partito comunista e del Partito socialista.5
A livello comunale, visto l elevato numero di enti locali, ritengo importante
soffermarmi su Longarone, maggiormente interessato dallo sviluppo industriale dopo il
disastro del Vajont. Nel referendum del 1946 Longarone si schier nettamente per
l ordinamento repubblicano e la Dc raccolse la maggior parte dei voti (1.146), seguita
dal Psi (689) e dal Pci (337). Le decisioni amministrative del dopoguerra furono
numerose e ad ampio raggio, e coinvolsero tutte le forze politiche e locali. Poi, le
elezioni amministrative del giugno 1951, con il pesante intervento della chiesa
longaronese, segnarono una svolta. L alleanza vincitrice Dc-Psdi si divise su tutto,
proprio mentre l economia montana si aggravava e riprendeva l emigrazione. Le
successive elezioni del 1956 confermarono la preferenza per la Dc, sempre alleata col
Psdi. Ma l emigrazione era inarrestabile, chiusero malghe e caseifici, soppressa la fiera
di merci e bestiame. Prevedibile la vittoria delle sinistre nelle elezioni del 1960. La
nuova amministrazione prese immediati provvedimenti per frenare l emorragia
demografica (acquisto di terreni, costruzione di fabbriche, addestramento delle
maestranze). Si tratt dei primi tentativi, non tut ti andati a buon fine, di
quell industrializzazione bellunese che spiccher i l volo soltanto dopo il Vajont.
Denominatore comune alle amministrazioni succedutesi a Longarone dal dopoguerra al
1963 fu l assenza di particolari preoccupazioni per la diga costruita dalla Sade,
interessate soprattutto ai risarcimenti (sovracanoni) che rimpinguavano i loro bilanci e
offrivano alla gente di montagna la speranza di una vita migliore. L 11 ottobre in
municipio, salvatosi dall onda assassina, il Consiglio comunale decimato invit il
parlamento a promuovere un inchiesta e a inoltrare una denuncia contro i responsabili
del disastro.6
La stalla veniva chiusa dopo che i buoi erano tutti fuggiti. Di fatto, l unica denuncia
fatta sino ad allora riguard Tina Merlin per avere allarmato la popolazione locale, o
meglio, per avere informato la gente dei rischi che stava correndo.
1.4 Lo strumento delle leggi speciali nella tradizione italiana
La presente tesi, nell affrontare le fasi salienti dello sviluppo industriale delle
province di Belluno, Bolzano e Trento cita tutta una serie di leggi cosiddette speciali ,
approvate dallo stato per agevolare la localizzazione delle imprese in alcune aree
4
Paul Ginsborg, Storia d Italia dal dopoguerra a oggi. Societ e po litica 1943-1988, Giulio Einaudi
editore, Torino, 1989, pp.188-210.
5
Provincia di Belluno, Belluno la provincia delle Dolomiti, 1951-2001 cinquant anni di storia a Palazzo
Piloni, periodico di informazione, nr.0 pilota, pp.16-24.
6
Ferruccio Vendramini, Governo locale, amministratori e societ a Longaron e 1866-1963, Comune e
Biblioteca Civica di Longarone, Tipografia Piave, Belluno, 2002, pp.176-182, 191-200.