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Limiti, metodologia e finalità del lavoro.
Il fenomeno religioso si presenta come momento di incontro interdisciplinare tra differenti
punti di vista: antropologia culturale, filosofia, psicologia, pedagogia, sociologia, storia.
La nostra riflessione si muove nell'ambito psico-pedagogico, analizzando lo sviluppo religioso
nel bambino da zero a dodici anni, premettendo l'esame di quello fisico-cognitivo al quale è
strettamente legato.
Infatti non si potrebbe capire a pieno la visione di Freud e Piaget sul tema religioso, trascurando
le ricerche da loro svolte a livello clinico o psicopatologico.
L'immensa bibliografia che, direttamente o meno, è coinvolta nella discussione ci porta a
circoscrivere ulteriormente la nostra ricerca, privilegiando alcune fonti in lingua italiana, francese e
spagnola.
Il principale carattere del nostro lavoro è esegetico con ampio spazio al pensiero degli autori
studiati.
Le finalità di questo studio sono legate al nostro lavoro nella scuola elementare. In qualità di
insegnante di religione ci siamo soffermati in modo particolare sul problema certamente più
complesso, più delicato e più vicino all'esperienza diretta di ogni educatore: cosa significa e cosa
comporta insegnare religione a dei bambini? Quali sono le caratteristiche specifiche del modo di essere
religioso di un bambino, certamente differenti da quelle della religiosità adulta, così come sono diversi
le strutture e i dinamismi psichici?
Si può far fronte a tali interrogativi attingendo all'esperienza personale, ma quest'ultima per
produrre un'autentica acquisizione di competenze e di professionalità, deve essere inquadrata in un
disegno teorico di riferimento che ne permetta la lettura critica e l'interpretazione.
L'approccio psicologico è di fondamentale importanza, in quanto offre degli strumenti di
decodificazione e di comprensione delle esperienze vissute dal bambino, ci permette di valutare
l'adeguatezza o l'inadeguatezza delle conoscenze e dei comportamenti religiosi del bambino rispetto al
contenuto intenzionale della religiosità.
Si pensi, per esempio, alle incertezze che possono sorgere nel riconoscere come religiosa la sua
concezione di Dio, quando essa appaia ingenuamente antropomorfica, segnata da attribuzioni magiche
che possono apparire molto lontane da quel riconoscimento della trascendenza che sembra essenziale
3
ad un adeguato concetto di Dio.
Dai convergenti studi della psicologia dell'età evolutiva e della psicologia della religione si
potranno desumere strumenti di grande utilità. Perché solo riconoscendo al bambino la specificità del
suo mondo psichico e le caratteristiche della sua condotta religiosa sarà possibile improntare
l'insegnamento ad una duplice necessaria fedeltà: quella dovuta al bambino e quella dovuta al
messaggio religioso.
4
Divisione del lavoro.
Nel primo capitolo, una visione del processo dello sviluppo come visto da Freud, dalle
strutture della psiche (inconscio, conscio, preconscio) al suo contenuto (Es, Io, Super-Io),
approfondendo gli stadi di sviluppo della personalità, anche con il successivo contributo delle
osservazioni di M.L. Falorni e A. Collette.
Quindi i primi studi freudiani sulla religione come fenomeno culturale, sulla sua origine
individuale e definizione come nevrosi compulsiva, esito del complesso edipico ed illusione.
Nel secondo capitolo uno sguardo generale sullo sviluppo fisico-cognitivo del bambino nella
teoria di Piaget.
Segue l'analisi dell'aspetto religioso attraverso l'esame dello sviluppo cognitivo del concetto di
Dio, dei suoi rapporti con la realtà e con il bambino, nella visione del soggetto infantile.
In ogni capitolo una parte è dedicata ad una attualizzazione delle loro ricerche.
Il terzo capitolo si presenta come momento di sintesi e critica, confrontando i due approcci
sulla religione, e come momento di sviluppo del pensiero degli autori esaminati, con le teorie sugli
stadi della fede e della morale, proposti da Fowler e Kohlberg.
Infine le conclusioni: un excursus sul lavoro svolto e la nostra proposta di un approccio
"simultaneo" sui vari aspetti personali e ambientali, che determinano la formazione e la maturità
religiosa.
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1. LO SVILUPPO FISICO E RELIGIOSO SECONDO FREUD.
1.1. Premessa.
Le teorie freudiane sullo sviluppo della psiche hanno messo scompiglio nel tradizionale ordine
di idee radicate in medici e psicologi a fine Ottocento, che attribuivano scarso valore, durante i primi
anni di vita, al vissuto del bambino per la formazione della sua personalità.
Freud dimostra invece che questa non soltanto inizia dalla nascita, ma è fortemente
condizionata dalle prime esperienze infantili, ed evidenzia comportamenti, celanti motivazioni, che
derivano da una realtà profonda, al di sotto della componente conscia della personalità.
Gli studi da lui realizzati mettono in evidenza che situazioni traumatiche, sofferte nelle fasi
iniziali dello sviluppo della personalità, sono alla base di molte deviazioni patologiche in senso
nevrotico.
Ritiene, perciò, che la comprensione e l'interpretazione di molti aspetti della vita psichica della
persona diventano possibili solo se si riesce a cogliere il significato delle esperienze vissute nelle prime
fasi della vita, che preparano e spiegano ciò che avviene dopo.
Per Freud esistono nell'individuo dei fenomeni psichici, che suddividono l'apparato psichico in
varie regioni.
Fornisce a tal proposito due descrizioni di questa suddivisione:
- inconscio, conscio, preconscio;
- Es o Id, Io o Ego, Super-Io o Super-Ego.
6
1.2. L'inconscio, il conscio, il preconscio.
1.2.1. L'inconscio.
Contiene, in particolare, ricordi, immagini, che vi sono rimossi perché irrealizzabili o perché
oggetto di un divieto di ordine morale, capaci di tornare ad esprimersi nuovamente nel corso di una
seduta psicoanalitica.
Freud precisa: "La rimozione è quel processo per il quale un atto capace di diventare cosciente,
un atto quindi che appartiene al sistema PRECONSCIO, viene reso inconscio, ossia respinto nel
sistema INCONSCIO"
1
.
Il contenuto del sistema Inconscio è essenzialmente il rimosso
2
.
Specifica successivamente che "inconscio è un concetto più generale, <<rimosso>> è più
ristretto. Tutto ciò che è rimosso è inconscio, ma non possiamo dire che tutto ciò che è inconscio sia
rimosso"
3
.
Nel 1932, cerca di dare una definizione generale dell'Inconscio: " [...] chiamiamo inconscio
ogni processo psichico di cui dobbiamo supporre l'esistenza - per esempio perché la deduciamo dai
suoi effetti - ma del quale non sappiamo nulla"
4
.
Il patrimonio fondamentale dell'inconscio è rappresentato dalla libido e dall'aggressività come
variabili dinamiche fondamentali:
- "Libido è un termine desunto dalla teoria dell'affettività [...] l'energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò
che può essere compendiato alla parola <<amore>> [...] tra l'uomo e la donna e che tende all'unione
sessuale"
5
.
Da questo principio deduce i diversi stati della libido:
1
S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, 1916-17, in Freud, Opere, vol. 8, Boringhieri, Torino 1976, 499.
2
cfr S. Freud, L'Io e l'Es, 1923, in Freud, Opere, vol. 9, Boringhieri, Torino 1977, 477.
3
S. Freud, Il delirio e i sogni nella "Gradiva" di Wilhelm Jensen, 1907, in Freud, Opere, vol. 5, Boringhieri, Torino 1972,
297.
4
S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni), 1932, in Freud, Opere, vol. 11, Boringhieri, Torino 1969,
182.
5
S. Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'Io, 1921, in Freud, Opere, vol. 9, Boringhieri, Torino 1977, 280.
7
- lo stato di innamoramento, limitato all'Io e all'oggetto;
- l'ipnosi, limitata all'Io e all'oggetto ma basata su tendenze sessuali;
- l'amplificazione collettiva (la folla è per definizione in stato ipnotico, ma sostituisce l'oggetto
all'ideale dell'Io);
- la serie nevrotica, che comporta una doppia articolazione della funzione sessuale: conflitto e
regressione
6
.
- L'aggressività inconscia rientra all'interno della teoria della libido, anche se è difficile distinguerla
dalla sessualità
7
, che resta la base insostituibile, sia teorica che pratica.
6
cfr ivi, 329-330.
7
cfr S. Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale, opera citata, 524.
8
1.2.2. Il conscio.
Anche se non riassume la totalità del funzionamento psichico, vi assume però un ruolo
fondamentale.
E' contemporaneamente in stretta relazione con il mondo esterno, attraverso gli organi
sensoriali e il sistema percettivo generale, e con i sistemi interni (in particolare le pulsioni), che la sfera
cosciente confronta fra di loro.
Già nel 1895 Freud paragonava i rapporti tra le rappresentazioni coscienti e quelle inconsce ad
un "tronco dell'albero che sta alla luce e che ha le sue radici nell'oscurità, o dell'edificio e del suo
sotterraneo buio"
8
.
8
S. Freud, Studi sull'isteria (in collaborazione con Joseph Breuer), 1892-1895, in Freud, Opere, vol. 1, Boringhieri, Torino
1967, 372, [il passo citato è di Breuer, non di Freud].
9
1.2.3. Il preconscio.
Raggruppa un insieme di processi psichici intermedi, situati nell'inconscio, ma capaci di
affiorare facilmente alla coscienza, a differenza dei contenuti dell'inconscio propriamente detto, per il
quale la presa di coscienza è particolarmente difficile
9
.
Secondo lo psicanalista i processi inconsci si rivelano, in forma indiretta, in due ordini di
circostanze:
- da un lato, nei sogni; la loro interpretazione
10
psicoanalitica consente di descrivere un contenuto che
esprime essenzialmente la realizzazione di desideri inconsci, repressi e censurati nel corso dello stato di
veglia.
Anche durante il sonno persiste una certa forma di censura, perciò il contenuto inconscio del
sogno viene espresso non in forma immediatamente esplicita, ma sotto una forma indiretta, simbolica.
Freud dichiara di trovare nel sogno la conferma del ruolo dominante della sessualità a partire da
desideri di origine infantile
11
.
Precisa questo ruolo enumerando in maniera dettagliata numerosi "simboli onirici", identificati
sulla base della propria autoanalisi.
Ne presentiamo un elenco riassuntivo:
- simboli del membro virile: oggetti allungati (pugnale, sciabola, pistola); capi di abbigliamento
(cappello da donna e cravatta); animali (serpenti, topi); alcune parti del corpo (mano e piede);
- simboli del corpo femminile: oggetti (scatole, casse, armadi); parti del corpo (orecchio e bocca);
- simboli dell'atto sessuale: sentieri scoscesi e scale, tavoli, panche (per analogia con il letto)
12
.
Dall'altro lato, oltre che nei sogni, i processi inconsci si rivelano indirettamente anche in piccoli
fatti che noi attribuiamo volentieri al caso o alla disattenzione: si tratta dei lapsus (sostituzione
involontaria di un'espressione di un nome o di una parola con un'altra), dimenticanze, errori, atti
9
cfr S. Freud, L'Io e l'Es, opera citata, 478.
10
cfr S. Freud, L'interpretazione dei sogni, opera citata, 553.
11
cfr S. Freud, L'interpretazione dei sogni, 1899, in Freud, Opere, vol. 3, Boringhieri, Torino 1966.
12
ivi, 325-331.
10
mancati, che rivelano l'irruzione inattesa della nostra vita inconscia nel corso dei nostri atti coscienti e
volontari.
E' bene precisare che la comprensione dei sogni, come quella dei lapsus o degli atti mancati è
resa possibile, nel corso di sedute psicoanalitiche, dalla registrazione delle espressioni usate dal
paziente per raccontarli e soprattutto dalle sue associazioni di idee, che via via si concatenano e il cui
punto d'arrivo è a volte assai distante in apparenza dall'argomento iniziale.