rappresenta in assoluta una novità nel panorama della stampa di
fine anni Sessanta. Novità linguistiche, stilistiche e tematiche; il
largo uso di fotomontaggi e vignette la rende accessibile a tutti,
come più accessibile è il linguaggio usato: quasi colloquiale. Il
contesto storico in cui si muoverà la testata sarà il più dinamico
della storia della Repubblica.
Gli anni di piombo, come detto, portano con sé oltre ad un
elevatissimo numero di vittime, anche cambiamenti sociali fino
a pochi anni prima impensabili. Il divorzio, e l’aborto sono due
strenue battaglie che si consumano negli anni Settanta e che
implicitamente rivoluzionano il ruolo della donna all’interno
della società. Anche il contesto internazionale è in grande
fermento. L’opposizione Usa-Urss, la cosiddetta guerra fredda,
le guerre interne dell’Irlanda del Nord, il Vietnam, i regimi che
ancora resistono in Europa, hanno ripercussioni anche in Italia.
Per fare un esempio il conflitto Mediorientale comporterà un
grossa crisi economica in tutto l’occidente, a causa della
questione petrolifera.
In Italia il timone politico è sempre affidato alla Democrazia
Cristiana, la quale soltanto in occasione delle elezioni del ’76
rischiò la maggioranza relativa, per l’avanzare incalzante dei
consensi del PCI, che però anche in quell’occasione non riuscì a
sopravvalerla. Questo è dunque il contesto in cui “Lotta
Continua” è costretta a districarsi. Il primo periodo è dedicato in
particolare all’antifascismo. La campagna “mettiamo fuorilegge
il MSI” appare tutti i giorni insieme ad iniziative e
sottoscrizioni. Oltre all’antifascismo “classico”, il giornale si
dedica a contrastare il nuovo fascismo, quello, sempre secondo
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“Lotta Continua”, del governo democristiano. In particolare
l’uso incondizionato e assiduo della forza per interrompere
manifestazioni della sinistra extraparlamentare, la volontà delle
forze dell’ordine(“la mano armata della DC”) di colpire
deliberatamente sapendo che i colpevoli non saranno mai
accertati. Ad ogni compagno che cade sotto i colpi dei poliziotti,
entra in moto la controinformazione di “Lotta Continua”. La
loro capillarità, il loro seguito in ogni ambito della società
italiana(sono presenti militanti anche nell’esercito e in polizia)
riescono a portare al giornale un numero elevatissimo di fonti.
E’ allora che arrivano foto, filmati, nomi e cognomi dei
poliziotti impegnati negli scontri ecc.
Il secondo periodo per il giornale vedrà un notevole
cambiamento causa lo scioglimento del movimento Lotta
Continua a cui la testata faceva riferimento. Dal ’77 in poi,
cambierà il formato, più piccolo e maneggevole, ma soprattutto
cambierà lo stile del giornale. Gad Lerner, ai tempi lungimirante
vicedirettore, attraverso le righe del giornale delinea quello che
sarà il nuovo quotidiano “Lotta Continua”. Meno comunicati dei
movimenti e più cultura; il giornale diventerà non più strumento
di un movimento, ma dovrà formare ed intrattenere. Da questo
momento si vedranno in effetti meno proclami di manifestazioni
e più approfondimenti sulla politica estera ed interna, oltre a
riportare notizie ignorate dalla stampa <<istituzionale>>. Sarà
quello il miglior momento di “Lotta Continua”, nel quale le
tirature aumentano e con quello anche i consensi
dell’intellighenzia. Con l’arrivo degli anni Ottanta e il declino
del movimento nato nel ’68 “Lotta Continua” affronterà una
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gravissima crisi economica che la porterà alla chiusura nel 1982,
lasciando comunque dietro di sé una valida esperienza di
giornalismo, che fungerà da esempio per tutta la futura stampa
di analoga impostazione.
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CAPITOLO PRIMO
NASCITA E SVILUPPO DELLA
CONTROINFORMAZIONE
Il termine controinformazione deriva dal linguaggio militare e
sta ad indicare l’attività di controspionaggio e di contrasto alla
propaganda avversaria. Il termine viene adattato al giornalismo a
partire dalla fine degli anni Sessanta quando, in Italia,
l’esplodere di movimenti extraparlamentari, sia a destra che a
sinistra, iniziano a mettere in discussione le notizie velinarie
provenienti da fonti istituzionali e dalle questure. Nasce dunque
un nuovo modo di fare giornalismo, un fenomeno tutto italiano
di non accettare le tesi ufficiali, ma di cercare la propria verità
attraverso nuove fonti e nuovi metodi di ricerca delle
informazioni. La controinformazione è un mix di giornalismo e
militanza politica il cui obbiettivo non è quello di informare, ma
di formare le coscienze dei fruitori, cercando allo stesso tempo
di creare avversione nei confronti dello Stato. Fino a quel
momento era impensabile e inconcepibile mettere in dubbio le
comunicazioni ufficiali. Ciò che ha permesso la nascita, ma
soprattutto il forte sviluppo della controinformazione è stata la
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capillarità dei militanti dei movimenti antagonisti, specie per
quanto riguarda la sinistra extraparlamentare. Con il Sessantotto
la politica entra ovunque, dalle fabbriche si sposta alle
università, alle aziende private, alle scuole, ma anche negli
apparati istituzionali come forze dell’ordine, esercito e uffici
pubblici. Tale capillarità permette alla controinformazione di
avere a disposizione fonti numerosissime e molto variegate. Si
accede a fascicoli riservati e a notizie private, perché ogni
persona in quel periodo caldo è un possibile militante incognito
al servizio del proprio movimento o fonte retribuita.
Dopo la strage di Piazza Fontana si iniziò a lavorare sullo
“svelamento dei rapporti di potere”; si scoprì infatti un lato
oscuro e criminale della politica che doveva essere fermato e
portato alla luce. Questo ha significato però calarsi sullo stesso
piano dei servizi segreti e lavorare nell’ombra. Si accese dunque
lo scontro tra servizi e controinformazione la quale si dotò di
una rete di intelligence che entrava in antitesi con la
organizzazione opposta. Una così imponente mole di lavoro
aveva bisogno di essere accompagnata da un grosso numero di
volontari e, cosa ancora più importante, da ingenti
finanziamenti. Il problema dei finanziamenti nei movimenti
extraparlamentari è sempre stato uno dei problemi fondamentali
per l’affermazione e il futuro degli stessi. Se fino negli anni
Sessanta i finanziamenti dovevano provvedere soltanto a tenere
aperta una sede e a stampare qualche volantino, mentre la gran
parte della propaganda veniva effettuata dal basso, ovvero
attraverso il contatto diretto, con l’arrivo degli anni Settanta le
cose cambiarono radicalmente. Il nuovo decennio vide un
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cambiamento progressivo della comunicazione politica; la
ricerca del consenso si attuava attraverso nuovi media e
controinformazione, che esigevano maggiori introiti per i
movimenti e per le la loro attività politica e controinformativa.
Se prima potevano bastare l’autotassazione dei militanti e
qualche mercatino di libri usati, adesso si va alla ricerca vera e
propria altri tipi di finanziamento, leciti e non. Rimasero sia
l’autotassazione che i mercatini, che agivano anche come forma
di responsabilizzazione del militante, ma le entrate più
importanti arrivavano attraverso i simpatizzanti più abbienti:
commercianti, professionisti, imprenditori (caso noto è quello
dell’imprenditore Giangiacomo Feltrinelli), artisti, oltre a
solidarietà internazionale dei Paesi socialisti Urss, Cina Albania,
Cuba, (questo solo per alcuni movimenti). Importanti anche dal
punto di vista politico gli “aiuti” degli imprenditori non di
<<area>>, ambasciate di paesi occidentali, servizi di
informazione e sicurezza; questo per creare difficoltà al Partito
Comunista e ai sindacati o per poter avviare dialoghi in futuro.
Una parte importante la ebbero anche le attività illecite di
finanziamento. Sicuramente non tutti i movimenti ne fecero uso,
o largo uso, ma alcuni gruppi si affidarono a rapine sequestri e
ricatti per avere entrate maggiori e più rapide. Un esempio
dell’ingegno che veniva usato per raccogliere più fondi lo
descrive Enrico Deaglio, uno dei dirigenti di Lotta Continua,
formazione che vedremo più avanti, in un articolo di Simonetta
Fiori de <<la Repubblica>> del 29 Ottobre 1999:
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Una volta Christo, il celebre artista del Nouveau Réalisme, che
impacchettava i monumenti, sfinito dalla nostra insistenza, ci autorizzò:
<<Prendete cinquanta numeri di “Lotta Continua”, fatene un bel pacco e
vendetelo con la mia firma>>. Fu un successo.
La prima pubblicazione che segnò l’affermazione della
controinformazione fu senza ombra di dubbio “La strage di
stato”, la controinchiesta del Collettivo di controinformazione su
Piazza Fontana,che uscì il 13 Giugno 1970. La pubblicazione,
fu offerta alla Feltrinelli che, pur complimentandosi, rifiutò per
<<scarsezza di prove a sostegno delle tesi, pur interessanti, che
in esso vengono sostenute>>
1
. Il volume fu dunque pubblicato
dalla casa editrice Samonà e Savelli, legata ai trotzkisti della IV
Internazionale. Al fondo del testo comparivano dichiarazioni di
Lelio Basso (presidente del Psiup), Ferruccio Parri (capogruppo
della sinistra indipendente), Aldo Natoli (Manifesto) e
Alessandro Natta (della direzione di Pci) che costituivano un
acutissimo riconoscimento dell’azione svolta
2
. Il gruppo di
lavoro era decisamente variegato: trotzkisti, anarchici, marxisti-
leninisti e qualche militante di Lotta Continua; c’erano inoltre
giornalisti professionisti che potevano attingere, grazie alla loro
posizione, a fonti altrimenti inaccessibili. La struttura
redazionale era concentrica: al centro il gruppo dei coordinatori
che in seguito di occuparono della stesura, attorno a loro una
trentina di persone che coordinava i vari gruppi di ricerca
discutendo periodicamente l’andamento dell’inchiesta, infine
1
Da <<Processo Valpreda>>n. 18, 22 marzo 1972: comunicato del <<Centro di
controinformazione della sinistra rivoluzionaria>>.
2
Aldo Giannulli Bombe a inchiostro BUR Futuropassato, Milano 2008, p. 40.
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