2
Si affronterà nel primo capitolo il problema della determinazione di
questa nuova figura di reato, proponendo le diverse ipotesi avanzate dagli
studiosi. Si proseguirà con la descrizione dei diversi comportamenti con
cui lo stalker pone in essere l’attività persecutoria, avendo particolare
riguardo alle conseguenze che l’evoluzione sociale e tecnologica
determina rispetto a tali modalità.
Il secondo capitolo avrà come obiettivo l’approfondimento della figura
del molestatore dal punto di vista sociale, psicologico e psichiatrico,
avvalendosi delle differenti classificazioni proposte in letteratura e
affrontando il tema centrale dell’imputabilità dello stalker, non così
spesso, come potrebbe pensarsi, affetto da vizio di mente. Si
comprenderà, infatti, come lo stalking sia soltanto in alcuni casi
conseguenza di franca patologia, essendo nella maggior parte delle
ipotesi riconducibile ad un’anomalia relazionale.
3
Il terzo capitolo verterà sulle diverse tipologie di vittima, sul suo ruolo
fondamentale nella configurazione del reato e sulle ripercussioni
psicologiche e sociali, in alcuni casi gravi e drammatiche, alle quali la
campagna di molestie la espone.
Il quarto capitolo sarà riservato all’esame degli strumenti vigenti prima
dell’introduzione della normativa ad hoc, delle disposizioni civilistiche
della Legge n. 154 del 5 aprile 2001 “Misure contro la violenza nelle
relazioni familiari” e soprattutto del neo introdotto articolo 612 bis del
Codice Rocco che disciplina specificatamente gli atti persecutori.
Saranno approfondite anche le decisioni della giurisprudenza penale
relative alle molestie telefoniche, al pedinamento, all’insistente
corteggiamento e alle prime applicazioni della nuova fattispecie.
Nel quinto capitolo verranno prospettati il quadro legislativo dei Paesi
di Common Law, i primi ad affrontare il problema ad inizio anni novanta,
e le diverse reazioni dei sistemi giuridici europei per arginare un
4
fenomeno in crescita nei Paesi industrializzati dell’Occidente. Infine,
saranno approfondite ed analizzate le diverse strategie di prevenzione e
persecuzione.
5
CAPITOLO PRIMO
LO STALKING
1.1 Etimologia e definizioni psichiatriche e legali
“Nympha, precor, Penei, mane! Non insequor hostis; amor est mihi
causa sequendi!”
1
. Le parole rivolte dal dio Apollo alla ninfa Dafne
testimoniano che le ossessioni amorose sono antiche quanto la storia
dell’uomo. Cercare di instaurare o mantenere una relazione sentimentale,
inviare fiori, doni o lettere non sono comportamenti che configurano
ipotesi di illecito, anzi in quanto espressione di un corteggiamento spesso
risultano apprezzati e gratificanti, ma se pervasivi e reiterati in assenza
del consenso del destinatario diventano molesti, sgraditi e persecutori,
definendo una condotta complessa, potenzialmente dannosa e
destabilizzante.
1
OVIDIO P. NASONE, 2005, Metamorfosi, P. BERNARDINI MARZOLLA a cura
di, Einaudi
6
Negli anni ottanta, dopo diversi episodi di star hollywoodiane oggetto
delle attenzioni indesiderate di ammiratori psichicamente disturbati,
questo modello comportamentale ripetitivo ed assillante è stato definito
dai mass-media d’oltre oceano con il termine stalking, da “to stalk”:
locuzione mutuata dal linguaggio della caccia che letteralmente significa
“fare la posta, braccare, pedinare, perseguitare”. Dalla traduzione emerge
con chiarezza l’alone di mistero e di inquietudine che qualifica i
comportamenti dello stalker e l’ansia che incutono alla vittima
2
.
I primi esempi di star-stalking si sono conclusi con esiti gravi e,
talvolta, fatali contribuendo a conferire drammaticità ad un argomento
che, fino a quel momento, aveva suscitato semplicemente curiosità. Le
associazioni statunitensi in difesa delle vittime di violenze domestiche
hanno saputo, saggiamente, cogliere l’occasione per appropriarsi della
parola stalking con lo scopo di descrivere la persistente intrusività degli
uomini successiva al tentativo delle donne di chiudere relazioni deludenti
o contraddistinte da abusi fisici. La categoria dello stalking ha
sostanzialmente consentito di esprimere l’angoscia di coloro che erano
2
Di particolare interesse è in questa sede l’espressione derivata stalking horse, riferita
in origine alla tecnica di nascondersi dietro ad un cavallo per avvicinarsi alla preda,
facendosi coprire dalla figura e dall’odore dell’animale, ed ora estesa ad una modalità di
dissimulazione anche figurata.
7
terrorizzati perché inseguiti e importunati, rispondendo al bisogno di
definire con chiarezza e di reagire ad una forma di persecuzione fino ad
allora ignorata, poiché priva di un nome. Fino a pochi decenni fa pur
essendo certamente possibile spiare, molestare, perseguitare l’oggetto
delle proprie attenzioni, non era applicabile ad una tale gamma di
comportamenti l’etichetta stalking, riconosciuto come reato in seguito ai
particolari cambiamenti della società contemporanea: la crisi
dell’indissolubilità del matrimonio, le modificazioni dei rituali di
corteggiamento, il fenomeno del divismo, il rilievo culturale assunto dai
media, gli sviluppi della tecnologia delle comunicazioni e l’ambiguo
concetto di privacy.
Il livello di preoccupazione pubblica creato dai mezzi di
comunicazione, soprattutto dopo l’uccisione dell’attrice Rebecca
Schaeffer per mano di un fan a Los Angeles, si tramuta in una pressione
sul mondo politico che dà luogo alla prima legislazione anti stalking,
adottata in California nel 1991. Successivamente alla promulgazione
della legge si assiste all’incremento di ricerche che indagano le ragioni,
la frequenza e gli obiettivi dello stalking, malgrado ciò non esistono,
8
tuttora, una definizione e una classificazione condivise scientificamente a
causa della pluralità degli interessi di quanti se ne occupano (sociologi,
psichiatri, avvocati e giuristi) e della variabilità degli elementi coinvolti.
Le definizioni presenti in letteratura ed in giurisprudenza risultano
tutt’altro che univoche, specie quando si tenta di comprendere il
fenomeno nella casistica criminologica o di stabilire protocolli operativi
ai fini legali di ricerca e di presentazione delle prove, di valutazione delle
pene e del danno subito dalle vittime, di determinazione dei protocolli
medici e giuridici per il recupero sociale sia del molestato che dello
stalker. Dall’incertezza delle formule utilizzate consegue, tra l’altro, una
difficile quantificazione e caratterizzazione sociologica e statistica del
fenomeno. Non potendo stabilire univocamente il campione da prendere
in considerazione, non si può, ad esempio, allestire un’attività di profiling
adeguata se non a costo di classificazioni complesse, eccessivamente
generiche ed operativamente poco efficaci. Le definizioni legali sono di
fondamentale interesse ai fini peritali poiché è ad esse che si deve far
riferimento nella soluzione ai quesiti posti in sede di istruttoria e di
giudizio.
9
“Stalking” è, fondamentalmente, un concetto nuovo per designare un
fenomeno risalente nel tempo che trova nelle attuali condizioni di vita
forme inedite, più articolate e di non agevole definizione poiché si
dispiegano in continuità con comportamenti transnosografici considerati
né criminali né patologici ma legittimi, normali e comunemente accettati.
E’ una condotta elaborata, rispetto alla quale un orientamento
unidirezionale risulta incapace di valutare molteplicità e diversità, che
necessita, invece, di interventi interdisciplinari in grado di abbracciare,
fin dalla fase conoscitiva, la multideterminazione del fenomeno stesso.
L’approccio psichiatrico è particolarmente necessario per la
comprensione e la presa in carico di soggetti al confine con la
psicopatologia e, perciò, non gestibili soltanto con l’intervento
giudiziario.
Meloy e il suo gruppo, operativo in ambito psichiatrico forense a San
Diego, hanno fornito due definizioni di stalking. La prima, quelle di
erotomania non delirante o boderline (borderline or non delusional
erotomania), si riferisce ad individui che, pur non essendo convinti che
l’oggetto delle molestie sia effettivamente innamorato di loro,
10
manifestano un intenso attaccamento verso quella persona, con la quale
solitamente in passato avevano intrattenuto una relazione. Secondo
questa spiegazione psicodinamica, nella fase iniziale del fenomeno lo
stalker instaura un legame narcisistico con la vittima, caratterizzato da
pensieri consci di essere amato e di amare. Diversamente, però, da una
persona normale che dinanzi ad un rifiuto compie un passo indietro, il
molestatore, a causa del suo narcisismo patologico che fa percepire gli
altri come oggetti del sé o oggetti parziali con il compito di gratificarlo, è
molto sensibile a sentimenti di umiliazione e di vergogna contro i quali si
difende con rabbia, svalutando l’oggetto idealizzato. Dopo aver sminuito
la vittima, la fantasia di legame riemerge e ripristina l’equilibrio
narcisistico dello stalker. Lo stalking appare come un disturbo del
corteggiamento: un modo di reagire, basato soprattutto sulla collera,
sull’invidia o sulla gelosia, conseguente alla fine di un rapporto o ad un
rifiuto. Recentemente, lo stesso gruppo di ricercatori ha adottato il
termine di “inseguitori ossessivi” (obsessional followers) sia perché i
comportamenti consistenti nel seguire, pedinare e aggirarsi attorno alla
11
vittima sono tra i più comuni sia per mettere in risalto la componente
cognitiva e motivazionale dello stalking, cioè le ossessioni
3
.
Una definizione operativa è stata adottata da Mullen e Pathè
4
, secondo
cui l’attività persecutoria è costituita da ripetuti (per almeno dieci volte) e
perduranti (nello spazio di tempo di almeno quattro settimane) sgraditi
tentativi di avvicinarsi e comunicare con la vittima, al punto tale da
suscitarle timore per la propria incolumità.
Tjaden e Thoennes
5
definisono lo stalking come un insieme di condotte
dirette verso una precisa persona che implica un avvicinamento visivo o
fisico, una comunicazione senza consenso, minacce o verbali o scritte o
implicite, o una combinazione di esse, che comporta una ragionevole
paura per messaggi ripetuti in due o più occasioni.
3
GALEAZZI G.M., CURCI P., 2001- Sindrome del molestatore assillante: una
rassegna in Giornale italiano di Psicopatologia >online ≅, 7, 4
4
ARAMINI M., 2002. Lo stalking, aspetti psicologici e fenomenologici, in G.
GULLOTTA, S. PEZZATI, a cura di. “Sessualità, diritto e processo”. Milano: Giuffrè
5
TJADEN P., THOENNES N., 1998. Stalking in America, findings from the
national violence against women survey >online ≅
12
Sinclair e Frieze
6
impiegano il momento in cui la vittima si sente
spaventata come discriminante tra i comportamenti socialmente
accettabili e le molestie.
Secondo Keinlein
7
si tratta, invece, di una patologia dell’attaccamento:
lo stalker, vittima nell’infanzia di maltrattamenti o dell’abbandono di un
genitore ed incapace di fronteggiare efficacemente la perdita subita,
perseguita la vittima per alleviare l’angoscia, riempire un vuoto nella sua
vita, sfogare la propria collera o vendicarsi della persona ritenuta
colpevole dell’accaduto.
In italiano non esiste un corrispettivo letterale del verbo “to stalk”
applicabile al campo psicopatologico e per evitare fraintendimenti dovuti
all’impiego di espressioni come persecuzione e ossessione, è stata
avanzata da Curci e Galeazzi
8
la definizione “Molestie Assillanti” che
sottolinea maggiormente, a differenza di “stalking”, la prospettiva della
vittima. La sindrome del molestatore assillante è una patologia della
comunicazione e della relazione costituita da:
6
CURCI P., GALEAZZI G.M. e SECCHI C., 2001. La sindrome delle molestie
assillanti. Torino: Bollati Boringhieri
7
ARAMINI M., 2002. Lo stalking, aspetti psicologici e fenomenologici, in G.
GULLOTTA, S. PEZZATI, a cura di. “Sessualità, diritto e processo”. Milano: Giuffrè
8
CURCI P., GALEAZZI G.M. e SECCHI C., 2001. La sindrome delle molestie
assillanti. Torino: Bollati Boringhieri
13
a) un attore (molestatore, stalker) che individua una persona nei cui
confronti sviluppa una polarizzazione ideo-affettiva;
b) una serie di comportamenti aventi i caratteri della sorveglianza,
della comunicazione e della ricerca, a cui corrispondono diverse
tipologie di risposte della vittima che costituiscono, insieme agli
agiti del molestatore, la dinamica relazionale e comunicativa della
coppia;
c) la percezione soggettiva dei comportamenti come spiacevoli,
intrusivi, inquietanti e pericolosi per la propria incolumità;
d) condotte associate, cioè minacce esplicite e atti di violenza a cose
(danni alla proprietà) o persone (la vittima o persone ad essa
vicine), sintomo di sviluppo e di intensificazione della campagna
di molestie.
Un sostanziale consenso individua, quindi, nello stalking un insieme di
comportamenti di sorveglianza e di controllo, ripetuti ed intrusivi, volti a
ricercare un contatto con la vittima che ne risulta infastidita, preoccupata
e spaventata. La componente soggettiva di inquietudine e timore
costituisce un elemento necessario per definire la sindrome.
14
Dal punto di vista giuridico sono stati precisati alcuni elementi
caratterizzanti la ripetitività, l’associazione molestie-minacce e
l’intenzione malevola. La giurisprudenza americana è stata la prima ad
affrontare il problema della definizione. Le normative adottate nei
cinquanta Stati presentano aspetti differenziati: alcune privilegiano il
profilo vittimologico, altre l’intenzionalità e il modus operandi dello
stalker. La maggior parte descrive lo stalking come “l’intenzionale,
malevolo e persistente comportamento di seguire o molestare un’altra
persona attuando una minaccia credibile”
9
.
Nel Criminal Code of Canada
10
è considerato delitto di molestia
criminale (criminal harassment) “molestare intenzionalmente o
imprudentemente un’altra persona comunicando direttamente o
indirettamente con essa o con i suoi conoscenti, sorvegliando i luoghi
dove quella persona o un suo conoscente risiede, lavora o si trova ad
essere, mettendo in atto condotte minacciose di qualsiasi tipo dirette a
quella persona o ai suoi familiari, tali da indurre la persona stessa a
temere ragionevolmente per la sua sicurezza”.
9
GALEAZZI G.M., CURCI P., 2001- Sindrome del molestatore assillante: una
rassegna in Giornale italiano di Psicopatologia >online ≅, 7, 4
10
Ibid.