8
iniziati da Hirschfel e Moll nel 1919, i quali avevano realizzato il primo Istituto Mondiale
di Sessuologia a Berlino.
Riassumendo si può affermare che la sessualità ha rivestito un ruolo principale nella
ricerca solo dopo la seconda Guerra Mondiale, e in particolare in Italia solo dal 1978
(precedentemente erano presenti perlopiù indagini empiriche, basate su piccoli campioni).
Infatti solo con il libro di Fabris
6
si è finalmente avuta a disposizione la prima ricerca
scientifica con informazioni dettagliate e approfondite sulle abitudini sessuali in Italia. Il
titolo richiama il fatto di ridimensionare molti dei miti del sesso radicati nel paese,
fornendo la documentazione di base sulle abitudini sessuali degli italiani. Le conclusioni
del rapporto sono che un’effettiva liberazione della sessualità non può avvenire senza
incisivi mutamenti socio-economici, senza una radicale trasformazione dei rapporti sociali
di produzione e dell’apparato repressivo del potere. Al di là dei contenuti ideologici che
oggi sembrano un pò datati, la parte empirica della ricerca rimane valida, e Fabris può
essere indicato come uno tra i principali promotori di studi sulla sessualità in Italia,
essendo pure ai giorni nostri un riferimento quasi obbligato nell’analisi di dati.
Attualmente le ricerche in ambito sessuale sono chiaramente maggiori rispetto ad un tempo
e coinvolgono campioni più numerosi di persone. Si pensi ad esempio alla ricerca
‘Wellbeing global survey’, finanziata dalla Durex, che interessa 35 mila persone di tutto il
mondo. È stata compiuta tra il 2007 e il 2008, con lo scopo di indagare i comportamenti
sessuali degli individui, al fine di migliorare il benessere sessuale delle persone, anche se il
rigore metodologico di queste ricerche lascia molto a desiderare, specialmente nella
costruzione dei campioni.
Questo processo evolutivo della ricerca in ambito sessuale è tuttora in corso, e questo fatto
viene sottolineato dalla frequenza del dibattito pubblico in materia sessuale. Anche gli
studiosi evidenziano la continuità di questo cambiamento, ad esempio Lillian Rubin in uno
dei sui libri
7
ha affermato che negli ultimi decenni “sono intervenuti dei cambiamenti di
portata eccezionale nei rapporti fra uomini e donne”, ipotizzando un ulteriore
cambiamento futuro. Il mutamento in corso è inoltre notevolmente influenzato dai mass
media, in cui la sessualità viene vista e rivista continuamente, in modi sempre diversi. Un
esempio di questo è l’evoluzione della pornografia, un fenomeno che ha avuto una
6
G. Fabris, Il mito del sesso, Arnoldo Mondadori, Milano, 1978.
7
L. Rubin, Erotic Wars, Farrar, New York, 1990.
9
notevole espansione, come dimostra uno studio di Renato Stella
8
, il quale indica
chiaramente i mass media come responsabili della crescita del mercato pornografico. Stella
spiega che internet “ha consentito una maggiore diffusione della sessualità (e in
particolare della pornografia), superando i problemi goffmaniani di difesa della ‘faccia’ e
di presentazione del sé, legati all’occultamento dei prodotti pornografici, che sino a poco
tempo fa possedevano solo un supporto materiale”
9
. Quella relativa alla pornografia è solo
uno dei tanti filoni di ricerca sulla sessualità che si sono succeduti nel tempo, i quali
forniscono diversi spunti di riflessione, continuamente aggiornati e modificati. Negli ultimi
decenni, il cambiamento socioculturale provocato dalle rivoluzioni sessuali ha consentito
numerose possibilità di cambiamento nella sessualità, una sorta di “liberalizzazione dalle
restrizioni della civiltà contemporanea”
10
come afferma Giddens. Appare notevole
l’importanza in questo caso della ‘sessualità duttile’, indicata da Giddens come una
sessualità eccentrica, libera dai vincoli della riproduzione. Quella che sembra delinearsi
oggi per Giddens, è una relazione ‘pura’, che prende origine dall’amore romantico del
‘700, ma differente in quanto presuppone una parità sessuale, sentimentale ed emozionale.
Giddens afferma inoltre che l’intimità che viene a crearsi in questo senso diventa una vera
e propria esperienza di ‘democrazia’, capace, secondo lui, di impatto sovversivo anche sul
sistema sociale.
La sessualità dunque, appare di fondamentale importanza per la costruzione dell'identità
personale e per l'evoluzione in senso sociale dell'individuo. Proprio alcuni recenti studi
sulla sessualità hanno ribadito questo concetto, sottolineando come “la sessualità umana
non è solo dettata dall’istinto o da una stereotipia di condotte, come accade nell’animale,
ma è influenzata da un lato dall’attività mentale superiore e dall’altro dalle caratteristiche
sociali, culturali, educative e normative dei luoghi in cui i soggetti sviluppano e realizzano
la loro personalità. La sfera sessuale richiede quindi un’analisi fondata sulla convergenza
di varie linee di sviluppo, comprendenti l’affettività, le emozioni e le relazioni”
11
.
La ricerca ISI2006 vuole fornire un contributo importante in questo settore, analizzando i
diversi componenti della vita sessuale degli italiani. In particolare le finalità della ricerca
ISI2006 sono quattro: la prima è di fornire un quadro preciso e rigoroso dei valori e dei
comportamenti sessuali di un campione rappresentativo della popolazione italiana; la
8
R. Stella, I nuovi consumi di pornografia in rete, in Amore e sesso al tempo di internet, di Giampaolo
Fabris, Milano, Franco Angeli, 2001
9
Ivi, Pag. 102.
10
A. Giddens, La trasformazione dell’intimità, Il Mulino, Bologna, 1995, Pag. 7.
11
L. Boccadoro, S. Carulli, Il posto dell'amore negato. Sessualità e psicopatologie segrete, Edizioni
Tecnoprint, Ancona, 2008.
10
seconda è di analizzare l’influenza di alcune variabili indipendenti di fondo (come ad
esempio la coorte di nascita e il genere) sulla sfera sessuale; la terza è di studiare i
cambiamenti avvenuti nei valori e nei comportamenti sessuali negli ultimi quarant’anni;
infine, la quarta finalità è di comparare i comportamenti ed i valori espressi dagli italiani,
con quelli dichiarati in altri stati mondiali.
Le domande poste dalla ricerca ISI2006 passano in rassegna l’intera vita dell’individuo,
iniziando con interrogativi socio-anagrafici, come la famiglia di origine e il lavoro dei
genitori, per poi passare alla componente sessuale. Viene chiesto in particolare quali siano
stai i primi rapporti con la sessualità, se in famiglia se ne parlava, se esisteva una
discussione con i genitori e con gli amici. Successivamente vengono analizzate le prime
esperienze, anche non sessuali, relative al periodo adolescenziale. Infine si esamina la vita
sessuale vera e propria dell’individuo, si chiede della contraccezione, delle pratiche
sessuali, dei problemi, e naturalmente dei due argomenti alla base di questa tesi: il
tradimento e il numero di partner sessuali.
In questo caso è difficile parlare di ipotesi iniziali, in quanto quello che vogliamo fare non
è confermare una teoria, ma analizzare i dati raccolti, per eventualmente proporre noi stessi
nuovi punti di vista. Esistono alcune teorie generali sulla sessualità, tuttavia per quanto
riguarda il tradimento e il numero di partner sessuali non esiste un bacino limitato di
ipotesi. Le due tematiche infatti si configurano estremamente complesse, e una loro analisi
risulta tutt’altro che semplice.
Il fine di questa tesi è dunque quello di analizzare le due tematiche chiave, il tradimento e
il numero dei partner, cercando di esporre le argomentazioni più chiaramente possibile,
suddividendo la trattazione in più parti, le quali vogliono rispecchiare il carattere
multiforme di questi argomenti.
Struttura della ricerca
I dati raccolti appartengono alla ricerca ISI2006, svolta nel 2007 attraverso la
somministrazione di tremila questionari standardizzati contenenti una serie di domande
dettagliate sulla sessualità. Inoltre si sono utilizzate 168 interviste in profondità, sempre
appartenenti alla medesima ricerca, in cui vengono posti diversi interrogativi, tra cui alcune
domande sul tradimento e sui partner sessuali. I rispondenti sono equamente divisi: 85
uomini e 83 donne, di età compresa tra i 18 ed i 73 anni. Anche considerando le ulteriori
11
variabili di analisi (età, istruzione, zona geografica, religione) si nota una eguale divisione
dei gruppi tra la totalità dei rispondenti.
Si è deciso di suddividere la trattazione degli argomenti secondo uno schema che prevede
dapprima un approfondimento teorico e successivamente un’analisi quantitativa e
qualitativa sui dati raccolti. Per quanto riguarda il tradimento, la parte teorica inizia
prendendo in esame l’etimologia dei termini più importanti, notando come esistano in
alcuni casi delle ambiguità nei termini di definizione. Successivamente viene proposto un
excursus storico, dall’antichità, prima del V secolo d.C., per poi passare al Medioevo,
all’età Moderna, e all’età Contemporanea, per spiegare l’evoluzione del tradimento nel
tempo, chiarendo quali fossero gli atteggiamenti e le conseguenze dell’infedeltà.
Sempre connessa all’evoluzione storica abbiamo un’evoluzione relativa alle legislazioni
sull’adulterio. Anche in questo caso viene affrontato il problema proponendo un excursus
storico legislativo, fino alle regolamentazioni attuali. In particolare si analizzeranno i testi
legislativi storicamente più importanti, con particolare riguardo a quelli redatti intorno agli
anni ’60 e ’70, che portarono ad un cambiamento generale del secolo precedente in materia
sessuale.
Successivamente verrà preso in esame il tradimento per eccellenza, inteso come infedeltà,
ossia come ‘rottura del patto matrimoniale’. Si cercherà di elencare le possibili tipologie di
infedeltà, chiarendo quali siano le loro caratteristiche principali. Si spiegherà come
esistano sostenitori sia della fedeltà, ritenuta per molti il valore cardine nel matrimonio, sia
dell’infedeltà, in quanto pare abbia dei risvolti positivi sull’individuo e sulla coppia.
Il discorso incontrerà poi la tematica della poligamia, saranno date esemplificazioni sul
concetto di monogamia e poligamia, e si cercherà di capire in quale gruppo l’essere umano
possa essere collocato, confrontandolo con le altre specie animali presenti nel nostro
pianeta. Il discorso proseguirà poi con un’analisi sulle cause e conseguenze del tradimento,
per dimostrare come esista un’ampia eterogeneità di comportamenti. Verrà in seguito
chiarito il modo in cui si tradisce, in quanto la carnalità del tradimento è solo un aspetto fra
tanti, e le terapie connesse a tale comportamento, finalizzate sia al singolo che alla coppia.
Il capitolo teorico infine presenta una riflessione sulla presunta positività del tradimento,
spiegando come un atto considerato da molti così immorale, in realtà, secondo altri autori,
possa avere dei risvolti positivi nelle sue conseguenze.
Chiusa la parte teorica, si è presa in esame la parte quantitativa, riferita ai dati forniteci
dalla ricerca ISI2006, da cui si sono estrapolati alcuni risultati iniziali, relativi a diverse
sfere della sessualità. Si è osservato come le persone percepiscano il tradimento,
12
osservando le risposte date ai questionari, e in base ai dati si sono ottenuti dei grafici che
illustrino chiaramente quanto emerso. In questo modo si sono potute esprimere possibili
ipotesi relative al comportamento sessuale degli italiani, e nel nostro caso si sono viste
alcune tendenze connesse al tradimento.
Quanto emerso nella parte teorica e quantitativa è stato successivamente verificato nella
parte qualitativa, relativa all’analisi del materiale in nostro possesso. Una volta lette le 168
interviste, si è creata una tabella, in cui sono stati estrapolati i dati più importanti,
ricercando in particolar modo conferme o possibili disuguaglianze tra affermazioni
‘dirette’ date dall’intervista in profondità e un’analisi al contrario più ‘fredda’ fornitaci dal
questionario. Per questo abbiamo estrapolato alcune domande chiave, che in qualche modo
vanno ad indagare quanto detto. Per quanto riguarda la tematica del numero dei partner, il
procedimento seguito rimane invariato. Si inizia con una parte teorica, caratterizzata dal
tema della poligamia sessuale diacronica, la sua storia, e le implicazioni riguardanti sia
l’ambito privato che sociale. In particolare verranno illustrati tutti quei fattori che hanno
contribuito al delinearsi delle concezioni sessuali presenti oggigiorno.
Per questo motivo una parte del capitolo sarà incentrata sul rapporto tra sessualità e
società, volendo in particolarmodo sottolineare l’importanza della ‘condotta sessuale’ nella
società, osservando come siano cambiati alcuni riferimenti negli ultimi decenni.
Inoltre la sessualità sarà accostata anche alla sfera religiosa, in primo luogo per esaminare i
precetti religiosi riguardanti la sfera sessuale, e in secondo luogo per cogliere possibili
cambiamenti ideologici negli ultimi decenni.
Come per il tradimento, anche qui si opererà un’analisi dei dati quantitativi presenti in
ISI2006, per poi sottoporli ad un’analisi qualitativa relativa alle interviste.
Lo scopo è di verificare quanto affermato sia nella parte teorica che quantitativa, e in caso
formulare nuovi possibili interrogativi che potrebbero nascere nel corso dell’analisi in
profondità delle interviste.
13
IL TRADIMENTO
1. Ambiguità etimologiche e semantiche
Innanzituuto, per capire meglio cosa si intende per tradimento, è necessario riferirsi
all’etimologia del termine, in quanto il suo significato attuale in qualche modo è cambiato
rispetto all’originale valenza del termine. Tradimento rappresenta una parola ambigua sotto
molti punti di vista. In primo luogo si può notare come il termine abbia origine dalla parola
latina tradere, che significa consegnare. I Vangeli scelsero questo termine per indicare
l’atto del consegnare Gesù ai nemici, permeandolo quindi di una connotazione negativa.
‘Tradisco’ deriva dal latino trado termine composto da due morfemi trans e do (dare). Il
prefisso trans implica un passaggio, cosicché i significati originali di trado indicano tutti un
dare qualcosa che passa di mano in mano. Trado può così significare l’atto di consegnare
qualcosa a qualcuno (in custodia per esempio, ma anche in punizione), l’atto di affidare per
il comando o l’insegnamento, il dare in moglie, il vendere, l’affidare con parole, ovvero il
tramandare, il raccontare. Nella forma riflessiva, se tradere, il verbo sta a significare
l’abbandonarsi a qualcuno o a qualcosa, dedicarsi ad una attività. Il sostantivo
corrispondente, traditio, indica consegna, insegnamento, racconto, trasmissione di racconti,
tradizione. E’ interessante a tale proposito notare come traditor stia a significare allo stesso
tempo ‘traditore’ e ‘colui che insegna’. ‘Tradire’, quindi con l’andare del tempo ha
mantenuto esclusivamente la sua valenza negativa. Ciò avveniva già in epoca latina,
probabilmente in ambito militare in cui il significato di “consegna” aveva come oggetto di
consegna le armi o il nemico e farlo voleva dire tradire.
Un altro termine dalla medesima radice etimologica è come già detto tradizione. Ada
Cortese esprime bene questa connessione con il termine tradimento, parlando di “una
nuova ‘consegna’, di un nuovo ordine, di un nuovo sistema. Esso sancisce dunque il
dramma del passaggio dal vecchio al nuovo e quindi in sostanza l'eterno dramma del
processo evolutivo. Il tradimento ha dunque sempre a che fare con l'abbandono da parte
di un sistema di precedenti regole o configurazioni a favore della novità”
12
. Si tratta
dunque di un processo evolutivo, necessario ed inevitabile, il quale si compie all'interno
della dinamica tradizione-tradimento, attraverso l'abbandono dell'ultima ‘consegna’
12
A. Cortese, Tradimento e Tradizione, GEA, 1994
14
ereditata dalla storia, che verrà tradita in nome della prossima, in quanto senza tradizione
non c'è cambiamento, senza tradimento non c'è modernità.
Ma come associare il tradimento all’amore? I due termini infatti sembrano apparentemente
escludersi l’un l’altro. L’amore è oggigiorno un termine difficile da definire, soprattutto se
non viene specificato il contesto o l’oggetto verso cui è rivolto, rendendo faticoso
comprendere di cosa stiamo parlando. Parliamo sempre d’amore: amore per Dio, amore per
gli animali, amore per il denaro, amore per il cibo, amore per la patria, amore materno e
via dicendo. L’amore è anche crudele, ma sempre e in ogni caso quando parliamo d’amore
facciamo riferimento ad uno speciale investimento energetico, passionale e vitale verso
l’oggetto d’amore. Del tradimento invece cogliamo più facilmente una maggiore
specificità in quanto esso definisce l’azione con la quale l’amore si trasforma e si
trasferisce da un oggetto all’altro, da una dimensione ad un’altra da un livello di
consapevolezza ad un altro più elevato. Anche se spesso il tradimento viene vissuto come
la distruzione dell’amore in realtà esso rappresenta il motore della sua trasformazione. Il
sentimento che scaturisce dal tradimento patito assomiglia al nostro vissuto verso la morte
che soggettivamente avvertiamo come negatività, come perdita e non come necessità
universale. Il tradimento quindi, come detto precedentemente, ha a che fare con
l’abbandono da parte di un sistema di precedenti regole a favore della novità. “Nasciamo
traditi” sostiene Carotenuto, in un suo libro approda infatti ad una conclusione
sorprendente: “non solo nell'intero arco della nostra vita il tradimento è sempre di scena,
a recitare un ruolo di primo piano se non addirittura di protagonista, ma è proprio in virtù
di un tradimento che l'uomo è stato, letteralmente, ‘messo al mondo’ ”
13
. Anche
Zagajewski dà importanza a questo pensiero, leggiamo infatti: “La vita è tradimento.
Chiunque possegga un'anima immortale e abbia ricevuto la vita è un traditore. Non c'è
forma di vita che soddisfi i postulati dell'immortalità. Non c'è. Vivere significa tradire
quanto abbiamo di più prezioso”
14
.
Il tradimento, generalmente considerato nella sua valenza negativa, assume dunque un
significato ulteriore rispetto a quello ‘standardizzato’ di inganno, venendo ad essere
considerato un momento di passaggio, di una trasformazione continua quale è la vita. C’è
l’abbandono (tradimento) del vecchio in favore del nuovo. Queste riflessioni risultano utili
per comprendere alcune argomentazioni espresse dagli intervistati della ricerca ISI 2006, i
quali alla domanda “cosa ne pensa del tradimento?” hanno fornito risposte multiformi,
13
A. Carotenuto, Amare e tradire. Quasi un’apologia del tradimento, Milano, Bompiani, 1991, Pag.33
14
A. Zagajewski, Tradimento, Milano, Hoepli, 2007.
15
facendo emergere la molteplicità di percezione del termine tradimento. Si possono
individuare infatti risposte che coincidono in parte o completamente con il concetto di
tradimento come passaggio, dando credito alla veridicità di queste teorie.
2. Excursus storico sul tradimento. Dall’antichità ai giorni nostri
Nell’antichità (in particolare prima del V secolo d.C.) la donna aveva poche possibilità di
commettere adulterio. Nell’antica Roma infatti, sebbene le occasioni fossero molto rare, le
pene erano durissime: l’adultera poteva essere scacciata con infamia dalla casa o essere
uccisa.
Inizialmente la punizione era privata, era ius occidenti esercitato o dal marito o dal padre
dell’adultera. Tuttavia l'adulterio era considerato reato solo se veniva commesso dalla
donna, e veniva punito in modo più severo della vicina Grecia. Era addirittura prevista la
pena di morte se il pater familias lo riteneva necessario. In seguito però, nell’ambito dei
provvedimenti con cui Augusto intendeva favorire l’incremento demografico e dunque
riconfermare l’importanza del matrimonio, l’adulterio veniva sottratto, sia pure in parte,
all’arbitrio del cittadino. Secondo la Lex Iulia de adulteriis, il marito non aveva più il
diritto di uccidere la moglie adultera, ma poteva solamente ripudiarla, pena l’accusa di
lenocinio. Conservava invece il diritto di uccidere l’amante.
Nell’Alto Medioevo l’incesto fra parenti era considerato normale, mentre l’adulterio, come
prevedeva la legge burgunda (tribù germanica dell’est), generava una riprovazione tale che
portava al ripudio immediato della donna sposata, che veniva poi strangolata e gettata in
una palude fangosa. Negli statuti urbani del XII secolo in Italia e del XIII in Francia, si
trovano articoli sulla punizione dell’adulterio che prevedevano dure pene sia per gli uomini
che per le donne. Così, ad esempio, le Consuetudini di Tolosa del 1293, che raccomandano
e illustrano in un disegno la castrazione di un marito adultero.
Nell’età moderna (dal XVI al XIX secolo), specie nei primi secoli, l’adulterio è quasi
sempre vendicato col sangue. Al tempo stesso però è profondamente entrato nel costume.
Il marito diventa il ‘cornuto’, sulla cui odiosità o ridicolezza si rovescia la colpevolezza
della moglie, e l’adulterio, dopo esser stato esaltato, praticato come beffa, e variamente
motivato, si riduce in ambienti dominati più dalla licenza, che moda del libertino.
L’adulterio tuttavia, pur punibile per legge, sboccherà in modo impetuoso nei secoli
16
successivi, soprattutto come privilegio aristocratico, nella più assoluta licenza. Troviamo
un esempio nella Mandragora di Macchiavelli dove l’adultera è colei che accetta la
volontà del cielo. Madonna Lucrezia afferma: ”Poi che l’astuzia tua, la sciocchezza del
mio marito, la semplicità di mia madre e la tristizia del mio confessore mi hanno condotto
a fare quello che mai per me medesima avrei fatto, io voglio indicare che è venga da una
celeste disposizione che abbi voluto così, e non sono sufficiente a ricusare quel che ‘l cielo
vuole che io accetti”
15
. Lo Stato moderno tuttavia esige un ordine morale, infatti “in Italia
l’adulterio era punito con gravi ammende, e rispetto al Medioevo tali pene s’inaspriscono
ulteriormente nel XVI secolo. I fiorentini che lo commettono rischiavano l’esilio. Nel 1750,
a Piacenza, l’adultera, denudata dalla cintola in giù, veniva frustata con robuste verghe;
venticinque anni dopo, a Bologna, il Cardinale Salvati si accontentava di infliggerle tre
tratti di corda, ma la pena di morte era la sorte promessa, a Cesena alla donna che
tradiva il marito sotto il tetto coniugale, a Modena la si tosava a zero”
16
. La legislazione
italiana in materia sessuale era dunque improntata a un’antichissima tendenza alla
repressione, ma pure nei grandi stati europei non mancavano le misure repressive verso
l’esplosione dell’amore-passione tipica del romanticismo.
Passando infine all’epoca contemporanea, si nota come l'adulterio movimenta la vita
sentimentale di sempre più larghi strati sociali. Le donne sono sempre più ‘assetate’ di
sentimenti, tanto che l’adulterio regna sovrano nel romanzo per tutto l’Ottocento e i primi
del Novecento. Consumato o meno, la sua importanza nella vita della donna è enorme.
“Mai aveva avuto gli occhi così grandi, così neri e profondi. Qualcosa di inafferrabile,
diffuso sulla sua persona, la trasfigurava. Si ripeteva: ‘Ho un amante, un amante’,
deliziandosi a questo pensiero come a quello di una nuova pubertà sopravenuta. Avrebbe
finalmente posseduto quelle gioie dell’amore, quella febbre di felicità di cui aveva
disperato. Entrava in qualche cosa di meraviglioso, dove tutto sarebbe stato passione,
estasi, delizia: un’immensità azzurra la circondava, le cime del sentimento brillavano nel
suo pensiero”
17
. Pure Tolstoj si sofferma sulla figura dell’amante, mostrandoci la
consapevolezza di colui che che trascina la donna all’adulterio (Vronskij all’inizio della
sua passione verso Anna Karenina): “Egli sapeva molto bene che, agli occhi di Betsy e di
tutte le persone di mondo, non rischiava di diventar ridicolo. Sapeva molto bene che agli
occhi di queste persone la parte dell’amante infelice di una ragazza e in generale di una
15
N. Macchiavelli, La Mandragora, 1520, atto V.
16
J. Solé, Storia dell'amore e del sesso nell'età moderna, Laterza, Roma-Bari, 1979, Pag. 220.
17
G. Flaubert , La signora Bovary, Giunti, Firenze, 2004, Pag 207.
17
donna libera poteva parer ridicola: ma la parte del corteggiatore di una donna maritata
che, qualunque cosa accada, pone la propria vita in giuoco per trascinarla all’adulterio,
questa parte aveva qualcosa di bello e di grande e non poteva mai apparir ridicola”
18
.
Forse nessun altro atto o pratica relativa alla sessualità ha subito nel tempo una
trasformazione altrettanto radicale quanto l’adulterio.
Il termine adulterio è caduto però in disuso e lo sostituisce l’espressione ‘relazione
extraconiugale’ o ‘infedeltà’. Tuttavia bisogna chiaramente distinguere la percezione
dell’adulterio nelle differenti culture, in quanto la sua percezione è sì variata nel tempo, ma
pure nello spazio. Un esempio, che possa far capire come l’idea di tradimento sia
estremamente eterogenea, può essere dato confrontando due culture, quella più
spregiudicata degli indios brasiliani e quella più vincolante e oppressiva delle popolazioni
arabe islamiche, conosciute ormai da tutti per il loro modo ‘brutale’ di punizione
dell’adulterio. In Brasile la tribù dei Kaingang non ha la cerimonia nuziale e non c’è un
termine che significhi matrimonio. La stessa parola viene usata sia per il rapporto sessuale
che per mangiare. Il sesso, come il cibo, è sorgente di piacere, e sia i bambini che gli
adolescenti si danno ad attività sessuali tanto liberamente quanto gli adulti fatta eccezione
che i rapporti sessuali dovrebbero essere evitati fra genitori e figli e tra fratelli e sorelle.
Comunque siano le strutture delle relazioni tanto gli uomini che le donne continuano a
godersi rapporti sessuali al di fuori del loro legame. Se l’infedeltà è aperta e persistente,
può nascere la gelosia e può essere chiesta una retribuzione, ma non si ammette violenza.
Al contario, nelle popolazioni arabe, dove i precetti islamici sono ben ancorati, l’adulterio
è il più delle volte punito dalla legge con sanzioni tanto più smisurate quanto più elevato è
il livello d’integralismo: ad esempio, quaranta colpi di bastone in Arabia Saudita,
fustigazione in Iran, e lapidazione in Afghanistan con il regime talebano. Questo perchè il
tradimento è assimilabile all’assassinio dei figli, della vita. Questi due esempi ci possono
far capire come un concetto unico, e facilmente spiegabile come l’adulterio sia in realtà
estremamente complesso e variegato nella sua percezione nelle varie culture.
18
L. Tolstoj, Anna Karenina, Rizzoli, Milano, 2004, Pag. 301.
18
3. Legislazione antica e moderna
La parola adulterio deriva dal latino adulterium, termine che indica la violazione della
fedeltà coniugale, ossia il rapporto sessuale tra persone sposate che si consuma al di fuori
del matrimonio. Si tratta di un atto condannato sin dall'antichità in quanto considerato un
delitto contro il matrimonio, un atto lesivo della dignità del coniuge e della unità familiare.
Nel diritto greco, il reato di adulterio si configurava ogni qualvolta un uomo sposato aveva
un rapporto sessuale con una donna appartenente a una classe sociale elevata, anche se
vedova (avere relazioni sessuali con donne plebee era dunque considerato “naturale” e
comunque non offensivo). La donna non era considerata soggetto di reato, ma oggetto e
dunque non era punibile, anche se poteva essere ripudiata dal marito e l'offesa subita
poteva essere compensata da una somma in denaro. L'uxoricidio per motivi d'onore non era
punito.
Nella società romana invece le leggi erano più rigide ed in alcuni periodi storici gli adulti
potevano essere anche puntiti entrambi con la morte. Nel 18 a.C. ad esempio, come già
riportato sopra, la Lex Iulia de adulteriis coercendis concedeva al padre della donna il
diritto ad uccidere impunemente entrambi gli adulteri colti in flagrante e al marito il diritto
di uccidere l'amante della moglie, oltre che l'obbligo a ripudiare la consorte.
Nel diritto antico l’adulterio non era considerato solo un’offesa recata al marito, ma anche
un reato commesso contro l’oiùkov, la cellula fondamentale della società greca, il cui
scopo era la perpetuazione della stirpe e la conservazione dei riti familiari. Poiché lo scopo
esclusivo del matrimonio era quello di generare figli, in Grecia l’adulterio era considerato
dunque anche un’ingiuria alla collettività. Pertanto, il cittadino ateniese, che all’interno
della sua casa aveva poteri sovrani, poteva uccidere impunemente l’adultero se lo
sorprendeva in flagrante tra le pareti domestiche, mentre fuori avrebbe commesso un
omicidio volontario. Tuttavia, per non ricorrere all’uccisione dell’amante, poteva anche
accordarsi con lui su una multa da pagare, come risarcimento del danno recato all’onore
della famiglia. Questa pratica è attestata già nell’Odissea
19
quando Demodoco canta
l’episodio di Ares e Afrodite sorpresi da Efesto in flagrante adulterio, ma l’esiguità delle
fonti in merito fa pensare che si trattasse di un comportamento ritenuto spregevole e,
quindi, poco praticato.
19
Odissea, VIII libro, versi 266-366.
19
La donna, invece, nel diritto attico era considerata oggetto passivo del reato di adulterio
(non esisteva il termine ‘adultera’), tuttavia incorreva in alcune sanzioni familiari: “era
allontanata dai sacrari e, se sposata, veniva rimandata dal marito alla famiglia paterna,
la quale famiglia doveva punirla, anche vendendola come schiava oltre i confini
dell’Attica”
20
. Questa norma valeva anche se la donna aveva subito una violenza carnale.
La donna accusata di adulterio non aveva dunque alcuna possibilità di difendersi, e una
volta condannata non poteva più partecipare a cerimonie pubbliche né ovviamente si
poteva risposare: era di fatto, socialmente emarginata.
L'adulterio continuò ad essere punito con severità, spesso anche con la morte, anche in
epoca medioevale. In modo più preciso la sua considerazione come delitto presenta due
variabili fondamentali: la persona del colpevole (si è punito a volte solo l’adultero, a volte
solo l’adultera, a volte entrambi), e la sfera competente a punirlo (il delitto apparteneva in
origine alla giurisdizione familiare e poteva essere punito con l’uccisione ma anche solo
con una ammenda. In seguito è divenuto pubblico reato, ma l’offesa ha continuato a poter
essere vendicata legittimamente col sangue degli offesi stessi. Infine la vendetta,
considerata delitto d’onore, è rimasta parzialmente legittima).
Solo in tempi recenti, almeno nella società occidentale, l'adulterio non è più considerato un
delitto, ma per lungo tempo è stato consentito che l'offesa potesse essere vendicata
legittimamente col sangue, secondo una libera giurisdizione familiare degli offesi. La
vendetta veniva chiamata proprio ‘delitto d'onore’.
Stupisce oggi pensare che in Italia, paese dove si è sviluppata la civitas romana, il
cristianesimo e il rinascimento, l'articolo 559 del codice penale
21
(secondo la codificazione
del 1930), prevedeva la pena di reclusione fino ad un anno per la moglie adultera e per il
correo (amante) e non per il marito adultero (che veniva punito solo nel caso di
concubinato, ovvero del completo abbandono del tetto coniugale). Nel caso la relazione
fosse abituale e non occasionale, la pena poteva raggiungere i due anni di reclusione. Nel
1961 la Corte Costituzionale fu investita del problema della legittimità costituzionale della
norma in rapporto all'articolo 29 della Costituzione che sancisce la parità dei coniugi: la
Corte dichiarò infondata la questione di legittimità costituzionale e la rigettò. La questione
fu nuovamente sottoposta al vaglio della Corte nel 1968, quando l'articolo relativo
all'adulterio fu riconosciuto illegittimo. Con sentenza n.126 del 19 dicembre 1968 la Corte
20
S. Pomeroy, Donne in Atene e a Roma, Einaudi, Torino, 1978, Pag. 36.
21
Codice Penale, Libro II, Titolo XI, Art. 559: “La moglie adultera e' punita con la reclusione fino a un anno
(1comma). Con la stessa pena e' punito il correo dell'adultera (1comma). La pena e' della reclusione fino a
due anni nel caso di relazione adulterina (2comma). Il delitto e' punibile a querela del marito (2comma)”.
20
Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del primo e del secondo comma e
successivamente con sentenza n.147 del 3 dicembre 1969 del terzo e del quarto comma
22
.
In base allo stesso principio di parità, nel 1969 la Corte riconobbe anche l'illegittimità della
norma che perseguiva il concubinato e abrogò entrambe le figure di illecito. Nel luglio
2000, la corte di cassazione ha riconosciuto che avere un’avventura con un uomo o una
donna sposati appartiene alla sfera individuale e dunque non costituisce reato.
4. Tradimento e infedeltà
Come abbiamo già visto, il tradimento è considerato da alcuni teorici un momento di
passaggio, dal vecchio al nuovo. Se però convogliamo la nostra attenzione su un altro
termine, ‘infedeltà’, possiamo notare come questo sinonimo di tradire si concentri non più
sulla dimensione del passaggio, ma su quella di rottura di un patto, di un accordo. Il
termine infedeltà infatti proviene dal latino in fidus o in foedus che rispettivamente
significano ‘non fedele’ e ‘contro un patto’. Se prendiamo come esempio i Dialoghi di
Platone
23
, vediamo in punto come Socrate ha preferito morire per non rinnegare con una
scelta (la fuga dal carcere) quella verità sul bene che aveva conosciuto con la sua ragione.
Alla domanda quindi “Tutto ciò che è possibile è lecito?”, la risposta è che “Tutto dipende
dalle conseguenze del tuo agire”. In questo dialogo platonico sono poste alcune domande
di fondo: ogni nostra azione è eticamente indifferente (fino a quando non ne prendo in
esame le conseguenze), oppure esistono azioni che in se stesse sono sempre e comunque
ingiuste? L’infedeltà è un’azione ingiusta?
In foedus come abbiamo visto significa letteralmente contro il patto. L’infedeltà in questo
caso è infrangere il patto fiduciario che ha nel matrimonio il suo atto esplicito. Con il
matrimonio acquisisce rilievo il legame sentimentale della coppia e la fedeltà è
condizionata dal fatto che permanga l’attrattiva sessuale, la comunanza di interessi e il
coinvolgimento emotivo.
Il patto dichiarato richiama la natura etica di ‘vincolo reciproco’, esplicitato attraverso la
promessa di fedeltà ‘nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia’. Esso riguarda un
obbligo reciproco da parte degli ‘stipulanti’ (gli sposi) testimoniato in presenza di un terzo
22
Per approfondimenti www.giurcost.org/decisioni/1968/0126s-68.html in merito all’abrogazione dei primi
due commi e www.giurcost.org/decisioni/1969/0147s-69.html in merito all’abrogazione degli ultimi due.
23
Platone, Dialoghi Platonici, circa 400 a.C.. Dialoghi in difesa di Socrate. In particolare gli estratti si
riferiscono al dialogo tra Socrate e Critone.
21
garante del patto di coppia. Infrangere il patto coniugale significa dunque tradire il progetto
di vita insieme, coinvolgendo tutta la rete di relazione in cui l’individuo è inserito.
4.1 Tipologie d’infedeltà
L’infedeltà non si presenta in modo univoco, ma anzi può essere suddivisa in molte
tipologie, ed ognuna riflette la storia personale dell’individuo che la compie. Cigoli ad
esempio, nel suo libro
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incentrato sulla separazione e sul divorzio, elenca alcune forme di
infedeltà tra molte:
L’infedele che cerca l’altro o l’altra per confermare la propria virilità o la propria
femminilità. C’e l’infedeltà come qualcosa di trasmesso da uno dei due genitori o da
entrambi, come stile di vita; l’infedeltà per colmare un vuoto, una mancanza del periodo
infantile, un desiderio non esaurito nel periodo adolescenziale; l’infedeltà omosessuale, che
avviene nelle coppie eterosessuali, può essere causata dal non aver sperimentato nella
seconda infanzia i giochi fra compagni dello stesso sesso; l’infedeltà di adulterio cioè per
vendetta, intesa a voler riscattare un tradimento subito dal partner; l’infedeltà per gioco di
potere, tipica degli individui che nascondono la paura della sconfitta e non conoscono lo
smacco del fallimento; l’infedeltà per uscire da una relazione insoddisfacente che non
nutre più l’energia e il sostentamento di un tempo; l’infedeltà in chat alla ricerca di una
compagna/o di rete esclusivamente per sesso o per essere ascoltati o compresi, per affetto,
per non sentirsi soli; e infine l’infedeltà come strumento per rinnovare il rapporto di
coppia che vive il logoramento e l’inappagamento della sfera sessuale.
Un punto di partenza comune tuttavia ci viene proposto da Turnaturi, la quale afferma che,
“sebbene le forme del tradimento siano molteplici, si possono ricondurre a forme
particolari dell’agire quotidiano, come un evento comune. Nasce tutto dall’interazione o
ancor meglio dalla ‘condivisione’, anche se per breve tempo, di qualcosa con qualcun
altro”
25
. In questo modo c’è la formazione di un Noi, unito da questo patto di condivisione.
Tuttavia la nascita del Noi porta con sé la possibilità del tradimento, di separazione, di
rottura. Quando entriamo in relazione con l’altro infatti mettiamo in gioco sia il desiderio
di essere ‘con’ l’altro, ma anche il desiderio di non annullarci nell’altro. È una sorta di
dialettica, esserci e non esserci, in cui si costruisce la relazione con l’altro, ma al contempo
risulta terreno fertile per la possibilità di tradimento.
24
V. Cigoli, Psicologia della separazione e del divorzio, Il Mulino, Bologna, 1998.
25
G. Turnaturi, Tradimenti, Feltrinelli, Milano, 2006, Pag. 13.