Una prima parte dell’elaborato offre una panoramica sulla cultura
dell’orientamento al lavoro, evidenziando l’attuale scenario del mercato del
lavoro e la questione orientativa, volta a dare sostegno ai lavoratori che si trovano
a muoversi in un contesto lavorativo sempre più in trasformazione e denso di
incognite che portano a definire la nostra società come una società del rischio.
Successivamente si passa ad analizzare l’evoluzione storica normativa, quindi
dalla realtà del mercato del lavoro lasciato in gestione del mercato stesso ad oggi,
con la formazione del Centro per l’Impiego e l’attribuzione delle competenze
relative alla Provincia.
Nel capitolo successivo, si vuole analizzare la situazione attuale del Centro per
l’Impiego, approfondendo nello specifico i vari progetti e servizi posti in essere
dalla Provincia per promuovere la formazione e l’orientamento a livello scolastico
e lavorativo, e per agevolare l’incontro di domanda ed offerta di lavoro nel
territorio. Per meglio comprendere la realtà veronese si sono presi in esame i dati
statistici per quanto concerne l’occupazione, prima a livello nazionale, e poi in
modo dettagliato la situazione di Verona. In questo modo è stato immediato
cogliere le peculiarità del mercato del lavoro veronese.
Da tale analisi è emersa la problematicità dell’occupazione femminile, che poi si è
andati ad approfondire nell’ultimo capito.
Con questo elaborato si vuole, inoltre, evidenziare la necessità, per il Centro per
l’Impiego, di promuovere, nei confronti delle imprese, nuovi servizi che superano
la soglia minima di erogazione fino ad oggi garantite, attraverso l’applicazione
della metodologia dell’assessment per la preselezione, un dispositivo innovativo
di valutazione di coloro che si candidano a ricoprire una determinata figura
professionale, nel quale vengono effettuate anche prove e test professionali
specifici, progettati su misura a seguito di un’analisi puntuale della posizione da
ricoprire in azienda. L’applicazione di questa metodologia assume anche un
valore strategico. Con l’incremento degli scambi con le imprese si va ad allargare
anche la gamma di opportunità che il Centro per l’Impiego è in grado di offrire
alle persone in cerca di lavoro.
VI
1. Cultura dell’orientamento al lavoro
1
Lo scenario del lavoro che si evidenzia oggi è caratterizzato dal problema dell’irruzione
della precarietà, della discontinuità, della flessibilità, dell’informalità all’interno delle
società occidentali, della piena occupazione. La varietà, la confusione e l’insicurezza
delle forme lavorative si espande nel cuore dell’Occidente. Come mostra la tendenza che
si va delineando nei cosiddetti “paesi altamente sviluppati”. Questa “multiattività”
nomade che finora in Occidente rappresentava una caratteristica soprattutto del lavoro
femminile è una variante dello sviluppo che si va rapidamente espandendo all’interno
delle società del lavoro occidentali, nelle quali il lavoro inteso come attività a tempo
pieno attraente, altamente qualificata e ben pagata, va scomparendo.
Nell’ambito di un economia politica dell’insicurezza, o economia politica della società
mondiale del rischio, è necessario comprende e dimostrare che ciò deriva dal fatto che,
aumentando il numero di persone sostituite attraverso l’impegno di tecnologie intelligenti,
la società del lavoro salariato si sta avvicinando alla fine. La crescente disoccupazione
quindi non dipende più da crisi economiche cicliche, bensì dai successi di un capitalismo
tecnologicamente avanzato. Quindi su tutto il lavoro salariato incombe la minaccia della
sostituibilità. L’economia politica dell’insicurezza descrive un effetto a domino: l’attività
lavorativa diventa precaria, si dissolvono i fondamenti dello stato sociale, la vita del
cittadino medio è in pericolo, è programmato in anticipo l’indigenza degli anziani, le
casse vuote degli enti locali non sono più in grado di finanziare la domanda crescente di
pubblica assistenza. Ovunque si esige “flessibilità”, il che in altre parole significa che un
datore di lavoro deve essere in grado di sbarazzarsi più agevolmente dei suoi dipendenti.
“flessibilità” significa anche: scaricamento dei rischi dello stato e dell’economia sugli
individui. I posti di lavoro disponibili diventano a breve termine, le persone sono
facilmente licenziabili, cioè rinnovabili. Flessibilità significa infine “gioisci, le tue
conoscenze e le tue capacità sono obsolete, e nessuno è in grado di dirti cosa devi
1
U. Beck, Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro, Einaudi, 2000.
1
imparare perché in futuro qualcuno abbia bisogno di te”. La conseguenza è che maggiore
è il numero dei rapporti di lavoro “deregolamentati” e “flessibilizzati” tanto più la società
del lavoro si trasforma in società del rischio.
Da tali condizioni deriva quindi un crescente bisogno di supporto in termini di
orientamento agli spazi di lavoro e non lavoro che sempre più caratterizzano la vita
lavorativa, con l’obiettivo di dare sostegno ai lavoratori.
La questione orientativa
2
nel passato era ai margini delle tematiche di psicologia
scolastica ed evolutiva. Va ricordato che, se oggi dell’orientamento viene considerata
anche la sua funzione fondamentale in relazione alle politiche attive del lavoro, fino a
pochi anni fa questa era invece la cenerentola delle discipline, avendo scarsa attenzione
ed investimenti esigui. In quel periodo, non si immaginava ancora la complessità di un
mondo rivoluzionato dalla tecnologia e soprattutto dall’informatica, attraversato anche da
rivoluzioni culturali fortunatamente pacifiche ed altamente incidenti sulla vita delle
persone e dei giovani in particolare. Innovazioni, che avrebbero alterato i punti di
riferimento tradizionali e cambiato sostanzialmente anche il contesto professionale.
Anche l’orientamento doveva, necessariamente, tenere in considerazione tali
cambiamenti. Se all’inizio l’orientamento scolastico – professionale era permeato della
filosofia tayloristica “dell’uomo giusto al posto giusto”, e dunque tentava di identificare i
ruoli che sarebbero stati interpretati dai soggetti al momento della loro entrata nel mondo
del lavoro, ora bisogna affrontare una sfida inedita, per molti versi difficile da delineare.
Gli psicologi, gli operatori dell’orientamento e i ricercatori hanno cercato spesso di
identificare gli strumenti più adatti a investigare le esigenze orientative dei giovani e
soprattutto di quegli studenti che avrebbero dovuto, nel momento del passaggio da una
scuola ad un’altra, fare una scelta significativa. La costruzione di nuovi strumenti, la loro
sperimentazione hanno richiesto un notevole lavoro di individuazione dei contenuti, di
elaborazione e di verifica sul campo. L’offerta orientativa non può riguardare soltanto la
scuola media inferiore, deve prendersi ragionevolmente cura di un’aria scolastica più
ampia ed anche occuparsi dello spazio costituito dall’extra scolastico. Deve anche
2
M.L. Pombeni, P.Vattovani, Centri dedicati per un sistema integrato di orientamento, pag.58-69, Franco Angeli,
2005.
2
garantire l’insediamento di un presidio di coordinamento capace di identificare,
rappresentare e sostenere la rete delle agenzie coinvolte.
In quel periodo, i servizi d’orientamento erano ancora frammentati e pochissimo
coordinati tra loro. Diventava perciò indispensabile inquadrare l’azione orientativa in una
prospettiva di rete sia per assolvere i compiti orientativi tradizionali, che per definire e
praticare strategie coerenti e possibilmente comuni dal punto di vista formativo. E’
proprio da questa necessità che nascono i Centri per l’Impiego coordinati dalla Provincia.
All’esigenza di superare la visione dell’orientamento ormai troppo stretta e quasi
esclusivamente focalizzata sul momento della scelta del percorso scolastico e
universitario, hanno senz’altro contribuito gli articoli di Maria Luisa Pombeni
3
. L’autrice
privilegiando il modello dell’orientamento educativo, pone l’accento sulla centralità
della persona e attribuisce all’azione professionale (insegnanti, psicologi, esperti) una
funzione di supporto ed aiuto al singolo per gestire in modo più consapevole e adeguato i
momenti di difficoltà che si posso incontrare durante un percorso formativo e lavorativo.
In questa prospettiva vanno letti anche gli articoli di Anna Putton
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che illustrano come
anche un problema di ri-orientamento nella scuola superiore possa essere letto come
un’esperienza di crescita e di rafforzamento della personalità, se affrontato con
metodologie di sviluppo di empowerment, inteso come un percorso educativo di
rielaborazione, attribuzione di senso e acquisizione di consapevolezza delle potenzialità
individuali.
Ancora più ampio è la prospettiva dell’approccio narrativo, ben tracciata dagli articoli di
Federico Batini
5
in cui l’orientamento diventa una descrizione di sé. In questa
prospettiva la narrazione di sé determina il processo di orientamento con finalità
progettuali.
L’identità e la relazione sono al centro dell’approccio costruzionista presentato dallo
psicologo statunitense Kenneth J. Gergen
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che nei suoi articoli, ha posto l’accento sui
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Professore ordinario di Psicologia dell’Orientamento Scolastico e Professionale, presso la Facoltà di Psicologia
dell’Università di Bologna.
4
Psicologa e psicoterapeuta, è direttrice scientifica a Brescia di CROCUS (Centro di formazione, consulenza e
ricerca in educazione socio-affettivo.
5
Insegna e si occupa di narrazione, orientamento e formazione.
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Professore di Psicologia all’Università Tilburg, Paesi Bassi
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