4
della costituzione massaliota) e i costumi degli abitanti di Massalia, sulla base delle notizie della
tradizione letteraria.
3) Nell’ultima parte affronterò, infine, l’aspetto economico legato all’insediamento greco a
Massalia. Dopo un breve quadro della vita economica anteriore all’arrivo dei Focei sulla costa
provenzale, considererò il commercio massaliota in età arcaica e classica, esaminandolo soprattutto
con l’aiuto dei ritrovamenti ceramici e monetali venuti alla luce dagli scavi archeologici; accennerò
brevemente alle attività minerarie della polis focea e mi soffermerò sull’influenza che la sua
economia ebbe sui popoli della Gallia meridionale. Infine, farò un breve panorama del
funzionamento dell’emporia massaliota nella tarda età classica, anticipando in un certo senso il suo
andamento in età ellenistica.
5
I. LA FONDAZIONE DELLA CITTÁ
Parlare della colonizzazione greca di Marsiglia non è semplice. Infatti, le fonti letterarie che
possediamo su quest’argomento sono relativamente scarse e, soprattutto, appartengono ad un’età
nettamente posteriore alla fondazione della città, e in molti casi anche alla conquista romana.
L’unica testimonianza relativamente vicina, quella di Aristotele, ci è giunta attraverso citazioni di
autori posteriori, e la Costituzione dei Massalioti che lo Stagirita avrebbe scritto è andata perduta.
Gli altri resoconti appartengono ad autori romani o autori greci di età imperiale, inquadrati in una
prospettiva filo-romana: per questa ragione, è necessaria una certa cautela nel trattare le
informazioni da loro forniteci. Per ottenere una ricostruzione più dettagliata dello sviluppo
dell’antica Massalia è necessario completare le testimonianze letterarie con i dati che possiamo
ricavare dagli scavi archeologici compiuti nella seconda metà del XX secolo: questi scavi, con il
rinvenimento di numerosi reperti ceramici, numismatici ed epigrafici, hanno chiarito molti aspetti
della vita massaliota, dall’economia alla religione fino ai rapporti intrattenuti con i popoli limitrofi e
le altre potenze che gravitavano intorno al mar Mediterraneo. Ciononostante persiste una certa
oscurità, o quanto meno mancano informazioni dettagliate, su altri aspetti essenziali, come la vita
politica e amministrativa della polis greca; inoltre raramente il nome dei Massalioti, nell’età del
dominio greco, viene accostato ad avvenimenti storici di una certa importanza. Cercheremo,
comunque, di ricostruire la storia della città, dalla fondazione fino al IV secolo a. C.
1) LA CONTROVERSIA SULLA DATA DELLA FONDAZIONE
Marsiglia fu fondata, con il nome di Massalia, nel VI sec a. C. da un gruppo di coloni greci
provenienti dalla metropoli di Focea, in Asia Minore: seguendo le testimonianze antiche, esistono
due tradizioni sulla data esatta di fondazione. La cronologia “alta” la pone intorno al 600 a. C:
Timeo (FGrHist 566 F 71=apud Ps. Scymn. 211-214) sostiene che la città fu fondata 120 anni prima
6
di Salamina (600-599 a. C.); questa datazione è confermata da Solino (II, 52-53), che la situa nella
45esima Olimpiade (600-596 a. C.)
1
, da Eusebio presso Girolamo (Chron. Vers. Lat. A. Abr.
1419=olymp. 45, 3) che la data al 598/597 e dallo stesso Girolamo che la data al 599. Tito Livio (V,
34, 7) e Giustino (XLIII, 4, 3) affermano che la città fu fondata sotto il regno di Tarquinio Prisco
(616-578 a. C.)
2
. In opposizione a questa cronologia esiste però una “cronologia bassa” attestata da
un gruppo di testimonianze: per fare un elenco rapido, questi autori sono Antioco di Siracusa (apud
Strab. VI, 1, 1)
3
, Isocrate (Arch. VI, 84), citato anche dal lessicografo Arpocrazione
4
, Aristosseno di
Taranto (fr. 12 Wehrli)
5
, Timagene (FGrHist 88 F 2=apud Amm. Marc. XV, 9, 7)
6
, Seneca (Cons.
Helv. VII, 8)
7
Igino (apud Gell. Noct. Att. X, 16, 4)
8
, Pausania (X, 8, 6 e X, 18, 7), Isidoro (Orig.
XV, 1, 63)
9
, Agatia (Hist. I, 2)
10
. Come vedremo, le testimonianze di questo secondo gruppo di
1
Phocaeenses quondam fugati adventu Persarum Massiliam urbem olympiade quadragesima quinta condiderunt.
Sembrerebbe strano l’uso di quel fugati, che potrebbe far pensare a una contraddizione interna: in realtà, Solino segnala
solo il fatto che marca i Focei, la fuga che avvenne quondam e non ha niente a che vedere con la data olimpica della
fondazione di Massalia.
2
Giustino, in verità, dice solo temporibus Tarquinii regis, ma appunto l’analogia con Tito Livio e la presenza di altre
fonti che datano la fondazione al 600 a. C. fanno pensare che intendesse senz’altro Tarquinio Prisco. A dire il vero
anche Strabone dev’essere ascritto al gruppo di autori che data la fondazione al 600, pur non dando riferimenti
cronologici precisi: infatti, l’episodio dell’apparizione di Artemide alla nobile efesina Aristarca, legato alla fondazione
della città (vedi testo nel paragrafo seguente) s’inquadra meglio in un periodo di pace come il 600 che attorno al 545,
periodo di guerra come vedremo in seguito.
3
“Antioco afferma che, allorché Focea fu conquistata da Arpago, generale di Ciro, coloro che ne avevano i mezzi
s’imbarcarono e presero il mare con le loro famiglie e i loro beni: si diressero dapprima verso la Corsica e Massalia,
sotto la guida di Creontiade; ma, dopo essere stati scacciati, fondarono Velia”.
4
Harp., s. v. Massal…a “Isocrate dice nell’Archidamo che i Focei che fuggivano la tirannide del Gran Re, emigrarono
a Massalia. Ma che da questa data Massalia fu colonizzata dai Focei lo mostra, tra gli altri autori, anche Aristotele nella
Costituzione dei Massalioti”. Ed ecco il passo di Isocrate: “sarebbe ancora più ridicolo che, se i Focei, fuggendo la
tirannia del Gran Re, dopo aver lasciato l’Asia emigrarono a Massalia (™xlipÒntej t¾n 'As…an e„j Massal…an
¢pókhsan), noi arrivassimo a tal punto di bassezza da sottometterci a popoli sui quali avremmo dovuto sempre
comandare”.
5
Questo é il testo: “Dell’assedio degli Ioni da parte del Medo Arpago e dell’insurrezione, che i Focei mentre fuggivano
emigrarono a Massalia (tÁj ØpÕ `Arp£gou toà M»dou 'Iwn…wn poliork…aj kaˆ ¢nast£sewj, ¼n Fwkae‹j
fugÒntej Massal…an õkhsan)”.
6
A Phocea vero asiaticus populus, Harpali inclementiam vitans, Cyri regis praefecti, Italiam navigis petit, cuius pars in
Lucania Veliam, alia condidit in Viennensi Massaliam.
7
Phocide relicta, Graii qui nunc Massiliam incolunt prius in hac insula consederunt; ex ea quid eos fugaverit incertum,
utrum gravitas caeli, an praepotentis Italiae conspectus, aut natura importuosi maris.
8
Nam qui ab Harpalo, regis Cyri praefecto, ex terra Phocide fugati sunt, alii Veliam, partim Massaliam condiderunt.
9
Cum Cyrus maritimas urbes Graeciae occuparet et Phocenses (sic) ab eo expugnati omnibus augustiis premerentur,
iuraverunt ut profugerent quam longissime ab imperio Persarum, ubi ne nomen quidem eorum audirent, atque ita in
ultimos Galliae sinus navibus profecti armisque se adversus Gallicam feritatem tuentes, Massiliam condiderunt.
10
“Massalia fu fondata anticamente dai Focei espulsi dall’Asia dai Medi, mentre era re dei persiani Dario figlio di
Istaspe”. La testimonianza di Agatia è l’unica a datare l’emigrazione dei Focei a Massalia sotto il regno di Dario,
7
autori, nel complesso, associano la fondazione di Massalia a tre elementi: la presa di Focea da parte
di Arpago e la conseguente fuga dei Focei che poi fondarono la colonia sul Rodano, una vittoria
navale sui Cartaginesi e la fondazione della colonia di Velia.
A) La fondazione e la battaglia navale contro i Cartaginesi
A parte va considerato un passo delle Storie di Tucidide (I, 13, 6), che ha dato luogo ad una
lunga controversia storiografica. Lo storico traccia una rapida storia delle flotte greche dopo la
guerra di Troia; dopo aver parlato dei Corinzi, si sofferma sui popoli della Ionia, sostenendo che
ebbero una grossa flotta al tempo di Ciro, primo re di Persia, e di Cambise suo figlio. Accenna a
Policrate, tiranno di Samo ai tempi di Ciro e Cambise (537-522 a. C. cc) e padrone di molte isole
grazie alla sua flotta; infine, parla dei Focei, dicendo che FwkaÁj te Massal…an o„k…zontej
Karkhdon…ouj ™n…kwn naumacoàntej. L’unica cosa che sembrerebbe chiara, in questa
descrizione, è che Tucidide non si riallaccia alla tradizione del 600: pur non fornendo una data
precisa per i fatti raccontati, infatti, li collega al regno di Ciro (559-530/29 a.C), terminus post quem
dello sviluppo ionico, o quanto meno alla guerra tra Ciro e le città greche (tÁj te kaq' ˜autoÝj
qal£sshj KÚrJ polemoàntej ™kr£ths£n tina crÒnon). A questo punto, verrebbe naturale
collocare lo storico greco nel gruppo della “tradizione del 545 o dei fuggitivi”; tuttavia, come ha
notato per prima De Wever, Tucidide non dice esplicitamente che i Focei stessero fuggendo dalla
loro patria, e nessun elemento nel contesto del racconto lo fa supporre
11
, ragion per cui non è da
escludere che anch’egli concordi con chi fa risalire la fondazione di Massalia al 600 a. C. Come
situare, però, il logos tucidideo all’interno della controversia sulla fondazione? Per poter dare una
risposta, dobbiamo prima risolvere un problema: Tucidide si sta veramente riferendo ad una
battaglia navale che oppose Massalioti e Cartaginesi? E se è così, questa battaglia può avere legami
con la fondazione?
Il problema principale è stabilire se le due azioni descritte, fondazione di Massalia e vittoria
sui Cartaginesi, siano contemporanee oppure no. La maggior parte degli storici ha ritenuto che il
secondo avvenimento sia posteriore al primo: ai tempi della fondazione, i Massalioti non sarebbero
stati ancora in grado di allestire una flotta tale da sconfiggere i Cartaginesi, e dunque Tucidide
anziché di Ciro. Questo riferimento può provenire da una confusione nei nomi: Arpago, generale di Ciro, è stato
confuso con il suo omonimo al servizio di Dario (Her. VI, 28).
11
J. DE WEVER, Thucydide et la puissance maritime de Massalia, AC, XXXVII, 1968, pp. 37-58, p. 40.
8
menzionerebbe una battaglia posteriore. Il riferimento che molti hanno visto è quello alla famosa
battaglia di Alalia, o “del mare sardo”
12
, di cui parla Erodoto nelle sue Storie (I, 166-167), battaglia
che vide i Focei sconfiggere, verso il 540 a. C. (5 anni circa dopo la fuga dei Focei dalla loro
madrepatria), una coalizione di Etruschi e Cartaginesi: l’ipotesi è interessante, ma cozza contro lo
stesso racconto erodoteo. Infatti, in primo luogo, lo storico di Alicarnasso non menziona mai i
Massalioti, ma solo i Focei nel corso di questa battaglia, e dunque non ci dà la certezza che i primi
vi avessero preso effettivamente parte. Inoltre, la battaglia terminò sì con una vittoria focea, ma una
vittoria non piena, una “vittoria cadmea”: i Greci si ritrovarono con quaranta navi distrutte e le venti
superstiti inutilizzabili, e la maggior parte dell’equipaggio delle navi distrutte venne catturato e
lapidato fuori da Alalia. Quantomeno, questa “vittoria cadmea” non sembra accordarsi con il senso
di una vittoria netta dato dall’™n…kwn tucidideo
13
.
Un confronto con il testo erodoteo porta ad escludere anche l’ipotesi di chi, come Gomme,
ha corretto il testo di Tucidide, sostituendo Massal…an con 'Alal…an
14
. Infatti Erodoto (I, 165) ci
informa che Alalia fu fondata 20 anni prima della presa di Focea avvenuta nel 545, dunque
all’incirca nel 565: ammettere che i Focei, nell’atto di fondare Alalia, avessero sconfitto i
Cartaginesi in una battaglia navale, deformerebbe il senso della testimonianza erodotea, che invece
parla di una “vittoria cadmea” contro una coalizione di Etruschi e Cartaginesi
15
.
Non essendo sicuro, dunque, che Erodoto e Tucidide si riferiscano allo stesso fatto, c’è stato
chi ha cercato d’identificare la battaglia raccontata da Tucidide con una presunta battaglia che
Massalioti e Cartaginesi avrebbero combattuto al largo di capo Artemisio in Spagna (l’odierno Cap
12
TÕ SardÒnion kaleÒmenon pšlagoj. Quest’espressione deve intendersi in senso largo: molti testi indicano, infatti,
come il Rodano sfoci nel mar Sardo e Strab. V, 2, 1 sostiene che l’Etruria è bagnata “dal mar Tirreno e dal mar Sardo”.
Il termine erodoteo, pertanto, non proibisce di pensare che lo scontro abbia avuto luogo vicino alla colonia focea
d’Alalia.
13
C’è stato, a dire il vero, chi ha considerato la “vittoria cadmea” di Alalia come una vittoria reale: ad esempio J.
JEHASSE, La “victoire à la cadméenne” d’Hérodote (I, 166) et la Corse dans les courants d’expansion grecque, REA,
LXIV, 1962, pp. 241-286. Tuttavia, come già a suo tempo fece notare F. VILLARD, La céramique grecque de
Marseille (VI
e
-IV
e
siècle). Essai d’histoire économique, Paris, 1960, pp. 76-81, la perdita delle navi avrebbe esposto
tranquillamente i Focei ad un secondo attacco etrusco-cartaginese, e gli stessi Focei dovettero rifugiarsi a Reggio e poi
fondare Velia dopo la battaglia (vedi capitolo successivo): conciliare tutto questo con una vittoria piena appare difficile.
Per D. ASHERI, in Erodoto: Le storie I. La Lidia e La Persia, Milano, 1988, pp. 358-359, vittoria cadmea equivale a
“vittoria costata cara”: l’autore, in questo senso, porta l’esempio di Diod. XI, 12, 1 sulla vittoria di Serse alle Termopili.
14
A. W. GOMME, A Historical Commentary to Thucydides, I, Oxford, 1950, p. 124. Gomme propone questo cambio
per cercare di far combaciare Tucidide con Erodoto, e dando per scontato che il primo alluda ad un evento del 545;
inoltre, fa riferimento a Casaubon, che aveva operato lo stesso cambio sul testo di Antioco trasmesso da Strabone (vedi
infra).
15
Per lo stesso motivo pare poco probabile l’ipotesi di un’interpolazione del testo tucidideo, sostenuta ad esempio da F.
JACOBY, FGrHist., III/B, Kommentar, Leiden, 1955, p. 493.
9
de Nao), tra il 493 e il 490
16
. Quest’ipotesi è nata dalla lettura di un frammento di Sosilo (FGrHist
176 F 1), storico ufficiale di Annibale. Sosilo descrive una manovra tattica, il diškplouj, utilizzata
con successo dai Massalioti contro i Cartaginesi in occasione della battaglia dell’Ebro, durante la
seconda guerra punica: questa tattica, afferma, era stata loro insegnata da Eraclide di Milasa,
stratega dei Carii, che con questo sistema aveva sconfitto i Persiani ai tempi della rivolta ionica, per
poi rifugiarsi in Occidente. Il testo afferma che:
“i Massalioti, riferendosi alla battaglia che, si dice, Eraclide di Milasa aveva ingaggiato
all’Artemisio […], si ispirarono alla manovra che costui eseguì, approfittando del momento
favorevole, e che fu causa della vittoria. Allora dunque i Massalioti si lasciarono guidare dal ricordo
di imprese più antiche e che erano riuscite (oƒ Massaliîtai proistorhkÒtej t¾n sumbol¾n, ¿n
™p'Artemis…J fasˆn `Hrakle…dhn poi»sasqai tÕn Mulassša mšn tù gšnei [...] Óper ™po…hse
k¢ke‹noj ™pˆ tîn œmprosqen kairîn kaˆ katšsth tÁj n…khj a‡tioj. TÒte d', ésper
e†r»kamen, oƒ Massaliîtai mn»mh progenestšrwn kaˆ katwrqwmšnwn pr£xewn
™pakolouqoàntej)”.
Ora, l’attendibilità di questo passaggio può essere sostenuta da un confronto con Erodoto.
Infatti, nella battaglia svolta presso il capo Artemisio d’Eubea, di cui c’informa lo storico di
Alicarnasso (VIII, 1-22), non si fa alcuna menzione di Eraclide, né si menziona alcuna città della
madrepatria greca, né lo stesso contesto della battaglia si presta all’esecuzione di una manovra
simile a quella descritta da Sosilo: inoltre, lo storico di Alicarnasso non menziona alcuna battaglia
avvenuta presso l’altro Capo Artemisio “orientale”, quello situato in Caria. Pertanto è possibile
ipotizzare che Eraclide, dopo aver teso un’imboscata ai Persiani, abbia cercato rifugio nel lontano
Occidente e si sia messo al servizio dei Massalioti durante il loro scontro coi Cartaginesi al Capo
Artemisio
17
. Constatata la probabilità che questa battaglia si sia svolta presso Cap de Nao, è
possibile collegarla al passo tucidideo, se ammettiamo che lo storico situa lo scontro Massalioti-
16
L’ipotesi è stata sostenuta, ad esempio, da P. BOSCH GIMPERA, Una guerra tra Cartaginesi e Greci in Spagna. La
ignorata battaglia di Artemision, RFIC, XXVIII, 1950, p. 318. Come lui hanno ammesso questa possibilità, tra gli altri,
G. NENCI, Le relazioni con Marsiglia nella politica estera romana dalle origini alla prima guerra punica, RELig,
XXIV, 1958, pp. 24-97; S. MAZZARINO, Introduzione alle guerre puniche, Catania 1947, pp. 20-21 e VILLARD, La
céramique grecque…, pp. 76-81.
17
DE WEVER, Thucydide…, p. 45, nota inoltre che la precisazione tÕn Mulassša...tù gšnei potrebbe apparire
superflua se Eraclide avesse riportato la vittoria nel suo paese d’origine; inoltre, sottolinea la studiosa, non sarebbe
logico che, nel 217, i Massalioti avessero improntato la manovra eseguita al loro proprio passato militare piuttosto che
alla storia lontana della rivolta ionica. Sembra, pertanto, possibile che i Massalioti del 217 avessero voluto riprendere,
sulle stesse coste spagnole, la tattica riuscita ai loro antenati.
10
Cartaginesi dopo la morte di Policrate (522 a. C.) e prima di quella di Dario (486 a. C.)
18
. Oltretutto,
l’ipotesi potrebbe avere il sostegno di Giustino (XLIII, 5, 2), secondo il quale i Massalioti
sconfissero più volte i Cartaginesi in battaglie navali (Karthaginiensium quoque exercitus, cum
bellis captis piscatorum navibus ortum esset, saepe fuderunt pacemque victis dederunt). Nel
racconto dello storico romano, queste battaglie si situano certamente tra il secondo quarto del VI
secolo (tentato agguato di Comano, figlio di Nonno re dei Segobrigi, nella generazione seguente
alle vicende mitiche collegate con la fondazione avvenuta nel 600)
19
e l’inizio del IV secolo
(attacco di Catumando e presa di Roma da parte dei Galli); dunque, Giustino potrebbe
cronologicamente alludere alla battaglia svoltasi presso l'Artemisio spagnolo intorno al 490 a. C. Ad
ogni modo, collegare il frammento di Sosilo con i racconti di Tucidide e Giustino rimane una pura
ipotesi di lavoro, poiché non esiste alcun elemento concreto che autorizzi una tale conclusione e
poiché, oltretutto, la datazione della battaglia tucididea ad un momento successivo alla morte di
Policrate non è certa, come vedremo in seguito.
Al di là delle ipotesi summenzionate, però, credo che la testimonianza fondamentale per
cercare di capire il passo di Tucidide sia quella di Pausania, che menziona i Massalioti in due passi
della sua Periegesi. In X, 8, 6, il Periegeta, parlando di un dono votivo offerto dai Massalioti nel
tempio di Athena Pronaia a Delfi “vuoto di tutte le statue umane e divine”, si sente in dovere di fare
una digressione su questo popolo: afferma che
“i Massalioti sono coloni di Focei in Ionia, e sono una porzione di coloro che un tempo
scapparono da Focea al persiano Arpago (oƒ d™ Massaliîtai Fwkašwn e„sin ¥poikoi tîn ™n
'Iwn…v, mo‹ra kaˆ aÛth tîn pote ”Arpagon tÕn MÁdon fugÒntwn ™k Fwka…aj)”;
poi aggiunge che, genÒmenoi d™ nausˆn ™pikratšsteroi Karkedon…wn, “i Massalioti
acquisirono (™kt»santo) la terra che posseggono e giunsero a un alto grado di felicità”.
Da questa descrizione risaltano due fatti: i Massalioti erano discendenti di quei Focei che
erano scappati dalla loro madrepatria davanti ad Arpago, e dopo aver ottenuto il primato sul mare a
scapito dei Cartaginesi avevano acquisito la regione che ancora possedevano. In un altro passo (X,
18, 7), Pausania menziona una statua di Apollo offerta dai Massalioti al dio di Delfi come
“primizia” (¢parc») di una vittoria navale contro i Cartaginesi, statua che ai suoi tempi doveva
18
Così fa, ad esempio, DE WEVER, Thucydide..., p. 40.
19
Per gli aspetti leggendari della fondazione di Massalia, vedi paragrafo seguente.
11
trovarsi nei dintorni dell’angolo sud-ovest del tempio d’Apollo
20
. Oltre alle due offerte segnalate da
Pausania, sappiamo da Diod. XIV, 93 ed App. Ital. II, frag. 8 che a Delfi era presente un tesoro dei
Massalioti, consacrato ad Atena Pronaia: nessuno dei due ci dice la datazione di questo tesoro, ma
gli scavi archeologici hanno permesso di situarlo nella seconda metà del VI secolo e precisamente
agli stessi anni della battaglia d’Alalia, e la decorazione architettonica (in particolare il capitello a
palma di tipo eolico) ed un’iscrizione ritrovata su un frammento di architrave, con le lettere SSAL,
hanno confermato che i Massalioti sono gli autori di quest’edificio
21
; il Periegeta ha probabilmente
visto questo tesoro, poichè Salviat, in uno scavo recente, ha dimostrato che esso fu smantellato nel
V secolo d. C. e i suoi marmi riutilizzati dai marmisti cristiani
22
. Il ritrovamento del tesoro ha
dunque indotto a pensare che le dediche massaliote presenti a Delfi richiamassero una vittoria di
quegli anni, probabilmente la vittoria focea sulla coalizione di Etruschi e Cartaginesi: tuttavia la
mancata partecipazione dei Massalioti alla battaglia di Alalia, nel testo di Erodoto, crea un
problema
23
. Alcuni studiosi risolvono il contrasto negando un collegamento tra la battaglia di Alalia
e le dediche delfiche, altri accettando le evidenze archeologiche
24
.
Al di là di questo argomento, però, quello che interessa sapere è se Pausania può avere
qualche collegamento con Tucidide e la fondazione di Massalia. Per primo Brunel
25
ha ipotizzato
che Tucidide e Pausania seguissero la stessa tradizione e si ispirassero ad una stessa fonte,
l’iscrizione scolpita sulla base della statua di Apollo (X, 18, 7): la notizia fornitaci dai due storici
20
G. DAUX, Pausanias à Delphes, Paris, 1948, pp. 162-166.
21
M. GRAS, Marseille, la bataille d’Alalia et Delphes, DHA, XIII, 1987, pp. 161-181, pp.166-167 riassume i risultati
delle ricerche archeologiche. Vedi in particolare, per il tesoro, G. DAUX, Notes de lecture, BCH, LXXXII, 1958, pp.
360-364. Per quanto riguarda l’iscrizione dell’architrave, vedi P. DE LA COSTE MESSELIERE, Au musée de Delphes,
Paris, 1936, pp. 458-459.
22
GRAS, Marseille…, p. 169, mostra che quest’ipotesi non contraddice il testo di Plutarco (Praec. Pol. 825, b/C)
menzionante una “ricostruzione dei templi in basso”: il testo allude, forse, alla costruzione della Tholos e del tempio di
calcare di Delfi, visibili al tempo di Pausania, nel secondo quarto del IV sec a. C.
23
Bisogna, comunque, tenere in conto l’ipotesi che Erodoto avesse potuto designare i Massalioti con l’appellativo di
“Focei”, dato che non c’è alcuna menzione della città di Massalia nella sua opera, a parte quella indiretta di V, 9 in
relazione ai Siginni (vedi capitolo successivo). Vedi, per uno studio recente su questo punto, P. BERNARDINI, La
battaglia del Mare Sardo: una rilettura, RStFen, XXIX, 2001, pp. 135-158.
24
Vedi ad esempio J. BRUNEL, Marseille et les fugitifs de Phocée, REA, L, 1948, pp. 5-26. Per J. JANNORAY, Le
“trésor” de Marseille à Delphes, Paris, 1955, pp. 472-473, Massalia non era che un “modeste comptoir” a metà del VI
secolo, dunque in quel periodo offerte massaliote a Delfi erano impensabili; VILLARD, La céramique grecque…, p. 85
crede che Massalia non avrebbe avuto di che vantarsi a Delfi di una “vittoria cadmea” che lui interpretava come una
sconfitta; M. CLAVEL LÉVÊQUE, Marseille grecque: la dynamique d’un impérialisme marchand, Marseille, 1977,
pp. 127-128 si trova d’accordo. D’altra parte GRAS, Marseille…, pp. 168-169, DE LA COSTE MESSELIERE, Au
musée…, p. 274 e W. B. DINSMOOR, Studies of the Delphian Treasuries, I, BCH, XXXVI, 1912, p. 482 sostengono
fortemente il collegamento tra il tesoro e la battaglia di Alalia.
25
BRUNEL, Marseille et les fugitifs..., pp. 5-26.
12
sarebbe dunque l’interpretazione di un logos relativo alle offerte di Delfi e, a causa della concisione
delle formule dell’iscrizione e della ricerca dello stile nelle espressioni metriche, si sarebbe creata
confusione. Tuttavia, né la statua d’Apollo né l’iscrizione sono stati ritrovati: inoltre, quest’ipotesi
deve fare i conti con l’interpretazione dei due passaggi di Pausania, e in particolare di X, 8, 6 sulla
vittoria contro i Cartaginesi. Brunel
26
traduceva il testo con: “essendo vincitori sul mare dei
Cartaginesi” e legava tra di loro questo passo e X, 18, 7, pensando che entrambi si riferissero alla
stessa vittoria ed alla fondazione della città: per lo studioso francese l’iscrizione sul tempio di
Apollo doveva indicare come dedicanti i Focei, ma supporre in qualche maniera che essi fossero
insediati a Massalia, dato che Pausania (X, 18, 7) nomina i Massalioti.
L’interpretazione di Brunel è stata contestata da De Wever
27
. La studiosa francese ha notato
che, mentre l’¢parc» non era altro che la statua di Apollo eretta nel santuario di Delfi, l’¢n£qhma
di X, 8, 6 è una statua eretta nel pronaos del tempio di Athena Pronaia, e probabilmente dedicata
alla stessa dea
28
: dunque, i due passaggi menzionati da Pausania farebbero riferimento a due
battaglie diverse. Oltretutto, non è nemmeno sicuro che la statua di Atena fosse stata consacrata in
seguito ad una vittoria navale: infatti, il Periegeta menziona il dono una prima volta, ma poi opera
una piccola digressione per spiegare chi sono i Massalioti che l’hanno offerto e successivamente
torna a parlare della statua. De Wever, osservando l’uso linguistico greco, ritiene di dare
all'espressione genÒmenoi d™ nausˆn ™pikratšsteroi un significato più generale e di tradurre il
passaggio come segue: “i Massalioti, dopo aver ottenuto a danno dei Cartaginesi, grazie alla loro
flotta, l’egemonia sul mare, presero la regione che occupano ora e raggiunsero un alto grado di
prosperità”
29
. Con questa traduzione, l’informazione di Pausania non indicherebbe più una battaglia
26
BRUNEL, Marseille et les fugitifs…, p. 16.
27
DE WEVER, Thucydide…, pp. 49-51.
28
Scartata l’ipotesi che la statua di Atena fosse stata eretta nel VI secolo, viene automatico pensare all’assedio dei
popoli vicini a Massalia, guidati da Catumando, all’inizio del IV secolo (Iust. XLIII, 5, 3) come occasione propizia per
la dedica di una statua nel santuario delfico: proprio Atena fu essenziale per sventare quest’attacco, e inoltre, subito
dopo, Giustino afferma che ambasciatori massalioti tornavano da Delfi, dove avevano portato doni ad Apollo. Vedi M.
BATS, Les silences d’Hérodote ou Marseille, Alalia et les Phocéens jusqu’à la fondation de Vélia, AIONArch, I, 1994,
pp. 133-148.
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DE WEVER, Thucydide…, p. 50, cita un passaggio di Tucidide (III, 93, 1) in cui lo storico spiega così il tentativo
eseguito dagli strateghi spartani contro il Pireo, nel 429/8, prima di licenziare la loro flotta: “in effetti, il porto del Pireo
non erà né difeso né chiuso, poiché così bene gli Ateniesi avevano il comando dei mari grazie alla loro flotta”(Ãn
d'¢fÚlaktoj kaˆ ¥klVstoj e„kÒtwj di¦ tÕ ™pikrate‹n polÝ tù nautikù). In questo passaggio Tucidide allude a
un dato di fatto, il dominio ateniese sul mare, e il dativo indica il mezzo attraverso cui quel dominio viene assicurato.
Chi traduce la frase di Pausania con “essendo vincitori sul mare dei Cartaginesi” sembra ragionare come se nella frase
non ci fosse nausˆn, ma tÍ m£cV; l’espressione tÍ m£cV si ritrova sovente negli storici greci, a indicare un battaglia
ben determinata, ma Pausania scrive genÒmenoi de nausˆn epikratšsteroi, che sembra essere l’equivalente
dell’™pikrate‹n polÝ tù nautikù tucidideo. Il verbo ™pikrate‹n, dunque, avrebbe un senso più generale e andrebbe
tradotto con “divenuti più forti”. L’ipotesi mi sembra convincente.