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Data la difficoltà d’interpretazione dei nuovi tessili più performanti, da parte
di designer non iper-specializzati, nasce la necessità di semplificare dati
tecnici con informazioni di più facile lettura, come immagini e schemi
grafici, per chiarire le diverse opportunità che i tessili offrono: ad esempio
l’impiego di una membrana oppure di fibre cave permette di ottenere lo
stessa prestazione di traspirabilità, pur se il tessuto presenta evidenti
differenze.
Date queste premesse, si apre un nuovo scenario per la progettazione
dell’abito che parte da un presupposto diverso da quello della moda,
poichè si fonda su un’analisi funzionale dell’abito, della sua materia e delle
sue componenti, senza precludere una valutazione estetica: infatti, pur
parlando di un progetto funzionale, non possiamo non considerare
l’influenza del gusto collettivo che condiziona fortemente tale prodotto.
Per progettare in modo funzionale con il tessile in uno specifico contesto
climatico, occorre seguire delle linee guida che definiscano i requisiti
affinchè l’abito sia in grado di rispondere adeguatamente alle sollecitazioni
esterne (clima) e di soddisfare le esigenze di chi lo indossa (uomo).
Questa tesi si pone come uno strumento utile al progettista per indagare in
un ambito in trasformazione quale è il tessile per abbigliamento; aiutarlo a
capire le procedure di risposta dei tessili, intesi come interfaccia tra uomo e
clima, per compiere scelte consapevoli tra questi materiali in evoluzione.
La tesi confluisce in linee guida riferite all’uso del tessile in diverse condizioni
climatiche, che devono essere lette parallelamente ad alcune schede che
riportano schematicamente le modalità di risposta ad un dato requisito.
Infatti le modalità di risposta alla medesima richiesta funzionale sono
molteplici, ma ognuna di esse influisce sulle caratteristiche finali del
materiale: ad esempio, a parità di impermeabilità, un tessuto spalmato con
PU si presenta molto diverso da un tessuto in nylon a trama fitta.
Sulla base di queste informazioni, il progettista sarà in grado di effettuare la
scelta del materiale più idoneo al proprio progetto, all’interno di un settore
3
così ampio dove le informazioni fornite dalle aziende produttrici non sono
sufficienti affinchè egli possa avere padronanza della scelta dei materiali:
in particolar modo perchè egli possa dialogare, capire, entrare in un
mondo molto complesso, in evoluzione continua e con regole proprie.
Tuttavia il “mondo” del tessile ha recentemente manifestato segnali positivi,
che ci inducono a capire che esiste una forte volontà di aprirsi allo
scambio di conoscenze con altri settori, al fine di favorire l’incontro tra
domanda ed offerta.
Lo dimostra il forte fermento che spinge ad organizzare manifestazioni, fiere
e convegni, supportato dalle nuove possibilità offerte dagli attuali mezzi di
comunicazione, come portali dai quali si possono attingere informazioni,
per essere sempre aggiornati sulle novità della produzione tessile, e
dibattere con esperti e non-esperti su svariati argomenti.
Questa tesi è incentrata sul ruolo del tessile nel rapporto tra uomo e clima;
si è scelto di circoscrivere l’argomento tralasciando altri aspetti del tessile,
come l’aspetto sociale, quello espressivo o sensoriale, poichè si sarebbe
affrontato un discorso troppo ampio, con il rischio di creare maggiore
confusione al lettore e di non fornire uno strumento utile di
accompagnamento alla progettazione.
L’elaborato contiene inoltre numerosi indirizzi e referenze per agevolare
l’incontro tra progettista ed esperti del settore tessile.
Può essere letto senza seguire l’ordine degli argomenti indicati nell’indice,
ma attingendo liberamente le informazioni saltando da un capitolo
all’altro.
L’obiettivo non è quello di creare un’enciclopedia del tessile, ma un nuovo
strumento di supporto alla progettazione.
COSA STA SUCCEDENDO AL CLIMA?
Gli scienziati sembrano non avere più dubbi nel ritenere i gas serra responsabili dei
cambiamenti del clima e dei suoi effetti devastanti.
Se non si inverte la linea di tendenza, per l'immediato futuro gli esperti
prospettano uno scenario preoccupante.
Gli eventi meteorologici, che recentemente hanno provocato alluvioni disastrose
anche nel nostro paese e che negli ultimi anni si sono fatti sentire con frequenza
incalzante, inducono a riflettere sulla necessità di agire in fretta: ciò che una volta
accadeva in via del tutto eccezionale, oggi sta diventando una realtà ricorrente
e non risparmia nessuna zona del pianeta.
Nel novembre 2000 si è tenuta all'Aja la Conferenza dell'ONU sul clima, che ha
visto impegnati 180 paesi nel tentativo di trovare un accordo per attuare gli
impegni assunti nel 1997 con il protocollo di Kyoto. Esso prevedeva una riduzione
delle emissioni di gas ad effetto serra in media del 5,2% nei 38 paesi industrializzati
nel periodo 2008-2012, senza tuttavia specificare le modalità concrete tramite cui
raggiungere questo obiettivo.
Recenti incontri internazionali tenutisi a Shanghai, Ginevra e Nizza hanno
riproposto all'opinione pubblica il problema in tutta la sua gravità, sollecitando
interventi tempestivi da parte dei governi e una maggior coscienza individuale
da parte dei cittadini.
Gli esperti del Comitato intergovernativo si incontreranno di nuovo
prossimamente (ad Accra, nel Ghana, e a Bonn) per proseguire nell'azione di
sensibilizzazione degli stati industrializzati sulle drammatiche emergenze
ambientali.
I suggerimenti del mondo scientifico mirano a ridurre le emissioni inquinanti, nella
logica di uno sviluppo sostenibile. Si tratta di interventi difficili da attuare perché si
scontrano con gli interessi di molte parti e comportano il cambiamento di
abitudini radicate in ciascuno di noi.
L’ATTENZIONE INTERNAZIONALE SUL PROBLEMA CLIMA
L'Organizzazione mondiale della Sanità ha presentato all'Aja un rapporto
preoccupante sulle possibili conseguenze dei gas serra: se non si ridurranno le
emissioni, si stima che al riscaldamento globale potrebbero essere associate altre
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modifiche dei principali parametri climatici e impatti significativi sui sistemi fisici e
biologici e sulle comunità umane.
La crescente attenzione internazionale sul tema ha portato WMO (World
Meteorological Organization, Organizzazione meteorologica mondiale) e UNEP
(United Nations Environment Program, Programma delle Nazioni Unite per
l'ambiente) a creare nel 1988 l'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate
Change, Gruppo intergovernativo sul cambiamento del clima) che è formato da
3.000 scienziati chiamati a valutare l'informazione disponibile nei campi
scientifico, tecnico e socio-economico legati ai cambiamenti climatici, ai possibili
impatti di tali cambiamenti ed alle opzioni di adattamento e di mitigazione.
L'IPCC ha prodotto finora tre rapporti (1990, 1995 e 2000).
Nel Terzo rapporto di valutazione,
ultimato e reso noto già agli inizi del
2001, gli scienziati dell’IPCC che
hanno collaborato alla preparazione
sono concordi nel ribadire che il
clima terrestre si sta riscaldando e
che la maggior parte del
riscaldamento osservato è
attribuibile alle attività umane, in
Gas inquinanti prodotti dalle attività umane
particolare alla crescita delle emissioni di gas-serra.
IMPATTI E CONSEGUENZE DELL’EFFETTO SERRA
Il gruppo di lavoro dell’IPCC trae una
serie di considerazioni relative agli
impatti dei cambiamenti climatici
dovuti all’effetto serra: questi
varieranno in maniera significativa tra
le varie regioni del globo e
comporteranno la vulnerabilità dei
sistemi naturali e antropici e la
modificazione delle strategie di
adattamento.
Effetto serra
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1. Conseguenze sul clima:
La sensibilità del ciclo idrologico alla variazione della temperatura e delle
precipitazioni comporterà significative modificazioni nell'umidità del suolo, nello
scorrimento superficiale dell'acqua, nella portata dei fiumi e dei laghi.
Le ricerche indicano che lo stress delle risorse idriche potrà crescere in molti paesi
tra i quali l'Australia, il Nordafrica, l'Africa meridionale, l'Europa meridionale, il
Medio Oriente e l'America Latina e ridursi in Asia e Africa equatoriale. I modelli
indicano per la maggior parte delle aree una tendenza all'aumento del rischio di
alluvioni e periodi di siccità.
Per tutta l'Europa meridionale, le modifiche climatiche previste dagli scenari
climatici dell'IPCC comporteranno la riduzione della disponibilità di risorse idriche,
l’aumento del rischio di alluvioni, il deterioramento della qualità dei suoli,
l'aumento della frequenza degli incendi, la crescita dell'erosione e la perdita di
zone umide nelle aree costiere.
Alluvione
Siccità
Il quadro degli impatti previsti risulta particolarmente critico per l'Italia, che soffre
peraltro di condizioni di dissesto idrogeologico del territorio che compromettono
la capacità di rigenerazione delle sue risorse, nonché la sua capacità di mitigare
gli effetti di eventi climatici estremi.
Le analisi meteorologiche più recenti effettuate dal CNR mettono in evidenza
che, già oggi, l'andamento dei principali parametri climatici in Italia risulta in linea
con quello riscontrato a livello globale e previsto dall'IPCC per il 21° secolo. Il
clima italiano sta infatti diventando più caldo e più secco, in particolare nel Sud
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ed allo stesso tempo, in tutta l'Italia settentrionale, l'intensità delle precipitazioni è
andata crescendo negli ultimi 60-80 anni, con un aumento del rischio di alluvioni.
In sintesi l’azione dei gas serra provocherà:
• aumento del riscaldamento globale tra 1,4 e 5,8°C
- superiore alla media globale sui continenti (latitudini più settentrionali in inverno)
- inferiore alla media ai tropici, alle alte latitudini dell'emisfero meridionale e in
regioni caratterizzate da elevato inquinamento atmosferico (regioni
caratterizzate da elevate concentrazioni di aerosol a base di solfati)
• modificazioni della quantità e del tipo delle precipitazioni
- aumento delle precipitazioni nelle aree tropicali e alle alte latitudini
- riduzioni nelle aree subtropicali e nelle aree continentali in estate
• aumento del livello del mare tra 8 e 88 centimetri
• cambiamenti nella frequenza e nella quantità degli eventi climatici estremi
(alluvioni, siccità, cicloni, ecc.)
- ondate di caldo
- aumento di intensità e di
frequenza di forti precipitazioni
• riduzione delle aree ghiacciate
al Polo nord
• invasione delle acque marine
nelle aree costiere (aree tropicali
e subtropicali)
• modificazione della salinità e
delle correnti marine
Effetto disastroso di un uragano
• crescita dell'intensità e della frequenza degli eventi estremi (paesi
industrializzati)
• deterioramento della qualità dei suoli
• aumento della frequenza degli incendi
2. Conseguenze sugli ecosistemi:
I cambiamenti climatici potrebbero avere gravi conseguenze sull’equilibrio degli
ecosistemi e sulla salute umana e si stima che nei prossimi vent'anni potrebbero
morire 8 milioni di persone a causa di questi.
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Il problema è urgente anche in l'Italia, come evidenzia un altro studio condotto in
8 città italiane dall'OMS in collaborazione con l'ANPA (Agenzia Nazionale per la
Protezione dell'Ambiente): il livello di polveri sottili superiore alla soglia prevista
dall'Unione Europea costa 3500 vite l'anno.
In Francia, Austria e Svizzera si calcola che l'abbattimento delle emissioni
inquinanti porterebbe ad una diminuzione dei decessi del 6% (40.000 persone)
e ad un sensibile calo delle malattie
dell'apparato respiratorio.
Inoltre le modificazioni climatiche
potrebbero creare condizioni
favorevoli alla diffusione di insetti,
virus e batteri, attualmente presenti
solo nelle aree tropicali, anche in
zone che attualmente non sono
interessate dalla loro presenza.
Zanzara Anofele
Ad esempio la zanzara anofele, responsabile della malaria, potrebbe colonizzare
nuove aree, mettendo a rischio altre 300 milioni di persone. Aumenterebbero
anche malattie come la dengue, la bilarziosi, la malattia chiamata "cecità dei
fiumi" e la febbre gialla.
A ciò si aggiungono l'aumento del numero
delle vittime degli eventi climatici estremi
(alluvioni, uragani e siccità), che già
attualmente causano la morte di 140 mila
persone all'anno, e dei forti costi sociali di tali
fenomeni (430 miliardi all'anno negli anni
Novanta, cinque volte più che negli anni
Ottanta). Sono cifre vertiginose, che danno
un quadro dell'importanza di ciò su cui si è
discusso all'Aja.
Febbre gialla al microscopio
Particolarmente gravi saranno le
conseguenze per i Paesi in via di sviluppo, i
più vulnerabili anche per effetto delle loro
ridotte capacità di adattamento. Nel settore
agricolo, ad esempio, i Paesi in via di
sviluppo rischiano di andare incontro a
9
Ragazzo extracomunitario fuori dal paese d
origine
i
crescenti incertezze per quanto riguarda la disponibilità di cibo e persino a un
aumento della frequenza e della durata delle carestie. La ridotta disponibilità di
cibo potrebbe far crescere la migrazione di popolazioni alla ricerca di territori più
idonei allo sviluppo di condizioni normali di vita.
Per i Paesi industrializzati, gli impatti più significativi riguarderanno l'intensità e la
frequenza degli eventi estremi, il ciclo idrologico e la disponibilità di acqua, la
salute. L'esperienza di alcuni eventi estremi recenti suggerisce che, per le aree
urbane, i processi di adattamento potrebbero risultare costosi e comportare
elevati costi sociali.
In sintesi l’azione dei gas serra provocherà:
• cambiamenti nella distribuzione di animali e piante, che sono già stati
osservati e continueranno negli anni a venire, con spostamenti di 400-600
chilometri verso Nord per un aumento di soli pochi gradi centigradi
• disequilibri negli ecosistemi per lunghi periodi di tempo che porteranno ad una
riduzione della biodiversità. Se gli spostamenti non fossero o possibili o risultassero
troppo lenti rispetto alle modifiche del clima, i cambiamenti climatici potrebbero
minacciare o danneggiare in maniera irreversibile alcuni sistemi e alcune specie.
• esposizione di ecosistemi e comunità umane a sostanziali cambiamenti nella
disponibilità di acqua, nella qualità della stessa e nel rischio di alluvioni e
• siccità con conseguente aumento della frequenza e della durata delle
carestie (paesi in via di sviluppo)
• aumento della migrazione di popolazioni
• maggiore diffusione di malattie come la malaria (nel 2080 dai 260 ai 320
milioni di persone che oggi vivono in aree non a rischio saranno esposte a questa
malattia).
• aumento dei decessi dovuti ad ondate di caldo
Anche se la crescita delle concentrazioni dei gas-serra nell’atmosfera sarà
bloccata durante questo secolo, i cambiamenti climatici e l'innalzamento del
livello del mare determinati dalle passate, attuali e future attività umane
continueranno per secoli.
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IL CLIMA OGGI: preambolo del disastro
Le ipotesi future sono sicuramente allarmanti, tuttavia già oggi alcuni eventi ci
preannunciano come sarà la situazione climatica di domani.
Tutti noi possiamo constatare che le stagioni estive sono caratterizzate da
temperature anomale (simili a quelle delle regioni tropicali), mai registrate prima,
subito seguite dalle temperature rigidissime della stagione invernale.
Le stagioni intermedie sono ormai scomparse, sono un lontano ricordo
dell’infanzia di molti.
Il presentarsi di condizioni climatiche
anomale, che si verificano “fuori
stagione”, comporta anche eventi
imprevisti come esondazioni di fiumi o
l’invasione da parte di sostanziosi gruppi
di insetti (un esempio sono le
“bibbliche” locuste) in regioni che non
sono in alcun modo preparate ai loro
devastanti effetti.
Campi agricoli distrutti dalla siccità
Cielo coperto in modo anomalo L'arrivo di un tornado
Osservando le comunità umane possiamo
constatare che in molte città del mondo giungono
persone provenienti da paesi nei quali la situazione
climatica difficile e la conseguente scarsità di
risorse, non gli ha garantito la permanenza nella
propria realtà culturale.
Giovane extracomunitario nell'atto di contrattazione della merce
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E’ necessario agire oggi per essere preparati a ciò che si verificherà domani, dato
che abbiamo già avuto un assaggio di ciò che il futuro ci riserva.
Date queste premesse è fondamentale, allo scopo di una più facile
comprensione dell’argomento, definire immediatamente cosa si intende per
clima e quali fattori contribuiscono a determinarlo.
ANALISI DEL CLIMA
Si definisce clima l’insieme delle condizioni meteorologiche medie di una regione
della Terra nei vari periodi dell’anno.
La disciplina che studia i vari fattori del clima si chiama climatologia. Il suo
compito è quello di studiare il clima nella sua distribuzione geografica e di
individuare le cause fisiche che determinano le varie situazioni.
Il clima di una data regione del globo, può essere descritto ricorrendo ad alcune
grandezze chiamate elementi del clima: temperatura media, insolazione,
pressione, umidità, precipitazioni, nuvolosità.
A loro volta gli elementi del clima dipendono dai fattori del clima, che agiscono
su di essi influenzandone i valori medi, come latitudine, altitudine, distanza dal
mare, correnti marine, direzione delle catene montuose rispetto a quella dei venti
dominanti, esposizione al Sole ed ai venti, presenza di vegetazione, ecc.
FATTORI CLIMATICI
Si chiamano fattori climatici le condizioni che producono variazioni negli elementi
del clima e sono di natura astronomica e geografica.
• La latitudine determina differenze climatiche in quanto influisce sulla
temperatura, che diminuisce dall’Equatore, verso nord e verso sud. Più una
regione è lontana dall’Equatore, più cresce l’inclinazione dei raggi solari e più si
riduce la quantità di calore che la raggiunge.
• L’altitudine influisce sulla temperatura, sulla pressione e sulla piovosità; in
particolare la temperatura diminuisce di circa 0,6 °C per ogni 100 m di quota;
• l’influenza sull’umidità è dovuta al fatto che a quote elevate si formano
facilmente nubi che danno pioggia.
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• La distanza dal mare influisce sulla temperatura e sull’umidità. L’acqua del
mare, a causa della forte inerzia termica, impiega circa il doppio del tempo per
riscaldarsi rispetto alla terraferma in primavera e in estate, ma anche più a lungo
trattiene il calore in autunno e in inverno. Lungo le coste l'inverno è quindi mite e
l'estate fresca (clima marittimo); nelle regioni interne, l'inverno è invece rigido e
l'estate calda e afosa (clima continentale).
In definitiva il mare attenua gli squilibri termici riducendo le temperature massime
e innalzando le minime.
Sui mari l’aria è più umida che nelle regioni interne perché c’è una forte
evaporazione.
La presenza di laghi con grandi masse d’acqua influenza il clima in quanto, come
i mari (anche se su scala minore) agiscono da regolatori termici.
• Le correnti oceaniche contribuiscono a mitigare il clima delle regioni subpolari
perchè portano acqua calda dalle regioni tropicali verso i Poli (es. Corrente del
Golfo), mentre lo rendono più caldo e umido nelle regioni tropicali e subtropicali.
Esse rendono invece il clima più rigido e arido quando trasportano acque fredde
dalle alte alle basse latitudini (es. Corrente di Humboldt, che risale dal polo Sud
lungo le coste Pacifiche dell'America meridionale).
• La presenza di catene montuose può formare uno sbarramento naturale alle
masse d'aria umida provenienti dal mare, costringendo le masse d’aria in
movimento a scaricare gran parte dell’umidità che contengono sottoforma di
piogge molto intense, che si riversano sul versante rivolto verso il mare, mentre
l'interno risulta caratterizzato da una notevole aridità.
• L'inclinazione con cui i raggi solari arrivano sulla Terra, e quindi l’esposizione al
Sole, influisce sulla temperatura.
All'Equatore, dove il Sole passa alto nel cielo tutto l'anno, i raggi giungono quasi
sempre verticali e si distribuiscono quindi su una superficie più piccola,
riscaldandola con maggiore efficacia.
Man mano che ci si avvicina ai Poli, i raggi giungono sempre più inclinati e quindi
distribuendosi su una superficie maggiore, riscaldano sempre più debolmente la
superficie terrestre.
• La vegetazione attraverso la traspirazione immette nell’aria vapore acqueo e
inoltre rallenta l’evaporazione dell’acqua dal suolo.
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ELEMENTI CLIMATICI
Sono elementi climatici tutti quei fenomeni metereologici tra loro interagenti e
considerati nei loro valori medi, ottenuti attraverso osservazioni durante numerosi
anni, che contribuiscono a determinare il clima di una certa zona.
I principali elementi climatici sono:
• Insolazione
L'insolazione è un elemento fondamentale del clima in quanto da questo
parametro dipendono tutti gli altri fenomeni atmosferici.
Dipende dall'inclinazione dei raggi solari, che raggiungono la superficie terrestre
con diversa intensità luminosa, e dal periodo di illuminazione diurna, ossia la
diversa durata delle ore di luce durante il giorno che varia al variare delle
stagioni.
L'energia del Sole, che arriva nell'atmosfera, viene in parte diffusa dalle nubi e
dalle molecole dei gas costituenti l'aria ed in parte viene assorbita dal vapore
acqueo e dall'anidride carbonica.
La restante parte arriva a terra e viene di nuovo irradiata nell'atmosfera.
E’ stato misurato che all’esterno dell’atmosfera giungono in media 2 cal/ cmq al
minuto (costante solare), variamente distribuite tra equatore e regioni polari.
Per effetto della riflessione, metà di tale radiazione viene riemessa in atmosfera,
per cui la costante solare all’interno della atmosfera è metà, pari a 1 cal/cmq al
minuto.
• Temperatura
La temperatura varia nei diversi ecosistemi e nelle diverse stagioni per effetto di:
- latitudine ( diversa inclinazione dei raggi solari = diversa intensità di
insolazione)
- mese dell’anno ( a seconda della latitudine, a causa dell’inclinazione
dell’asse terrestre)
- altezza dal suolo ( 0,6°C per ogni 100 m)
- situazioni particolari (vicinanza dal mare, correnti aeree e venti, microclimi
specifici)
Si misura in gradi centigradi o gradi Celsius e per analizzarla, occorre conoscere la
temperatura media e l’escursione termica giornaliera, mensile e annua.
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La distribuzione della temperatura sulla superficie terrestre è rappresentata dalle
isoterme, curve che uniscono tutti i punti di egual temperatura media, ridotta a
livello del mare per eliminare l'influenza dell'altitudine. Le isoterme possono essere
mensili, annuali, stagionali; indicano che la temperatura, seguendo l'andamento
dell'insolazione, diminuisce dall'Equatore ai Poli.
La zona più calda non è però quella Equatoriale, ma una zona continentale più
spostata verso il Tropico del Cancro.
• Pressione
La pressione esercita due azioni principali:
1. Azione indiretta: le differenze di pressione atmosferica tra due punti della
superficie terrestre determinano i venti, con relativo spostamento di masse d’aria
(trombe d'aria) e precipitazioni, di cui è importante conoscere la velocità in
km/ora, poichè è indicatore della loro azione, e la direzione, che ne determina
anche le caratteristiche distinguendo i venti in secchi o umidi, caldi o freddi.
2. Azione diretta: sembra che accentui l’attività degli insetti (nelle fasi di bassa
pressione) ed abbia effetti sull’uomo (sulle persone sensibili a variazioni di
pressione)
• Umidità
L'umidità varia in continuazione con l'evaporazione e con le precipitazioni. Le
regioni più secche sono in genere quelle prive di vegetazione e lontane dal mare.
L'umidità decresce anche in base all'altezza.
Per parlare di umidità atmosferica dobbiamo distinguere l’umidità assoluta
dall’umidità di saturazione:
1. Umidità assoluta: è la quantità di acqua contenuta, sotto forma di vapore, in
un mc di aria (grammi/mc )
2. Umidità di saturazione: è la massima quantità di acqua che può essere
contenuta, sotto forma di vapore, in un mc di aria ad una certa temperatura
(grammi/mc). Aumenta all’aumentare della temperatura.
Tutti i fenomeni legati all’umidità, come la condensazione, l’evaporazione e la
traspirazione, non sono collegati all’umidità assoluta, ma a quella relativa, che
viene misurata con l’igrometro ed è espressa in percentuale.
Umidità relativa: è il rapporto tra l’umidità assoluta e quella di saturazione,
esprime lapercentuale di umidità presente nell’aria (rispetto a quella massima,
cioè di saturazione)
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Se l’umidità assoluta supera quella di saturazione, si ha la condensazione
dell’acqua sotto forma di goccioline o di ghiaccio.
Altri fenomeni collegati sono la condensazione di umidità in corrispondenza delle
pareti fredde, la formazione di nebbia e nuvole, il manifestarsi di pioggia, neve o
grandine in presenza di nuclei di condensazione.
• Precipitazioni
Influenzano il clima in quanto fanno diminuire la temperatura.
Esistono vari regimi pluviometrici, tipici delle diverse zone, caratterizzati da
differenze di piovosità annua ( quantità totale in mm/anno ), distribuzione
mensile della piovosità ( in mm/mese), intensità delle piogge.
Sono fondamentali per garantire il rifornimento idrico delle piante e l’acqua agli
animali.
L’acqua utilizzata da piante ed animali è presente sulla superficie, in fiumi o laghi,
oppure in profondità nelle falde acquifere.
• Nuvolosità
Strettamente collegata alle precipitazioni, influenza la temperatura in quanto
impedisce ai raggi solari di raggiungere il suolo. D'altra parte trattiene le radiazioni
caloriche emesse dal suolo diminuendo l'escursione termica fra notte e giorno.
METODI PER LA CLASSIFICAZIONE DEL CLIMA
Gli elementi del clima sono rappresentati da grandezze fisiche facilmente
misurabili.
Per definire le condizioni climatiche di una regione occorre avere indicazioni
statistiche dei vari parametri meteorologici rilevati con continuità per un periodo
di circa 30 anni.
La temperatura in particolare è oggetto di raccolta di dati statistici che
riguardano le sue variazioni nel tempo e nello spazio.
Temperatura ed umidità, intesa come quantità e distribuzione delle precipitazioni,
sono i due parametri più usati per definire e classificare i diversi tipi di clima.
L’importanza di questi due parametri è dovuta al fatto che essi riflettono più o
meno direttamente processi quali la distribuzione dell’insolazione, i movimenti
delle masse d’aria e d’acqua, la rotazione terrestre, la composizione chimica e la
struttura termica dell’atmosfera e dell’idrosfera.
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