PMCO) e a due nuclei ipotalamici, il nucleo accessorio del tratto olfattivo (BAOT) e
il nucleo della stria terminale (BNST).
Molto ben documentati sono alcuni effetti dei feromoni sulla fisiologia riproduttiva
animale:
L'effetto Lee-boot : si ha quando un gruppo di femmine di topo è allevato nella stessa
gabbia , i cicli dell'estro si bloccano;
L'effetto Whitten: chiama in causa lo stesso gruppo di femmine quando sono
sottoposte all'odore del maschio, i cicli riprendono e si sincronizzano;
L'effetto Vandenbergh : consiste nell'accelerazione dell'inizio della pubertà in una
femmina di roditore causata dall'odore del maschio.
L'effetto Bruce: risulta essere piuttosto singolare in quanto determina l'interruzione di
gravidanza nel topo femmina, qualora senta l'odore di un topo maschio diverso da
quello che l'ha fecondata recentemente. Tale effetto è attribuito alla ricezione
dell'odore dell'urina di topi maschi integri(non castrati). In questo caso il nuovo
maschio può fecondare la femmina trasmettendo i propri geni alla prole e risulta
essere un vantaggio anche dal punto di vista femminile, in quanto si presuppone che s
il nuovo maschio per aver determinato quell'effetto sia più forte e sano. L'effetto Bruce
coinvolge l'apprendimento ; è ovvio che la femmina impari a riconoscere l'odore del
maschio con cui si accoppia, poiché questo odore non la farà abortire, se lo incontra in
seguito. Tale apprendimento sembra richiedere l'attività di un gruppo di assoni
noradrenergici, formano sinapsi con i neuroni sia del bulbo olfattivo primario e sia di
quello accessorio. Kaverne e Riva (1982) hanno rilevato che, dopo la distruzione di
questi assoni , la femmina di topo non riesce ad imparare a riconoscere l'odore del
maschio con cui si è accoppiata, subendo quindi l'effetto Bruce quando sente l'odore di
quel topo maschio.
Oltre ad esercitare effetti sulla fisiologia riproduttiva alcuni feromoni influenzano
direttamente il comportamento sessuale; per esempio, i feromoni presenti nelle
secrezioni vaginali delle cavie femmine stimolano il comportamento sessuale dei
maschi, i quali annusano e leccano i genitali delle femmine prima dell'accoppiamento.
Quindi anche gli odori percepiti dal bulbo olfattivo primario che comunica anch'esso
con l'amigdala mediale stimolano il comportamento sessuale, infatti è stato dimostrato
che lesionando tale regione si verifica la perdita del comportamento
dell'accoppiamento.
Ritornando ai due feromoni umani AND e EST, registrazioni dell'attività elettrica
hanno dimostrato che inducono una risposta elettrica nella regione del setto dove si
trova l'organo vomero-nasale, ma non nell'epitelio olfattivo.
In alcuni esperimenti annusare queste sostanze ha provocato variazioni del battito
cardiaco, della frequenza respiratoria, della temperatura della pelle, dell'attività
elettro-dermica, un segnale dell'attivazione del sistema nervoso periferico.
La risposta è risultata sesso-specifica: all'EST hanno reagito solo gli uomini, e all'AND
solo le donne. Tali risultati sono stati sempre trattati con scetticismo nell'ambiente
scientifico.
Tuttavia più convincenti sono stati i risultati ottenuti tramite misure dell'attività
cerebrale derivata da risonanza magnetica funzionale. Annusare l'EST provoca
l'attivazione di alcuni centri nell'ipotalamo dell'uomo degli uomini ma non delle donne.
Invece, annusare l' AND attiva l'ipotalamo nelle donne, ma non negli uomini.
Secondo questi esperimenti l'attivazione è localizzata nella regione preottica
dell'ipotalamo corrispondente a quei nuclei ipotalamici (ventromediale nelle donne,
regione dorsale negli uomini) fondamentali per il comportamento sessuale .
Questo tipo di risposta è invertita nei maschi omosessuali: il loro ipotalamo viene
infatti attivato dall'AND e non dall'EST. Questi studi ci dimostrano come i feromoni
influenzino il comportamento sessuale negli animali e nell'uomo.
L'unica azione fisiologica di sostanze simili a feromoni dimostrata sinora sulla nostra
specie è la sincronizzazione del ciclo mestruale nelle donne. Donne che vivono in
stretto contatto (collegi, carceri e ambiente domestico) sincronizzano il ciclo
mestruale. Tale effetto è provocato da uno o più composti volatili prodotti da
ghiandole localizzate nel cavo delle ascelle. I feromoni maschili possono inoltre
influenzare la fisiologia riproduttiva femminile. Le donne esposte a estratti ascellari
maschili aumentano il rilascio dell'ormone luteinizzante (LH) nel sangue, che è un
ottimo indicatore dell'attività dell'ormone rilasciante la gonadotropina (GnRH).
Indipendentemente dalla dimostrazione della piena funzionalità del sistema vomero-
nasale negli uomini, i feromoni potrebbero attivare il sistema olfattivo principale,
senza provocare una percezione cosciente ma dare luogo ad un effetto
fisiologico/comportamentale.
2. LA SCELTA DEL PARTNER ATTRAVERSO LA DIMENSIONE
BIOLOGICA, PSICOLOGICA E CULTURALE
L'attrazione sessuale, quindi, è basata su delle sostanze chimiche capaci di
comunicare attraverso specifici recettori, ma come avviene la scelta del partner, è un
discorso ancora più complesso. Infatti la scienza moderna si è chiesta il motivo per cui
ci si sente rapiti da un determinato uomo o donna, anziché un altro/a.
Sembra che la scelta sia basata sulla combinazione di tanti elementi di natura
biologica, psicologica e culturale, che condizionano i comportamenti.
Secondo la teoria dell'evoluzionismo di Darwin animali e piante si evolvono grazie al
caso che di tanto in tanto propone una mutazione nel patrimonio genetico. Se questa
mutazione genetica è svantaggiosa, la forma vivente soccombe e non lascia eredi con
quel carattere; se invece permette di adattarsi meglio all'ambiente o di riprodursi di
più, essendo preferito per selezione sessuale, il suo carattere mutato si afferma e
viene trasferito alle generazioni successive. Ma questo non vale solo per aspetti fisici,
ma anche per la bellezza e per i comportamenti-base, come per esempio le strategie
riproduttive.
Questo ci fa capire come la scelta del partner sia legata strettamente alla
continuazione della specie, quindi avviene attraverso specifici parametri quali per
esempio la bellezza, ma vedremo poi anche la capacità di curare la prole o di acquisire
e offrire risorse fondamentali per la sopravvivenza.
Bellezza e selezione sessuale negli animali
La bellezza è uno dei parametri, attraverso il quale viene scelto il proprio partner, in
particolare se si analizza la natura, quindi gli animali, vediamo che i maschi in genere
hanno un potenziale riproduttivo illimitato, visto che producono gameti piccoli e
numerosi a costo bassissimi, gli spermatozoi. Le femmine, invece, investono
maggiormente nella riproduzione producenti gameti biologicamente più costosi, in
genere hanno l'impegno di prendersi cura della prole e non possono riprodursi in
continuazione, come i maschi.
Nel mondo della fauna esistono alcune specie le cui femmine sono alla ricerca di
un maschio considerando la sua capacità nell'allevamento della prole, altre invece lo
scelgono in base alle qualità che può trasmettere alla prole, ed è proprio qui che entra
in gioco il fattore bellezza. Gli scienziati si sono chiesti infatti, come mai, i pavoni
maschi vengono scelti dalle femmine in base agli ornamenti migliori. Le risposte
possono essere diverse, forse perché il pavone con ornamenti migliori risulti essere
più sano, oppure perché scegliere ciò che scelgono altre femmine, sia semplicemente
la strategia adattiva migliore, poiché i maschi più desiderati produrranno una prole
che condividerà lo stesso successo riproduttivo del padre, fondamentale per la
continuazione della specie. Secondo gli studi di Patrie l'indice di predazione dei pavoni
è più alto nei maschi lenti, con code più corte, che non si erano riprodotti molto
durante le stagioni precedenti, anziché nei maschi con ornamenti più belli. Forse è
dovuto al fatto che per apparire belli , i maschi di questa specie devono essere anche
forti;
Secondo l'ipotesi della selezione rapidissima, gli ornamenti si evolvono
rapidamente nei maschi solo a causa del fatto che le femmine li scelgano. Infatti, se
un maschio possedesse un ornamento gradito alle femmine, questo lo renderebbe, un
maschio di successo e tale ornamento sarebbe trasmesso alla prole maschile, mentre
alla prole femminile sarebbe trasmessa la preferenza per esso.
Zahavi e Zahavi invece hanno formulato l'ipotesi dell'handicap, secondo la quale
molte delle caratteristiche maschili esagerate sono un handicap per il maschio che le
eredita, tuttavia se i maschi che portano questo handicap riescono a sopravvivere e
quindi ad avere un buona qualità genetica, giustificano la preferenza femminile per il
tratto maschile esagerato. Questo è stato evidente nell'esperimento che è stato
effettuato sugli uccelli vedova ove i maschi migliori ostentano una lunga coda nera.
E' stato fatto un esperimento che prevedeva di tagliare questa coda ai maschi che
l'avevano più lunga per attaccarla ad altri maschi. E' così che Anderson e Vitt hanno
dimostrato che i maschi con le code fasulle incrementavano enormemente il loro
successo anche senza il bisogno di essere forti. Questo sempre legato alla preferenza
nelle femmine del tratto maschile esagerato.
La bellezza negli esseri umani
Nella nostra specie è ormai comprovato che esistono sistemi corticali specifici per
riconoscere la bellezza. Kawabata e Zeki hanno dimostrato con la risonanza magnetica
funzionale che la corteccia orbito-frontale è coinvolta selettivamente durante la
percezione di stimoli belli o brutti e che mobilizza la corteccia motoria in modo
differente nei due casi. Inoltre Ahron et al. Hanno dimostrato che la visione di stimoli
belli attiva circuiti motivazionali e quelli dell'auto-ricompensa solo nel caso in cui gli
stimoli estetici corrispondano all'altro sesso. Abbiamo quindi le strutture per elaborare
la bellezza e i circuiti per indulgere nell'attrazione verso un partner ma su che base
scegliamo resta ancora tutto da chiarire.
Il volto è fondamentale nell'aspetto della persona in quanto è un mezzo di
comunicazione non verbale per l'essere umano ed esso può diventare fondamentale
per le relazioni e può essere uno dei principali criteri per la scelta del partner, ma
anche di amici e conoscenti.
Inizialmente l'interesse degli scienziati si è concentrato sull'opinione largamente
condivisa che vede la bellezza come inscindibile dalla conoscenza, dalla cultura,
dall'era storica e dalle esperienze della persona e risultando soggettiva, particolare,
temporanea e personale; insomma, una concezione culturale arbitraria.
Tale assunzione è stata però ben presto criticata e falsificata, a favore della percezione
del bello come prodotto della selezione naturale. Etcoff sostiene infatti che se alcuni
giudizi sulla bellezza umana di un volto umano possono essere influenzati dalla cultura
e dalla storia di ciascuno, le caratteristiche geometriche che producono la percezione
della bellezza potrebbero essere universali, e la percezione di queste caratteristiche
potrebbe essere governata da circuiti cerebrali modellati dalla selezione naturale.
Perret attraverso il suo studio fatto utilizzando sessanta fotografie di ragazze
giapponesi mostrate a soggetti europei, ha dimostrato che la classifica di gradimento
non variava da quella dei giapponesi. Quindi il giudizio sulla bellezza del viso può
essere sì il risultato di un processo culturale specifico della propria storia ed
esperienza personale, ma è anche e soprattutto legato a caratteristiche generali innate
che appartengono all'uomo ed evolutesi con il tempo, caratteristiche che hanno
modellato la nascita e lo sviluppo delle culture stesse dell'uomo.