INTRODUZIONE
L’Inghilterra tra la seconda metà del secolo XV e la
prima metà del secolo XVI
“Fra un re legittimo e i più feroci tiranni c’è questa differenza:
che il tiranno considera i sudditi schiavi, il re figli”
(Epigramma 109)
0.1 Il regno di Enrico VII (1485 – 1509)
Con la vittoria di Enrico VII su Riccardo III termina la cosiddetta Guerra delle
Due Rose, che aveva insanguinato l’Inghilterra dal 1455 per trent’anni. Il nuovo re
salì al trono in una situazione di grave incertezza per la stabilità del regno: mancando
una legge di successione era difficile infatti stabilire un criterio per la successione, e
lo stesso Enrico apparteneva ad un ramo illegittimo della casata dei Lancaster. La sua
prima preoccupazione una volta ottenuto il potere fu quindi quella di reprimere i
restanti focolai di opposizione, e di evitare l’insorgerne di altri; entrambi i tentativi
restarono però parziali, dal momento che, se non si arrivò a rovesciare il sovrano dal
trono, le ribellioni continuarono per tutta la durata del regno, e richiesero ingenti
sforzi per essere tenute a bada. La prima convocazione del Parlamento da parte di
Enrico VII risale al suo primo anno di regno, con l’ordine del giorno di affrontare
proprio gli avversari del re, che non riconoscevano la legittimità ella sua
incoronazione. Di fatto, il diritto di Enrico a regnare, come si è visto non era affatto
scontato, anzi derivava soltanto da una vittoria militare, letta in chiave profetica
come giustificazione dall’alto. Era assente ogni riferimento ad un principio di
legittimità, e lo stesso parlamento non fece altro che riconoscere il potere del nuovo
sovrano e quello futuro dei suoi eredi. In generale la politica di Enrico VII si
caratterizzò proprio per un uso molto limitato del parlamento quale strumento di
governo: egli infatti, sempre spinto dalla necessità di evitare le rivolte e le
rivendicazioni, attuò un sistema di governo teso a concentrare e rafforzare le
istituzioni centrali legate alla persona del sovrano: basti pensare che mentre prima
2
della Guerra il parlamento era abitualmente convocato ogni anno, nei dodici anni tra
il 1497 ed il 1509 esso si riunì solo una volta.
Un altro grande problema che Enrico dovette affrontare fu quello della successione:
nel 1502 infatti il figlio Arturo, erede al trono, morì, prima che dal matrimonio con
Caterina d’Aragona nascesse un figlio. La soluzione fu quella di far sposare Caterina
con il figlio minore, Enrico, che all’epoca del fidanzamento aveva appena tredici
anni. Vi era però un impedimento a questo matrimonio, dal momento che si trattava
di sposare due cognati, cosa vietata dal Diritto canonico. Per riuscire a tutti i costi in
questo progetto Enrico VII chiese ed ottenne dal papa Giulio II una dispensa
dall’impedimento di affinità, e sei anni dopo, nel 1509 furono celebrate le nozze.
Gli ultimi anni del regno di Enrico VII furono segnati da una serie di congiure contro
il sovrano, a cui si cercò di porre rimedio in tutti i modi, e da una serie di
provvedimenti volti ad accrescere il demanio regio, che effettivamente alla fine del
regno risultava aver triplicato le entrate regie. Generalmente è possibile considerare
il regno di Enrico VII come un periodo di avvio delle istituzioni e dell’economia del
regno inglese dopo la crisi della guerra, attraverso un sistema di governo ancora
legato al Medioevo, una forma di governo che è possibile considerare arretrata, o per
lo meno stazionaria dal momento che tendeva per lo più alla conservazione di un
equilibrio, piuttosto che allo sviluppo.
«Da un punto di vista politico nulla poteva sottolineare maggiormente la natura
medievale del regno di Enrico VII del fatto che egli avesse ottenuto il titolo
regio per acclamazione grazie ad una vittoria sul campo di battaglia (…) Il
regno di Enrico VII quindi va visto ancora come la propaggine del governo
medievale, come un periodo di ricostruzione di tale governo e delle sue
1
strutture, non come un periodo di innovazione e di mutamenti ».
1
GIANPAOLO GARAVAGLIA, Storia dell’Inghilterra moderna, Cisalpino, Bologna 1998, pp.691 e 694.
3
0.2 Il regno di Enrico VIII (1509 - 1547)
Rispetto al regno di suo padre, quello di Enrico VIII fu un regno più “ambizioso”.
Giocava un ruolo importante per il nuovo sovrano la politica estera, e molte furono le
missioni diplomatiche compiute dagli ambasciatori inglesi in questo periodo. Il
principale tentativo di accrescere la propria influenza nella scena politica europea da
parte dell’Inghilterra di Enrico fu il ruolo di mediazione tra Francia e Spagna, in lotta
per il predominio in Italia. Figura di spicco in questo compito così importante fu
Thomas Wolsey, principale ministro del re e abile diplomatico, che approfittò degli
incarichi per ottenere benefici e promozioni. Tra il ’13 ed il ’15 infatti divenne prima
vescovo di Tournai, poi di Lincoln, quindi arcivescovo di York e infine fu nominato
Lord Cancelliere, restando in carica fino al 1529.
Il dissidio franco – spagnolo ebbe un primo arresto nel 1518 con il Trattato di
Londra. Successivamente nel 1520 la delegazione di Enrico V incontrò il nuovo
imperatore Carlo V e Francesco I di Francia al Campo del Drappo d’oro, nella
regione di Calais; qui la lega tripartita avrebbe dovuto siglare degli accordi stabili fra
le potenze, ma la situazione negli anni successivi la situazione mutò ancora.
Un parziale ritiro dell’Inghilterra si ebbe alla fine degli anni ’20: a partire dal 1520
infatti, quando Enrico VIII, dopo l’incontro al campo del Drappo d’oro, si schierò
con la Spagna di Carlo V, vi era stato un oscillamento fra tale accordo e quello che
Wolsey in segreto stava stipulando con la Francia di Francesco I. Quando nel 1523 fu
convocato il parlamento, i Comuni rifiutarono di concedere al re i fondi richiesti per
condurre la guerra contro la Francia, ed espressero fermamente la loro obiezione alle
pretese dinastiche di Enrico sul trono francese. Dopo la cattura del re Francesco I
durante la battaglia di Pavia del 1525, il potere di Carlo V era diventato enorme; per
far fronte a questa minaccia si formò una lega tra Francia, Venezia, Firenze, Milano,
ed il papa Clemente VII, con l’appoggio esterno di Enrico VIII: i sogni di Wolsey
sembravano vanificati, e tuttavia egli fece in modo da riprendere le trattative con la
Francia. Nel 1526 dunque, l’Inghilterra fornì aiuti finanziari alla Lega di Cognac
contro Carlo V; l’anno seguente gli sforzi di Wolsey furono nuovamente vanificati
dal Sacco di Roma da parte delle truppe imperiali di Carlo. L’Inghilterra venne allora
4
tagliata fuori dallo scacchiere politico continentale, e le attenzioni di re Enrico si
concentrarono maggiormente sulla politica interna.
Anche su questo fronte fu decisiva l’opera di Wolsey, il quale ebbe un ruolo di primo
piano fino a quando gli venne meno la fiducia del re a causa della questione
dell’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona. Il cancelliere Wolsey
infatti, era persuaso che si potesse ottenere sicuramente dal papa l’annullamento,
cosa che invece non avvenne: a questo punto egli, oltre che del fallimento, fu
accusato di aver fatto ricorso ad un sovrano straniero – il papa appunto, per risolvere
problemi interni al suo paese; quindi, in base alla legge del praemunire del 1353 fu
condannato e privato del cancellierato (1529).
Riguardo alla questione del matrimonio fra Enrico VIII e Caterina d’Aragona, la
richiesta dell’annullamento da parte del re era motivata dal fatto che Caterina non gli
aveva dato un erede maschio, e dunque vi era ancora una grave crisi dinastica da
risolvere a tutti i costi. Al rifiuto del papa di contraddire una dispensa che un suo
stesso predecessore aveva concesso ad Enrico, questi, sostenuto anche da fazioni
antipapiste e dal ministro Thomas Cromwell, fra il 1530 e il 1531 compì il risultato
finale dello scisma della Chiesa d’Inghilterra, l’evento più importante della seconda
parte del regno di Enrico VIII. Infatti questo evento ebbe forti ricadute anche sulla
politica estera: Cromwell già da alcuni anni esercitava pressione affinché
l’Inghilterra si avvicinasse ai protestanti tedeschi, in modo da rimediare alla perdita
di alleanze con Francia e Spagna. Dopo aver fatto decapitare nel 1536 Anna Boleyn,
che aveva sposato quattro anni prima, nel 1537 Enrico rimane vedovo della terza
moglie, Jane Seymour, e sposò in quarte nozze Anna di Cleves, subito ripudiata;
insieme a lei anche il ministro Cromwell fu condannato per alto tradimento, e
giustiziato nel 1540.
Questo evento segna l’inizio dell’ultima fase del regno di Enrico VIII: una fase in cui
vi è una sorta di ritorno al vecchio sistema di alleanze portato avanti da Wolsey,
seppure in un contesto ormai completamente diverso. Il tentativo di riavvicinamento
alla Spagna infatti, si dimostra sostanzialmente un fallimento, a causa della
situazione di rottura di Enrico con la Chiesa di Roma, mal vista da Carlo V. L’unica
possibilità quindi restava un’alleanza con la Francia, ma anche questa si rivelò
un’illusione. Si ebbe quindi nuovamente un ritiro dell’Inghilterra dalla scena
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internazionale; questa volta però vi era un elemento nuovo che aggravava la
situazione, e cioè proprio la rottura con Roma, il principale segno del fallimento della
politica estera di Enrico VIII. Le guerre degli anni Quaranta, che Enrico si ostinò a
condurre in vista della realizzazione di una politica estera più attiva ed aggressiva,
non fecero altro che indebolire il paese sia dal punto di vista economico che sociale.
Si formarono numerose fazioni, in lotta fra loro per ottenere maggiori riconoscimenti
dal monarca, e divise ora anche da elementi religiosi con l’ingresso della Riforma di
Lutero nel paese. In questo clima molto difficile si chiuse il governo di Enrico VIII,
fra grandi ed inutili spese belliche sul fronte esterno, ed un controllo sempre più
inefficace delle lotte intestine.
Negli anni fra il 1529 ed il 1532, una delle più alte cariche del regno, quella del
Cancellierato, fu ricoperta da un uomo che riuscì ad introdurre nel caotico scenario
politico una parentesi di giustizia e di libertà. Nei trenta mesi che intercorsero tra la
fine del mandato di Thomas Wolsey e l’inizio di quello di Thomas Audley, il Lord
Cancelliere Thomas More fu al servizio di re Enrico VIII e svolse il suo compito con
un altissimo senso della giustizia. Allo stesso tempo però riconobbe in quel sovrano
una minaccia per la libertà dei suoi sudditi, e fu uno dei primi a pagarne le
conseguenze.
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CAPITOLO I
Introduzione alla vita, le opere ed il pensiero di Thomas
More
“Come ogni vento scompiglia le tremule spighe, così siamo sospinti qua e là dalla speranza,
dal dolore, dalla collera, dalla paura. Tra le cose mortali non ve n’è una che abbia il
minimo peso. C’è da vergognarsi a farsi così trasportare da un nonnulla”
(Epigramma 69)
1.1 Cenni biografici
1
Thomas More nasce a Londra, in Milk Street, il 6 o il 7 febbraio del 1477 o 1478 ,
2
da un’agiata famiglia borghese di origine mercantile . Sia il nonno Thomas che il
padre John sono magistrati, e sarà proprio suo padre ad indirizzare il figlio verso
l’attività forense. A sette anni comincia a studiare il latino presso la scuola St.
Anthony di Threadneedle Street, e a dodici viene inviato come paggio nella casa del
cardinale Morton, arcivescovo di Canterbury e Cancelliere d’Inghilterra. Si tratta
della prima esperienza importante per la formazione del giovanissimo Thomas, che
già in tenera età ha modo di entrare in contatto con personalità di rilievo dell’epoca,
soprattutto ecclesiastici, e di assorbirne i modi e i discorsi. Dopo due anni di servizio,
Morton manda il suo protetto a Oxford affinché prosegua gli studi, probabilmente in
vista di una futura ordinazione sacerdotale. Qui il giovane More approfondisce la
conoscenza del latino ed intraprende lo studio del greco e del francese, la logica,
l’aritmetica, la geometria, nonché la pratica musicale del violino e del flauto.
Nel 1494 però il padre lo riporta a Londra per permettergli di studiare il diritto presso
il New Inn e successivamente nel 1496 presso il Lincoln’s Inn; diventerà avvocato
nel 1501. Intanto egli incontra per la prima volta l’uomo col quale stringerà
1
Sulla data di nascita di More vi è incertezza. Germain Marc’hadour propende per la data del 7
febbraio 1477 in G. MARC’HADOUR, Thomas More’s Birth: 1477 o 1478? in Moreana, 53, 1977,
pp.5 – 10.
2
Per la biografia di More si seguirà ANGELO PAREDI, Cronologia della vita di Thomas More in
ANGELO PAREDI, MARIALISA BERTAGNONI, CESARE GRAMPA (cur.), Idea di Thomas More, Neri
Pozza, Vicenza 1978 e ELISABETH MARIE GANNE, Tommaso Moro. L’uomo completo del
2
Rinascimento, traduzione italiana di Bruno Amato, San Paolo, Milano 2004.
7
un’amicizia destinata a durare per tutta la vita, nonché l’intellettuale che in pochi
anni farà conoscere il suo nome in tutta Europa: Erasmo da Rotterdam. In questo
periodo Erasmo, da poco fuori convento, si sposta di continuo in cerca di aiuto e
sistemazione; di lì a poco riuscirà, grazie alle sue grandi doti di scrittore, a diventare
il maggiore rappresentante dell’Umanesimo cristiano.
Sempre a tale periodo risale la scelta di More di vivere come ospite dei Certosini, in
attesa di definire la propria vocazione. Presso di loro egli soggiorna dal 1500 al 1504,
quattro anni in cui sembra orientarsi decisamente verso la vita contemplativa, ma al
termine dei quali decide di seguire la via del matrimonio sotto indicazione del padre
spirituale, John Colet. La sua fede comunque non sarà mai abbandonata, e anzi si
rafforzerà col tempo fino alla testimonianza estrema.
Agli inizi del 1505 More sposa la diciassettenne Jane Colt, dalla quale nasce nello
stesso anno la primogenita Margaret, nell’anno successivo Elizabeth, nel 1507 Cecily
e nel 1509 John. Nell’inverno fra il 1504 e il 1505 fa il suo ingresso sulla scena
politica con l’elezione da parte dei cittadini londinesi come loro rappresentante in
Parlamento, ossia diviene membro della Camera dei Comuni a Westminster. Già
durante lo svolgimento del suo primo incarico ha uno scontro col re Enrico VII. Si
tratta per il re di ottenere dal Parlamento un contributo per le spese del matrimonio
della figlia con il re di Scozia. Grazie all’opera diplomatica di More, il Parlamento
riesce a rifiutare la richiesta, ma la vendetta del re cade sul padre John More, che
viene imprigionato, per poi essere liberato dietro pagamento di cento sterline. Dopo
questi episodi, sentendosi minacciato, More si trasferisce per un po’ sul continente,
visitando fra l’altro nel 1508 le Università di Parigi e Lovanio.
Di ritorno nella sua città dopo che al defunto re Enrico VII è subentrato il figlio
Enrico VIII, More viene nominato, il 3 settembre 1510 Vicesceriffo di Londra. Nel
frattempo la sua vita privata è sconvolta dalla morte, nell’estate 1511, della moglie
Jane, a soli 23 anni. Alcuni mesi dopo sposa Alice Middleton, vedova quarantenne e
già madre di una bambina.
Nel mese di maggio del 1515 More interrompe la sua attività di vicesceriffo in
quanto deve recarsi nelle Fiandre in una missione per conto del re, riguardante
accordi commerciali con i fiamminghi che vanno rivisti. Tuttavia questa missione si
rivelerà ben più che un semplice viaggio d’affari: si tratta infatti di un avvenimento
8
di un’ importanza culturale enorme per il nostro autore: per circa sei mesi infatti egli
è in giro tra Bruges, Bruxelles, Anversa, e tutti i maggiori porti della regione; qui ha
modo di rivedere il suo amico Erasmo, che gli presenta importanti intellettuali quali
3
Peter Gilles e Girolamo Busleyden; conosce i marinai che ritornavano dai viaggi
nelle nuove terre d’oltreoceano e studia le relazioni di questi viaggi, fra cui quella di
4
Amerigo Vespucci. Proprio durante il suo soggiorno nelle Fiandre, More comincia
la stesura della sua opera filosofica, l’Utopia. Torna a Londra nel 1516. L’anno
5
seguente è coinvolto nei disordini del 1° maggio, essendo stato chiamato da Wolsey
per tentare di sedare le masse di rivoltosi, dal momento che erano ben note a tutti le
sue doti di mediatore con il popolo. A Saint Martin’s Gate, More incontra la folla dei
manifestanti e riesce, almeno in parte e provvisoriamente, a calmare la protesta.
Verso la fine di agosto dello stesso anno 1517 deve prendere parte ad un’altra
missione voluta da Wolsey, questa volta a Calais per negoziare con alcuni mercanti
francesi.
Dopo i successi di tutti questi incarichi minori, il re decide di proporre a Moro di
entrare a far parte del suo consiglio, proposta che dopo vari ripensamenti, viene
accolta nel 1518, con la conseguente dimissione dalla carica di vicesceriffo; il 21
6
giugno More riceve il primo pagamento annuo di cento sterline. Le prime attività a
corte sono di mediazione tra il re ed il cancelliere Wolsey, incarichi diplomatici e
impegni di segretario del re. Un compito più impegnativo è quello che gli viene
affidato nel 1520: far parte della delegazione inglese che avrebbe partecipato, tra
maggio e giugno agli incontri del Campo del Drappo d’oro, vicino Calais, con le
7
delegazioni francese e spagnola. In quell’occasione egli ritrova Erasmo, al seguito di
Carlo V.
Nel 1521, il 2 maggio More è nominato vicetesoriere, prima carica importante del
suo servizio a corte, e nella stessa occasione viene anche elevato alla dignità di
3
Pieter Gilles (1486 – 1533) fu un prestigioso letterato e funzionario di Anversa.
4
Il libro di viaggio di Amerigo Vespucci era stato pubblicato in traduzione latina nel 1507.
5
La data del 1° maggio 1517 è rimasta nella memoria degli inglesi con il nome di Evil May Day; i
disordini furono causati da una ribellione popolare contro i mercanti stranieri, accusati di provocare
miseria e disoccupazione nella popolazione locale. Dopo vari tumulti e numerosi saccheggi, il tumulto
fu represso duramente, e tredici dei ribelli furono giustiziati.
6
Di gran lunga inferiore alla paga di Vicesceriffo, ben 400 sterline all’anno. Sulla questione
dell’iniziale rifiuto di More ad entrare nel consiglio del re, e della testimonianza di ciò nell’Utopia si
veda JACK H. HEXTER, L’utopia di Moro. Biografia di un’idea, a cura di Mariapaola Fimiani, Guida,
Napoli 1975, cap. III.
7
Cfr. paragrafo 0.2
9
cavaliere. La sua primogenita Margaret sposa il 2 luglio William Roper. Sempre nel
mese di luglio, Sir Thomas More viene inviato a Bruges per alcune trattative
commerciali, per poi raggiungere Wolsey a Calais e tornare in Inghilterra nel mese di
ottobre. Due anni dopo, la camera dei Comuni lo elegge come portavoce, in
8
occasione della convocazione del Parlamento del 15 aprile. Nel suo discorso Moro
fa appello, prima volta in un’assemblea parlamentare, affinché ai suoi membri venga
concessa libertà di parola, senza alcuna forzatura o ritorsione per il verdetto espresso.
Il 1523 si conclude per More con la nascita del primo nipote, figlio di Margaret.
Fra il 1523 e il 1524 la famiglia More acquista dei terreni a Chelsea, una borgata ad
ovest di Londra, e qui nella nuova casa si trasferisce nell’autunno del 1525. D’altra
parte la vita pubblica di Sir Thomas sta per raggiungere l’apice del suo successo e del
suo prestigio: sempre nell’autunno del ’25 infatti viene nominato Cancelliere del
Lancaster, prendendo il posto di Richard Wingfield, morto durante missione
diplomatica a Madrid nel mese di luglio.
Fra gli ultimi mesi del 1526 ed i primi del 1527 è ospite nella casa di Chelsea il
9
pittore tedesco Hans Holbein, che in quell’occasione realizza il più celebre ritratto di
10
More, e quello della sua famiglia.
Tornando alla vita pubblica, troviamo More tra luglio e settembre del 1527 al seguito
11
di Wolsey in Francia, per gli accordi anglo - francesi. Al suo ritorno in ottobre, lo
attende la richiesta da parte di re Enrico del suo parere circa la questione del
12
matrimonio con Caterina d’Aragona. Per il momento egli elude il problema,
dicendo di non essere abbastanza preparato per poter risolvere un caso simile, di
13
competenza del clero.
Il 1929 è l’anno decisivo per la carriera di More: ai primi di luglio si reca a Cambrai
insieme a Tunstall, come ambasciatore della corona inglese per le trattative della
14
pace delle Due Dame; il 25 ottobre Enrico VIII consegna a Thomas More il sigillo
8
Cfr. paragrafo 0.2
9
(Augusta, 1497 o 1498 – Londra, 7 ottobre 1543)
10
Quest’ultimo è andato perduto e restano solo i disegni preparatori.
11
Cfr. paragrafo 0.2
12
Cfr. paragrafo 0.1.
13
L’analisi delle motivazioni che spinsero More a rifiutare di sottoscrivere la volontà di Enrico VIII di
ottenere l’annullamento del matrimonio con Caterina e di sposare Anna Boleyn richiederebbe molta
più attenzione. Per un quadro approfondito della situazione si rimanda a VITTORIO MATHIEU, Ragioni
di una scelta, in PAREDI, BERTAGNONI, GRAMPA, Idea di Thomas More, cit., pp. 153 – 197.
14
Cfr. paragrafo 0.2.
10