l’intervento diretto dell’Unione Sovietica per l’instaurazione di un regime socialista su
modello di quello sovietico, processo conclusosi con il ritiro di ogni presenza sovietica
sul suolo romeno e con la firma del Patto di Varsavia nel 1955, che decretava quali
fossero i paesi satelliti della potenza russa (in risposta al Patto Atlantico). Dal 1955
Gheorghiu-Dej restò al potere fino al 1965, anno della sua morte, quando gli succedette
alla segreteria del partito proprio Nicolae Ceauşescu, che si era distinto come suo
collaboratore, oltre che come fervido attivista del Partito Comunista.
Vengono quindi descritte le vicende che si sono verificate a partire dal 1965 e che hanno
portato all’instaurazione del regime comunista dispotico di Ceauşescu. Il paese sul piano
internazionale volle subito mettersi in luce cercando di affermare la propria autonomia e
indipendenza, non mancarono le partecipazioni ai vertici del Patto di Varsavia, del
COMECON e della Conferenza di Mosca dei partiti comunisti. Il leader romeno ebbe
contatti diretti con la Cina di Mao e con la Corea del Nord, propose per la Romania una
rivoluzione culturale su modello di quella cinese, cercò di allontanarsi dall’influenza
sovietica tramite contatti con il presidente americano Richard Nixon. Tutte queste
manovre permisero al dittatore di distogliere l’attenzione sul piano interno del paese
grazie all’accresciuto prestigio personale. Nel frattempo, infatti, aveva coinvolto in
politica la moglie Elena e vari componenti della famiglia; aveva istituito la Securitate e
imposto il culto della persona, aveva intrapreso un piano di urbanizzazione, cercando di
spostare tutta la popolazione dalle campagne alle città.
Il terremoto del 1977 fece in modo che alla Romania vennero dati molti aiuti, soprattutto
dal mondo occidentale, ancora una volta distogliendo l’attenzione dal totalitarismo
interno che ormai aveva preso il sopravvento. Il campo economico fu, però, il tallone di
Achille di Ceauşescu, che dovette sostenere ampi costi di importazione di beni e prodotti
con in cambio l’aumento dell’estrazione del petrolio, senza destinare però nulla alla
modernizzazione degli impianti, sollevando ciò un certo dissenso interno. Sul piano
internazionale, con l’amministrazione Carter negli Stati Uniti, il dittatore perse la sua
importanza, che cercò di recuperare sul piano interno, quando ormai, però, i consensi
cominciavano a essere troppo pochi. Questi stati di tensione interni fecero scoppiare la
nota rivoluzione del 1989 della Romania che portò al processo e all’uccisione di
Ceauşescu e della moglie.
4
Il secondo capitolo si propone di affrontare, dunque, tutti gli eventi che si sono susseguiti
dalla caduta del regime, fino ai nostri giorni, con attenzione al processo di transizione che
la Romania ha portato avanti, come anche tutti i Paesi dell’Est europeo, una volta satelliti
dell’Unione Sovietica. Si trattava di cominciare a creare in Romania un multipartitismo e
un’economia liberale che potesse anche risvegliare una crescita finanziaria per sostenere
il paese. Nacquero partiti come il Fronte di Salvezza Nazionale, il Partito Nazional-
Contadino-Democratico, il Partito Nazional-Liberale, il Partito Socialdemocratico,
l’Unione Democratica dei Magiari di Romania, il Partito della Grande Romania tutti
segno di un’apertura mentale politica che ormai mancava da decenni e che ora stava
accompagnando la transizione democratica romena.
Dal 1990 la Romania dichiarò apertamente di voler collaborare con gli organismi
europei. Le relazioni internazionali con i paesi dell’area del Patto Atlantico favorirono la
rinascita del ruolo della Romania in ambito estero. Vari personaggi di spicco fecero
visita al paese come Mitterrand, presidente della Francia, o Worner, segretario generale
della NATO. Nel 1992 si svolsero le prime elezioni democratiche. Nel corso degli anni le
relazioni internazionali con le istituzioni dell’Unione Europea si sono rinforzate, la
Romania si è messa in luce soprattutto grazie alla sua voglia di riscatto e di cambiamento
dopo il terribile regime comunista che aveva annientato ogni forma di libertà e
democrazia. Dal 1999 la Romania venne inclusa in un gruppo di Paesi candidati
all’adesione e questo portò all’apertura dei negoziati nel 2000. A questo punto la
Romania inizia una fervida attività politica ed economica interna che accompagnerà le
varie tappe di integrazione verso l’Unione Europea.
Il quarto capitolo si propone, infatti, di descrivere quali sono stati i processi e i criteri di
integrazione della Romania nell’Unione Europea. Una ricerca non facile, in quanto molte
delle informazioni sono reperibili soltanto in Internet e non ci sono molti testi a riguardo
a disposizione. La maggior parte delle informazioni sono state trovate nel sito della
Banca Nazionale Romena, che ha avuto un ruolo di rilievo nei processi di preparazione
del paese all’ingresso in UE, e sul sito del Unione Europea e del Parlamento Europeo. Ho
voluto riportare i testi romeni che la Banca Nazionale Romena ha pubblicato sul sito
come capitoli descrittivi del processo di integrazione nell’Unione Europea: un elenco di
5
normative e criteri di tipo economico, giuridico e politico che il paese ha dovuto
rispettare, attuando anche cambiamenti legislativi interni, per poter essere parte
integrante a tutti gli effetti dell’UE. Vengono inoltre riportate le pagine che si riferiscono
agli allegati del Trattato di Adesione nei quali si descrivono le misure transitorie che
sono state richieste alla Romania al momento della firma e dunque dell’ingresso in UE.
Il terzo capitolo riguarda proprio l’Unione Europea. Ho pensato di dover inserire una
parte descrittiva di questa importante istituzione, della quale in ogni caso facciamo parte
anche noi italiani, in modo da poter chiarire e specificare quali sono i suoi progetti e
obiettivi comuni e il suo ruolo in ambito internazionale.
E’ stato un lavoro di non facile compilazione, proprio per la difficoltà nel reperire le
informazioni necessarie, ma ho preferito affrontare un argomento di attualità, che ci
coinvolge in modo diretto nel quotidiano, piuttosto che scegliere di portare la traduzione
di un testo di qualche autore romeno sconosciuto ai più. La mia speranza è che con il
tempo siano sempre di più gli elaborati e i testi che verranno redatti sulla Romania, un
paese latino a noi vicino, che per la sua posizione è stato trascurato per molti anni e che,
a mio parere, ora più che mai merita un’attenzione particolare.
Sentiti ringraziamenti vanno al professor Zuliani che ha sostenuto il mio lavoro di
ricerca, nonostante le varie difficoltà incontrate nel percorso di compilazione.
Dedico questa tesi alla mia carissima professoressa di lingua romena Teresa Ferro,
sempre viva nei miei ricordi e nei miei studi, che mi ha trasmesso il suo amore e la sua
passione per la Romania, un paese purtroppo ancora a molti sconosciuto.
6
CAPITOLO I
STORIA DELLA ROMANIA: DAL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
ALL’ERA CEAUŞESCU
Dopo la seconda guerra mondiale, con la sconfitta dei tedeschi, il Paese ormai non
godeva più della fiducia degli angloamericani. Si aprì quindi il periodo delle trattative di
pace, durante il quale l’obiettivo della Romania doveva essere quello di recuperare una
certa credibilità a livello internazionale.
Re Michele
1
e le forze democratiche tentarono in qualche modo, sia pure in extremis, di
recuperare alla Romania una posizione diversa nei confronti dei vincitori della Seconda
guerra mondiale secondo modalità politico-diplomatico di sicuro effetto. In primo luogo
accreditare sempre più la collocazione del Paese non già come satellite volontario della
Germania nazista, quanto piuttosto come Paese occupato e dunque non responsabile degli
eventi; sostenere che le alleanze contratte nei precedenti vent’anni, come anche la
posizione antirevisionista, costituivano altrettante prove certe e inequivocabili di una
politica estera coerente, molto vicina alle posizioni francesi e dunque aliena da posizioni
filotedesche; ricordare che le stesse potenze occidentali avevano accettato, dopo molto
tempo e con riluttanza, di annoverare la Romania tra i Paesi nemici. Con tali presupposti
e con queste speranze i dirigenti politici democratici romeni si prepararono ad affrontare
il difficile momento della fine della guerra.
2
L’allontanamento e l’arresto del generale Antonescu
3
, la formazione del governo
Sănătescu
4
e il ritorno alla democrazia (reintroducendo la Costituzione del 1923) e i mesi
1
Michele I di Romania, nato Michele di Hohenzollern-Sigmaringen, (Sinaia, 25 ottobre 1921) regnò come
re di Romania dal 1927 al 1930 e ancora dal 1940 alla sua deposizione da parte dei comunisti nel 1947.
2
A.Biagini, Storia della Romania contemporanea, Bompiani, Milano 2004, pp102-103
3
Ion Victor Antonescu (Piteşti, 15 giugno 1982-Jilava, 1 giugno 1946) è stato un politico e militare
romeno;fu il primo ministro e conducător della Romania durante la Seconda guerra mondiale.
7
di cobelligeranza a fianco delle truppe sovietiche contro quelle tedesche avrebbero
dovuto posizionare la Romania in un contesto diverso da quello dei Paesi alleati della
Germania nazista. Tutti questi elementi, a giustificazione del recente passato, vennero in
qualche modo accettati dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, ma nettamente rifiutati
dall’Unione Sovietica e non solo per la spinosa e controversa questione della Bessarabia.
L’Unione Sovietica, infatti, nonostante l’accordo del 1939, aveva subito l’offensiva
tedesca sul proprio territorio e solo grazie ai consistenti aiuti degli Stati Uniti, che
avevano così applicato la legge “affitti e prestiti” e quella della “nazione più favorita”,
l’Armata rossa avva potuto riprendere l’iniziativa arrestando prima l’avanzata nazista per
poi passare alla controffensiva
5
. A livello internazionale si intuì il periodo conseguente a
un dilagare dell’Armata rossa in Europa orientale: questa infatti si accreditò come forza
di liberazione mentre potenziava l’attività dei partiti comunisti, anche con il rientro dei
leader che erano emigrati a Mosca negli anni Trenta ponendo una pesante ipoteca sul
futuro assetto politico di quell’area.
Risulta quindi normale porsi qualche interrogativo circa l’atteggiamento statunitense nei
confronti dell’Unione Sovietica, che consente di fatto a quest’ultima di imporre il proprio
primato nell’Europa orientale.
In parte questo comportamento può essere spiegato da fattori come la propensione degli
Stati Uniti a porre termine alla guerra in tempi ragionevolmente brevi, il timore di una
pace separata tra sovietici e tedeschi, la necessità strategica di far muovere liberamente
l’Armata rossa in quell’area per circondare le forze naziste e dunque chiudere
definitivamente la partita con la Germania, il rapporto personale che si era instaurato tra
Roosvelt
6
e Stalin
7
e quindi una prospettiva politica sicuramente più mondiale che
4
Constantin Sănătescu (Craiova, 14 gennaio 1885-Bucarest, 8 novembre 1947) generale dell’esercito
romeno fu anche un politico; rivesti la carica di primo ministro della Romania dal 1944.
5
Si veda a proposito: Silvio Pons, Stalin e la guerra inevitabile, 1936-1941, Einaudi, Torino 1995
6
Franklin Delano Roosvelt (Hide Park,30 gennaio 1882-Warm Springs, 12 aprile 1945)è stato un politico
statunitense. E’ stato il 32° presidente degli Stati Uniti d’America dal 1933 al 1945, restando in carica per
ben 4 mandati di seguito.
7
Stalin: Iosif Vissarionovič Džugašvili (Gori,18 dicembre 1978-Mosca, 5 marzo 1953)è stato un
rivoluzionario e politico russo bolscevico, Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica
e leader dell’Unione Sovietica; accanto a Lenin, fu il principale artefice del primo stato socialista del
mondo, l’Unione Sovietica.
8
europea. Questo però non è sufficiente a spiegare la sottovalutazione statunitense dei
progetti sovietici. Le dichiarazioni di Stalin relative alla sicurezza sovietica per cui il
territorio russo avrebbe dovuto essere preservato, in futuro, da eventuali conflitti
rappresentavano l’esternazione di un progetto politico che maturò e si definì durante gli
anni del conflitto e consentì al dittatore georgiano di esplicitare, nel 1945, il teorema
secondo cui chi occupa un Paese ha diritto a imporvi il proprio sistema sociale. Ciò
avvenne in Romania, in Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, dove nel giro di pochi anni
ai governi di unità nazionale si sostituirono governi comunisti che subirono o accettarono
il diktat di Mosca.
In Romania il Partito comunista non conobbe un seguito rilevante non solo e non tanto
perché fu dichiarato illegale per le persecuzioni subite durante il periodo di Antonescu, o
piuttosto, perché la componente rurale, maggioritaria nel Paese, risultò refrattaria ai
postulati della propaganda marxista. Per sfuggire alle repressioni una parte dei dirigenti
si era rifugiata a Mosca, mentre altri avevano conosciuto la via del carcere e
dell’internamento. Come per altri partiti comunisti, queste esperienze diverse
determinarono linee politiche divergenti.
Nel caso romeno, i comunisti che rientrarono nel Paese con l’Armata rossa, tra cui Ana
Pauker
8
e Vasile Luca
9
, erano per l’instaurazione immediata del regime comunista,
mentre i sovietici preferivano appoggiare la componente meno ideologica e più
pragmatica rappresentata da Gheorghe Gheorghiu-Dej
10
, Gheorghe Apostol
11
, Chivu
8
Ana Pauker (Herta, Dorohoi, 13 febbraio 1893-Bucarest, 3 giugno 1960) è stata una politica comunista
romena; fu tra i principali esponenti del Partito Comunista Romeno e della sua ala moscovita, più
tenacemente schierata sulle posizioni di Stalin.
9
Vasile Luca: Lázló Luka (Szentkatolna, 8 giugno 1898-23 luglio 1963)è stato un politico
romeno;dirigente del Partito Comunista Romeno dal 1945 fino al suo arresto negli anni ’50.
10
Gheorghe Gheorghiu-Dej (Bârlad, 8 novembre 1901-Bucarest, 19 marzo 1965) è stato un politico
comunista romeno; fu capo dello Stato dal 21 marzo 1961 al 18 marzo 1965;tra la fine degli anni ’40 e
l’inizio degli anni ’50 fu, insieme a Nicolae Ceauşescu, esponente dell’ala azionale del Partito.
11
Gheorghe Apostol (Tudor Vladimirescu, 16 maggio 1913) è un politico comunista romeno. Politico di
rilievo durante il regime comunista, è noto per la sua rivalità con Nicolae Ceauşescu; fu segretario del
Partito Comunista Romeno tra il 1954 e il 1955.
9
Stoica
12
, Nicolae Ceauşescu
13
e altri che meglio conoscevano l’esigua consistenza delle
proprie forze e proposero dunque realisticamente una fase politica intermedia da
realizzare tramite un’alleanza con le forze della democrazia borghese.
In questa direzione si muoveva anche la politica sovietica che chiese e ottenne un
rimpasto del gabinetto Sănătescu, per poi sostituirlo con il generale Rădescu
14
. Questo
venne sostituito nel 1945 dal filocomunista Groza
15
, dopo essere stato estromesso,
accusato di non essersi adattato alle direttive sovietiche. Il gabinetto Groza può essere
considerato come il primo governo socialista della Romania. Pur essendo forza
minoritaria i comunisti erano riusciti ad occupare i posti di potere e di comando più
importanti attraverso i quali condizionare il futuro del Paese, ad esempio con il
referendum per l’abolizione della monarchia che si tenne nel dicembre 1947. I partiti
tradizionali vennero indeboliti attraverso scissioni a sinistra o con la creazione di partiti
con la stessa denominazione ma allineati sulle posizioni del Partito comunista.
L’indebolimento dei partiti tradizionali, una massiccia campagna propagandistica che
utilizza il sindacato dei tipografi per impedire la pubblicazione dei giornali non comunisti
(la “censura rossa”), l’internamento o l’eliminazione fisica degli oppositori costituirono
gli strumenti attraverso i quali i comunisti si impossessarono progressivamente del potere
dello Stato. Il tutto, ovviamente, con l’appoggio e la protezione dell’Armata rossa
16
.
Gli esiti del secondo conflitto mondiale e i vari trattati di pace ridimensionarono
territorialmente la Romania che perse molti dei territori acquisiti con la Prima guerra
12
Chivu Stoica ( Smeeni, 8 agosto 1908-Bucarest, 16 febbraio 1975) è stato un politico comunista romeno.
Fu Primo ministro della Repubblica Socialista di Romania dal 4 ottobre 1955 al 20 marzo 1961 e
presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Socialista di Romania dal marzo 1965 al dicembre 1967.
13
Nicolae Ceauşescu (Scorniceşti, 26 gennaio 1918-Târgovişte, 25 dicembre 1989) è stato un politico
romeno. Segretario generale del Partito Comunista Romeno dal 1965, fu il dittatore della Romania dal
1967 fino al dicembre 1989, anno in cui fu deposto e processato con le accuse di crimini contro lo stato,
genocidio e “distruzione dell’economia nazionale”.
14
Nicolae Rădescu (Călimăneşti, 30 marzo 1874-New York City, 16 maggio 1953) fu un generale
dell’esercito romeno e un politico romeno; fu l’ultimo primo ministro prima dell’instaurazione del regime
comunista in Romania dal dicembre 1944 al marzo 1945.
15
Petru Groza (Băcia, 7 dicembre 1884-Bucarest, 7 gennaio 1958) è stato un politico comunista romeno.
Fu presidente del Consiglio di Stato della Repubblica popolare di Romania dal giugno 1952 al gennaio
1958.
16
A. Biagini, Storia della Romania contemporanea, Bompiani, Milano 2004, pp 106-107
10
mondiale; in particolare la Bucovina, la Bessarabia e la Moldavia orientale, popolata al
70% da romeni. Con la precedente cessione della Dobrugia alla Bulgaria la Grande
Romania del 1919 venne ridotta di circa il 20% del territorio e del 15% della
popolazione.
Significativa fu la posizione assunta nei confronti del governo Groza che non venne
accettato come legittimo e ciò indusse il sovrano a non firmare i decreti da questi
emanati. Furono tuttavia resistenze di poco momento il cui valore risultò essere solo di
carattere morale non avendo effetti pratici per fermare la progressiva conquista del potere
da parte del Partito comunista. La stessa valutazione può essere fatta relativamente
all’inserimento nel gabinetto, su pressione di Londra e Washington all’incontro di
Mosca, nel dicembre 1945, di due rappresentanti dei partiti non comunisti.
Le elezioni del novembre 1946, sollecitate dai tre grandi, permisero al governo di
ottenere con quasi l’80% dei voti il controllo del parlamento. Con risultati elettorali di tal
genere, dal febbraio 1947 il governo e il Partito comunista poterono controllare l’intero
Paese, contrastare le forze politiche non comuniste e organizzare il referendum per
allontanare definitivamente la monarchia e il giovane re Michele dal trono, come
puntualmente avvenne con il referendum del 1947.
La questione territoriale venne risolta con la cessione della Bessarabia, Bucovina e
Dobrugia meridionale e il mantenimento della sovranità sulla Transilvania mentre
consistenti furono le riparazioni di guerra da versare all’Unione Sovietica con la quale
era stato siglato un accordo commerciale che prefigurava già lo status di satellite
economico.
Secondo una prassi che venne a consolidarsi nel tempo, ossia l’utilizzo da parte
dell’Unione Sovietica del sistema degli accordi bilaterali anche successivamente alla
costituzione del COMECON, l’accordo prevedeva la costituzione di società miste russo-
romene come la Sovrom–Petrol
17
per gestire il settore petrolifero. Grazie anche alla
presenza delle truppe dell’Armata rossa, che controllavano militarmente il territorio, il
17
Sovrom-Petrol: Societatea Sovieto-Română pentru Explorarea, Exploatarea, Transformarea şi
Comercializarea Petrolului Brut şi derivatelor Petrolului. Le SovRom furono imprese economiche stabilite
in Romania a seguito della presa del potere da parte dei comunisti alla fine della seconda guerra mondiale,
fino al 1954-1956 (quando furono sciolte dalle autorità romene).
11
processo di statalizzazione si allargò a macchia d’olio e venne esteso a tutti i settori
economici, primo fra tutti quello industriale.
Tuttavia gli elementi più significativi di questi anni non furono tanto i provvedimenti
economici, quanto piuttosto quelli politici, tesi a rafforzare sempre di più il sistema del
partito unico, anche se non si deve ritenere che nel gruppo comunista non vi fossero
rivalità e diversità di vedute. Per quanto riguarda l’eliminazione dei rivali, primi fra tutti i
liberali collaborazionisti di Gheorghe Tătărăscu
18
, la strategia da adottare risultò piuttosto
semplice e in qualche modo “legale”, poiché si utilizzò la cospicua maggioranza
parlamentare per estrometterli dal governo (1947). Nel caso di Iuliu Maniu
19
e Ion
Mihalache
20
, leader del PNŢ (fuori legge già da vari mesi assieme al PNL) decisamente
più pericoloso per il consolidato consenso di cui godeva, si fece ricorso alle accuse di
tradimento in quanto complici degli Stati Uniti d’America nel complotto organizzato per
abbattere il regime. L’epurazione coinvolse tutta la vecchia classe dirigente romena
mentre le ondate di arresti e gli internamenti nelle prigioni e nei lager, formalmente a
scopi rieducativi, fornirono materiale umano per quella forza lavoro coatto la quale,
secondo il consolidato esempio sovietico, venne impegnata in opere faraoniche da
realizzare però con pochi mezzi meccanici e dunque a basso costo.
Il 30 dicembre 1947 venne proclamata la costituzione della Repubblica Popolare Romena
e da questo momento la progressione verso l’instaurazione del regime socialista avvenne
in maniera irreversibile e sistematica. Il partito unico si realizzò con la fusione del Partito
Socialista Democratico con il Partito Comunista i quali, come Fronte della democrazia
popolare, ottennero, alle elezioni del 28 marzo 1948, quasi la totalità dei seggi contro il
18
Gheorghe Tătărăscu (Craiova, 21 dicembre 1886-Bucarest, 28 marzo 1957) è stato un politico romeno.
Militante nel PNL durante il periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale è stato Ministro degli Esteri e
due volte capo del Governo romeno.
19
Iuliu Maniu (Bădăcin, 8 gennaio 1873-Sighet, 5 febbraio 1953) è stato un poltico romeno, deputato nel
Parlamento a Budapest, più volte Primo ministro della Romania, presidente del PNT, prigioniero politico
dopo il 1947.
20
Ion Mihalache (Topoloveni, 3 marzo 1882-Râmnicu Sărat, 6 marzo 1963) è stato insegnante, uomo
politico e fondatore del Partito Contadino.
12
Partito contadino democratico di Nicolae Lupu
21
e il Partito nazional-liberale di Petre
Bejan.
Sotto lo stretto controllo di Mosca il 13 aprile 1948 venne votata la nuova Costituzione
che può essere a tutti gli effetti considerata la formalizzazione del regime socialista
secondo il modello sovietico: nazionalizzazione delle principali imprese industriali, delle
miniere, delle banche, delle assicurazioni e dei trasporti. Nel luglio 1948 venne costituita
la Commissione statale per la pianificazione economica, in agosto venne riorganizzato,
secondo i nuovi precetti ideologici, il sistema della formazione dei giovani e
dell’insegnamento. L’anno successivo la nuova riforma agraria consentì l’esproprio delle
proprietà, sopravvissute alla recente riforma del 1945, che superavano i cinquanta ettari.
Il settore agricolo rappresentava la parte più delicata nell’esperienza della
collettivizzazione e della statalizzazione dei mezzi di produzione. Già nell’esperienza
sovietica, a partire dal 1917, si era potuto constatare come il mondo contadino fosse
sostanzialmente refrattario ai principi della propaganda marxista-leninista; non a caso era
stato necessario ricorrere alla collettivizzazione forzata. In un certo senso si può dire che
in Romania si procedette per gradi e la riforma venne preceduta da una legislazione,
quella fiscale principalmente, attraverso la quale si realizzò progressivamente la
statalizzazione del settore. Alla prova dei fatti, e nonostante gli investimenti finalizzati
alla modernizzazione, la produzione agricola non crebbe secondo le aspettative e i calcoli
dei pianificatori. Si può e si deve sottolineare, anche in questo caso, come il sistema della
pianificazione abbia sin dall’inizio conosciuto un sostanziale fallimento.
Una riflessione diversa potrebbe essere fatta per il settore industriale-manifatturiero, ma
anche in questo caso non si deve dimenticare che la pianificazione ottenne risultati anche
consistenti, perlomeno nel medio periodo, in quanto si accompagnò al rigido controllo
politico della società e dunque a una sorta di militarizzazione dell’intero sistema, che,
tuttavia, non riescì a eliminare i tassi di bassa produttività, gli investimenti insensati, gli
sprechi e le distorsioni distributive con i risultati negativi ormai noti e da tutti ammessi.
21
Nicolae Lupu è stato un politico romeno, medico di professione, attivo nel Partito Contadino, poi
membro della direzione del Partito Nazionale Contadino. Si è allontanato dal PNT due volte: prima
fondando un’ala dissidente di sinistra e poi fondando nel 1946 il Partito Contadino Democratico.
13
Nel 1950 venne approvato il primo piano quinquennale e, per favorire le imprese statali e
le cooperative, nel 1952 venne varata la riforma monetaria. Si trattò in realtà di un
cambio di valore della moneta che azzerava le riserve dei risparmiatori.
Questo procedere a passo di carica nella costruzione del sistema socialista non deve
indurre nell’errore di pensare al gruppo comunista come a un gruppo omogeneo e
monolitico; al contrario al suo interno si svolse una lotta consistente tra due schieramenti
uno dei quali era impersonato da Gheorghe Gheorghiu-Dej e l’altro da Ana Pauker e
Vasile Luca. Talune differenziazioni interne ai partiti comunisti nascevano non tanto e
non già da irrisolvibili questioni ideologiche, quanto piuttosto sulle modalità attraverso le
quali realizzare l’edificazione del sistema socialista, modello sul quale tutti
sostanzialmente concordavano. Gheorghe Gheorghiu-Dej si identificava principalmente
con lo stalinismo, ma ne introdusse una variante nazionale, in modo da poter ottenere una
certa autonomia dall’Unione Sovietica per la Romania; Vasile Luca e Ana Pauker,
invece, erano dei sostenitori convinti di Mosca, erano la parte antinazionale del partito,
riconoscevano l’aiuto che era stato dato loro dall’Armata Rossa che li aveva fatti
rientrare in patria, dopo che erano dovuti fuggire nel 1940, col dilagare di partiti e
movimenti filonazisti, antisemiti e nazionalisti di vario genere
22
.
Anche il dibattito sugli obiettivi e sui tempi di realizzazione risultò meno acceso di
quanto non sia stato enfatizzato, più o meno in buona fede, in Occidente, quasi a voler
dimostrare una dialettica interna e dunque un embrione di democrazia
23
.
Molto più realisticamente tali contrasti ideologici mascherarono lotte per il potere, sia a
livello personale che a livello di gruppo. In questo caso tutto si complicava anche per il
diverso percorso politico dei leader, tra quelli che di fronte alle persecuzioni dei regimi
autoritari di destra si erano rifugiati in Unione Sovietica dove vissero e, soprattutto,
sopravvissero alle purghe staliniane, e quelli che rimasero in Patria operando nelle
strutture clandestine o conoscendo la dura esperienza del carcere.
22
Fonte: www.wikipedia.ro
23
A. Biagini, Storia della Romania contemporanea, Bompiani, Milano 2004, p 112
14
La vittoria di Gheorghiu-Dej nel 1952 trasse vantaggio anche dalla particolare situazione
internazionale che nel frattempo era maturata.
L’allontanamento dal governo di una parte del gruppo storico del comunismo romeno si
realizzò con la più generale condanna del sionismo che ben si coniugava con
l’antisemitismo diffuso in Romania, ma anche in tutti gli altri Paesi europei non proprio
innocenti nei tragici avvenimenti degli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale.
Il Partito Comunista Romeno si dedicava a cercare di conquistare il consenso interno per
ottenere il quale non era sufficiente la politica del terrore e delle persecuzioni. Le sue
origini non erano particolarmente radicate nella realtà nazionale e l’esordio negli anni
Venti, sotto la direzione dell’ungherese Köblos
24
e dell’ucraino Holostenko
25
, gli
avevano conferito una natura extranazionale che venne conservata anche negli anni
Trenta con il polacco Gorn
26
e il bulgaro Stefanov
27
. Lo scenario di modifica con l’attivo
dell’Armata rossa e le vicende sopra ricordate contribuirono a dare, grazie anche alla
sapiente azione propagandistica, quel carattere nazionale al partito e alla sua politica che
sembrava potersi incrementare con la morte di Stalin nel 1953, la caduta del potente capo
della polizia segreta Berija
28
e la stagione di apertura inaugurata dalla denuncia di
Chruščëv
29
del culto della personalità e dei crimini staliniani. Novità consistenti che non
evitarono a Pătrăşcanu
30
, esponente politico divenuto eretico, di subire uno dei consueti
24
Elek Köblos (1877-1937) è stato un politico comunista romeno di orgine ungherese. E’ stato segretario
generale del Partito Comunista Romeno (1924-2927).
25
Vitali Holostenco o Holostenko (Bessarabia, 1900 circa-URSS, 1937) è stato un politico comunista
romeno-ucraino di etnia ebraica. E’ stato segretario generale del Partito Comunista Romeno (1927-1931).
26
Alexander Stefanski Gorn (1897-1937) fu un politico comunista, attivo in Polonia e in Unione Sovietica;
dal 1931 al 1936 sorvegliò le attività dei comunisti romeni in esilio in Unione Sovietica; fu segretario
generale del Partito Comunista Romeno.
27
Boris Stefanov: fu un politico comunista romeno di orgine bulgara; fu segretario generale del Partito
Comunista Romeno dal 1936 al 1940.
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Lavrentij Pavlovič Berija (Sukhumi, 29 marzo 1899 – Mosca, 23 dicembre 1953) è stato un politico
sovietico, capo della polizia segreta sotto Stalin.
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Nikita Chruščëv ( Kalinova, 17 aprile 1984-Mosca, 11 settembre 1971) è stato un politico sovietico.Fu
leader dell’Unione Sovietica dopo la morte di Stalin; fu Segretario del Comitato Centrale del Partito
Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) dal 1953 al 1964, e anche primo leader sovietico a visitare gli
USA il 15 settembre 1959.
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Lucreţiu Pătrăşcanu (4 novembre 1900, Bacău-17 aprile 1954) è stato un conducător del Partito
Comunista Romeno, ministro, avvocato, sociologo ed economista. Per un certo periodo fu anche professore
presso l’Università di Bucarest.
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processi-farsa, questa volta però senza confessione, e di essere ucciso in perfetta
continuità con i metodi inaugurati dal leader sovietico.
La prima fase della destalinizzazione aprì comunque speranze e alimentò illusioni circa
una possibile riformabilità del sistema sovietico e dunque spazi autonomi di manovra per
i Paesi satelliti, anche se nella realtà tutto ciò era destinato a rimanere nel limbo delle
buone intenzioni almeno sul piano internazionale. In politica interna si modificò
leggermente il costume politico per cui l’avversario veniva allontanato dal potere, anche
condannato al carcere, come nel caso di Ana Pauker e di Luca Vasile, ma non eliminato
fisicamente.
Con l’avvento della nuova dirigenza sovietica Gheorghiu-Dej fu praticamente costretto a
cedere momentaneamente la segreteria del partito (che riprenderà nel 1955 fino alla sua
morte nel 1965) e, pur con qualche avvicendamento, si può dire che il regime socialista si
era ormai compiutamente insediato nel Paese.
La collettivizzazione delle campagne, a dispetto della volontà dei contadini, costituì un
dato di fatto e l’Unione Sovietica, che aveva perduto ogni motivazione giuridica di
permanenza sul suolo romeno dopo la firma del trattato con l’Austria il 15 maggio 1955,
completò il ritiro della proprie truppe nel 1958, ma mantenne il controllo dei settori
strategici (petrolio e urano) con le società miste. La costituzione del Patto di Varsavia
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nel maggio 1955, in risposta al Patto Atlantico (NATO)
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, ripropose anche in termini
militari, il regime di egemonia applicato dall’Unione Sovietica sui Paesi satelliti.
E’ in questi anni che la dirigenza comunista, dopo gli anni del totale asservimento e
appiattimento sulle direttive di Mosca, sviluppò linee politiche autonome tali da
assumere, perlomeno in Occidente, la fisionomia di un “comunismo nazionale”. In un
certo senso Gheorghiu-Dej riuscì a evitare la destalinizzazione sostenendo che i
comunisti già nel 1952 avevano condannato e perseguito i seguaci di Stalin con la
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Patto di Varsavia: alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico intesa a organizzarsi contro
l’avversaria Alleanza Atlantica NATO; fu sottoscritta a Varsavia il 14 maggio 1955. Il patto giunse a
termine con la chiusura ufficiale determinata a un incontro a Praga il 1°luglio successivo.
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Patto Atlantico: trattato puramente difensivo stipulato tra le potenze dell’Atlantico settentrionale a cui
poi aderiranno anche paesi non geograficamente atlantici come l’Italia, la Grecia, la Turchia e altri. Fu
firmato a Washington il 4 aprile 1949 e le nazioni fondarono la NATO (North Atlantic Treaty
Organization).
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