3
• Levriero Polacco (Chart Polski)
• Levriero Persiano (Saluki) (a pelo lungo e a pelo corto)
• Levriero Russo (Borzoi)
• Levriero Scozzese (Derrhound)
• Levriero Spagnolo (Galgo)
• Levriero Ungherese (Magyar Agar)
Nella letteratura esistono diversi studi riguardanti le alterazioni dell’esame
emocromocitometrico dei cani di razza Greyhound ma non sono presenti studi che riguardano
l’ematologia di altre razze levriere.
Molto spesso il termine “Greyhound” viene tradotto erroneamente con il termine
“Levrieri”. Questo può creare delle interpretazione non idonee dei dati di laboratorio negli altri
cani del gruppo 10, perché non è stato chiarito, fino ad oggi, se tutti i dati di laboratorio dei
cani appartenenti a tale gruppo siano da considerare simili a quelli presenti in letteratura dei
cani di razza Greyhound.
Negli ultimi anni si sta assistendo a un notevole aumento di questi cani nelle famiglie italiane.
Molti di questi cani, provenienti soprattutto da Spagna, e Irlanda, vengono adottati dopo aver
concluso la carriera agonistica in circuiti cinofili.
Lo scopo di questa tesi è stato quello di valutare le peculiarità ematologiche di razza in un
gruppo di cani Whippet e Piccolo Levriero Italiano, cani più popolari in Italia insieme ai
Greyhound.
4
CAPITOLO 1
ERITROCITI E PARAMETRI CORRELATI
5
1.1 Cenni sugli eritrociti
Gli eritrociti svolgono tre funzioni [1]:
• Trasporto dell’ossigeno ai tessuti. La quantità di ossigeno circolante è strettamente
correlata al contenuto di emoglobina nel sangue, alla pressione parziale di ossigeno
disciolto nel sangue e all’affinità dell’emoglobina per l’ossigeno;
• Trasporto dell’anidride carbonica ai polmoni;
• Azione tampone sugli ioni idrogeno mediante 2,3difosfoglicerato.
L’eritrocita è costituito dal 70% da acqua. La quota rimanente (30% circa) è costituita da
emoglobina (95% circa) e da enzimi, ioni, glucosio, urea, lipidi di membrana e non (5% circa).
L’emoglobina è formata da un gruppo proteico rappresentato dalla globina e da un gruppo
prostetico, l’eme. L’eme è la componente comune alla emoglobina e mioglobina, in grado di
legare l’ossigeno. E’ formata da un anello porfirinico a cui è legato un atomo di ferro (Fe) ed è
responsabile del color rosso porpora della globina. L’eme si trova in un ambiente non idoneo
alla ossidazione del Fe bivalente a Fe trivalente in quanto si pone in una tasca idrofobica
formatasi in seguito all’avvolgimento della globina. In seguito alla ossidazione si ha formazione di
metaemoglobina ed il trasporto dell’ossigeno risulta compromesso. L’emoglobina è un
tetramero formato generalmente da due catene polipeptidiche α e da due catene β ciascuna
delle quali in possesso del proprio gruppo eme. La sintesi dell’eme e delle catene globiniche
sono coordinate. L’eme gioca un ruolo centrale nell’inibire la propria produzione e nello
stimolare la sintesi della globina, inoltre non permette la cessione del ferro trasportato dalla
transferrina. L’aumento di eme libero incrementa la sintesi di globina e, al contrario, la
diminuzione di eme libero la inibisce [49, 23, 7].
L’eritrocateresi o emocateresi indica la fine della sopravvivenza dell’eritrocita che viene
fagocitato dalle cellule del sistema reticolo-istiocitario in alcuni distretti organici come il fegato,
la milza, il midollo, i linfonodi, ne segue che l’emoglobina liberata viene scissa in ferro, globina e
bilirubina. L’emoglobina in condizioni fisiologiche è presente anche nel plasma ed è indice di un
processo emolitico intravasale. Nel plasma essa si lega a glicoproteine appartenenti alla frazione
α2globulinica chiamate aptoglobuline e successivamente viene trasferita alle cellule
6
reticoloendoteliali. In seguito si libera la globina che entrerà nel pool del metabolismo proteico;
il ferro viene invece trasportato come ione ferrico dalla transferrina ai depositi di ferro
(ferritina, emosiderina) o al midollo per la formazione di nuova emoglobina ed in parte utilizzato
per la sintesi di mioglobina ed enzimi contenenti il gruppo eme. L’eme, dopo la separazione del
ferro e della globina, dà luogo alla formazione di un primo pigmento che prende il nome di
biliverdina. La biliverdina viene ridotta a bilirubina che nel plasma viene veicolata dalle albumine
e α2globuline (bilirubina non coniugata) al fegato dove viene coniugata con due molecole di
acido glucuronico ed una quota limitata con solfati (bilirubina diretta o coniugata). Previa
escrezione epatica e passaggio nella bile, la bilirubina coniugata passa nell’intestino dove, dopo
una serie di reazioni di riduzioni operate dalla flora microbica intestinale, dà origine a
urobilinogeno. Parte dell’urobilinogeno è assorbito dall’intestino e tramite il circolo portale
raggiunge il fegato per poi essere escreto di nuovo nella bile e raggiungere quindi l’intestino. Una
parte sfugge al circolo entero-epatico, passa nel circolo generale ed è escreto dal rene come
urobilinogeno; quest’ultimo a contatto con l’aria si ossida repentinamente ad urobilina. Una
frazione dell’urobilinogeno definita stercobilinogeno non viene riassorbita dall’intestino ed in
seguito ad ossidazione si trasforma in stercobilina, pigmento che conferisce il classico colore
delle feci [55, 5].
1.2 Valutazione degli eritrociti
L’eritrogramma viene definite da tre parametri quantitativi diretti (analisi quantitativa):
• RBC (Red Blood Cell), parametro numerico che si riferisce alla quantificazione della
popolazione cellulare. L'unità di misura è numero di eritrociti per microlitro (x10ˆ6/μL).
• Hb (emoglobina), parametro numerico che indica il contenuto di emoglobina nel sangue.
L'unità di misura è grammi per decilitro (g/dl).
• PCV (Packed Cell Volume) o Hct (ematocrito), percentuale di elementi corpuscolati
presente nel sangue (eritrociti, leucociti e piastrine). Dipende dal numero e dal volume
degli eritrociti. L'unità di misura è la percentuale del volume ematico (%).
7
Informazioni cliniche precise e rapide si ottengono valutando contemporaneamente
l’ematocrito e la concentrazione delle proteine totali plasmatiche. La metodica standardizzata
per valutare le proteine plasmatiche si basa sulla spettrometria (metodica al Biureto). In
ambulatorio possono essere altresì ricavate tramite un capillare da microematocrito usando un
rifrattometro. Le proteine plasmatiche totali (PT) e il PCV vanno valutate in parallelo. Si
possono così presentare le seguenti diverse situazioni [68].
• Basso PCV e basse PT: indice di emorragia esterna recente o in fase iniziale.
• Basso PCV e normali o lievemente basse PT: indice di emorragia interna poiché le
proteine totali vengono rapidamente riassorbite in circolo.
• Normale PCV e basse PT : indice di ipoprotinemia (solitamente albuminemia), dovuto a
cause diverse dall’emorragia. Per esempio la mancata produzione (es. epatopatie
croniche) o la perdita di proteine (es. glomerulopatie proteino-disperdenti)
• Alto PCV e alte PT: indice di disidratazione. Le perdite corporee di liquidi determinano
un aumento della concentrazione sia delle proteine sia degli eritrociti
(emoconcentrazione). Questi parametri forniscono solamente una stima sommaria dello
stato d’idratazione dell’animale.
• Normale o basso PCV e alte PT: indice di iperglobulinemia che si riscontra ad esempio
in corso di neoplasie come il mieloma o alcuni linfomi B e di malattie sistemiche infettive
come l’ehrlichiosi. In caso di proteine totali persistentemente elevate è consigliabile
procedere alla valutazione della concentrazione di albumine e globuline e all’esecuzione
dell’elettroforesi delle sieroproteine.
• Alto PCV e PT normale: indice di contrazione splenica se è presente linfocitosi, indice di
policitemia assoluta o secondaria se i linfociti appaiono normali.
Altresì importante è l’analisi qualitativa dello striscio di sangue che serve per valutare
eventuali alterazioni morfologiche a carico delle cellule del sangue. La morfologia degli eritrociti
è valutata soprattutto nel monostrato del vetrino, dove gli artefatti indotti dalla preparazione e
8
le differenze nello spessore dello striscio sono meno soggetti a influenzare l’aspetto delle
cellule.
Gli eritrociti si presentano come dischi anucleati biconcavi (la biconcavità è molto
pronunciata) di circa 6.7 – 7.2 micron di diametro (discociti). È presente un’area pallida centrale
(pallore centrale) che solitamente occupa un terzo dell’eritrocita.
Le possibili alterazioni morfologiche eritrocitarie sono [29]:
1. Rouleaux (impilamenti): generalmente riconducibili a stati infiammatori, disordini
linfoproliferativi o a elevata viscosità del sangue. Sono da ritenersi riscontri normali nella
specie equina.
2. Agglutinazione: per adesione di immunoglobuline sulla superficie eritrocitaria. Indica una
anemia emolitica immunomedita e può essere evidenziata macroscopicamente nella
provetta in cui sono raccolti i campioni o negli strisci di sangue non colorati. Per
distinguere l’agglutinazione immunomediata dall’aggregazione non specifica degli
eritrociti (rouleaux) si suggerisce un test di diluizione con fisiologica su tutti i campioni
sospetti. Mescolando 2-3 gocce di fisiologica con una goccia di dispersione di eritrociti
che sono semplicemente aggregati o in rouleaux.
3. Anisocitosi: eritrociti di dimensioni non uniformi. In generale aumenta quando sono
presenti popolazioni cellulari diverse tra loro e questo accade, ad esempio, quando è
prodotto un numero relativamente elevato di cellule di dimensioni ridotte rispetto alle
cellule normali (microcitosi) o, al contrario, quando è prodotto un numero relativamente
alto di cellule di dimensioni superiori alle cellule normali (macrocitosi).
4. Poichilocitosi: termine generico che indica eritrociti di forma alterata.
5. Policromasia: eritrociti immaturi di dimensioni maggiori e caratterizzati da una
colorazione bluastra tendente al rosso. Corrispondono ai reticolociti. Assumono una
colorazione rosso-blu a causa del contenuto citoplasmatico di emoglobina (colorabile di
rosso) e ribosomi (colorabili di blu) quando sono colorati con un colorante sopravitale
Nuovo Blu di Metilene. I reticolociti nel cane hanno un’emivita di 24 ore e hanno una
9
concentrazione emoglobinica inferiore rispetto alle cellule adulte. Esistono due tipi di
reticolociti: gli aggregati e i puntati. I primi contengono una gran quantità di precipitato
blu, corrispondono agli eritrociti policromatofili dello striscio di sangue colorato con
MGG e sono prevalenti nel cane. Nei reticolociti puntati sono visibili solo alcune piccole
“macchie” di precipitato blu poiché essi contengono una piccola quantità di RNA
residuo. Per questo motivo non appaiono come policromatofili se colorati con MGG,
ma sono evidenziabili solamente con l'uso di un colorante sopravitale. Normalmente nel
cane sano i reticolociti sono l’1%. Nel cane e nel gatto un loro aumento è indice di
rigenerazione midollare. Riassumendo le differenze tra un reticolocita e un eritrocita
sono:
a. Dimensione e forma: il reticolocita è più grande, non è biconcavo e ha un eccesso
di membrana.
b. Densità: il reticolocita ha una densità inferiore e quindi sedimenta più lentamente.
c. Resistenza: il reticolocita è più resistente alla lisi, alla crenazione e ai traumi
meccanici.
d. Sintesi di emoglobina: il reticolocita sintetizza circa il 20% dell’Hb presente
nell’eritrocita maturo.
6. Ipocromasia: ridotta concentrazione di emoglobina e aumentato pallore centrale. Gli
eritrociti colpiti da questa alterazione devono essere distinti dai torociti, artefatti dati
dall’essiccamento eccessivamente lento dello striscio appena eseguito. I torociti
possiedono un’area centrale pallida nettamente distinta dalla zona periferica ampia e di
colore rosso intenso.
7. Echinociti: eritrociti con numerose spigolature ad aculeo (base stretta ed estremità
appuntita) disposte in modo piuttosto regolare e di dimensioni simili tra loro. Sono
molto spesso artefatti conseguenti all’eccesso del sale di potassio dell’EDTA, possono
anche conseguire a tumori linfoidi, glomerulonefriti e deplezione di elettroliti. Un elenco
più approfondito delle cause di produzione di echinociti è descritto più avanti nel testo.
10
8. Acantociti: eritrociti con numerose spigolature ad aculeo (base stretta ed estremità
appuntita) disposte in modo piuttosto irregolare e di dimensioni variabili. Sono dovuti ad
alterazioni della componente fosfolipidica della membrana eritrocitaria oppure a
patologie che portano alla frammentazione degli eritrociti.
9. Cheratociti: eritrociti che lungo i margini presentano una o più strutture con l’aspetto di
“vescicole” non necessariamente intatte.
10. Stomatociti: eritrociti che presentano, al posto dell’area centrale di pallore, una zona
allungata chiara che fornisce all’eritrocita l’aspetto di una bocca. Nella maggior parte dei
casi sono artefatti dovuti all’eccessivo spessore nello striscio.
11. Sferociti: eritrociti intensamente colorati, piccoli (manca di due terzi del diametro
normale), nei quali manca l’area di pallore centrale. Sono il risultato di opsonizzazione
(malattie autoimmuni) e rimozione di frammenti di membrana eritrocitaria da parte di
macrofagi. Ne consegue un indebolimento cellulare e rottura eritrocitaria (lisi). Una
sferocitosi significativa (superiore all’1%) è caratterizzata da anemia emolitica extravasale
o combinata: extravasale e intravasale.
12. Schistociti: frammenti eritrocitari che presentano 2 o 3 estremità appuntite. Si formano
quando gli eritrociti vengono forzati nel passaggio attraverso vasi danneggiati oppure
vengono esposti a flusso turbolento durante il prelievo.
13. Codociti (Target Cells): eritrociti che presentano al centro dell’alone pallido un ulteriore
alone scuro. Questo è dato da un ripiegamento di membrana ed è spesso associato a
malattie epatobiliari, anemie ferroprive, emangiosarcomi, glomerulonefriti.
14. Leptociti: eritrociti sottili, appiattiti e ipocromici che presentano un aumento del
rapporto tra superficie e volume cellulare.
15. Eccentrociti: eritrociti in cui l’emoglobina si localizza solo in una zona della cellula,
lasciando libera un’area di dimensioni variabili nella parte restante del corpo cellulare.
16. Dacriociti: eritrociti a forma di goccia con un’estremità allungata e più o meno appuntita.
11
17. Eritrociti nucleati (metarubrociti e rubrociti): eritrociti che conservano il nucleo. Se sono
presenti in assenza di altri segni di rigenerazione indicano disordini mieloproliferativi,
intossicazioni (es. avvelenamenti da piombo), ematopoiesi extramidollare ed
emangiosarcoma.
18. Inclusioni eritrocitarie:
a. Corpi di Howell-Jolly (micronuclei): eritrociti che hanno piccoli residui di
frammenti del nucleo di forma sferica di dimensioni di 1 - 2 µm. Se sono presenti
in assenza di altri segni di rigenerazione indicano un’alterazione della funzionalità
splenica oppure un trattamento con corticosteroidi.
b. Corpi di Heinz: estesi aggregati di emoglobina ossidata e precipitata che si
trovano fissati alla superficie interna della membrana eritrocitaria.
c. Punteggiature basofile: artefatti che si formano durante il processo di asciugatura
dello striscio prima di eseguire la colorazione di Romanowsky.
d. Siderociti: eritrociti che contengono inclusioni siderocitiche (ferro positive con la
colorazione Blu di Prussia) lungo il margine cellulare.
19. Agenti infettivi: Babesia, corpi inclusi del cimurro e Rickettsie.
Normalmente gli eritrociti mostrano soltanto una lieve anisocitosi associata a poichilocitosi
e rari corpi di Howell-Jolly. È molto raro trovare eritrociti che presentano una disposizione a
rouleaux [29].
1.3 Indici eritrocitari
Gli eritrociti sono definiti da cinque parametri qualitativi indiretti [69]:
• MCV (volume corpuscolare medio): viene misurato in femtolitri (fl=μm3). Si ottiene
dividendo il PCV per l’RBC e moltiplicando il risultato per 10. È un parametro
importante per la definizione delle anemie perché può fornire indicazioni utili sulla
patofisiologia. Un valore elevato di tale parametro viene indicato con il termine di
12
macrocitosi e avvalora l’ipotesi di anemia rigenerativa. L’anemia non rigenerativa è invece
solitamente normocitica, cioè con un valore di MCV nella norma. Le anemie da carenza
di ferro sono caratterizzate da basso MCV (microcitosi). Alcuni fattori posso generare
artefatti: eccesso di EDTA, ipernatriemia e invecchiamento del campione (es. campioni
prelevati da 2 o più giorni) portano a rigonfiamento in vitro degli eritrociti e
conseguentemente a un aumento di MCV.
• MCH (emoglobina corpuscolare media): viene misurata in picogrammi (pg). È indicazione
della massa dell’emoglobina. Viene calcolata dividendo l’Hb per RBC e moltiplicando il
risultato per 10. Bassi valori sono riconducili ad alterazioni nella sintesi dell’Hb. Non
tenendo in considerazione il volume eritrocitario risulta poco utile tranne che in animali
con eritrociti macrocitici ipocromici. Le forme di anemia ipercromiche sono per lo più
imputabili ad artefatti per la sovrastima della concentrazione di emoglobina causata da
emolisi.
• MCHC (concentrazione emoglobinica media): viene misurata in grammi per decilitro
(g/dl). Si calcola dividendo l’Hb per PCV e moltiplicando il risultato per 100. E’ un indice
della solubilità dell’emoglobina, cioè della quantità di emoglobina presente nelle singole
cellule. È un parametro più affidabile di quanto non lo sia l’MCH. Se un animale sano ha
un MCV vicino ai valori inferiori del range di riferimento, l’MCHC può risultare basso
anche se la cellula contiene una quantità normale di emoglobina in rapporto alle sue
dimensioni (è giusto che le cellule più piccole abbiano meno emoglobina di quelle più
grosse). L’MCHC tiene conto di questo e, di conseguenza, sarà invece normale. Un
MCHC normale permette di definire le cellule come normocromiche. La sua
diminuzione è sinonimo di ipocromasia ed è tipica delle anemie rigenerative e delle
carenze di ferro. Il suo aumento è spesso dovuto a emolisi, ed eventuali artefatti (lipemia,
ittero, leucocitosi, corpi di Heinz e iponatriemia).
• RDW (Red blood cell Distribution Width): descrive le variazioni delle dimensioni
dell’eritrocita (anisocitosi). La distribuzione delle dimensioni eritrocitarie all’interno della
popolazione di eritrociti segue una gaussiana, di cui l’RDW rappresenta la base, cioè la
differenza tra le dimensioni. Un aumento dell’RDW indica degli eritrociti con diametro
13
molto diverso. Una diminuzione dell’RDW indica degli eritrociti con diametro molto
simile (questo parametro non è patologico). È un indicatore più precoce dell’MCV.
• HDW (Hemoglobin Distribution Width): descrive la variazione della concentrazione di
emoglobina nelle cellule (anisocoria).
1.4 Peculiarità nei cani di razza Greyhound
Il primo lavoro che cita delle differenze nell’ematologia dei Greyhound è stato pubblicato
nel 1961. Lo scopo di tale lavoro è stato quello di stabilire degli intervalli di normalità di Hb,
PCV, RBC e indici eritrocitari, WBC e relativa conta differenziale. Per fare ciò sono stati
esaminati 165 cani di diverse razze tra cui 16 Greyhound (13 femmine e 3 maschi) sopra l’anno
di età. Si è notato che, rispetto alla altre razze, i cani di razza Greyhound hanno elevati valori di
Hb, PCV e RBC (vedi tab. 1).
Tabella 1 – Eritrociti e parametri eritrocitari in cani di diverse razze sopra
l’anno di età.
Da Irfan M. et al,The Irish Veterinary Journal, 1961.
Greyhound Beagle Spaniel Altre razze Meticci
Hb
g/dl 21,4 (20,5-23,8) 18 (15,3-19,3) 16,2 (15,2-18,6) 17,7 (15,2-21,9) 17,2 (13,3-20,1)
RBC
x10,e/µL 7,4 (6,6-8,5) 5,9 (4,9-7) 6,2 (4,3-8,9) 6,3 (4,1-9,9) 6,1 (4,6-7,8)
PCV
% 63,8 (60-68) 51,6 (47-56) 52,6 (42-60) 54,8 (42-69) 50,5 (45-57)
MCV
fL 87,6 (80-96) 88,1 (77-99) 80 (98,8-100) 87 (60-103) 83,9 (69-98)
MCH
pg
30 (26-32,7) 30,4 (26-38) 28,4 (21-35,5) 28,3 (20,5-38) 28,9 (23,5-35,5)
MCHC
g/dl 34,5 (31,5-39) 34,5 (31,5-39) 32,6 (28,5-36) 32,2 (25-36) 34 (27,5-38)
Nel gruppo dei cani “altre razze” sono stati inseriti alcuni cani di razza Levriero Afgano. Si è
notata una similarità tra gli intervalli di riferimento dei Greyhound e dei Levrieri Afgani [42].
14
Successivamente altri autori hanno rilevato in gruppi di Greyhound valori elevati di PCV,
RBC e Hb (vedi tab.2) [21, 64, 51, 63].
Tabella 2 – Parametri eritrocitari nei Greyhound ed in altre razze.
Da Doxey. D.L., Journal of Small Animal Practice, 1966; Lording, Refresher course on Greyhound -Sydney-, 1983;
Lassen E.D. et al, Journal of the American Veterinary Medical Association, 1986; Sullivan et al, Journal of the American
Veterinary Medical Association, 1994; Novinger M.S. et al, American Journal of Veterinary Research,1995; Steiss J.E. et al.,
Compendiun on continuing education for the practicing veterinarian, 2000.
D
o
x
e
y
Al
tr
e
ra
z
z
e
Lo
rd
in
g
La
ss
e
n
Al
tr
e
ra
z
z
e
Su
ll
iv
a
n
Al
tr
e
ra
z
z
e
N
o
vi
ng
e
r
Al
tr
e
ra
z
z
e
St
e
is
s
Al
tr
e
ra
z
z
e
Hb
g/dl 20,80 17,80 20,3±0,62 20,5±1,5 15±1,5 19,86±1,56 17,53±1,31 20,37±0,33 18,47±0,66 18,2±1,7 12-18
RBC
x10.e/µL 7,40 6,40 8,2±0,4 7,28±0,49 7±0,75 6,66±0,4 7,1±0,4 7,91±0,18 7,87±0,26 7,69±0,85 5,5 - 8,5
PCV
% 59,10 48,7 60±2,5 54±4 46±4,5 53,6±3,8 46,6±4,1 57,05±1,06 53,5±1,85 52,8±5,7 37 - 55
MCV
fL 81,2±8,2 65,6±2,9 72,17±0,55 68,03±1,14 68,8±2,3 60 - 77
MCH
pg
30,03±3,09 24,6 ±1,2 25,78±0,22 23,48±0,34 23,6±1 19,5 – 24,5
MCHC
g/dl 37,1±1,51 37,69±2 35,72±0,20 34,51±0,11 34,4±0,8 32 - 36
HDW
g/dl 15,1±1 11,1 – 7,1
PT
gr/dl 5,4±0,4 6,2±0,7 6,6±0,6 6,2±0,4 6,7±0,4 6±0,6 5,1 – 7,3
Albumine
gr/dl 2,8±0,3 2,8±0,3 3,1±0,3 3,3±0,3 2,6 – 3,5
Globuline
gr/dl 2,8±0,7 3,8 - 5
Reticolociti
% 0,20
È da far rilevare come nello studio di Sullivan (1994) sia risultato una conta di RBC
inferiore rispetto al gruppo di controllo. Anche il valore di MCHC è elevato in entrambi i
gruppi. In uno studio più recente, Steiss (2000) indica quale probabile fonte di errore il
campionamento costituito da uno scarso numero di cani con età differente [64, 63].
Si è potuto constatare che HbP50 (pressione parziale di O2 alla quale il 50% di Hb è
ossigenata) e il coefficiente di Hill (l’espressione dell’entità di legame tra la molecola di ossigeno
e l’emoglobina) sono inferiori nei Greyhound. Questo suggerisce che, in questa razza, vi sia un
15
legame più debole tra ossigeno ed emoglobina che viene compensato da un aumento del PCV e
dell’Hb [64]. Quindi l’elevata Hb è conseguenza e, allo stesso tempo, causa di un elevato RBC
[54].
L’elevato valore di PCV è da riferirsi a un certo grado di macrocitosi. La macrocitosi è da
ritenersi fisiologica analogamente alla macrocitosi negli Akita e alla macrocitosi nei Barboncini
[64] in quanto è la risposta tangibile al fatto che l’emivita degli eritrociti nei Greyhound è di
gran lunga inferiore alle altre razze canine [51]. Quindi gli eritrociti sono più giovani e di
conseguenza più voluminosi (macrocitosi) (vedi tab. 3).
Tabella 3 – Emivita eritrocitaria media nei cani di razza Greyhound e Beagle.
Da Novinger M.S. et al, American Journal of Veterinary Research, 1996.
Emivita Giorni
Greyhound 53.6 ± 6.5
Beagle 104.3 ± 2.2
I motivi della scarsa emivita sono [51]:
1. minor fluidità della membrana eritrocitaria, che ha la peculiarità di presentare un alterato
rapporto tra colesterolo e fosfolipidi (diverso dal rapporto normale 1:1,1) e quindi di
essere meno fluida e più soggetta a rapido invecchiamento;
2. maggior affinità degli eritrociti per IgG autologhe rispetto alle altre razze.
Secondo lo stesso Autore inoltre, l'emivita eritrocitaria è inversamente proporzionale all'età
del Greyhound [51].
Ulteriori conferme vengono riportate da Schalm (1965) e Benjamin (1961) che rilevarono
come i limiti superiori dei intervalli di riferimento di PCV e Hb nei Greyhound fossero superiori
rispetto a quelli delle altre razze (67% e 23,08 g/dl rispetto a 60% e 20 g/dl).